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venerdì 12 novembre 2010

Indagini in corso….

L' impianto di Mondragone
La Procura della Repubblica di Santa Maria sta indagando da qualche giorno, affidandosi ai Noe e all’Arpac, su alcuni lavori pubblici relativi alla depurazione delle acque nel carinolese.
Per ora sono state messe sotto sequestro tre aree, due a Santa Croce ed una a Carinola, ma tutto fa intuire che le indagini siano appena iniziate. Per questo motivo sono scarse le voci venute fuori. Tuttavia si sa che il periodo dei fatti sotto inchiesta andrebbe dal 2006 in poi.
Che cosa stanno cercando non ancora è chiaro, poiché per adesso, oltre a mettere i sigilli hanno portati via quegli atti dall’Ufficio tecnico che interessano le indagini. Provando comunque  a collegare i pochi elementi a disposizione, è probabile che i tre lavori sulla depurazione - sulle cui rispettive aree sono scattati  i sigilli lunedì sera-  non convincano del tutto gli inquirenti per il modo in cui sono stati esegiti. Quindi hanno proceduto al sequestro. 

Un impianto funzionante
Qualcuno invece pensa che si tratta di impianti così vecchi, che necessitando di costante manutenzione, poco o  niente affatto fornita, siano finiti per risultare inefficaci. Per ora nulla si può scartare. E’ altrettanto possibile poi che si tratti di un piano, di un’azione investigativa, ben più ampia, di controlli che arriveranno o sono già arrivati in altri comuni  per assicurare che la situazione sulla depurazione delle acque, nei comuni litoranei, sia effettuata come si deve, visto che la Regione sta pensando di investire nei prossimi mesi sulla bonifica del litorale domitio, fogna per tanti anni di scarichi industriali e civili, compiuti, come sappiamo, in modo abusivo.
Negli ultimi anni poi, grazie ad importanti indagini sull’ecomafie e sulla mala amministrazione delle politiche ambientali locali, le questioni di risanamento sono diventate di stretta attualità,  ed anche a Carinola, come si vede, qualcosa si sta smuovendo. 
Per anni si è preferito rimandare, occuparsi d’altro, investire in altro, così ci ritroviamo ora nel 2010 a capire ancora se funzionano o meno i depuratori nel Comune, per le acque reflue e per quelle sporche. Nonostante la tassa che molti pagano sulla depurazione.
Infine, è triste, ma altrettanto probabile credere che, quando arrivano i sigilli, vuol dire di fatto rimandare a chissà quale tempo nuovi interventi sugli impianti. Ammesso che questi abbiano mai iniziato a funzionare.

Reporter

martedì 9 novembre 2010

Il Rottamatore di Carinola

Il termine rottamatore è da giorni diventato di moda perchè usato ed abusato da tutti i giornali ed i commentatori politici. Pronunciato per la prima volta dal sindaco di Firenze riferendosi ai suoi big di partito questo termine ha identificato il desiderio di molti di svecchiamento e di rinnovamento. I giovani da sempre aspirano a ricoprire i posti dei vecchi in tutti i campi ,non solo politici ma anche economici e perfino religiosi. Da sempre i giovani considerano le generazioni più anziane meno preparate di loro o addirittura degli incapaci. Realizzare questo sogno di molti giovani non è molto semplice, detronizzare chi si è piazzato su una poltrona è un’ impresa molto ardua anche perchè l'occupante si è creato delle leggi che lo difendono. Molto facile se scoppiasse una guerra ma difficilissimo in tempi di pace. Chi prima di affrontare una qualunque impresa fa calcoli e preparativi meticolosi sicuramente non è un giovane, almeno di spirito. Chi è giovane sogna o si prefigge un obiettivo ed agisce per raggiungerlo senza calcolare nè l'interesse né le conseguenze di un eventuale fallimento.

Chi è giovane dopo aver combattuto anche se sconfitto è felicissimo di averci provato. Questo è lo spirito che anima I giovani innovatori del PD che tentano di mandare in pensione i vari D'alema, Fassino, Bersani e capozona vari che da decenni detengono il potere. Loro sanno che l'impresa è quasi impossibile ma forti della giustezza delle loro idee, ci provano. Meglio essere sconfitti dopo aver combattuto che vivere da vinti senza averci nemmeno provato. Anche Carinola ha il suo Renzi anche se milita nel centrodestra anzichè nel centrosinistra. Questi è il dottore De Crescenzo che emulando i vari medici della zona si è schierato da qualche tempo nell'agone politico carinolese.

Meglio non tracciarne il profilo umano per evitare di scivolare nel pro o anti la persona. Basti dire che è una persona socievole ed a disposizione di tutti senza distinzione di censo o condizione economica, doti necessarie per fare politica. La dote principale resta quella di essere un giovane politico che per alcuni è un difetto per moltissimi una virtù. La sua idea è semplice quanto velleitaria: mandare in pensione i politici locali che da molto tempo calcano la scena amministrativa del comune. In verità consapevole della sua poca esperienza non desidera eliminarli tutti ma solo una parte, ovviamente quelli che sono amministratori da moltissimi anni come Russo, Di Biasio. Marrese, De Risi e qualche altro. Gli altri sarebbero invitati a fare un passo indietro ed entrare in lista con compiti meno visibili ma certamente molto importanti mettendo a disposizione la loro esperienza. Questo loro sacrificio servirebbe molto per il bene della comunità penalizzando un poco i loro interessi personali. L'idea è buona e lui ci crede: sarà realizzabile? Sicuramente non con l'accordo degli interessati ma costringendoli. Se continuerà a raccogliere consensi intorno al suo ambizioso progetto prosciugando il consenso dei vecchi boss alquanto decrepiti può darsi che si convincano di confluire in un discorso innovatore.

La sua convinzione è che solo con un progetto innovativo Carinola potrà uscire dal pantano in cui è arenata per colpa di tutta la vecchia classe politica tesa più a realizzare ambizioni personali che l'interesse comune. Vorrebbe convincerli che le due cose ovvero interesse pubblico e personale dovrebbero marciare insieme dando la precedenza al primo. Per adesso l'unico progetto di novità e ammodernamento della politica carinolese viene da questo giovane professionista che sicuramente sarà corroborato dall'entusiasmo di tanti altri giovani, se non di età sicuramente di pensiero. Anche se non ci riuscirà sicuramente sarà felicissimo di averci provato per dire a sè stesso “ho combattuto quindi sono giovane”.

