Chat

martedì 8 marzo 2011

Cenni di storia popolare sul Carnevale

Per inquadrare e collocare questo particolare periodo dell’anno nella nostra storia, è opportuno fare una  prima precisazione: il nostro Carnevale nulla ha a che vedere col Carnevale “colto” che si “celebra” in gran parte d’Italia, da Nord a Sud.
Il nostro Carnevale non si coniuga attraverso le  sfilate dei carri allegorici di Viareggio e Putignano, o la battaglia delle arance di Ivrea o quella delle caramelle di Chivasso; neppure attraverso il pomposo “sfilare" di abiti e piume,  affittati o comprati a cifre astronomiche per l’occasione.
Come nel più autentico spirito della cultura popolare, il nostro Carnevale è piuttosto un Carnevale di stracci e straccioni che vivono (o dovrebbero vivere) quello che poi è l’autentico spirito del Carnevale: l’affrancarsi  ed il “liberarsi”, almeno una volta l’anno, da imposizioni e costrizioni, da servitù e sudditanze, da fame, miseria e proibizioni. 
Così ci si veste e traveste e si  “cambia faccia” come a voler cambiare anima, quasi ad assumere una nuova identità (una specie di Avatar?) nel segno del tutto “licet semel in anno”. Tutto è consentito, almeno una volta all’anno (vedi i “Saturnali” nell’ antica Roma)..... Ovviamente non tutto è consentito.
Ma veniamo al “nostro” Carnevale il quale, da noi come altrove, non sta ad indicare il solo periodo dell’anno, ma  un vero e proprio personaggio in carne ed ossa, per la verità più carne che ossa .
Carnevale, come personaggio, è grosso,  soprattutto grasso e non a caso.
Carnevale mangia e beve, soprattutto mangia tanto. Mangia, guarda caso, carne di maiale: salciccia, cicule e ventresca in quantità inverosimili.
I motivi sono due:

1. Gennaio e Febbraio erano i periodi dell’anno in cui si ammazzava il maiale, che rappresentava il principale sostentamento della famiglia contadina. Del maiale non si buttava e non si butta quasi nulla e le sue carni stagionate e insaccate sostenevano la famiglia nell’arco dell’intero anno. Il maiale stesso, in questo contesto, stava a rappresentare, con la sua carne grassa e succulenta, il  trionfo dell’abbondanza sulle privazioni quotidiane.

2. Il periodo che segue immediatamente il Carnevale è la Quaresima, con i suoi quaranta giorni di  astinenze, digiuni e privazioni. E’ opportuno, quindi, che Carnevale approfitti del periodo a lui dedicato per abboffarsi di ogni ben di Dio, e quale miglior dono di Dio se non  salciccia, cicole  e ventresca?

Carnevale si atterrà scrupolosamente alla consegna, mangerà… mangerà… mangerà tanto che alla fine scoppierà. Morirà per la grande abbuffata ed i suoi funerali verranno “celebrati” nel giorno di martedì grasso, l’ultimo del periodo del Carnevale.
La sua “salma” verrà accompagnata in corteo attraverso le strade del paese, tra urla lazzi e schiamazzi, e tra il pianto di “pie donne” incredule e gementi:
-    Carnevale miu, pecché sì mmuortu? -
E’ opportuno qui  ricordare che durante il periodo del nostro Carnevale, riferendoci alla frazione di Casanova nella fattispecie,  torme di bambini mascherati come meglio l’epoca permetteva (parliamo dei primi decenni del Novecento), molte volte indossando i camicioni da letto dei loro nonni, con la faccia imbrattata di fuliggine e con in mano rami appuntiti a mo’ di spiedo, percorrevano le strade del paese bussando alle porte di chi sapevano potesse dare. A chi compariva sull’uscio chiedevano in coro: ‘a ventreschella e ‘a sauciccella che, una volta ottenute, infilzavano sui loro improvvisati spiedi, ed anche ‘e ciculelle, che spesso consumavano per strada e… via di corsa a bussare ad altre porte e a fare le stesse richieste, fino a che non riempivano i loro improvvisati spiedi. Ovviamente chi era più furbo, portava uno “spiedo” più lungo.
Qualche donatore che, per tirchieria, non donava o donava poco, non di rado riceveva in cambio qualche dispetto...... Strana analogia con l’Halloween degli Americani.

A chiusura dei festeggiamenti del nostro Carnevale si colloca ‘A Cantata de ri Mesi. Cantata in cui i dodici mesi dell’anno, condotti da Capodanno che dialetta con Pulcinella, entrano in scena ognuno secondo la  sequenza annuale e cantano  le proprie virtù e/o difetti.
Cosi ascoltiamo un Gennaio cantare:
- …nnemmicu songu de ri pecurari -  perché con le sue gelate persistenti renderà difficile a pecore  e capre brucare l’erba dei pascoli e ancora:
- … a cacciauocci cu’ ri putaturi…nisciunu juorno li farò putare – perché con le sue giornate gelide e ventose e a volte piovose o innevate, renderà difficile ai potatori portare a termine il loro lavoro, quasi a fargli dispetto.
Cosi Febbraio:
-    Io so’ Febbraio e songu curtu curtu e ‘uerra  vogliu fa vintottu juorni…- perché febbraio è  il mese più corto dell’anno, ma con i suoi soli  ventotto giorni  perpetua le intemperanze di Gennaio.
E Marzo:
- …nun ve fidate de la mia fermezza, ch’io faccio la mutanza della luna - con le sue giornate che cambiano repentinamente dal caldo al freddo o dal bello al brutto. Infatti:
- …n’ora ve facciu asciutti e n’ora ‘nfusi -  perché le sue giornate soleggiate possono portare  repentini  scrosci di pioggia.

