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lunedì 17 marzo 2008

Manifesti

Inviate le foto dei manifesti elettorali, al naturale o "taroccati" (anche se la realta' supera ogni piu' sfrenata fantasia perversa) a redazione@ilquiquiri.com

Saranno pubblicati nella sezione manifesti della barra laterale.

Si spera che con la crisi rifiuti ancora in atto, i candidati avranno la decenza di evitare di tappezzare di schifezze l'intero comune.

domenica 16 marzo 2008

L' Eterno Ritorno


Ormai sono stati resi ufficiali e pubblici i nomi dei candidati delle rispettive coalizioni che cercheranno la vittoria elettorale e noi del Quiquirì che facciamo? La risposta è ovvia, LI SPUTTANIAMO.
Il programma elettorale dell’amministrazione uscente (qui sintetizzato) da come abbiamo visto in questi cinque anni è stato attuato, solo che è stato attuato al contrario. I nostri rappresentati (mentre scrivevo sta parola sono scappato a cesso per vomitare), credendo che i cittadini di Carinola soffrono di amnesia, torneranno a gridare dai balconi e scrivere sui manifesti le stesse cose dette e ridette, promesse e ripromesse 5 anni fa. Ma i nostri politucucci da quattro soldi non considerano il fatto che noi esistiamo da cinque anni ( ah, però!!!) e abbiamo conservato tutto.

Il piano regolatore, diversamente dai buoni propositi, manca all’appello e tornerà nuovamente come punto forte di propaganda dei rispettivi programmi. Qualche malizioso locale, notando che la mancanza di un piano regolatore non ha ostacolato la costruzione di decine di case e di un buon numero di ecomostri, ha addirittura insinuato che il piano non viene fatto apposta perché così il sindaco e i suoi scagnozzi possono così barattare concessioni edilizie con voti, ma noi a questo ovviamente non ci crediamo. E’ opportuno evidenziare che il Puc avrebbe dovuto interessarsi anche della parte ambientale ed infatti, come possiamo notare, sono state create non poche discariche abusive sparse per il territorio. Inoltre si parlava di recupero dei siti inquinati ed in particolare del recupero della cava di Casanova: ricordo ancora il nostro caro Gennaro Mannillo quando dal balcone nell’enfasi più toccante metteva all’attenzione dei presenti tale ambizione. Un recupero che purtroppo, vista l’ignoranza dei casanovesi che non hanno voluto le ecoballe, non si è attuato.
Sempre relativo all’attuazione del piano regolatore, nel programma si parlava, di sistemi di depurazione, creazione di parcheggi e segnaletica. Li avete visti? Io no. Anzi si, le fogne a cielo aperto di giù Casanova e per la strada di Carinola ecc.. sono un chiaro esempio di depurazione.
Poi, dopo il punto che riguardava l’attuazione del Puc, si parlava di una maggiore attenzione al settore agricolo visto che è la prima attività del territorio carinolese. Interventi come sussidi agricoli per gli agricoltori danneggiati dalle calamità naturali, miglioramento delle strade rurali e, come se non bastasse, promozione per la nascita di cooperative, realizzazione di mercati ortofrutticoli ed adesioni ad associazioni agro-turistiche. Le pesche di mia nonna più volte hanno subito delle gelate e non ha visto un soldo ( logicamente perché non conosce nessuno al comune). Questo per non parlare del miglioramento delle strade rurali degli amici e della nascita della cooperativa dell’amico Augusto Bertone che ha pulito una volta la villa e poi non sappiamo che fine abbia fatto. Per quanto riguarda la nascita dei mercati ortofrutticoli, credo che si riferisse ai verdummari, mentre non ho ancora capito che cosa sono le associazioni agrituristiche.
Tra i punti del programma, non poteva mancare la creazione di posti di lavoro, che si sono trasformati in deleghe di vario genere sempre e solo agli amici, giustamente, e l’attuazione di opere pubbliche, miglioramento dei trasporti, creazione di aree verdi a sostegno delle attività sportive usufruendo dei fondi regionali. I fondi sicuramente sono stati usufruiti, ma purtroppo mancano le cose proposte.
Successivamente si passa alle politiche sociali, che a carinola è solo il nome di un assessorato e niente più, visto che non si è fatto niente. Ci si proponeva di tutelare le fasce più deboli, cioè i più traffichini, la sensibilizzazione dei giovani per quanto riguarda la droga, e credo che i giovani carinolesi in merito a questo punto sono molto sensibili, e della sensibilizzazione alla raccolta differenziata che come vediamo funziona benissimo: tutti sanno infatti che frigoriferi e lavandini vanno buttati alla circumvallazione di Casale, mentre la munnezza normale sotto Santa Lucia. Abbiamo avuto talmente tanto successo che diversi falcianesi si sono uniti a noi e hanno deciso di buttarla li anche loro.
A questo punto del programma si arriva alla parte che preferisco, ovvero l’informagiovani, che non ho capito a che cazzo serve se non a dare un posto a qualcuno che porta voti. Tralasciando la parte che riguarda il tribunale, si arriva alla valorizzazione della cultura, del turismo e dei beni archeologici. Una valorizzazione attuata meravigliosamente con cinque anni di Mimì Palmiero per quanto riguarda la cultura e di abbandono degradante di tutti i siti storici del territorio come, un esempio per tutti, l’Episcopio in Foro Claudio, al centro di una speculazione edilizia ancora in atto, come la ristrutturazione di S. Francesco e della chiesa della Grangelsa che se le ristrutturava masto Michele era decisamente meglio...
Ma la cosa che fa più ridere e quando si parla di “turismo attuabile tramite tour operators che definiscano dei percorsi tra le bellezze naturali e storiche passando per la cucina carinolese”! Le bellezze ci sono, i monumenti anche, la cucina è buona, ma di tour operator in questi cinque anni non ne ho visti.
Il programma di Carinola Democratica a questo punto si conclude con una vera genialata, ovvero concretizzare un gemellaggio con una città catalana e la partecipazione all’iniziativa La città della Domenica del quotidiano “La repubblica” Non so se il comune ha partecipato all’iniziativa della testata nazionale e mi pare che l’unica volta che stava sul giornale era perché era stata scelta dal suo proprio sindaco come deposito per le ecoballe, ma sicuramente io non ho visto mai un catalano a Carinola se non qualche amico nostro venuto a trovarci a casa.
Chiaramente, tutto quello che è stato promesso non si è attuato e il programma, dopo una rispolveratina, tornerà nuovamente, così come le solite urla e le solite stronzate dai balconi.
A questo punto, per par condicio dovremmo sputtanare anche la lista “Insieme per Cambiare”, ma mi accorgo che sono più o meno gli stessi di Carinola Democratica. Anzi no, c’è Mattia Di Lorenzo e i suoi balilla che per tutto l’anno hanno rotto le palle con il documento programmatico, secondo il quale il candidato o sarebbe stato fascio o An correva da sola. Quindi, se 1 + 1= 2, o Gennaro è fascio o sono na masnada d’incoerenti e buffoni, così come il resto della coalizione che hanno sempre giurato odio eterno agli avversari e che oggi sono amici.
Tutto è uguale e nulla cambia. In conclusione riproponiamo un passaggio scritto dal quiquiri ben 5 anni fa e che ci fa una tristezza incredibile vedere che rimane ancora attualissimo.