Plinio il giovane

domenica 7 novembre 2010

Nostalgia canaglia…

Leggendo qualche lettera aperta e che a mio avviso sarebbe stata buona cosa lasciare chiusa e sigillata con la ceralacca mi viene spontaneo dire che se nel centro sinistra locale il nostalgico  letterario aperto non trova dei riferimenti, raggelo quando penso che i suoi possano essere Landolfi, che grazie alla politica ha trovato un lavoro e Coronella per il quale già parlarne è troppa concessione. Certo,  vedere l’evoluzione  anzi l’involuzione della politica locale carinolese  mi lascia veramente nauseato. C’è chi pensa ancora alla destra, alla sinistra e al centro come entità ideologicamente pure che possano trovare applicazione nella politica locale. E provate a smentire lo scrivente esaminando attentamente le persone che a livello locale si fregiano di queste pure appartenenze rispetto alla vita che conducono. Conservatori, cristiani, progressisti o opportunisti? Magari esistessero ancora quelle ideologie. Credo che oggi a  Carinola vi sia spazio solo per chi voglia fare politica  esclusivamente per il proprio tornaconto. Basta con queste nostalgie canaglie. Certo è che a votare Mannillo non è stato solo quella parte dei duri e puri di destra, ma anche molte persone che si riconoscono in altri schieramenti che forse, a differenza dei puri di destra, hanno accettato la cosa sperando nel progetto di quella coalizione.  Io ho votato Gennaro indipendentemente dalla sua appartenenza o coalizione e credo che molte colpe del suo crollo siano da attribuire anche a qualche viscido politico che bazzica nel centro-destra. Se questi destroidi sono così convinti di perseguire l’onestà o la legalità all’atto pratico si schierano con Fini o con quella destra che preferisce assecondare certa mala politica che oramai emerge sempre di più a livello nazionale? 

Anonimo via web

mercoledì 3 novembre 2010

ELOGIO DELL'INEFFICIENZA

Quando si parla di emergenze ed inefficienze tutti si affannano a cercare i colpevoli di tali catastrofi quasi tutte facilmente evitabili. Senza allontanarmi troppo verso la diga del Vajont ma restando ai nostri giorni mi sono sforzato di quardare da altra angolazione qualunque inefficienza analizzandone qualcuna in dettaglio. L'autostrada Salerno-Reggio Calabria per esempio fu progettata male ubicandola in un sito sbagliato e realizzata peggio da ditte improbabili per cui è stata ed è pericolosa. Quella che sembrava una grave inefficienza si è rilevata una grossa risorsa economica per una regione notoriamente svantaggiata economicamente. Quando fu realizzata si arrichirono i progettisti ed i costruttori altri, facilmente i figli, continuano ad arricchirsi oggi su quella tratta di autistrada. Non bisogna dimenticare l'effetto economico benefico che ha avuto quella inefficienza su tanti comuni della Calabria.Gran parte dei loro abitanti nei decenni  passati e ancora oggi sono vissuti bene grazie a quel lavoro. Personalmente ho sempre condannato il comportamento di chi aveva realizzato quell'opera e invocato per loro il carcere. Man mano che sono passati gli anni mi sono convinto che se l'avessero realizzata dei tecnici seri avremmo avuto un grosso discapito economico e sociale. Esaminando la crisi attuale dei rifiuti in Campania anche qui ho dovuto ricredermi. Quando fu bocciato il primo ciclo dei rifiuti stilato dalla giunta Rastrelli sono stato tra quelli che ha inveito contro coloro che chiaramente stavano creando i presupposti per un disastro. Anche su questo negli anni mi sono convinto che a parte l'immagine è stata una operazione che ha portato benessere economico a molti. Come tutti sanno il piano Rastrelli prevedeva la costruzione di sette inceneritori con due sole discariche in cui dovevano andare le ceneri di combustione e l'unido.Bocciato si passò alle discariche private, uno dei capitoli più neri per l'ambiente della Campania. In questa regione visto il basso costo di smaltimento fu portato di tutto da tutta Italia ed anche da altre nazioni europee. Mi hanno raccontato di camionisti che davano un assegno in bianco al gestore della discarica dopo di che si liberavano de loro carico velenoso. Di giorno si scaricavano i rifiuti urbani di notte quelli industriali che venivano nascosti sotto di essi. Questa attività ha portato tanti soldi a tanta gente che li hanno riciclati  in attività legali incrementando l'economia dei singoli e della comunità campana. Dopo è arrivato il maestro dei maestri Bassolino con i suoi esperti Ricordo uno in particolare un certo Facchi per la sua faccia particolarmente intelligente.In quindici anni sempre emergenza rifiuti e sempre dando alla gente l'impressione che la situazione era stata risolta.Fra squilli di trombe annunciò il nuovo piano di smaltimento che prevedeva la chiusura delle discariche private e la costruzione degli inceneritori con qualche discarica pubblica. In pratica si tornava al passato sostituendo gli inceneritori con i termovalorizzatori. Chiuse le discariche private non furono realizzate quelle pubbliche e per anni non si è saputo dove mettere i rifiuti. I consulenti di Bassolino ebbero la geniale idea di imballarli e stoccarli in vari siti dove ancora si trovano. Il risvolto economico dell'operazione è stato grandioso. Sette centri di vagliamento con centinaia di addetti, camion che portavano rifiuti da un capo all'altro della regione e l'affitto dei terreni, una manna per i proprietari. Dimenticavo i treni ed i camion che partivano per la Germania e per tutte le regioni italiane. Un giro di affari  immenso. soldi per tutti, per amici ed avversari, infatti tutti zitti tranne gruppi di cittadini che a turno hanno protestato. Arrivati al punto che si rischiava che mezza regione fosse occupata dalle balle di rifiuti e danche per far fronte alle crescenti proteste della popolazione arrivò lo specialista delle emergenze, Bertolaso. Questo anzianotto con vesti di giovanotto sempre in tuta e golfino per sprizzare giovinezza ed efficienza  in pochi giorni trovò la soluzione. Fece scavare un paio di buchi e fece buttare tutto dentro oltre a far completare la costruzione dell'unico inceneritore di cui era iniziata la costruzione. Ovviamente l'inceneritore come l'autostrada è stato costruito male in modo che non assolva in pieno al suo compito. Fra qualche anno produrrà anche emissioni velenose e dovremo risolvere un'altra emergenza ambientale. Ancora oggi lo specialista è tornato per risolvere l'ultima crisi con epicentro Terzigno con un borsa una ventina di milioni di euro da distribuire.. Un centinaio di camion di terra ed il problema è stato risolto.... per ora. Venticinquemila addetti, migliai di camion e rusope impegnate, milioni di euro di affitto annuali. erogati oltre alla grande miniera d'oro rappresentata dai depositi di balle da smaltire. Questo il grande giro economico creato dall'inefficienza di tutti questi anni. Un calo di immagini e qualche problema ambientale ma in compenso un grande ritorno economico per gran parte della popolazione che vive di rifiuti. Ovviamente non è finita il buco tra poco si riempirà e nessuno ne vuole altri quindi si ripeterà il teatrino. Si indicherà un altro sito , si costituiranno i comtiati civici, la polizia farà finta di essere sopraffatta . Nel frattempo non avendo dove sversare i rifiuti resteranno nelle strade e scoppierà un'altra emergenza finanziata da somme sempre molto cspicue. Spero  di aver fatto comprendere lo sdegno personale nei confronti dei comportamenti  che ho descritti. Comunque nonostante il mio biasimo e quello di tantissimi i fatti, anche se raccontati in minima parte, restano quelli senza tema di smentita.

IL CONSULENTE 

lunedì 1 novembre 2010

Ecologia e res pubblica

Ma che bravo il comandante, sempre ligio al dovere! Con la sua nota sensibilità, interviene con solerzia per premiare ogni buona azione di cittadini volenterosi. Anche questa volta non si è smentito. Appena ha saputo della bella iniziativa ecologica dei cittadini casanovesi, ha subito mandato due vigili, casanovesi anche loro, a prendere i nominativi di tutti i volontari che ripulivano la villa comunale dalla monnezza che ristagna là dentro da mesi.