Non ci dilungheremo sulle strofe della Cantata, del resto comprensibilissime agli ascoltatori seppure a volte con qualche passo difficile dovuto, pensiamo, a inesattezze di trascrizione da parte di chi, ascoltando per la prima volta questa Cantata, ha provato a mettere nero su bianco.
Tenteremo, invece,  di darne qualche notizia storica.
Alcune delle notizie che qui riportiamo  sono documentabili e documentate, altre sono solo il frutto di nostre speculazioni, non avendo a nostra disposizione o non avendo potuto consultare, sia  per la loro irreperibilità immediata, sia per brevità di tempo disponibile, quei testi che potessero illuminarci in proposito. Uno di questi testi di ricerca, purtroppo difficile da reperire, è: “Carnevale si chiama Vincenzo” di Roberto De Simone ed altri collaboratori, in cui uno studio sulla rappresentazione in questione ci viene proposto dall’Apolito.

Incominciamo col dire che questa Cantata o “Rappresentazione dei Mesi” come viene chiamata in alcune zone, la troviamo in diverse regioni d’Italia, soprattutto del centro-sud, come Lazio, Molise, Campania.
Esiste una trascrizione  risalente al 1177 che veniva cantata e ballata nelle festività di inizio anno e nel periodo appunto del carnevale.Per chi fosse curioso di consultarla, assieme ad altre versioni, vedi:
http://www.sabina.it/tradizioni/mesi.htm

Senza andare troppo lontano, la  “Cantata dei Mesi” così come  noi la conosciamo, sia pure con delle varianti riguardanti metrica, musica, numero ed identità dei personaggi, sembra derivare da una versione comune non solo alle frazioni del nostro Comune, ma ad altre parti della nostra Provincia. Vedi:
http://www.omniamaceratacampania.it/index.php?option=com_content&task=view&id=67&Itemid=51)

La matrice comune la si desume dalla pressoché identicità delle strofe che, quando non identiche nel testo, restano comunque simili nella sostanza.
La diversità della struttura metrica e delle musiche, così come il diverso numero ed identità dei personaggi che riscontriamo in alcune frazioni nell’ambito dello stesso Comune, altro non sono, a parer nostro, se non  naturali manipolazioni operate su uno stesso canovaccio da identità culturali ristrette e differenti fra loro, se pur complementari.
Da dove arriva la versione comune  di questa Cantata così come noi la conosciamo?
Indubbiamente la presenza del personaggio Pulcinella, maschera non esattamente attinente alla cultura all’Alto Casertano, indurrebbe a considerare una sua provenienza dal Napoletano, o, se vogliamo azzardare una ipotesi ardita, dal Regno delle Due Sicilie?
Queste però restano pure e semplici speculazioni che, in assenza di riscontri certi, vanno prese in considerazione col beneficio dell’inventario.

Attilio Troianiello

domenica 6 marzo 2011

Magia del Falerno

Scorrendo la guida dei vini italiani 2011 ho trovato una piacevole sorpresa. Come tutti sanno la guida dei vini  italiani è preparata dal gruppo Espresso. Ogni anno pubblica l'elenco dei migliori vini italiani. L'assaggio viene eseguito dai migliori sommelier italiani che esaminano più di ventimila vini, di tutte le regioni italiane. La valutazione è espressa in ventesimi: 
sufficiente 14/20;  buono15/20, 16/20; ottimo 16,5/20,17.5/20;  eccellente da 18/20 a 20/20. 

Per essere catalogato come eccellente, un vino deve essere eccezionale e molto raro. Deve compendiare, oltre alle qualità specifiche del vino, anche quelle del territorio e della sua cultura. Trovare ai primi posti della guida, un vino di Carinola, per me è stato un momento di gioia ed orgoglio. L'azienda vitivinicola Migliozzi di Carinola si è classificata ai primi posti, con un punteggio straordinario di 18/20 che lo cataloga come un vino straordinario. 
Il vino denominato Rampaniuci,  prende il nome dal sito ove è ubicata la vigna, in cui si coltiva l'uva da cui si produce. E' un Falerno rosso ricavato da aglianico, primitivo e piedirosso, un amalgama perfetto collaudato nei secoli per un prodotto straordinario. Da secoli questo vino speciale è stato prodotto nelle nostre zone ed esportato in tutto il mondo già dai tempi dell' impero romano. Poi, non si sa perchè, quando gli altri vini hanno incominciato a farsi conoscere, il Falerno è quasi scomparso. Fortunatamente, da qualche decennio, alcune aziende agricole carinolesi stanno ritornando all'antica vocazione dei nostri territori. Alcuni imprenditori coraggiosi hanno reimpiantato le vigne e riattato le cantine, riproponendo un vino unico come il Falerno. Anche se per produrre vino occorre un grosso sacrificio di fatica e finanziario, quando si ottiene un riconoscimento da parte di esperti  illustri, ci si rende conto che ne vale la pena. 