Come già detto, non vogliamo entrare nel merito dei
contenuti dei due programmi elettorali, anche se
non possiamo fare a meno di notare che entrambi sono
caratterizzati da ambizioni eccessive, che vanno
oltre gli abbastanza limitati poteri di cui un'amministrazione
comunale dispone, e le cui tematiche
sono state inserite per motivi propagandistici più
che programmatici. Non è necessariamente una
critica, ci rendiamo conto che senza propaganda è
difficile catturare il consenso della maggior parte
degli elettori, ma preferiremmo, noi, che come tanti
altri non siamo pregiudizialmente legati al voto di
questa o quell'altra parte, che siano definiti obiettivi
più concreti (e quindi realizzabili) e che si smetta
di usare l'intero tempo che si ha a disposizione nei
comizi per attaccare gli avversari piuttosto che
esporre le proprie proposte…qualche fesso come
noi potrebbe pensare che sia un modo per eludere il
fatto che il programma è in realtà campato in aria.


DePoPA

sabato 15 marzo 2008

Liste

Lista PD, Portaci Denari

candidato sindaco Antimo Marrese,

candidati consiglieri:

Di Biasio Francesco,

Capezzuto Giovanni,

Galdieri Pasquale,

Nicolò Mario,

Mancini Alessandro,

Ceraldi Vincenzo,

Corribolo Antonio,

Rotunno Roberto,

Mancini Francesco,

Ullucci Modesto,

Polia Emiliano,

Verrengia Luigi Maria,

Sciaudone Giulio,

Mazzucchi Elisa,

Di Donato Salvatore e

Giorgio Antonio.

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Lista Insieme per cambiare ...partito.

candidato sindaco Mannillo Gennaro,

candidati consiglieri:

Zampi Pia,

Palmieri Roberto,

Di Lorenzo Mattia,

Tulipano Vincenzo,

Del Prete Giuseppe,

Ceraldi Carlo,

Zannini Michele,

De Risi Luigi,

Giacca Francesco,

La Vecchia Sergio,

Torrico Antonio,

Micillo Giovanni,

Russo Antonio.

Di Francesco Salvatore,

Nardelli Antonio,

Esposito Tommaso.


Buon divertimento, (o buona disperazione, fate voi)

giovedì 13 marzo 2008

Per non dimenticare Giovanni


Oggi, 13 marzo 2008, è un mese giusto dalla morte del nostro amico e compaesano Giovanni Pezzulo, ucciso il 13 febbraio scorso in Afghanistan dai talebani mentre era in missione di pace.
Molte bandiere ancora sventolano sui balconi delle case; non si ha voglia di toglierle, non ancora almeno.
Questo mese è passato sulle spalle di noi casanovesi molto lentamente, trascinandosi dietro la tristezza e l’angoscia che solo certi fatti riescono a sollevare.
La morte di Giovanni è stato uno di quegli episodi che ci ha segnati, fatti un po’ più vecchi e oggi sembra che sia passato non un mese, ma un anno.