Sono sicuro che ognuno di loro riceverà a casa il grazie ufficiale del Comune, con un piccolo regalino allegato: magari una scopa smaltata in oro di Bologna a ricordo dell’interessante giornata.

Non si può non premiare un’iniziativa cosi responsabile e civile, l’ennesima a dire la verità.
I cittadini di Casanova si dimostrano sempre molto coscienziosi verso la cosa pubblica cittadina; perché appartiene a tutti, nevvero? Altrimenti che senso avrebbe quella parola “pubblica”? E siccome in tutto ciò che è pubblico ci giocano i bambini, ci stazionano gli adolescenti, ci passeggiano i vecchi, allora è d’obbligo mantenere pulito l’ambiente, anche per offrire un minimo di sicurezza a chi lo usa, di giorno e di notte. E siccome i commissari prefettizi, gli operatori ecologici e quelli socialmente utili sono presi da ben altri problemi in questo periodo d’emergenza totale, ecco che i cittadini hanno voluto dare una mano all’amministrazione pulendosi da soli la villa. Che male c’è? E’ solo questione di collaborazione; non è così che si fa in tutte le famiglie?

Se noi riteniamo che il nostro Comune di Carinola è una grande famiglia, allora non deve sembrare strano che molti suoi figli sentano la responsabilità civile di pensare anche agli altri. Credo anzi che sia un’iniziativa da ammirare, anche se, certe volte, come tutti i figli molto buoni ma  impulsivi, ci si dimentica di dirlo al papà. E allora il buon papà che capisce e comprende fa solo una tiratina d’orecchi, ma lascia correre.
Bah, in fondo i problemi di Carinola sono ben altri. E si può dire quello che si vuole, ma un po’ di pulizia non fa certo male!

 Ecologista

venerdì 29 ottobre 2010

(Sogniamo di scrivere il nostro futuro)


La Statua di Re Lear a Chicago

Parliamo subito di Carinola, terra bruna, assolata e addormentata. Ma ricca. Ricchissima e verde, abitata da troppi sognatori, ma anche da gente abietta, da molti indifferenti e da pochi coraggiosi. E se dimentichiamo qualcuno, lasciamolo pure dormire ancora. Una domanda giusta credo, quella di domandarsi che cosa si desidera. Ma lo stesso vale per chi ha bisogno di andarsene via. Lontano. Ma tornerà?Chissà…

“Il desiderio è la vita - diceva ieri sera al Teatro Nuovo un meravigliante Albertazzi - finchè si desidera si è vivi”. Questa breve battuta, ma carica di significato, detta alla fine di un così trascinante adattamento di Lear (da William Shakespeare, realizzato da Antonio Latella e Ken Ponzio) mi ha aperto improvvisamente gli occhi, più di quanto non li avessi già. Una rara sensazione dentro una visione altrettanto irripetibile. Perché in fondo questo è il teatro, così come la vita. Un soffio di parole che si possono ascoltare come un battito d’ali.

Parole a cui seguono belle cose.

Ma dicevamo dei desideri. Timidi, audaci, spregiudicati, sporchi, vecchi e nuovi. Buoni e cattivi. In tutte le comunità si tessono questi ed altri elementi. E nel nostro caso, quali desideri la spuntano? I peggiori o i migliori? Scusate tanto questo tono dubitativo, ma il teatro non dà risposte. O almeno non le dà subito. Illumina, certo, ma che cosa c’è di meglio di una buona domanda?

Sarebbe già un primo passo se i nostri Coleotteri della politica, imbarazzati dalla verità, grassi di ritardi e di menzogne, si ponessero buone domande; per noi, ovviamente, non per loro stessi. Forse se ne fanno già troppe per conto loro...Sarebbe meglio se decidessimo di dimenticarci un po’ di questi arronzoni, ficcanaso ed ingordi, e invece provare a farci noi delle buone domande, e da queste partire, inseguire i desideri…

Ma non perdiamo il filo del discorso, che forse può anche non esserci. Un filo che dondola ancora. Forse subisce una nenia, quella della televisione spazzatura, delle chiacchiere che a volte fanno anche bene, ma ci distraggono troppo e ci dopano. E a volte finiamo per appassire. Da noi, servirebbe … E’ inutile, meglio parlare d’altro… Di teatro.

*

Non conoscevo la storia di re Lear. Me l’ha raccontata una mia amica poco prima di entrare a teatro. Banale definirsi colpito dopo uno spettacolo, ed, infatti, dirò “rinnovato” da una performance davvero singolare, avanguardistica quanto semplice, quella di Giorgio Albertazzi e dei suoi attori, che hanno deciso di “mettere a nudo” il teatro, la trama, la storia, le parole. “Parole extraquotidiane”. Tutto praticamente, era nudo, anche il pubblico, che si alzava, seguiva, spiava.

“Giovinezza, maturità, la solitudine della vecchiaia… un vecchio solo ha mille anni…”Lear dopo aver creduto di divider bene il suo regno, impazzisce; rimane solo. Due delle sue figlie contribuiscono a ciò. La terza, invece, che per il profondo amore della verità, ne è esclusa, lo amerà fino alle fine, sinceramente, in un modo così totale da consentirgli di “entrare nella notte ad occhi aperti”. Fino alla fine Lear quindi ha saputo risorgere grazie a Cordelia, e trovare la forza dentro di sé per sollevarsi, fuggire la pazzia.

E’ stato un tuffo nella storia dell’umanità. E poi la stessa fisiognomica di Albertazzi ne incoraggiava la suggestione: un volto di uomo che avrebbe potuto vivere in ogni età, dal tempo di Cristo a quello dei Provenzali, passare indifferente per le strade di Agrigento, consigliare Alessandro il Grande a Gaugamela, combattere per la liberazione della Spagna franchista, camminare nel mondo fino ad oggi…

*

Già, oggi..Che cosa facciamo oggi? E domani cosa faremo?

Che cosa desideriamo ardentemente?


Rinascere, rialzarsi, risalire… desideri come altri..



Emilio Votaterra

mercoledì 27 ottobre 2010

Lettera aperta a Mattia Di Lorenzo

Caro Mattia,
ho letto e continuo a leggere tutti i tuoi interventi sui siti locali in particolare dal famoso scioglimento del consiglio comunale.
Mi colpisce sempre, anche se dovrei esserci abituato, la tua capacità di analisi e la tua abilità a ricondurre i problemi al contesto e giudicarli nell’ambito dei valori della destra, che spesso richiami esplicitamente.
E’ per queste ed altre capacità oltre che per la tua bella retorica che ti abbiamo da sempre riconosciuto nostro leader.
I partiti potranno pure essere in crisi ma noi no. Noi abbiamo ancora tutti i nostri valori ed i nostri riferimenti, sia a livello locale che nazionale. La fusione con forza italia non ci ha cambiato più di tanto, anzi ci permette di governare.
Perciò, già sai bene quanto è stato difficile per noi accettare la candidatura di Gennaro la volta scorsa, ma l’abbiamo digerita, anzi ci siamo detti: prendiamo un pezzo dell’altra parte per poterla sconfiggere. Un pezzo, appunto, che si innestava su un corpo omogeneo del nostro centro destra e quanto fosse un corpo estraneo glielo avete ricordato quando avete costituito il gruppo consiliare del PDL.
Ora mi sembra esattamente il contrario, da quello che dice Galdieri, vuoi staccare un pezzo di destra (un altro pezzo si sta già smarcando) per buttarlo tra le fauci della sinistra con verdi, dipietristi e comunisti. Che speranza abbiamo?
Noi non siamo l’UDC, quelli dei due forni, loro vanno a destra o a sinistra a seconda della convenienza e ne hanno fatto perfino una filosofia ufficializzata da Casini!
Lo so che nel centro destra locale c’è qualche stronzo ma stiamo nell’alveo naturale delle cose, ne possiamo parlare con Coronella e Landolfi per risolverle, di là con chi parliamo?