Falerno: bassorilievo della vendemmia
 Auguriamoci che questo trend positivo dei nostri coraggiosi viticoltori continui e sia imitato anche da nuovi in questo campo. La concorrenza non toglie nulla agli altri, anzi, apporta un valore aggiunto. Più varietà di Falerno si trovano sul mercato,  più appassionati si portano a questo meraviglioso vino. Quando si beve un Falerno, si ha una sensazione unica, a patto che chi lo degusta abbia la necessaria cultura per affrontarlo. 
Non è vino per beoni il Falerno, ma per veri intenditori, che gustandolo, si sentono trasportati nella storia e si vedono seduti affianco di nobili romani. Chi non conosce la storia è meglio che beva altro.

Il nipote di Bacco

venerdì 4 marzo 2011

I nostri Gheddafi

10.000 morti, fosse comuni, raid aerei, bombe, militari uccisi perché si rifiutano di sparare alla folla, tolleranza zero contro i rivoltosi. Queste le parole che rimbalzano in questi giorni sul web e l’Intalia invece per bocca della merda umana Frattini risponde: “L’Europa non deve esportare la democrazia. Non sarebbe rispettoso dell’indipendenza del popolo libico” smentendo praticamente se stesso e l’intera politica internazionale ( se così si può definire) della sua italietta in merito alle invasioni di Afghanistan e Iraq. Infatti, sono diventati proverbiali gli slogan sbandierati dal minchia ministro Frattini e del minchia ministro La Russa che hanno sempre fatto dell’esportazione della democrazia un chiodo fisso. Slogan e niente più per mascherare, ovviamente, gli interessi e i leccaculismi americani, slogan, quelli di oggi per difendere l’indifendibile ovvero l’amico beduino Gheddafi.
Le sfilate del beduino a Roma sono cronaca, le sviolinate del Silvio sono ormai negli annali della schifezza così come le lezioni-bunga del corano e  tutte le bizzarrie concesse al dittatore nord-africano con umiliante devozione da parte dei così detti garanti della democrazia e della libertà. Difendere l’indifendibile è un metodo chiaro del popolo dei leccaculo che senza etica e senza imbarazzo passano dalla difesa aprioristica della deplorevole condotta del Silvio ( e non mi riferisco ai festini anzi credo che sia la cosa minore) alla difesa dei suoi amici. Il genocidio che in queste ora si sta consumando in Libia non sembra preoccupare il popolo dei leccaculo anzi fino all’ultimo il frattina ha cercato di “ammorbidire” le decisione della Ue quasi per dimostrare all’amico del suo padrone di aver fatto il possibile. 10.000 morti, fosse comuni, raid arei, bombe, militari uccisi perché si rifiutano di sparare alla folla, tolleranza zero contro i rivoltosi e per i nostri leccaculi la cosa che preoccupa sono esclusivamente la salvaguardia dei loro interessi, proprio così i loro interessi non del popolo italiano. Affari di petrolieri,costruttori e intrallazzieri  questo preoccupa i “nostri” rappresentanti, mica i 10.000 morti. Interessi garantiti dal colonnello che ora rintanato nel suo bunker potrebbe lasciare il controllo del territorio libico determinando così non pochi problemi ai guadagni dei nostri intrallazzieri e quindi ecco l’ennesima strategia del difendere l’indifendibile sparando stronzate come il rischio di un potere islamico, dell’arrivo dei rifugiati, e dalle macchinazioni di Al Qaeda. Tutto per difendere fino all’ultimo l’amico di bunga bunga che da 40 anni controlla la Libia come una proprietà privata. La primavera nordafricana ,qualcuno prova a definire l’ondata a catena di ribellione e la cacciata dei dittatori amici dell’occidente. Adesso mandiamo via i dittatori democratici occidentali.

Al Jafhar Budhassar

martedì 1 marzo 2011

Soldi al vento?...

50.000 euro per il premio Matilde Serao. Questa è la somma destinata al premio  grazie al’impegno di Massimo Grimaldi.
Questo apprendiamo da Carinola punto net. Questo mi lascia sbigottito. 50.000 euro per un premio che, diversamente da come dice il gestore del sito, non coinvolge la comunità ma quella parte che definirei i “signori dalle unghie spezzate”.  Ovviamente non tutti, ma è chiaro che questi premi, così come il premio Moscati, si presentano come un semplice momento autocelebrativo degli organizzatori e della politica. I momenti più interessanti, ovvero le letture degli scritti della Serao, le vicende di vita vissuta della scrittrice nel nostro comune, vengono percepiti dai presenti come una parentesi noiosissima, prima dell’atteso buffè.
Certo che con 50.000 euro il buffè si trasformerà in una opulenta cena di gala dove tutti, mettendo da parte cravatte e pellicce di pessimo gusto,  piomberanno come libici affamati sulle pietanze, con consequenziale sacchetto da portare a casa e riscaldare, come si fa in ogni matrimonio paesano che si rispetti. Non voglio assolutamente sparare sulla figura di Matilde Serao che forse lo stesso Grimaldi non conosce (anzi lo invito a leggere Le virtù di Checchina  in modo da capire che la scrittrice non sarebbe tanto in linea con gli “ideali” del partito del massimone), ma non posso assolutamente concepire una mercificazione gratuita della cultura che, alla fine, non si rivela tale ma semplice ostentazione, proprio come il concerto della  Ricciarelli (mamma mia che brutta immagine vedere tutti i cafonacci a sentire l’opera). E’ chiaro che i premi non mi piacciono in quanto, come ho già detto, non coinvolgono la cittadinanza se non per il cibo gratuito e credo che 50.000 euro potrebbero essere usati per fare iniziative collaterali e formative, come ad esempio un seminario di giornalismo,  un concorso letterario per gli alunni delle scuole di Carinola e molte altre cose.