Ho sentito che il Comune ha intenzione di intitolargli una strada e il campo sportivo comunale: ben vengano queste iniziative se riusciranno a tener viva la memoria del nostro amico. Col passare degli anni le nuove generazioni si chiederanno chi era Giovanni Pezzulo e qualcuno lo racconterà loro, ma chissà perché percepisco in queste iniziative un po’ di strumentalizzazione e un po’ di retorica che non riescono a farmi sentire veramente soddifatto.
Al di là della commozione che certe cerimonie commemorative possono suscitare, sento una nota stonata. Sento che lo spirito altruistico e generoso di Giovanni non viene pienamente onorato.
Era un soldato, certo, anche ben pagato, certo, ma che svolgeva la sua missione di pace con grande entusiasmo e abnegazione. Era felice se riusciva a far sorridere un bambino afghano o a dargli una speranza. Non faceva altro che mandare foto di bambini alla famiglia, ai suoi fratelli.
Noi casanovesi conoscevamo bene chi era Giovanni Pezzulo: ne conoscevamo la serietà, ma anche l’allegria; ne conoscevamo la generosità, ma anche l’umiltà.
Giovanni non era uno che amava mettersi in mostra, mai. Non avrebbe gradito tutti gli onori che gli si vogliono tributare oggi. Si sarebbe rifugiato in famiglia e sarebbe scappato via da qualsiasi manifestazione di popolarità. In fondo era un timido.
Una sola cosa oggi gli farebbe piacere: che la sua missione di pace e di amore verso i più deboli continuasse. Che la sua gente, il suo Comune portasse avanti per lui il suo spirito di solidarietà.
E allora, oggi, voglio rivolgermi direttamente all’ Amministrazione Comunale, vecchia o nuova che sia, lanciando una piccola proposta: perché il Comune di Carinola non si fa promotore di una borsa di studio intitolata a Giovanni Pezzulo per uno studente/studentessa del Comune? Non ci vorrebbe tanto; meno di mille euro annui, quanto basta per pagare le tasse universitarie a un giovane meritevole e bisognoso.
Ecco, questa sarebbe la risposta che Giovanni vorrebbe: un gesto d’amore e di solidarietà verso chi ne ha più bisogno. Sono sicuro che, in questo modo, la sua memoria verrebbe veramente onorata.

Il compagno di scuola.

martedì 11 marzo 2008

Appello per il voto

In questi giorni tutti mezzi d’informazione ci illustrano la composizione delle liste elettorali da proporre agli elettori a livello nazionale e locale. Tutti cercano di accreditare ai propri candidati l’ imprinting della novità, sperando così che la gente comune si illuda di smuovere l’attività politica dalla stasi in cui si trova.
Appare chiaro però che vogliono cambiare tutto affinché nulla cambi, in quanto per loro va benissimo così, compresa la vituperata legge elettorale che ha creato tanti Caligola. Infatti, come Caligola nominò senatore il suo cavallo, i nostri nominano industrialotti, operai, veline, studentesse, figli, nipoti mogli, pregiudicati, indagati ecc. e noi non possiamo fare niente.

Ognuno fa le proprie valutazioni sulle sciocchezze che dicono e vota a piacimento. Speriamo che la gente comprenda che il voto a livello nazionale incide anche su quello locale. Per dirla a denti stretti, chi vota il partito di Bassolino a livello nazionale, vota anche per la sua permanenza per molti anni ancora con nessi e connessi. Bisogna comunque rispettare democraticamente l’opinione di tutti, e purtroppo subirne anche le conseguenze. Scendendo nella nostra realtà locale, la novità è rappresentata dalla mescolanza dei vecchi amministratori in due liste diverse. Una vera schifezza, ma bisogna sempre guardare il lato positivo: se si presentavano insieme non ci sarebbe stato alcun dubbio sul risultato finale. Non servirà al rinnovamento, ma si spera che almeno serva per svelarci le attività nascoste del comune. Sembra infatti che siano stati immobili per cinque anni, invece hanno impegnato notevoli somme per consulenze, per pozzi (di acqua), monopolizzato la gestione dei servizi comunali per decenni, sulla pelle di una futura generazione, compreso il servizio cimiteriale che in questo comune diventerà il più caro d’Italia. Se si riuscirà a conoscere i particolari di tali spregiudicate operazioni di alta finanza già sarà un discreto risultato. Il cittadino si sente impotente e deluso, in particolar modo quella frangia più sensibile ed evoluta che si aspettava una svolta vera. Bisogna pero’ accontentarsi di quello che si ha disposizione: la lista innovativa non esiste e bisogna decidere sulle liste in campo . Il tutor della vita carinolese non c’è più, si dice che sia dietro le quinte a muovere i fili ma non è la stessa cosa. I suoi assistiti, di entrambi gli schieramenti. Sono orfani ma più liberi di agire con discontinuità rispetto agli anni scorsi, non sulle chiacchiere ma su fatti concreti. Oltre i programmi fantasmagorici già sbandierati dal compagno Rotunno, impegnarsi a correggere le vergogne della amministrazione appena conclusa: cimitero, pozzi , consulenze ecc. impegnandosi a tener presente che sono soldi dei cittadini che devono essere usati per il bene pubblico, non per comprare voti. Già ottener queste poche cose serve a giustificare il voto per chi si impegna in tal senso. Se Marrese avrà il coraggio di disconoscere alcune azioni del suo sindaco, prima di tutto la localizzazione del sito di stoccaggio delle ecoballe a Casanova, e non ci sarebbe niente di criticabile, anzi, basta guardare il comportamento di Veltroni con l’operato di Prodi. Adesso hanno bisogno di noi: questo voto di scambio è legittimo, chi si impegna a tagliare col passato deve essere sostenuto e votato, contro chi vuole la continuità dell’amministrazione precedente che ha quasi fatto fallire il comune per arricchire quattro sciacalli. Non votare significa favorire, anche se inconsapevolmente, coloro che condividono l’operato della passata amministrazione e di conseguenza il continuo per altri cinque anni. Invece invitarli a pubblici dibattiti in cui si devono impegnare pubblicamente ad agire correttamente su pochi punti ben specificati. Non rispetteranno gli impegni? Poco male, ci resterà la soddisfazione di aver strappato almeno l’impegno, meglio di niente. Dopotutto ci siamo abituati… Di Biasio ci promise che avrebbe fatto suonare l’orologio della piazza

domenica 9 marzo 2008

Appello per il non voto

Siamo perplessi. Siamo delusi. Siamo stufi. Tutto nuovo, niente di nuovo.
Le liste che sfilano sotto i nostri occhi non annunciano il rinnovamento che si sperava in questo Comune. Sono solo un insieme quanto mai eterogeneo di numeri prima che di persone, a garanzia di una continuità che, francamente, non vogliamo.
Speravamo di vedere persone nuove e non ci sono. Speravamo di vedere giovani che volessero prendere a cuore le sorti di questo Comune e non ci sono.Che i ragazzi non si sentano ancora pronti a scendere in campo è comprensibile, ma che rinuncino a decidere del loro futuro e di quello del nostro Comune è inammissibile. Prima o poi dovranno farlo, oppure rassegnarsi ad andare via