Almeno ti candidano a Sindaco?

Io, dopo tanti anni, non me la sentirei di seguirti su questa strada e non mi sentirei traditore.
Perciò, qualora fosse vero ti prego di pensarci bene prima di fare questa scelta, altrimenti smentisci Galdieri quanto prima.

Un tuo elettore

sabato 23 ottobre 2010

Terzigno: le bugie hanno le gambe corte

 
Mi sembra di star rivivendo un incubo che a noi, abitanti di Carinola, ci ha appena sfiorato. Siamo stati più fortunati noi carinolesi ad avere chi ci ha liberato del mostro monnezza che stava per divorarci e ad avere un cava così piccola che non poteva far gola più di tanto se non a chi ci guadagnava qualcosa.
Gli abitanti di Terzigno e Boscoreale non possono dire la stessa cosa. Due milioni di metri cubi di monnezza sono una montagna, un’enorme vergogna di rifiuti che andrà ad intaccare le falde acquifere, l’aria, le produzioni agricole, il turismo, l’economia e soprattutto la vita dei cittadini. Un territorio da cui hanno tratto, traggono e trarranno sussistenza migliaia di persone sta per essere violentato, per sempre distrutto da chi queste persone le dovrebbe tutelare e difendere: lo Stato

Nei TG ho visto uomini, donne, ragazzi, vecchi e persino bambini che cercavano di intenerire le forze dell’ordine. E poi li ho visti sconfortati, disperati, arrabbiati, difendere con la forza e con azioni da guerriglia, bruciando camion e strappando bandiere italiane,  il loro diritto alla salute, alla vita contro lo Stato, un nemico finora aleatorio, ora diventato improvvisamente concreto.
Le possiamo chiamare fuorilegge queste persone? Le possiamo chiamare criminali? A chi dobbiamo effettivamente dare questi aggettivi? Ad uno Stato cialtrone, incapace di risolvere i problemi dei cittadini e che sta permettendo la disgregazione della società italiana in mille pezzi. E che per primo non rispetta le leggi, volendo aggredire  un Parco naturale protetto, quello del Vesuvio, e la dignità dei cittadini. Lo Stato è quasi sempre il primo nemico dei cittadini; mi dispiace dirlo, ma è così.

Circa tre anni fa, il Presidente del Consiglio si beava della sua boria, davanti ai cittadini campani, dicendo di aver risolto il problema rifiuti di Napoli. Certo, nascondendo la monnezza sotto il tappeto! Ora il tappeto è pieno ed ecco che la monnezza salta fuori di nuovo. Con una faccia da fariseo meschino, il Presidente accusa le amministrazioni locali perchè non hanno dato via alla differenziata. Potrebbe anche avere ragione, ma dove sono gli organi istituzionali di controllo che avrebbero dovuto verificare se la differenziata veniva fatta? Il problema dei rifiuti in Campania è talmente catastrofico e tragico, che non si può trattarlo come un qualsiasi problema amministrativo. Lo Stato  vuole il capitalismo? Che sia allora in grado di risolvere i problemi del capitalismo, di cui  i rifiuti sono l’aspetto più devastante. Lo Stato DEVE  intervenire. Ma non nel modo in cui lo sta facendo, quanto creando a livello nazionale una filiera per il riciclaggio e lo maltimento  dei rifiuti. E' una cosa così irrealizzabile? Non serve e non servirà gettare i rifiuti in enormi buchi vuoti. Il problema, dopo un po’, si ripresenterà di nuovo.

Bene perciò fanno gli abitanti di Terzigno e Boscoreale a farsi sentire e combattere lo Stato. Bene fanno a pretendere che la loro esistenza venga rispettata e tutelata. E bene fanno a pretendere che il problema venga risolto in altro modo.  A loro va tutta la mia solidarietà.


consigliamo vivamente la visione di questo breve filmato 

Lady O

mercoledì 20 ottobre 2010

riflessioni amatriciane su Marrese

Tenetevi forte. Quello che sto per dirvi potrebbe stramazzarvi al suolo. Per infarto del miocardio o per incontenibile crisi da riso. Antimo Marrese, in arte Antimus Mutus, ha messo nero su bianco, è salito in cattedra e, stufo del dilettantismo imperante, ci ha propinato il suo vangelo : un vero e proprio decalogo con tanto di precetti e dettami da seguire per mettere in atto una sana azione amministrativa e tendere al rilancio e allo sviluppo della nostra comunità. Un compendio di una terapia ad ampio spettro che spazia dalla conoscenza del territorio, fino ad arrivare alla imprescindibilità dei partiti, intesa come fucina di idee e palestra obbligata per la selezione della classe dirigente. Belle parole e propositi ancora migliori. Peccato che a diffonderli, come un novello apostolo, casto e puro come tradizione vuole, sia proprio lui : uno dei più pericolosi dinosauri della politica carinolese, sulla scena da oltre un quarantennio e fedele servitore di un solo credo : il suo!

Ma chi è Antimus Mutus ? Dall’ elenco telefonico risulterebbe essere un coltivatore diretto e, di per sé, questa è già un’ offesa verso chi, per davvero, quotidianamente sopporta il peso della usurante fatica della terra (lo vorrei vedere appresso alle mie vacche). Entra in politica agli inizi degli anni settanta, ovviamente tuffandosi a capo fitto tra le braccia di Mamma Diccì. La cosa gli piace, ha fame e comincia a fare capricci per avere il privilegio di attaccarsi alle mammelle della adorata mamma. In casa ha una sorta di fratellastro che gli insidia il posto e spesso arriva prima di lui : Aldo Migliozzi. Mamma Diccì però è esperta e capisce subito che tra i due a promettere meglio è Aldo ma, da buona Mamma del sud rurale e contadina, considera Antimus pur sempre “nu piezz ‘e core” e gli concede il latte in polvere del Comitato di Gestione dell’ Usl, siamo negli anni 80. Qui Mutus arrotonda la sua indennità di Assessore sempiterno e, strisciando come un serpente, ora con Loffredo, ora con Marcantonio, ora con Fiorillo, tira dritto per quasi un ventennio. Il suo motto, tanto per non derogare dagli spagnoleggianti aforismi della terra dei lazzari che furono è : ”Francia o Spagna purchè se mangna!” Improvvisamente però il cielo sopra di lui si ottenebra, arriva la saetta : il Consiglio comunale di Carinola viene sciolto perché ritenuto condizionato dalla criminalità organizzata. Mutus è preoccupato, colto da un momento di sbandamento, vede allontanarsi i privilegi di Mamma Diccì ma ha il merito di non darsi per vinto. Si mette in quarantena.