Con 50.000 euro comprerei la casa della scrittrice, oggi disabitata se non sbaglio, e ne farei un museo a lei dedicato. Con 50.000 euro si potrebbero fare tantissime cose di forte valenza culturale che sul serio coinvolgerebbero la cittadinanza e non solo gli appassionati del buffè. Al di là di tutto, che arrivino soldi per la cultura è sempre buono, ma è degradante vedere (mi auguro che non sia così) come i fondi vengano sperperati per l’autocelebrazione di pochi,  e la qual cosa offende ciò che ha scritto e detto Matilde Serao nella sua fortunata carriera.

Anima Perplessa








sabato 26 febbraio 2011

L'URLO DI Biasox


La popolazione di Calenum era prostrata dai tre lunghi anni di assenza del conte Biasox dal trono della contea. Chiusa la breve parentesi di governo, del duca Giano Trifronte de Fontanavecchia (leggi l'abdicazione del Conte Biasox), tutti attendevano trepidanti il suo ritorno. La maggioranza dei vassalli era pronta a combattere per lui, mentre i servi della gleba in massa imploravano il suo ritorno piangendo e pregando. In verità, piangevano soprattutto per le tasse ed i balzelli, che Giano Trifronte aveva propinato senza risparmio. Alle sue, si erano aggiunte, quelle imposte dallo sceriffo del regno che le aveva triplicate. Proprio questa notizia aveva spinto Biasox ad accelerare il suo ritorno. Le nuove tasse avrebbero rimpinguato le casse della contea e di conseguenza le sue tasche. 

Prima di tornare nel suo contado natìo, Nocellum, inviò un dispaccio allo sceriffo del regno, che governava temporaneamente Calenum. Chiese di approvare, repentinamente, la tassa sui sepolcri che era stata sospesa da Giano Trifronte. Come tutti ricorderanno, Giano Trifronte, per indurre i servi della gleba a nominarlo reggente, durante l'assenza di Biasox, aveva promesso solennemente di eliminare la tassa sui morti. Ovviamente era una finta, in quando il balzello lo avevano ideato insieme con il Conte. Anzi si era sparsa voce che fosse stato proprio Giano a progettare una truffa tanto colossale, viste le sue competenze in materia finanziaria.
Stava proprio leggendo il dispaccio dello sceriffo, che lo informava della definitiva approvazione della tassa sul morto, quando un paggetto lo avvisò, che la riunione dei vassalli, valvassori e valvassini a lui fedeli stava per iniziare. Il suo petto, già gonfio di soddisfazione, si espanse ancora di più, rischiando di rompere le cinture che tenevano la corazza. Tutto andava a gonfie vele, tasse vecchie, tasse nuove, ed adesso anche gli immensi introiti derivanti dalle sepolture. Pesando ai guadagni derivati, denominò quella tassa, proprio finanza derivata, nome che è rimasto fino ai nostri giorni. Sfoggiando il suo sorriso più largo entrò nel salone, salutando tutti con ampi gesti della mano, e rispondendo con cenni del capo, alle rumorose ovazioni che furono sentite per tutto il contado. Dopo aver tacitato, con grande sforzo, le acclamazioni festose dei presenti, iniziò il suo discorso. Al contrario del solito, fu molto chiaro e conciso, in breve disse:

 - Sono tornato per riprendermi il trono della contea, mio di diritto". Tutti lo interruppero con un grande applauso e corsero a baciare i suoi piedi. 

Stava quasi per chiudere la riunione, quando una voce dal fondo della sala gridò: 

- Chiedo di parlare!

 Tutti ammutolirono, guardando avanzare  Lorenzo de Verdis, soprannominato Savonarola. Appena il Conte lo riconobbe, anche se nei suoi confronti, sembrava un topolino al cospetto di un elefante, sentì un brivido corrergli lungo la schiena. Savonarola, invece di dilungarsi nelle solite prediche piene di improperi, arrivò subito al sodo. Disse, con tono deferente ma fermo:

- Signor conte, lei ha governato per tanti anni, pertanto il popolo di Calenum ha bisogno di un rinnovamento. Propongo - continuò - al suo posto la nobildonna Antonia De Bufalirinis, moglie di don Juan, uno dei suoi più fedeli servitori...

Appena profferite quelle parole, nella sala calò un gelo, come se vi nevicasse all'interno, tanto che molti incominciarono a tremare. Biasox si rigirò sulla grande sedia, su cui era seduto, impettito, mentre il suo viso sorridente, si trasformò in una maschera diabolica. Si alzò di scatto e contemporaneamente sguainò la sua spada damascata, e brandendola in modo minaccioso, urlò con quanto fiato aveva in gola: 

 - IL TRONO E MIO E NESSUNO ME LO TOGLIERA'  !! 

Inoltre, aggiunse un pò di insulti irriferibili, nei riguardi di colui che metteva in dubbio il suo diritto al trono di Calenum. Uscì, correndo dal salone urlando come un ossesso. Urlò tanto forte che fu sentito fino ai confini della contea, anche gli animali che stavano dormendo si svegliarono. Continuando a gridare "E' mio, è mio" salì sulla sua carrozza argentea trainata da 160 cavalli e si allontanò nella notte, lasciando i suoi sudditi nella più grande disperazione.

..........continua.