Intanto a maggio si va a votare!
Votare o non votare? Questo è l’ amletico dubbio che si affaccia alle menti di molti. Lo leggo nei vari blog nostrani, lo sento nelle chiacchiere delle persone.
Dare un voto a una persona e ad una lista significa dare la propria fiducia. Significa accettare di essere rappresentati nei propri desideri, nei propri diritti e anche nei propri doveri. Significa credere nelle stesse cose!
Nelle stesse cose?...
Allo stato attuale, io non credo che ci siano i presupposti per dare fiducia a chicchesia.
Le ultime vicende hanno messo sotto gli occhi di tutti l’inefficienza e l’opportunismo della nostra classe politica, espressione di quell’altra classe più grande che, a livello regionale e nazionale, ha permesso il tracollo della Campania.
Che cosa ci ritroviamo oggi tra le mani? Un territorio disastrato, crescita zero nelle politiche sociali, giovanili e agricole, tasse tra le più alte che esistano, nessuna prospettiva di lavoro per i nostri giovani che continuano ad essere costretti a partire, la ‘confortante’ presenza della camorra persino nei nostri cimiteri.
A chi dovremmo dare questa fiducia e perché?!! Per continuare a farci tartassare e prendere per i fondelli? No, grazie!
Chi mi vuole rappresentare deve venire incontro alle MIE esigenze di cittadina, deve assicurarmi un futuro dignitoso ed onesto, deve crearmi tutte le opportunità di benessere possibili e immaginabili, deve mettermi in condizione di starci bene in questo territorio, deve proteggerlo affinchè io ci stia bene e deve garantirmi i servizi più elementari a un costo accessibile.
E’ stato fatto tutto questo? NO!
I vari politicanti, ora, mi vengono a promettere la luna nel pozzo. Io so benissimo che la luna nel pozzo non c’è e se cerco di prenderla, affogo.
Credo che invece della fiducia, i nostri amministratori, o pseudo amministratori, abbiano bisogno di una bella lezione, in modo che possano finalmente farsi un serio esame di coscienza e cominciare a riflettere. E allora NON VOTIAMO!!! Annulliamo la scheda! Con questo gesto di protesta esprimiamo il nostro dissapore, la nostra delusione, il nostro malessere gridando loro: NO, non ti voto perché non ho fiducia in te! Non mi sento rappresentato da te. NON SEI ALL’ALTEZZA DI RAPPRESENTARMI!!! Non crediamo nelle stesse cose!
Chi mi rappresenterà?... Io mi rappresenterò! Io parte di un popolo, io cittadina, io persona.
Chi ci ha rappresentato durante le ben note vicende delle ecoballe? Il sindaco forse? O il vice sindaco? O i consiglieri? Chi si è presentato non ha mai convinto. NON AVEVA argomenti per convincere!
Ve lo dico io chi ci ha rappresentati: NOI ci siamo rappresentati! Noi con la nostra costante presenza, noi che facevamo le notti in bianco al freddo, noi che ci alzavamo alle quattro del mattino per dare il cambio, noi che abbiamo trascurato tutto per proteggere le nostre Vaglie e la nostra dignità di cittadini offesi e trattati come imbecilli.
Freschi freschi tornano i soliti noti, a promettere mare e monti, a propinarci le loro verità, immemori di un passato troppo recente e angoscioso per essere dimenticato.
Pretendono che noi li crediamo???


TALIA

venerdì 7 marzo 2008

novità

ci hanno informato che Mannillo ha aperto un suo blog

www.mannillo.it

gli facciamo tanti auguri :-)

Qualcuno si è offeso che non abbiamo cercato quello di Marrese..
purtroppo non ha un sito, ma ne abbiamo trovato uno al quale certamente potrà iscriversi,
lo faranno membro onorario!

www.marrese.it

ps. Il Quiquirì, inutile dirlo, non è schierato. A certe persone sembrerà una cosa assurda ma è proprio così.

martedì 4 marzo 2008

Biasox, il PRINCIPE della politica - parte seconda


…segue dalla puntata precedente….

…Arrivò il giorno in cui si sarebbe dovuto decidere il candidato alla successione del conte Biasox , il quale logicamente sarebbe stato anche il capo dei suoi valvassori. A tale scopo il conte riunì tutti i valvassori che facevano parte del gran consiglio della contea nella sala del trono, che era posizionato cinque gradini più in alto di dove erano seduti loro. Biasox prese la parola e incominciò, come sua abitudine, un discorso insensato e insignificante, ma invece di essere inconcludente come al solito questa volta lo chiuse indicando come suo successore Antimus Mutus .