Meno di ventiquattro mesi ed è già pronto per il CCD di Pieferdinando Casini : in pubblico va dicendo che odia i comunisti e che si sente di Centrodestra. Si candida perfino alla Provincia, per mano della divina provvidenza non viene eletto. Intanto a Carinola mamma Diccì ha allevato un altro dei suoi figli migliori, ormai pronto per il grande salto : il giovane Di Biasio si è fatto strada, ha prevalso su quel buon uomo che era Antonio Matano. Marrese si guarda intorno, vede il Polo della libertà infestato dai Grimaldi e decide di cedere alle lusinghe di Pasquale e del Dibiasismo galoppante che annovera, tra i più pedissequi interpreti, Il sig. Giovanni Di Gennaro, altra meteora generata dalla vacatio della Democrazia cristiana, nel caso di specie quella casanovese. Pasquale comprende che Mutus può coprirgli una frazione, lo coinvolge nella gestione con tanto di licenza e agibilità. Mutus ne è grato, fa tesoro di quelle linee di credito e dimostra fedeltà in ogni occasione utile. Se ne sta zitto, come da quarant’ anni, come una statua. Dispensa certificati e accresce il profilo clientelare dell’ un’ azione amministrativa di per sé già deprimente. E cresce, tanto.

Con Pasquale supera tutti i travagli politici, approda dapprima nel il PPI, poi passa alla Margherita e, infine, si fonde con i DS in quel fritto misto cucinato con olio andato a male che è il Partito Democratico. Pasquale è contento, felice, compie salti di gioia e quando finalmente capisce che non può fare il Sindaco perché la legge glielo vieta, spinge Mutus verso il grande salto. Questi ha una sola titubanza : chi parlerà in campagna elettorale? Io non la faccio da una vita, a mala pena pronuncio le vocali e sbaglio tutte le finali, dice. Pasquale lo rassicura, ci penso io. Amen. Arriva la corrida delle elezioni e Mutus viene nascosto come un cane colto da improvvisa zoppia prima di essere catapultato sulla passerella di una Kermess di bellezza per esemplari a quattro zampe. La gente, il popolo, quello che Marrese invoca a che titolo non si sa bene, ne sgama l’infimo livello. L’ esito è scontato : Mutus perde! Di Biasio se ne fa subito una ragione, si rimbocca le maniche e prepara la rivincita non prima di essersi esibito in un paio di sparate in Municipio che nemmeno il miglior Benigni (con rispetto parlando). Mutus è triste , ha bisogno di una scossa, rischia l’ esaurimento, lui non ha mai perso. Non sa perdere . Non conosce nemmeno il significato del termine opposizione. Vuole riciclarsi, secondo alcuni pensa seriamente al suicidio ma, questa volta, la longa manus della provvidenza si ritira……..(Peccato) .

Bisogna intervenire, il trattamento sanitario obbligatorio è dietro l’ angolo. Lo capisce bene Marcantonio, allevato con gli stesi metodi. Si lascia intenerire e va da Mutus : ”Non abbatterti, gli dice, ci sono qui io. Ti faccio fare l’ Assessore con me, gestirai con me. Tutto, proprio tutto!”. Mutus sa che Marcantonio è sincero, del resto se non ci si aiuta tra Dinosauri vuol dire davvero che al peggio non c’è mai fine. E poi c’è Pietro li giù, una garanzia. Si riprende, gongola su e giù per le strade di Casale al pomeriggio con il suo nuovo Salvatore e di mattino all’ ufficio tecnico. Marcantonio ad Antimus ha prescritto una cura, estesa poi anche a Giovanni Di Gennaro. Innovativo come medicamento, prevede la recita di un ritornello per tre volte al giorno che suona cosi : ”Pasquale Di Biasio a morte! Pasquale Di Biasio a morte!” La cura ha successo, Mutus si riprende, Marcantonio è soddisfatto e lo è perfino Gennaro Mannillo : in questo modo, pensa la nuova fascia tricolore, non cado mai.” Marcantonio come Di Bella? Errore! Sulla scena irrompe Grimaldi con una agenda chiara e precisa e con una determinazione cinica e, soprattutto, una mission da compiere.. : sistemare definitivamente la pratica Marcantonio, portare con se Mutus e dare il benservito a Mannillo.

Comincia l’ attuazione pratica : Marcantonio viene trombato in 40 giorni per ben due volte: boicottato alle provinciali e fatto fuori dal pure agognato scranno di Assessore provinciale, al suo posto (che smacco) Rosa Di Maio, che nel frattempo , dopo averne presentato la lista, ha preso le distanze opportunisticamente da Pasquale Di Biasio. Nel mezzo l’ intimazione di sfratto a Gennaro che se ne va a casa mesto e rabbioso. Mutus capisce che Grimaldi non sa cosa farsene di Marcantonio . Ormai sono solo due a credere che possa fare il candidato Sindaco : il fido Filippo e quel gran fico di Giovanni Micillo. Invero Grimaldi lo ha sodomizzato per la terza volta, forse addirittura per la quarta, (speriamo non cominci a piacergli) se consideriamo che non lo ha neppure candidato nella sua lista alle provinciali dove, molto verosimilmente, sarebbe stato eletto. E Marcantonio lo sa bene, molto bene, anche se, come un disperato, continua ad arrampicarsi e a sforzarsi di non darlo a vedere, parte che ormai non tiene più.

Allora Mutus che fa, udite udite? Scrive il suo decalogo, in pratica, emulo di Antonella Clerici, ci dà la ricetta per governare Carinola. Sa bene che Marcantonio è in off-side e ritiene che lui, strumentalizzando i socialisti della 167, quelli con il cuore nel pozzo (quello di borgo Migliozzi), possa chiudere Casale e tentare la rivincita. In fondo anche “Susanna mon amour” si è fatto il restailing per servire come paggio alla corte di Grimaldi. Il ragionamento di Mutus è di una semplicità disarmante : Marcantonio non accetterà mai la Di Maio, anche se Grimaldi ha dimostrato di non essere come Cappuccetto Rosso e di saper andare dove lo porta il… Cuore! Risultato : entro in gioco io, alla grande, e Marcantonio verrà con me, dovrà farlo per forza, nessuno può garantirlo più di me! Mutus ci crede, si gioca la carta, scrive e prescrive, spera e si gode la disperazione di Marcantonio che, giorno dopo giorno, si acuisce sempre di più!

Dopo 40 anni, ancora TU, Mutus, direbbe il grande Lucio Battisti? Si può sopportare? A proposito , sapete una delle più enfatiche uscite pubbliche di Mutus in due anni di finta opposizione qual è stata? Quella sugli scavi di Forum Popilli e sul progetto di creare un Parco Archeologico da intitolare alla memoria di Padre Michele Piccirillo. Queste le sue parole, rilasciate a Corriere e Gazzetta di Caserta (verificare per credere) : ”Si tratta di una strumentalizzazione politica.”! Giudicate voi…….

Intanto le vacche mee se le stanna a fenì, che ve pozzana accire, sti recchiuni…Ca ce vonnu ri Tibotti……….!!!

