Forse in nessuna nazione al mondo ci sono tanti presidenti come in Italia. Iniziando dalle presidenze più prestigiose, non sempre ricoperte da personaggi prestigiosi, fino alla presidenza dell'ultimo comitato cittadino. Abbiamo il presidente della repubblica, del senato, della camera, della regione, della provincia, del consiglio regionale, del consiglio provinciale, del consiglio comunale, delle circoscrizioni, delle vittime delle varie disgazie nazionali, della confindustria, del consorzio idrico, del consorzio di bonifica, delle varie federazioni di sport, del comitato festeggiamenti, dei vari circoli culturali, ambientali, ricreativi, di pensionati, dello sport e chi ne ha più ne metta, ognuno è presidente di qualcosa. Il bello dell'Italia (per loro) è che se si è ricoperta una presidenza importante i benefici restano a vita, sia economici che di status. Economici perchè si gode di un sostanzioso appannaggio e di rappresentanza in quanto a vita si ha diritto alla scorta, auto di servizio e segreteria, tutto a spese dei cassintegrati ovviamente. Altro lato positivo (sempre per loro) del sistema italiano è che le presidenze più sono prestigiose e meno titoli devi avere per accedervi. Per essere eletto presidente della repubblica basta saper firmare, così per le altre presidenze più alte, unici meriti da valutare: quelli politici. Questo è il merito che viene preso in considerazione in Italia, solo quello politico, altre capacità non contano. Tra gli altri privilegi delle presidenze italiane c'è quello che la permaneza nella carica non dipende dai risultati conseguiti ma esclusivamente dalla volontà politica.
Per avvalorare quanto affermato basta leggere la notizia di questi giorni che al presidente della Figc Giancarlo Ebete, nonostante la figura barbina della nazionale italiana di calcio, non vengano chieste le dimissioni. Se fosse successa la stessa cosa alla squadra del più piccolo paesino il presidente sarebbe stato cacciato in malo modo. Quella è una carica politica e perciò non è soggetta al giudizio di merito ma esclusivamente alla valutazione politica.
Stessa regola è stata sempre applicata anche a Carinola nelle assegnazioni di competenza comunale. Ogni incarico discrezionale dell'amministrazione è stato sempre assegnato guardando solo all'opportunismo politico e mai alle capacità delle persone. A questa consuetudine non è stata mai sottratta la nomina del presidente del consiglio comunale che a Carinola è stata sempre considerata una carica secondaria da assegnare a politici di secondo piano. Questa presidenza importantissima in questo comune è stata svilita proprio per essere stata assegnata a personaggi sbiaditi che mai hanno cercato di migliorarsi. Con questi presupposti abbiamo avuto da decenni presidenti del consiglio comunale quasi barzelletta in quanto impreparati e incapaci di districarsi tra le varie leggi e regolamenti della vita del consiglio e di conseguenza quella del comune. In verità quasi mai sono stati rieletti e succederà lo stesso anche per l'ultimo presidente. Questo sembra che sia particolarmente sfortunato in quanto trovatosi al centro di una crisi politica ed essendo privo di una minima preparazione ad affrontarla è finito come capro espiatorio della stessa. E' di questi giorni la notizia che l'ex sindaco di Carinola ha presentato ricorso al TAR nei confronti del presidente uscente per rilevanti illegittimità nell'espletamento delle sue funzioni. Gli viene contestata la sua aperta faziosità in contrasto con la legge, che espressamente impone al presidente del consiglio di essere al di sopra delle parti . Il suo operato dovrebbe essere sempre ispirato allo scopo di dirimere le controversie che inevitabilmente si creano all'interno di qualunque amministrazione comunale. Il presidente in questione non solo non è stato indipendente ma non si è preoccupato nemmeno di apparire tale, capeggiando addirittura i dissidenti e invogliandoli a dimettersi. Ha raccolto le firme dei dimissionari e personalmente le ha consegnate al protocollo del comune. Comportamento assurdo per un presidente, dimostrando di vivere nella totale ignoranza dei suoi doveri. Il presidente del consiglio della passata amministrazione ignorava le lettere del prefetto, questo capeggiava l'opposizione, il prossimo chissà cosa combinerà. Non si sa quale sarà il verdetto del giudice sulla vicenda ma ci si deve augurare che questo pseudopresidente venga almeno interdettio a vita dai pubblici uffici se non anche a pagare le spese del commissariamento. Un verdetto simile sarebbe utile non solo per punire chi è convinto che la politica dia dirtto all'impunità ma sarebbe di monito per tutti gli sprovveduti, e sono molti, che aspirano a sostituirlo. Si spera sempre che le istituzioni vengano legittimate da un intervento superiore ed anche se non succedesse bisogna continuare a sperare, in caso contrario veramente la democrazia sarebbe finita.
Saul
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