In verità, una giustificazione se l’era inventata, e cioè che per la rotazione delle cariche fra i vari contadi spettava al borgo di Casalibus. Il Conte era infatti originario del contado di Nocelletum de Carabottolis, e il quello antecedente a lui di Kasanovia. Per questa ragione la sua indicazione era inattaccabile. Non aveva pero’ finito di profferire l’ultima frase che il duca Giano de Fontanavecchia e il cerusico di corte don Luis de Santa Cruz scattarono in piedi inveendo contro il conte con la mano stretta sull’elsa della spada, quasi col gesto di usarla contro di lui.
Il duca Giano subito si allontanò dalla sala e corse ad allearsi con gli oppositori del conte, con i quali già da tempo era in combutta. Il dottor Luis invece accusò il conte di non mantenere la parola data e addirittura gli disse che mentre lui poteva guardarlo negli occhi il conte non poteva fare altrettanto. Il conte lo assecondò ed effettivamente abbassò lo sguardo, per dargli l’impressione che si vergognasse, debolezza a lui sconosciuta. Dopo aver ripetuto un altro paio di frasi sconnesse anche don Luis abbandonò la sala. A questo punto anche Abner da San Ruosi dichiarò di schierarsi con gli oppositori ed anche lui lasciò la sala, ma guardandosi bene dal farsi sfuggire qualche parola sconveniente.
A questo punto tutti valvassori incominciarono a piagnucolare perché preoccupati dell’esito del suffragio, visti i tre importanti alleati che avevano perso. Perfino Antimus Mutus pronunciò una mezza frase di sconforto. Il conte Biasox si alzò dal trono e li rincuorò dicendo solennemente: “finché sarete con me, della parola sconfitta non conoscerete mai il significato!”. Rivelò poi che artatamente aveva creato quella situazione, per liberare un paio di posti a favore di persone più leali, a lui chiaramente. Precisò che parlava di due e non di tre poiché sapeva benissimo che Abner da San Ruosi recitava la parte dell’oppositore per farsi confermare nella carica di consigliere legalfinanziario. Continuò col dire che don Luis de Santa Cruz lo aveva già sostituito con il dottore delle piante don Franciscus de Giallibus abile professionista che avrebbe raccolto molti più suffragi in quanto i servitori della gleba tenevano più alla salute delle loro piante che alla propria. Poi li informò che aveva già sostituito il duca Giano con il dottor Salvo da Sinuessa, denominato così perché esercitava la professione di medico in un lazzaretto di Sinuessa. Qualcuno gli osservò che a lui risultava che questi aveva sempre parteggiato per la fazione avversa, Il conte Biasox rispose: “adesso verrà con noi!” ed accompagnò la frase con un ghigno beffardo e ammiccante.
Continuò col dire: “combatterà per me per due ottimi motivi, primo perché gli ho elargito delle generose prestazioni nel palazzo di giustizia, ma principalmente perché ho siglato un patto con un suo parente stretto che è anche il suo sponsor politico”. Aggiunse: “sono sicuro della cosa in quanto lo sponsor è soprannominato Giuda Iscariota, con una differenza da quello del vangelo: a quello i 30 denari per farlo tradire gli si dovettero dare, a questo basta prometterglieli. Per esagerare ho ingaggiato anche il mio acerrimo nemico Lorenzino da Nocellum, soprannominato l’esattore verde, nonche’ il simpatico oste della locanda di Santagnellum, dove potremo andare a festeggiare dopo la vittoria, e senza pagare addirittura!”
Tutta la platea, fino a quel momento ammutolita dall’abilita’ del conte, si lasciò andare ad una fragorosa risata liberatoria e nello stesso tempo di approvazione per i suoi piani. A questo punto prese la parola la marchesina Elisa de Corpusbufalorum che con tono confidenziale e nello stesso tempo deferente gli chiese: “Paascà!! (a lei e pochi altri, tra cui Joannes de Bufalaris, era permesso chiamare il conte con il suo nome di battesimo), con tutte le nefandezze che abbiamo combinato in tanti anni sei sicuro che i servi della gleba ci voteranno?” E a quel punto il conte Biasox, muovendo la testa e le mani con un movimento sincronizzato e con tono sicuro e allo stesso tempo paternalistico, le disse: “ci voteranno, ci voteranno, altrimenti non sarebbero servi della gleba!”
A quella affermazione, espressa con tanta sicurezza, tutti sguainarono le spade e, depostele ai piedi del trono del conte, urlarono con quanto fiato avevano in gola:
“VIVA IL CONTE BIASOX! LUNGA VITA A LUI E AL NOSTRO RE ANTONIO AFRAULANO DE SCAMPIA”
e regnarono per tanti anni ancora.




IL CONTE DEL GRILLO

La strana funzione giudiziaria del Castello di Carinola


Passando per Carinola, nessuno nota più i ruderi nell’angolo destro della piazza del mercato. Oramai sono talmente parte integrante del paesaggio che gli occhi sono abituati a guardarli senza vederli. Non tutti i carinolesi sanno che quei ruderi appartengono all’antico Castello normanno che ha fatto la storia del vostro comune. Peccato!... Certo ben poco è rimasto dell’ imponente Castello che dominava su Carinola a partire dal medioevo. Poi il tempo, l’ incuria e gli eventi naturali e bellici hanno distrutto questa bellissima testimonianza della vostra storia. Ma non è stato sempre così. Il Castello ha avuto il suo lungo periodo di gloria e, quando la gloria è tramontata, è stato adibito a usi più consoni alla sua mole. E a quale uso poteva destinarsi un edificio così solido e massiccio? …be’, a quello di carcere, naturalmente.

E tutti pensate che ci venivano rinchiusi malandrini, assassini, furfanti o briganti… Niente affatto! Nel Castello venivano incarcerati non solo uomini di malaffare ma anche animali.
Si, avete capito bene. Animali.
Essi venivano sequestrati ai padroni che infrangevano le leggi sul pascolo e custoditi nel Castello fino a quando i proprietari, per riaverli, non pagavano una bella cifra, proprio come si fa oggi per il sequestro delle auto o dei motorini! Eccovi una straordinaria testimonianza del 1764 di quella strana funzione giudiziaria del Castello.
Sono sicura che, dopo averla letta, guarderete quei ruderi con occhi diversi.