Vincenzo L’ Amatriciano

martedì 19 ottobre 2010

Traduzione delle dichiarazioni di Marrese

Non sono comunista. Non sono fascista né democratico di sinistra; non finiano né berlusconiano. Sono un cittadino; libero da influenze politiche, per quanto è possibile, con un lavoro proprio,  interessato semplicemente al bene comune del territorio.
Paroloni? Può darsi. Ma per fortuna ci sono ancora gli stronzi come me che a questi paroloni ci credono. Perché? E vallo a sapere il perché! Potrei dire perché leggo, studio, analizzo, discerno e tante belle cose simili. No, niente di tutto questo. Semplicemente perché parlo con la gente.
Sento, ascolto, vivo il paese e la comunità in maniera attiva e sento le lamentale della gente, conosco i loro bisogni, quelli detti e quelli non detti. Conosco il loro malcontento a cui, chiaramente, si associa il mio.
La mia voglia di conoscere e capire mi ha portato a leggere, su un altro sito di Carinola, la bella lettera di Antimo Marrese. Molto retorica. Emblema  di questa Italia che da anni ci governa, ci imbavaglia e ci raggira. Dapprima con fine astuzia, ora con palese bassezza.  Antimo, figlio politico di questa Italia a basso costo,  sta forse preparando le giustificazioni per la sua ennesima discesa in campo? Certo che si!

Ci sta dicendo molto chiaramente, per chi la retorica la mastica,  che se non hai un partito politico alle spalle che ti sostiene non vali niente come amministratore. E su questo siamo d’accordo: così è. Chi ha più polvere spara e lui, da buon soldato, continua a combattere perchè forse non ha ancora trovato il partito che gli fornisca tanta di quella polvere da sparo da fargli esaurire tutte le sue cartucce. Ma forse, a questo punto,  avrebbe bisogno di un cannone.
Ci sta dicendo che solo loro, gli intoccabili della casta, possono aspirare ad amministrare il tesoro del Tempio e che le competizioni elettorali sono aperte solo ai volponi come lui che sanno dove e come stanare le prede. Sta dicendo ai comuni cittadini che potrebbero avere velleità politiche e potrebbero persino essere votati grazie alla stima e al prestigio di cui godono nella comunità,  che è meglio che se le facciano passare. Ci sta anche dicendo che ha una fottuta paura che queste velleità potrebbero concretizzarsi e lui rischia di perdere la possibilità di allattarsi ancora per un po’. E ci sta ancora dicendo che noi comuni cittadini non valiamo quattro ceci perché non sappiamo proporre niente di buono, se non cose irraggiungibili e assurde nel concitato periodo elettorale. E come mai  lui stesso, in quel periodo, è stato il primo ad appropriarsi di tutte le proposte fatte da cittadini su questo blog? Poveretto, perché era talmente a corto di proposte valide che si è buttato su quelle misere e irrealizzabili  di giovani “incapaci”. 
Ci sta dicendo, infine, che i colpevoli siamo noi cittadini che non capiamo un tubo di amministrazione e che ci facciamo fregare da loro come polli. E loro, gli intoccabili, ancora una volta cercheranno di farlo alla grande. Perché siamo stupidi e passivi.

Mi dispiace caro Antimo, ma le tue manovre non hanno una buona copertura e sanno di stantio come un formaggio rancido. Non tutti sono stupidi o passivi. E tirare in ballo i comuni cittadini in quel modo è stata sicuramente una mossa meschina più che sbagliata.
Quali grandi proposte ti aspetti da loro se non siete stati capaci di amministrare neppure nell’ordinarietà? Che cosa dovremmo proporre se non le cose di sempre che non ci sono mai state date? Te le faccio io le proposte in questa sede, quelle che non ci stancheremo mai di pretendere: paesi puliti e curati; controllo, tutela e valorizzazione  dell’ ambiente e dei beni storico-artistici;  un minimo di servizi sociali che abbiano attenzione verso i più deboli; un minimo di servizi ludici per i bambini e i vecchi. Cose normalissime e che ritrovi anche nei cosiddetti paesi del terzo mondo. Quante volte lo dobbiamo dire? Volete che vi diciamo anche come farle queste cose? E allora voi che cazzo ci andate a fare su quel Comune se non riuscite a partorire un’idea  e a concretizzarla e ve l’aspettate da noi cittadini che,  anche per ottenere cose banalissime, dobbiamo passare sotto le vostre forche caudine?
Ma lo sapete che avete rotto? Ma rotto, rotto, rotto!
Ecco, se proprio ci tenete, mettete un bel contenitore colorato nell’atrio del Comune dove i cittadini possano imbucare le loro proposte e come realizzarle, oppure create uno spazio sul sito ufficiale del Comune dove poterle mandare, così ci amministriamo da soli. Noi ce la suoniamo e noi ce la cantiamo. E sarebbe la cosa migliore!

Mister No


Dichiarazione di Marrese (pubblicata su carinola.net):

Come sempre capita nei periodi pre-elettorali, si avverte un fermento di idee che, a prima vista, sembrano preludere a un impegno di molti cittadini per la proposizione di nuove liste, magari con persone che nel passato non si sono esposte nell’agone politico.


A ciò si aggiungono le inevitabili proposte di chi sponsorizza eventuali candidati per le cariche più varie, in primis ovviamente, quella di sindaco.

Tutto legittimo, per carità, e anche auspicabile. se la cosa viene vista nell’ottica di una più ampia partecipazione intesa a proporre novità nel campo amministrativo della nostra nobile e bella terra a volte non governata con rigore e capacità. Ma è proprio così?

Quasi sempre si tratta di proposte velleitarie di cittadini che si svegliano dal loro letargo solo in un determinato periodo ben preciso. Disegni utopici perché non propositivi, ma basati solo su una vaga, forse anche gattopardesca, voglia di “cambiare”, eliminando buono e cattivo del passato; calpestando tesori di esperienza accumulati attraverso annose militanze; idealità cresciute insieme a chi davvero e a lungo ha profuso il proprio impegno.

E sempre ci si dimentica che non basta la buona volontà (ammesso che ci sia…), non basta essere “nuovi” per far bene. Non si può pretendere di amministrare a prescindere dai partiti e dalla politica, come se questi fossero vecchi arnesi da riporre per sempre. Anzi proprio in essi possiamo trovare nuove spinte, coesioni, occasioni, di andare avanti in modo moderno e utile per la cittadinanza. Possiamo noi procedere a ruota libera, senza il supporto che le strutture partitiche –anche e forse soprattutto in questi tempi difficili- garantiscono? Sono proprio i tanti bistrattati partiti quelli ai quali gli amministratori locali possono rivolgersi per attuare gli interventi indispensabili a migliorare la vita comunale. Fare a meno della “benedizione” loro significa astrarsi dalla realtà e rincorrere fumose chimere, magari belle sulla carta ma di nessuna utilità per la cittadinanza.

Dicevamo delle varie proposte che, quasi sempre, invocano come salvatore della patria qualcuno che, più che offrire garanzie o avere cultura politica e sincerità di propositi, può vantare altre doti che nulla centrano con la buona amministrazione, come ad esempio: bella presenza, un nome più o meno prestigioso, una solida posizione finanziaria e altre “virtù” del genere. Ma, signori, cerchiamo se non è chiedere troppo, di ragionare con la testa! Il governo sia pure di un piccolo comune, non è il concorso di Miss Italia! Sono richieste esperienza e reale impegno, capacità di districarsi nella complessa macchina della politica, dove sicuramente spesso vengono disattese le richieste dei cittadini, ma che è sarà sempre l’unico percorso col quale si assicura una civile convivenza, un miglioramento delle condizioni di tutti, anche se lento e incostante, e –soprattutto- il dono inestimabile della democrazia. A questo compito non ci si improvvisa: è troppo serie e arduo perché venga affidato a goliardi e pavoni, buoni, sì, a parlare e sparlare, ma non ad altro.