IL CONTE DEL GRILLO

venerdì 25 febbraio 2011

Zitti zitti… quatti, quatti

Ogni riferimento ai ratti è puramente causale
La popolarità cede, la credibilità pure dei super-big-sparaball- Politici italiani. Da noi il quadro non è così diverso. Forse, addirittura più pietoso. Calcoli notturni di anime dannate, ininterrotte strategie quotidiane, accordi qua, accordi là, accordi anche lì. Cose da far rabbrividire, perché in ordine di cose il progetto da presentare ai carinolesi è l’ultimo pensiero. Per essere generosi. Anzi ci sono soluzioni più semplici: il copia & incolla. Basterà prendere i tanti punti non realizzati e ripresentarli, come se prima ci fossero stati gli alieni sul Comune. E poi attaccarsi sui cimiteri, sull’Ufficio tecnico, sui Vigilini, spaventare un pò la gente col solito metodo, così in voga nelle tormentate campagne elettorali: voce grossa, carota e bastone.


Per ora, di accordi in giro ce ne sono parecchi, ma le alleanze non si sono ancora del tutto determinate. Poche sere fa a Nocelleto mancava poco che qualcuno volasse dalla finestra. Da quanto si è capito – Pd, Verdi, Psi, Udc e Pdl (questi assenti) - dovevano decidere qualcosa, sembra i nomi di un nucleo, per conto di tutte le forze politiche, che avrebbe stabilito i nomi dei candidati sindaci, e altre cose. Insomma, un passaggio democratico. Il Verdone Razzino pensa invece di fare una mossa a sorpresa. Propone i due candidati sindaci che secondo lui andrebbero bene, ossia Pasquale Galdieri e Antonella Migliozzi. Un secondo dopo e Pasquale di Biasio mette le ali e si spara a tutta birra dalla porta del circolo del Pd. Ha fatto il giro del Comune urlando - proprio come un film di Fantozzi- per scaricare la bile, per poi ritornare. Il motivo? Troppo semplice. Si è rotta qualche uova nel paniere, ma non tutto è perso per fare una frittata. Nei Dieci invece - etichetta quasi mitologica vista l’età- la situazione è altrettanto comica, perché questi pensando di andarsene tutti a casa, ora devono pensare a come ritornare in Comune. E così si scervellano. Pure qui il sindaco lo vogliono fare in troppi, dimenticando che cosa sono stati, quante cose non hanno fatto e soprattutto quale serissimo progetto servirebbe per Carinola. Gennaro Mannillo? Ne sta studiando un'altra, scoprendo sempre più il meraviglioso mondo dei blog. E allora? Mandarli tutti quanti in vacanza a Honululu, sarebbe un’ultima spesa ma sicuramente salvifica. La verità? Serve una seria alternativa, la gente ci crede, i giovani pure. Don Paolo Marotta, parroco di san Donato e Ventaroli, lancia una provocazione che sta facendo rumore: “scendere in campo quando si è totalmente liberi da qualsiasi interesse privato e pubblico, quando sei chiamato a fare delle scelte o prendere decisioni e le fai e basta, senza chiederti se i tuoi amici trarranno qualcosa di buono, senza paura di chi ti potrebbe creare difficoltà o addirittura minacciarti”. Succederà qualcosa di nuovo?


Jhon alla Mano

mercoledì 23 febbraio 2011

Le ipocrite piroette della politica

Lasciando da parte il puttanaio nazionale vorrei parlare delle questioni politiche locali che pur prive di storie  sessuali (forse) è comunque lo stesso bordello. Dai bunga bunga di Silvio alle orge politiche dei  “nostri rappresentanti” il passo, eticamente parlando, è decisamente breve. Sembra certo che a maggio i carinolesi dovranno esprimersi sulla “nuova” faida che dovrà gestire l’amministrazione comunale e al di là delle compagini in via di definizione, che si scontreranno per l’ambito traguardo, è chiaro che non avremo nessuna novità. Le stesse facce, le stesse parole, le stesse promesse, la stessa ipocrisia e quindi la stessa puzza di vecchio. Gli amici diventati nemici ritornano amici, quelli che, invece, erano prima nemici per poi essere amici sono nuovamente nemici. Dividersi per poi unirsi odiarsi per poi amarsi tutto all’insegna dell’offesa della nostra lucidità intellettuale.
La forza di questi magnaccioni della politicuccia da 4 soldi è proprio il radicamento di essi nei terreni paludosi della nostra piccola società locale, nella quale non c’è chiaramente la partecipazione, la voglia di riscatto, l’indipendenza mentale di noi cittadini nei confronti di questi individui. I soliti noti, sono sempre forti grazie e questa melma di cui sono gelosissimi e golosissimi e che grazie alla quale, applicheranno nuovamente la regola della sudditanza, ovvero: io ti faccio un piacere in quanto posso farlo e tu e tutta la tua famiglia mi voti.
Poi, quando le elezioni saranno all’archivio, chi si è visto si è visto. Oddio, qualche posticino lo si trova sempre ai tifosi che hanno lavorato meglio, ma più di questo niente.
Lo so che tu lettore stai pensando : “ma perché non ti candidi tu” ma la soluzione non è semplicemente costruire una nuova classe politica ma costruire una cittadinanza, un nuovo modo di approcciarsi al vivere socio-politico. Non può esistere una nuova classe politica che miri ad una agognata e improbabile svolta se prima non c’è una popolazione che unita senta:  la partecipazione, la voglia di riscatto, l’indipendenza mentale come beni primari. Condizioni fondamentali per rompere la iattura della sudditanza ingiustificata tra politico e cittadino. Un triste incantesimo che i nostri politiciucci continuano (con successo) a tramandare da padre in figlio dal primo dopo guerra. I cittadine sono migliori dei loro rappresentanti, i cittadini sono più potenti dei loro rappresentanti.
Finche i carinolesi continueranno a rintanarsi pensando che alla fine di tutto, ciò che conta è il frigo mediamente pieno, il giardino fiorito e la casa ordinata non ci sarà via d’uscita. Il nostro comune è il nostro frigo,il nostro giardino, la nostra casa. Chiunque amministri deve temere i suoi concittadini e questi devono pretendere senza dire mai grazie. Il diritto non è una concessione personale.