“Gio:Battista Bocchino di questa città di Carinola, dichiara essere bracciale, di età sua d’anni sessanta…
Super 1° articulo dichiaro io di aver di continuo praticato per varii miei affari di campagna nella Tenuta denominata dell’Ancogna, posseduta dalli eredi del fu don Antonio Di Lorenzo che, per lo spazio di molti anni, si è tenuta in affitto dal M.co Giovanni Moscato della città di Aversa, che l’ha poi terminato a Settembre dell’anno scorso millesettecentosessantaquattro…So benissimo che il detto Giovanni Moscato tenea sopra li erbaggi della Tenuta una grossa industria di animali, così bufalini, come vaccini, giumentini e porcini (sic!) e so benissimo ancora che tali animali molte volte scanzavano a danneggiare sopra i territori dei padroni confinanti, in particolare degli affittuari della fida delle erbe agrestre che sono dell’ill.re duca di Mondragone, utile padrone di questa città di Carinola….Spesse volte, detti animali sono stati incarcerati e portati nelle carceri di questo Castello Ducale di Carinola, o con ordine della Corte della Baglina o della Corte Ordinaria della medesima, come nel giorno trenta del mese di Agosto di detto passato anno, ricordo benissimo che furono condotte nelle carceri del Castello di questa predetta Città circa sessantacinque giumente dell’affittatore dell’Ancogna sig. Giovanni Moscato ed essere state trattenute nelle carceri per lo spazio di quattro giorni continui… e viddi ancora che il carceriere, Domenico Pari, mio paesano, le governava col fieno, che li dava a mangiare, sebbene non so in che quantità, e mi ricordo benissimo ancora, che il giorno diciotto del mese di Settembre del detto passato anno 1764, furono nuovamente incarcerate circa ventiquattro bufale, e cinque vacche ed un vitello e circa nove porci del suddetto Giovanni Moscato e furono condotti nelle carceri di questo Castello Ducale, anche per causa di danno ed essere state incarcerate in detto carcere fino al diciotto di detto mese di Settembre, come più e diverse volte viddi tali animali carcerati, e dopo tal spazio di tempo, intesi che detti animali erano stati escarcerati per ordine della Gran Corte della Vicaria al quale effetto venne in questa città uno scrivano della medesima, chiamato don Gregorio Poderigo, con essere restate bensì, per quanto mi ricordo, in potere di detto carceriere Dom.co Pari due vacche ed un vitello per sicurtà di quello che li spettava, così per la spesa da lui fatta a detti animali di fieno, guardia ed altro, come per li suoi deritti.
Super 2° articulo….
Super 3° articulo, mi ricordo benissimo che le suddette due vacche e vitello rimasero in potere di detto carceriere Dom.co Pari, a capo di pochi giorni furono liberate con ordine, per quanto si disse, della S.R.C. (Suprema Real Corte), e si disse ancora, come io intesi dire, che il detto carceriere Dom.o Pari non era stato soddisfatto di quello che gli spettava e intesi ancora da lui stesso, che non era stato pagato, e tuttavia sin’oggi ho intese le sue lagnanze.
Super 4° articulo, so benissimo ancora, e si sa da ogni uno di questa città e luoghi convicini, che in detto mese di Settembre dell’anno scorso millesettecentosessantaquattro, in questa stessa città, il fieno si comprava e si vendeva a grana tre il trocchio, quale era di peso di circa rotola sei, e la paglia si vendeva a grana trenta il cantaro.
Super 5° articulo so benissimo ancora e si sa da ogn’altro cittadino mio compaesano che è stato sempre solito da tutti i carcerieri di questo predetto Castello di esiggersi grana 5 per ogni pezzo di animale grosso in ciascuna notte ed altrimenti in ogni giorno di modo che compone un carlino fra le 24 ore, e per gli animali piccoli un grano a pezzo la notte ed un grano al giorno, che nelle 24 ore fanno grana due per ogni animale piccolo; e so benissimo ancora che a detti carcerieri, osiano castellani, si sono pagati sempre carlini due per ogni carcerazione di animali, o che sia uno o più, ed oltre a ciò, si sono pagati carlini due a soldati per la cattura, e carlini 5 quando sono stati carcerati dalli Guardiani della Difesa; quel denaro so che devesi anche pagare conforme (come) è stato sempre solito da detto carceriere, o già castellano, il quale poi se li ripete dalli padroni delli animali carcerati; ed oltre a ciò, si deve pagare ancora separatamente come è stato sempre solito al detto carceriere o già castellano, la paglia e fieno che somministra a detti animali come si è sempre praticato e si pratica nei paesi convicini, anzi più esorbitatamente in alcuni luoghi. E della maniera spiegata di sopra sono stato sempre solito io praticare ed esiggere per lo spazio di diciotto anni continui, che ho tenuto l’affitto delle Carceri di questo predetto Castello Ducale, e ne terminai l’affitto circa sedici anni sono….

Fonte: Archivio di Stato di Caserta – Tribunale di prima istanza.

CLIO

lunedì 3 marzo 2008

Giovani/vecchi

Mi sono un po’ stufato della situazione del mio comune… in perpetuo stato d’assedio, uno stato d’assedio psicologico, psichiatrico, qualcosa che supera tutte le possibili logiche di interattività ed intersocialità, qualcosa che distrugge amicizie, amori, passioni, che fa vedere il bianco come nero e viceversa. Vige nel nostro comune la logica dell’esser vecchio, la logica della politica alla vecchia maniera… quella che vuole che tutto si faccia in modi sommersi, quella del non dire al vicino ne amico perché può andare a spifferare tutto al primo che passa……