Certo è da mettere in conto anche il momento di reale crisi che i partiti attraversano, visti spesso come veicoli per arrivare a una meta che è solo vetrina personale e non impegno a favore e in nome della collettività.

L’attuale legge elettorale, che doveva risolvere annosi problemi e permettere alleanze solide e durature, si rivela ogni giorno di più una iattura che realizza l’esatto contrario, spingendo –vorremmo dire: obbligando…- i politici di qualsiasi livello, ma soprattutto quelli che operano in ambito locale, ad aggregazioni estremamente variabili e, spesso, anche “innaturali”.

La prossima tornata elettorale della primavera del 2011 affrontiamola con schiettezza, parlando dei problemi reali e proponendo rimedi che non siano quelli, ripetiamo velleitari, di buttare via insieme all’acqua sporca anche il bambino che stiamo lavando.



Antimo Marrese

ex capogruppo PD al Comune di Carinola

domenica 17 ottobre 2010

I Dioscuri carinolesi

Come tutti sanno, i Dioscuri sono figure mitologiche greche venerate anche dai romani che ne riprodussero le fattezze eroiche in molte piazze ed in molti templi . Castore e Polluce era il loro nome, alcuni autori riportano che erano gemelli figli di Zeus ma la maggior parte degli storici antichi sostenevano che erano soltanto amici fraterni e che il solo Polluce fosse figlio di Zeus e perciò immortale. I due si distinsero nella conquista del vello d'oro insieme agli altri argonauti e parteciparono ad altre epiche imprese. 
 Il ricordo delle loro gesta fu tramandato insieme al loro ricordo di eroi che cercavano il nuovo e le esperienzesconosciute. Trovarono la morte in una imboscata per una loro ragazzata: avevano rapito le promesse spose di due loro cugini, anche essi gemelli,  Ida e Linceo. Si narra che solo Castore morì, non Polluce in quanto immortale, ma questi per restare insieme al suo gemello per tutta l'eternità chiese a Zeus di morire anche lui. Un'altra versione della loro fine è quella che Zeus avesse concesso ad entrambi di vivere in eterno sotto forma di costellazioni che ancora oggi portano il loro nome. Comunque in entrambe le versioni viene ricordata e celebrata la loro amicizia anche dopo la morte. 

Anche a Carinola abbiamo avuto, anche se sotto spoglie meno eroiche, una coppia simile. Non si chiamano Castore e Polluce bensì Gennaro e Mattia con la differenza che nessuno dei due è immortale. Anche loro hanno stretto una amicizia più che fraterna ed insieme hanno affrontato battaglie di ogni genere. Anche loro come i Dioscuri hanno rappresentato per un biennio il desiderio di cambiamento e di anelito al nuovo insito nell'animo di ognuno. Si sono sforzati di traghettare la loro comunità verso il nuovo e l'innovazione scontrandosi tutti i giorni con forze retrograde e restauratrici. La loro fine non è stata causata dal rapimento da parte loro di belle fanciulle ma da qualcosa di più grave in ambito politico. I loro avversari li hanno accusati di essersi impadroniti del comando assoluto della cosa pubblica e pertanto dovevano morire. Dopo essere sfuggiti a vari agguati hanno finito per soccombere insieme sotto i colpi dei numerosissimi nemici. 

Fin qui la storia è molto simile a quella dei Dioscuri, il finale è alquanto diverso e sembra anche non tanto eroico. I due sconfitti sono rimasti abbracciati per lungo tempo notte e giorno a discorrere ed a progettare improbabili rivalse. Nel momento che si è prospettata la morte di uno dei due con la scomparsa dalla scena politica, nessuno dei due ha scelto di passare alla storia come martire politico, tanto meno hanno scelto  di finire gloriosamente insieme. Ognuno ha cercato gli alleati più consoni alle proprie idee con l’unico obbiettivo di sopravvivere. In un attimo hanno calpestato e dimenticata la loro fraterna amicizia che era diventata famosa anche fuoricomune. 

Si fossero fermati a questo, poco male, invece hanno iniziato una campagna di attacchi verso l’altro per giustificare il proprio operato. L’uno accusa l’altro che non lo ha invitato a riunioni importanti. L'altro lo accusa di poca riconoscenza per non aver concesso la sua testa agli avversari. Sicuramente quella di dividersi è stata la soluzione più giusta, di questi tempi è difficilissimo essere amici normalmente impossibile esserlo in politica. 
I politici moderni raramente sono eroi mai si sacrificano in nome dell’amicizia, così è stato anche in questo caso. Nel normale contenzioso politico si può essere alleati, anche leali, per un obiettivo comune, ma mai amici. Se capitasse che due politici fossero amici e lo restassero per sempre in quel caso ci troveremmo davanti alla reincarnazione dei Dioscuri e si dovrebbe erigere anche a loro un monumento commemorativo. Molti erano convinti che quel miracoloso evento si fosse verificato a Carinola col gemellaggio tra Gennaro e Mattia. Pensavano che fosse nata una coppia storica ma i fatti hanno riportato tutti alla realtà e constatare come i nobili sentimenti vengono seppelliti cinicamente dalla politica.

Eraclito

giovedì 14 ottobre 2010

La scuola tra passato, presente e futuro

“Tutto ciò che non abbiamo alla nascita e di cui abbiamo bisogno da grandi, ci è dato dall’educazione. Questa educazione ci viene dalla natura, o dagli uomini, o dalle cose. Lo sviluppo interno delle nostre facoltà e dei nostri organi è l’educazione della natura; l’uso che ci si insegna a farne è l’educazione degli uomini; l’acquisto di una nostra propria esperienza sugli oggetti che ci colpiscono è l’educazione delle cose”. Jean Jack Rousseau  
                                                                    
Non è facile parlare del mondo della scuola in questi anni di tagli e di contro-rivoluzioni didattiche. Non so quanto sia cambiata la scuola da quando la frequentavo dieci anni fa, ma ho l’impressione che nei nostri paeselli sia rimasta più o meno la stessa, con gli stessi metodi d’insegnamento, programmi leggermente diversi, con qualche insegnante più giovane che ha voglia di cambiare il mondo. Sono sempre convinto però che in un futuro non troppo lontano, la formazione nella scuola primaria e secondaria sarà la base per una nuova società, ricca di idee e d’immaginazione, di spirito critico, capace di discernere le cose giuste da quelle sbagliate. Ma ora senza andare troppo lontano ritorniamo al presente.
Come sapete nelle primarie di Casanova, sono state momentaneamente dislocate due sezioni delle medie (B-C), mentre la sezione A nelle primarie di Carinola, struttura altrimenti inutilizzata. Questo si è deciso in un tavolo dove hanno partecipato funzionari del comune, la commissaria, e naturalmente il Consiglio scolastico, riunitisi per prendere delle decisioni su come organizzarsi in vista dell’inizio del nuovo anno scolastico. Per chi non lo sapesse le scuole medie sono oggetto di lavori di ristrutturazione interna ed esterna, adeguamento alle vigenti norme di sicurezza, di igiene, e di abbattimento delle barriere architettoniche. Lavori per trecentomila euro, con fondi arrivati dall’Inail, durante la scorsa gestione Mannillo. Qualcuno temeva disagi, e invece sembra di no. Una maestra mi faceva notare, l’altro giorno, come tutto fosse stato organizzato con attenzione, cominciando dal fatto che i ragazzini delle medie non entrano dalla porta principale, utilizzata invece da quelli delle elementari. Così come per l’uso dei bagni, sono stati presi dei semplici accorgimenti. Insomma, a parte qualche scritta sui muri in più, tutto fila liscio, anche perché per dicembre l’edificio delle medie dovrebbe essere consegnato dalla ditta. Ma per ora il paese sembra un altro la mattina, non si vedevano da tempo così tanti genitori accompagnare decine di ragazzini allegri.