Screwed Over Lou


domenica 20 febbraio 2011

Così parlò Zarathustra (2)


Lo scenario politico carinolese é totalmente cambiato negli ultimi giorni. I candidati aspiranti alla candidatura di Sindaco salgono vertiginosamente. Rosa Di Maio rimane in pole position diversamente il gruppo Grimaldi si sfalderà, perderà i dissidenti del PD Marrese e altri. Ottima la proposta di candidatura di Ullucci Modesto ma pare che non abbia accettato, così come non ha accettato Leandro Loffredo, gli altri aspiranti rimangono Di Lorenzo Mattia, Galdieri, i fratelli Di Biasio. Rimango dell'idea che il candidato vincente sarà Di Maio per tutta una serie di convergenze, Mannillo sta per costituire un movimento ma solo per far dispetto alla coppia Benito Migliozzi - Mattia Di Lorenzo alla fine farà una battaglia ideologica. Sarà contento Carlo Zampi che proporrei come candidato della frazione di Nocelleto nella lista del cugino a patto che non faccia più il prete ""non è credibile"". Ha sempre parlato di onestà, trasparenza ma spesso si é circondato di persone non integre da un punto di vista morale. Sulla questione cimitero non dice una parola perchè sa di avere delle responsabilità per il ruolo delle congreche per non parlare poi dell'allegra gestione del comitato festeggiamenti.

Zarathustra

giovedì 17 febbraio 2011

Ci seppelliranno i gomorristi?


Sembra che ormai i giochi siano fatti per i cimiteri carinolesi  che molto probabilmente saranno affidati alla Sacom. come tutti sanno è una ditta  operante nelle terre dei fuochi, in cui ha la sede ed il personale.. L'operazione studiata  da DiBiasio, con la collaborazione di tecnici raffinati ,sembra ormai sulla dirittura di arrivo. Con l'ausilio deteminante del commissario prefettizio tra poco i nostri morti saranno affidati alle cure dei suoi compaesani. L'operazione del costo di milioni di euro è troppo allettante per molti per poter essere fermata. Si è assistito al balbettìo di qualche politico ma senza atti concreti. Il primo atto dovrebbe essere la richiesta alla procura ad indagare su tutta la vicenda. Si dovrebbe verificare la regolarità della gara, la congruità del costo ed il veramento di eventuali tangenti, presenti, future e ...passate. Il progetto, come si sa, prevede la gestione e l'ampliamento dei due cimiteri carinolesi.Quello che non si comprende perchè la gestione non possa restare nell'ambito del comune, sistemando qualche disoccupato. Non si comprende perchè non si possa affidare alla cooperativa che già opera a Carinola oppure a qualche congrega. Non si comprende o forse si comprende benissimo,una gestione paesana sarebbe troppo trasparente riguardo la contabilità. Comunque si dovrebbe tentare di fermare questa prepotenza tentando di farli accontentare solo dell'ampliamento. La campagna elettorale scorsa fu dominata da questo argomento, cerchiamo di sostenerlo anche in questa. Se il sindaco di Falciano dice che a lui interessa solo che si faccia l'ampliamento del cimitero a quello di Carinola, che auspico migliore, dovrà interessare anche che i nostri morti non finiscano nelle mani dei gomorristi.

Aspirante custode

lunedì 14 febbraio 2011

Se non ora quando?...



 Oggi, domenica 13 febbraio 2011, sono per e con tutte le donne del mondo. A dire la verità, non solo oggi ma trecentosessantacinque giorni all’anno. Oggi però c’è qualcosa di più che le unisce e le fa scendere in tutte le piazze d’Italia e del mondo: la difesa della loro dignità. Chi pensa che la donna possa essere solo comprata, mercificata, usata ed abusata, sbaglia di grosso. Chi pensa che le immagini pubblicitarie di donne bellissime e seminude che pubblicizzano qualsiasi cosa siano quelle più vere, sbaglia ancora di più. La donna non è questa, né in Italia né in altre parti del mondo.
La donna è colei che lavora senza ricompensa 24 ore al giorno; è la mamma che piange i suoi quattro figli morti bruciati in una baracca fredda e umida, è la moglie che traina l’intera famiglia, è la sorella che provvede ai suoi fratelli più grandi o più piccoli, è la figlia che tende le mani all’angolo delle strade per avere un euro d’elemosina, è la lavoratrice che lavora fuori e dentro casa e magari non ha neanche un’ora per se stessa. 
E’ anche brutta, grassa, bassa, nera o gialla, tutto il contrario delle bellissime silfidi che popolano il piccolo schermo e a cui sembra che spetti tutto, ma è la depositaria di quei valori che ancora governano il mondo: amore e condivisione per gli altri, dignità, onestà. Parole scontate? Certo. Sono talmente scontate che quasi  non si sentono più. Eppure sono proprio queste le parole che hanno fatto girare il mondo per millenni e che hanno portato la donna a conquistare dei diritti che prima le erano negati. Molte sono morte per questi diritti di cui, oggi, usufruiscono tutte le donne del mondo occidentale. E ora cosa succede? Una classe politica corrotta e opportunista vuole riportare la donna alla condizione di oggetto sessuale, di merce di scambio, annullando in un attimo qualsiasi conquista per cui  tante donne hanno lottato per secoli.
Non possiamo permettere che questo avvenga ed è giustissimo ripristinare i parametri e dire ai capoccia: “Alt! Un momento! Il messaggio che state facendo passare al mondo intero non è corretto! Le donne siamo soprattutto noi, quelle che lavorano, quelle che vivono una vita normale o al di sotto del normale, quelle che non scendono a vergognosi compromessi. E oggi saremo tutte in piazza per ricordarvelo”.
Non potrò essere fisicamente in nessuna piazza, ma sarò in ogni piazza d’Italia per difendere almeno col cuore e con la mente la dignità delle donne. Quelle vere.