Io mi sono rotto ……. Tutto questo modo di fare sommerso, fatto di sotterfugi e di segreti mi fa solo rendere conto di quanto anche i giovani siano già vecchi, di quanti i miei amici siano già putrefatti: c’è un unico imperativo, non far mai nulla alla luce del sole, come se ci fossero sempre cose da nascondere (come i già conosciuti politici nostrani). Non può esistere qualcosa che nasca pulita, niente che già dalla radice non sia intaccata da quella innaturale schifezza che si chiama disonestà politica, che sgorga tra le vene della nostra gente e dalla quale davvero in pochi sono immuni. Non c’è nessuno nel nostro disastrato comune che abbia il coraggio di fare le cose allo scoperto, di chiamare gente a far parte di una qualsiasi coalizione con il puro scopo di far qualcosa di fattivo, di concreto….. Siamo invasi da logiche sotterranee che inevitabilmente ci affosseranno come del resto stanno già facendo…… Ed impazzisco nel pensare che gente come me non faccia neanche in tempo a toccare, ad aver a che fare con dette dinamiche, che già ne sia invasa: inciucio con questo, questo non lo dico a quell’altro, a quello devo far sapere solo quello, a quell’altro lo prendo perché ha la famiglia grande….. MA CHE FATE!!!!! Non c’è l’ombra di una persona che si ponga a capo di un qualcosa che salti fuori con la semplice volontà di portate avanti un progetto condiviso, senza dover nascondere niente, senza inciuciare tutto il tempo ai danni di questo o quell’altro… Non ce n’è bisogno…. Se per una volta si volesse fare qualcosa di schiettamente e semplicemente positivo, basterebbe farlo.. senza nascondersi da nessuno…… Ma qui siamo al sud, qui siamo in Campania, questa è la giustificazione e tutto… da noi questa è la giustificazione per tutto ciò che non va bene e non ci è mai andato bene… quindi, non proviamoci, non lo dobbiamo neanche pensare, perché qui siamo in Campania…. Qui siamo al sud.

Mr Flick

Io e i miei amici svedesi


Mi sveglio di buon ora e passo dai miei amici stranieri che soggiornano presso uno dei tanti agriturismi del comune. Quindi, ci rechiamo a far visita ai complessi archeologici minuziosamente curati e muniti di validissime guide che spiegano precisamente tutte le dinamiche storiche. Poi verso mezzogiorno, sempre con i miei amici svedesi, ci tuffiamo nella natura e dalla Grangelsa percorriamo i sentieri ecologici fatti dall’amministrazione e arriviamo fin su S. Martino dove pranziamo immersi nel verde

Scendiamo in tutta tranquillità, ci riposiamo un po’, e nel primo pomeriggio andiamo a Palazzo Novelli per visitare una mostra di arte contemporanea di un artista che qualche mese prima ha esposto alla Biennale di Venezia. Poi, prendiamo un caffé e passeggiamo tra i vicoli di Carinola scambiando qualche chiacchiera con i moltissimi giovani che da poco hanno finito il turno presso gli impianti di riciclaggio di vetro e plastica situati nell’area industriale di Carabottoli. Complessi che hanno evitato che molti giovani si recassero al nord o all’ estero per cercare lavoro proprio come i ragazzi che stanno lavorando negli agriturismi, nei laboratori artigianali, nelle cantine vinicole e così via. La sera, prima di cena, sempre insieme ai miei amici svedesi esterrefatti dalla bellezza e dalla funzionalità di Carinola, ci rechiamo presso l’ex carcere di Carinola oggi adibito a teatro comunale per assistere ad un rifacimento in chiave moderna della Locandiera di Goldoni. Un complesso meravigliosamente recuperato che ogni fine settimana accoglie spettatori da tutti i territori limitrofi e che dà soprattutto lavoro. Dopo lo spettacolo c’è l’imbarazzo della scelta, non sappiamo proprio a quale manifestazione partecipare, alla fine decidiamo di fare una scappata a Casanova dove si sta svolgendo la quarta edizione di “Casanova portoni aperti” una rassegna di musica, arte, balli e prodotti tipici. Il giorno seguente facciamo una visita al palazzetto dello sport a Nocelleto, giusto per tenersi in allenamento e poi tranquillamente facciamo qualche tuffo presso la piscina comunale. Che bello vivere a Carinola, un territorio che ha creduto nelle sue potenzialità e ha concretizzato tutto quello che la gente ha sempre sognato, un territorio pulito, pieno di cultura, immerso nella natura, un territorio dove tradizione e innovazione s’incontrano. Io amo Carinola, pensavo, quando ad un tratto mi sveglio esco di casa e vedo montagne di rifiuti, Mimi Palmieri che canta, tentativi di fare qualcosa di nuovo morti prima d’iniziare, giovani che non ci sono, politici senza scrupoli che sempre più grassi hanno totalmente il controllo su tutto. Subito realizzo che si è trattata di un’allucinazione e repentinamente chiamo i ricercatori che stanno lavorando sui danni della diossina e faccio presente che le esalazioni tossiche dell’immondizia bruciata oltre ai danni risaputi, provoca forti allucinazioni. Fatto ciò, furtivamente prendo un mucchio di spazzatura, l’accendo e a pieni polmoni respiro il fumo tossico ed ecco i miei amici svedesi, i percorsi archeologici e ecologici, le rassegne artistiche, il teatro comunale ecc ecc .
Depopa

domenica 2 marzo 2008

Carinola: un comune che muore?

Ho la sensazione, un po’ angosciosa, che Carinola stia per morire, che sia diventato troppo vecchio prima ancor di diventare giovane. D’altra parte, con più di mille anni alle spalle, questo comune comincia a mostrare i suoi acciacchi. Eppure, nonostante la storia anche di tutto rispetto, Carinola non è mai cresciuto come forse avrebbe dovuto e potuto, né nell’economia, né nel turismo, né nel sociale. Forse perché il gene della sudditanza si è piazzato troppo solidamente nel nostro DNA ed ha compromesso una crescita, che in altri luoghi, sarebbe stata florida.