Pensate un po’, come sarebbe se tutti gli alunni del comune crescessero in un’unica struttura pubblica, oppure tutti quelli delle elementari insieme e tutti quelli delle medie in un'altra struttura. Un sogno? Forse, no. Se solo si capisse qualcosa in più sul famoso Polo Scolastico. Sappiamo per ora che i lavori, assegnati dalla Stazione unica appaltante verso i primi di agosto alla ditta Vincenzo Modugno Costruzioni e Restauri, sembra prevedano la costruzione di una sola struttura dal costo di due milioni di euro (finanziamenti arrivati nella scorsa gestione). Lavori tuttavia non ancora cominciati. A quei soldi vanno però inclusi costi di progettazione ed il costo del terreno espropriato ad un cittadino di Carinola. Verrà realizzato un quarto di Polo quindi, se non dovessero arrivare altri quattro milioni? Sembra proprio di si. E allora la popolazione in che modo può “pretendere” che la struttura si trasformi da sogno in realtà? Diamoci delle risposte, concrete possibilmente.
                                                                           
A proposito di sogni…
Ricordo una mia professoressa delle scuole medie, gentile, preparata e con una vocazione. Per quanto fossi un ragazzino abbastanza diligente, spesso capitava di distrarmi, ma pochissimo durante le ore della prof.ssa S., sempre pronta a crearci attività interessanti, divertenti e ora capisco, molto istruttive. Fra queste ,ricordo quelle in scienze naturali, in cui lei approfittava per parlarci di tutto, dall’importanza della tutela dell’ambiente (per lei questa era la vera fissa), alla prevenzione all’Aids, alla distinzione fra droghe leggere e droghe pesanti, quindi l’educazione sessuale, anche con convegni nell’atrio. E poi gli opuscoli della prof.ssa S. sull’ecosistema del territorio carinolese a cui seguivano le “gite”, che credo non siano state più fatte. Un giorno ci portarono su Monte Massico, noi ragazzini di terza media, consigliandoci di indossare scarpe adatte alla camminata. Ci mostravano le piante, ci facevano associare il nome delle piante alle splendide forme arboree delle nostre montagne. Speravamo di vedere qualche animale, ma non ricordo se riuscimmo a vederlo. Pranzammo lassù. Poi stanchissimi scendemmo, felici come può esserlo un bambino dopo una bella gita di primavera. Per buona sorte, oltre al piacevole ricordo, mi sono rimaste impresse anche quelle leggere lezioni sulla natura e sull’ambiente, così come mi sono rimaste impresse l’a, la b, la c… imparate alle elementari.

Emilio Voltaterra

martedì 12 ottobre 2010

Famiglie allargate e metamorfosi.

Le famiglie allargate sono un po’ la croce della società perchè raccolgono avanzi di matrimoni finiti male. A volte funzionano, ma il più delle volte no.
Metti insieme, in una stessa casa, due mezze famiglie venute su con educazione, idee, comportamenti, interessi diversi e ti ritrovi un bazar arabo dove non ci si capisce un tubo; dove si litiga, si mercanteggia, si alza la voce,  ci si azzuffa,  ci si tende e la mano e, dulcis in fundo, ci si pianta un coltello nella schiena appena ti volti da un’ altra parte.

Circa tre anni fa c’è stato un divorzio nella nostra famiglia comunale, quello tra Pasquale Di Biasio e Gennaro Mannillo. Poveretti, non si intendevano più. L’uno troppo condottiero: aveva confuso la sindacatura con la dittatura e il suo abuso di potere era arrivato alla distribuzione di cariche comunali e vendite territoriali come fossero cioccolatini. L’altro troppo ambizioso: sapeva ben piangere i morti per fottere i vivi e la sua fama di bugiardo aveva superato quella di Pinocchio. Dopo qualche scaramuccia, i due decisero di separarsi e seguire ognuno la propria strada.
A dire il vero, la separazione fu abbastanza indolore, perché Gennaro si consolò subito con Mattia Di Lorenzo con cui sembrava intendersi benissimo. I figli della lupa e i figli dei fiori (il garofano ormai moscio) formarono subito un’allegra famiglia allargata e speranzosa e in quasi due anni di convivenza, seppur tribolata, qualcosa si riuscì a fare. Ben poco devo dire. Ma possono i lupacchiotti giocare a lungo con i fiori? Impossibile! I lupi sono sempre lupi e i fiori, a lungo andare, si ammosciano: una zampata dei primi e – zac! -  i secondi vanno a farsi fottere. Tutto prevedile.
E intanto, mentre Gennaro viveva e terminava la sua avventura con Mattia, Pasquale, da quel volpone che è, zitto zitto, cacchio cacchio, aspettava che il figliuol prodigo, dissipate tutte le sostanze, si rifacesse vivo. “Qua deve tornare!” diceva a se stesso. E si! Perché chi ha mangiato e fatto mangiare politica per tutta la vita, certe cose le sa. Poteva sbagliarsi? No, non poteva. Esaurite le infatuazioni extrafamiliari, si ritorna alla base. La famiglia, anche se di merda, è sempre famiglia.

Ma di quelli che da lupi si sono trasformati in fiori e di quelli che da fiori si sono trasformati in lupi per dare una mano alla famiglia allargata, che ne sarà ora?  Dei parenti, degli amici, degli amici degli amici che per un eccesso d’affetto hanno accettato di subire questa metamorfosi kafkiana, che ne sarà? A quale famiglia sentiranno di appartenere ora? Si sentiranno finalmente liberi o si sentiranno orfani?…
Credo di saperlo: subiranno un’ulteriore trasformazione! Non più lupi, non più fiori, ma il solito codazzo di pecore che andrà dove lo spingerà il cane pastore. Tutto rassicurante come prima. Continueranno a pascolare in una palude melmosa, disposte a seguire qualcosa che sembrerà un bellissimo vessillo ed è invece un lurido straccio svolazzante.

Personalmente, non amo le stupide pecore. Preferisco i caproni che se ne vanno per conto proprio.  E adoro quelli esuberanti che sanno dare cornate. Peccato che ce ne sono troppo pochi in giro! Se tutte le pecore sapessero trasformarsi in caproni, le cose sarebbero molto, molto diverse!

Amanteus