Lady O

giovedì 10 febbraio 2011

Eroi o codardi?

E' ormai diventato normale che i giovani laureati migliori lascino l'Italia per lavorare all'estero. Tutti fanno finta di indignarsi, perchè gli altri paesi si avvalgono delle migliori menti italiane. Questi arrivi, servono a quei paesi per progredire in tutti i settori di attività, mentre il nostro resta fermo, se non addirittura regredisce. 
I politici, dietro le loro lacrime di coccodrillo, sono contentissimi di non avere intorno gente preparata che potrebbe infastidirli. Berlusconi è arrivato addirittura ad invitare esplicitamente i giovani, che reclamavano il lavoro, ad espatriare. Oltre ai politici, più felici di loro, sono quei laureati di mezza tacca, che sono riusciti a completare gli studi grazie alla loro assidua frequenza dei corsi o alla pietà dei professori. 
Questi, consci della loro incapacità conclamata, si danno alla politica o affiancano i politici già affermati, se non lo hanno già in casa. Grazie  alla politica, quello che è impossibile ed inesistente, per incanto si materializza, molte volte senza nemmeno la farsa del concorso. Una domandina, un colloquio, e si viene inseriti nei ruoli di qualche ente, dal quale poi agevolmente si passerà nell'ente locale preferito. Chi non vuole sottostare al ricatto politico è certamente un eroe!
Anni fa sicuramente un laureato, per il suo sacrificio, oltre che godere di una posizione economica migliore, riscuoteva anche il rispetto di tutti. Oggi che i valori individuali sono cambiati, se non addirirttura scomparsi, anche il vento è cambiato. Chi parte è considerato un disperato,  nelle migliori delle ipotesi un fesso, anche se tutti, all'apparenza, lo osannano. Questo cambiamento di valori appanna le scelte coraggiose classificandole come atti di codardia. I dubbi sono molti, in quanto è molto più difficile districarsi in un mercato del lavoro inesistente, come quello italiano in mano alla politica. Non per questo, tutti quelli capaci di leggere e scrivere devono abbandonare questo paese. Di questo si sta parlando, di abbandonare l'Italia, perché anche il nord soffre delle stesse problematiche del sud, almeno nei confronti degli immigrati meridionali.
Il coraggio, forse sarebbe quello di organizzarsi e di provare ad ostacolare questo tipo di politica imperante. Anche se perdenti, come oltraggiosamente li indica qualche capetto politico, si dimostrerebbe più coraggio contrastare i politici apertamente, non facendoli dormire per il terrore di perdere il loro potere, con annesse prebende. Su questo la Lega è emblematica, perchè è riuscita a soppiantare dei Moloh politici come la DC ed il PCI. L'importante è iniziare, per farlo ci vuole tanto coraggio e tanto ottimismo.
Amleto

mercoledì 9 febbraio 2011

All’ anonimo della Protezione Civile

La Redazione del Quiquiri riceve moltissimi articoli anonimi e quasi tutti vengono pubblicati per quel senso di  democrazia che caratterizza il blog. Alcuni però vengono respinti  perché senza alcun interesse per la pubblica utilità o perché pieni di offese fine a se stesse.
Ogni tanto riceviamo anche qualche articolo  che ci accusa di qualche cosa e a cui, di solito, non rispondiamo. L’ultimo è arrivato qualche giorno fa da  parte di un  anonimo di una fantomatica Protezione Civile  carinolese, il quale ci accusa di non aver trattato un argomento a lui caro, ossia la diatriba che sta animando Nocelleto tra la stessa Protezione Civile e il nuovo Parroco.
Per questo articolo vogliamo spendere due parole, se non altro per mero fine di chiarimento, rivolgendoci direttamente all’anonimo interlocutore.

Noi del QUIQUIRI non siamo abituati a parlare di cose che non conosciamo, anche se può sembrare il contrario.
E’ noto a tutti che questo blog è aperto ai cittadini e chiunque abbia qualcosa da dire può inviare un articolo che sarà pubblicato previa valutazione da parte della Redazione.
Se la Protezione Civile di Carinola, di cui non conosciamo assolutamente l’esistenza, avesse cercato di usare Il QUIQUIRI quale strumento formativo e informativo per far conoscere la propria opera a favore del territorio e dei cittadini e noi non avessimo pubblicato, essa avrebbe il diritto di accusare e di criticare, ma dal momento che tutto ciò  non è stato fatto, questo diritto non ce l’ha.
Non ci risultano però interventi o denunce da parte di una Protezione Civile carinolese ogni qualvolta la montagna ha preso fuoco, per il taglio abusivi dei boschi o ogni qualvolta si è parlato di emergenza ambientale. Se una Protezione Civile esiste in quel di Carinola, essa è sicuramente un' associazione fantasma, visto che non si preoccupa abbastanza di diffondere la propria opera.
Il blog non si presta quindi alle piccole vendette dei singoli o dei gruppi che vogliono screditare una persona appellandola in un modo così razzista ed anti-democratico. Se questi sono i metodi della Protezione Civile carinolese, siamo ben lontani dall’essere “Civile” e il blog non può prestarsi  a simili, gratuite meschinità.