E’ un comune che vivacchia alla meno peggio, e a furia di vivacchiare è diventato decrepito.
Ora ci si appresta a rinnovarsi, se così si può dire… Rinnovarsi?... Credo che sia più un’ operazione di lifting che altro. Stessi volti di sempre, stessi sorrisi stiracchiati. Stesso interesse di difendere i propri interessi. Mancano volti nuovi. Mancano forze giovani. Energie fresche e disinteressate.
I giovani, quelli in gamba, quelli che potrebbero cambiare le sorti di questo comune, purtroppo, non sono più qui. Hanno dovuto cercare una vita altrove prima che, essi stessi, diventassero vecchi a furia di aspettare qualcosa che non arrivava mai. Forse avrebbero dovuto perseverare? Mah!...
Ho percepito, in questi giorni, un sommovimento giovanile che cercava di organizzarsi, di proporsi, ma come tutte le cose fatte in fretta, non avrà purtroppo seguito. O se l’avrà, non cambierà di molto la situazione. L’ esperienza insegna che tutto quello che nasce sull’onda dell’emotività è destinato ad avere vita breve. Questo non è da biasimare; l’interesse e l’amore dei giovani per il proprio territorio è da apprezzare. Così come è da apprezzare anche la rabbia che li spinge a voler fare, a voler dare il proprio contributo pur di difendere la propria terra dalle grinfie di chi non l’ha saputo fare o l’ha fatto male.
La politica è però un piatto che va servito freddo. E’ un’arte che richiede preparazione, organizzazione, ma questo non significa che debba scoraggiare le nuove generazioni dallo scendere in campo. Anzi. E’ importante che i giovani si lascino coinvolgere per portare sempre quell’aria di rinnovamento e di alternanza necessaria a rendere vitale il nostro comune. E per questo bisogna prepararsi facendosi conoscere, ascoltando la gente, comprendendone le difficoltà e i problemi, non con l’arroganza e la presunzione di chi crede di poter poi risolvere tutto, ma con l’umiltà di chi vuole imparare per poi poter aiutare.
Un minimo di preparazione è necessaria se si vuole raggiungere un qualche risultato. Come dice una persona a me molto cara: andare in guerra con una cerbottana non è la stessa cosa che andarci con un cannone.
Non sono nella posizione o all’altezza di dare consigli, ma invito tutti i giovani di buona volontà a non desistere. Subiamoci altri cinque anni di palude Stige, ma non lasciamoci impantanare definitivamente e nel frattempo, organizziamoci, prepariamoci, e chissà che anche per noi non arriverà il momento di riveder le stelle!

Galatea

giovedì 28 febbraio 2008

Biasox, IL PRINCIPE della politica

Il conte di Calenum, dell’omonima contea, si crogiolava al sole seduto nel suo giardino in una bellissima giornata di ottobre. Anche nel lieve torpore che lo avvolgeva pensava a quali affari poteva realizzare nella gestione della contea e si beava e compiaceva della sua abilità. All’improvviso fu destato da un servitore che gli annunciava l’arrivo di un messaggero del re di Maradonia del cui territorio la contea di Calenum faceva parte. Il cavaliere, latore del messaggio, appena al cospetto del conte dopo essersi cimentato in un vistoso inchino si limitò a dire “da parte del re don Antonio de Scampia” e si allontanò. Rimasto solo il conte Biasox lesse, anche se lentamente, tutta la pergamena e, cosa riprovevole per lui, imprecò sottovoce. Nel messaggio c’era scritto senza mezzi termini che lui doveva essere insignito di un’altra carica e al suo posto doveva essere nominato un reggente. Fin qui nulla di terribile, anzi, ma la missiva concludeva che la nomina doveva essere ratificata dal voto dei servitori della gleba per dare l’impressione di essere un governante illuminato. Il conte pensò ai lavori che aveva in itinere da appaltare e principalmente al grosso affare che aveva ideato sui cimiteri che a breve doveva concretizzare. Il reggente lo aveva in mente, tale Antimus Mutus de Casalibus , suo valvassore da anni fedele e silenzioso, ma c’erano altri due aspiranti al trono della contea, il duca Giano de Fontanavecchia e il cerusico di corte don Luigi de Santa Cruz. Questi due, penso' Biasox, se si alleavano potevano influire sui servitori della gleba e ostacolare la designazione del suo delfino in pectore..... La mattina dopo convocò il duca Giano e senza tanti preamboli per sembrare il più sincero possibile gli giurò sui suoi avi che un mese prima del suffragio popolare sarebbe stato lui il designato a succedergli. Dopo un paio d’ore convocò anche il dottor Luigi de Santa Cruz facendogli le stesse promesse e gli stessi giuramenti sugli stessi avi: logicamente da entrambi aveva preteso il più stretto riserbo su quel colloquio. La moglie del conte, che aveva sentito tutto e non comprendeva i sotterfugi del consorte, lo apostrofò: "ma con quale faccia prometti la stessa cosa a tre persone ?" Il conte Biasox si fece serio e con tono professionale le disse: "mia cara, “ il fine giustifica i mezzi " e irritato si allontanò. Restò alquanto alterato fino a sera anche mentre, seduto dietro la sua immensa scrivania, provava a scrivere. Dopo un po’, stanco, per appisolarsi ricorse al suo anestetico personale, un libro. Ne prese uno a caso, lesse il titolo ed era "IL PRINCIPE" di Nicolò Machiavelli: lo sfogliò e fu colpito proprio dalla famosa frase – il fine giustifica i mezzi- sbalordito esclamò “ Questo è un plagio!! l’originale è mio!”
...continua....
Il Conte del Grillo