La Redazione del Quiquiri

mercoledì 2 febbraio 2011

Faraoni globali


Guerra all'Irak: governati e oppressi da un dittatore.

Guerra all'Afghanistan: governati e oppressi da talebani dittatori e terroristi.

Guerra all'Iran: governati da un maniaco assassino che si permette di definire Israele stato nazista.

Guerra al Venezuela: governato e oppresso da un pazzo protezionista e in più grasso.

Le guerre sono tante, appoggiate dalle tv, dagli stati, dai politici, ma ancor di più dagli imprenditori, dai magnate delle armi, dei medicinali, delle droghe, delle industrie in genere.
Il Cairo e l'Egitto sono da giorni nel caos, la ribellione del popolo è sfociata come un fiume in piena come pochi avrebbero immaginato potesse accadere. E tanti in Europa e ancor di più in Italia si augurerebbero lo stesso per il proprio paese. In effetti da noi la situazione non è poi così diversa, laureati senza un posto nè prospettiva, costretti ad emigrare o a prostrarsi al politico di turno. Diritti cancellati e straziati, tasse sproporzionate e redditi miseri. Oligarchia allo stato puro. Beh! Io personalmente mi auguro una vera e feroce ribellione come quella in Egitto o in Tunisia.
Ma torniamo al primo discorso introdotto.
Stranamente in questa occasione non sentiamo, tranne che con accenti poco interessati, grandi nazioni parlare di democrazia e libertà civili, non sentiamo presidenti di stati detentori della libertà e democrazia mondiale appoggiare quelle persone che soffrono e subiscono una dittatura ventennale. Questa volta il più grande stato “democratico” del medio-oriente ad esempio, non parla di liberare i popoli dalla schiavitù del dittatore e neanche sentiamo gli americani parlare più di tanto di libertà, democrazia e bla bla bla.. li sentiamo stranamente parlare dell'importanza dello stretto di Suez,  o sentiamo i loro amici israeliani parlare della paura dei partiti islamici e così via. Questo stato di cose, questo tipo di ribellioni così spontanee purtroppo le vediamo poche volte, e non perchè ci siano pochi dittatori in giro, ma perchè i dittatori fanno comodo e tanto.  Dittatori ce ne sono dovunque, in quasi tutti gli stati dei nostri o meglio “loro” amici (o meglio servi) americani e israeliani su tutti. Basti pensare a paesi come l'Arabia Saudita, gli Emirati Arabi, Qatar, Kuwait ecc ecc. A pensarci bene ed a riflettere su come il mondo giri veramente, siamo tutti rinchiusi ed oppressi da un'enorme dittatura o meglio ci sono due o tre dittature mondiali che si confrontano.
I poveri egiziani avranno la loro gloria forse nell'abbattere il vecchio dittatore Mubarak ma non sanno purtroppo che ne arriveranno altri che sotto le mentite spoglie di democratici inizieranno ad affossare il paese in modo forse più dolce.. diciamo più democratico, ossia un po' uno e un po' un altro ma sempre con ben fisso lo scopo e cioè arricchire se stessi e i loro supporter americani e israeliani. La situazione è critica e potrebbe scappare di mano, circolano già voci su alti ufficiali Usa ed ebrei arrivati in Egitto per far procedere il processo di ribellione e deposizione del loro dittatore al meglio. Questo in base alle mie previsioni è ciò che accadrà.
In effetti a pensarci bene è lo stesso che è successo con noi, se solo pensiamo che ancora oggi a distanza di 70 anni dalla fine del fascismo ancora siamo costretti ad andare a combattere guerre  e far morire nostri soldati per guerre che non ci interessano minimamente. Guerre fatte, generate e provocate su misura dei forti industriali, politici e banchieri americani ed internazionali. Guerre atroci ed assassine, che non trovano spiegazione ne prima ne dopo il loro compimento. Guerre che tutti sanno che sono illegali e illegittime, ma che per forza di cose dobbiamo andare a combattere. Sempre ovviamente per lo stesso discorso. I nostri politici sono una metastasi di un cancro più grande. Un cancro mondiale. Un malanno psicologico, una disfunzione brutale assassina e avida di potere che si protrae tra tutti i governanti del nostro beneamato continente come in tutti quei paesi satellite di USA in primis.
Non so se riusciremo mai a risorgere, non so se il nostro futuro sarà un giorno quello di vederci liberi per davvero, di esser governati da un pizzico di buon senso globale, da un pizzico di giustizia globale. Devo dire che non ne sono cosi convinto ma la speranza si sa è l'ultima a morire..
La speranza che la nostra società, come una fenice si distrugga e divenga cenere per poi rinascere è l'ultimo amo a cui aggrappare la nostra seppur ormai flebile essenza di esseri umani giusti. 

 Sutekh, Setesh o Set