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martedì 21 agosto 2007

Sindacatura agli sgoccioli: facciamo un bilancio.


Puntando ad un analisi generale dei presunti miglioramenti che le amministrazioni Di Biasio hanno portato al comune di Carinola nei quasi dieci anni di governo è una cosa ardua e difficile. Sfiderei chiunque privato cittadino, e dunque con nessun interesse politico, a dire, cosi’ su due piedi, che il nostro comune ha avuto dei visibili miglioramenti o se è rimasto invariato in molti settori (ambiente, vivibilità urbanistica, opere pubbliche funzionali, cultura, politiche sociali e agricole), o se è il caso addirittura di parlare di fallimento totale. E’ un fatto importante cominciare a munirci di idee solide per quanto riguarda il lavoro amministrativo svolto fino ad ora, poiché fra qualche mese, pensiamo a dicembre-gennaio, saranno tappezzati muri di slogan e volti, alcuni di questi di nostra conoscenza alcuni nuovi, che vorranno il nostro voto per andare ad amministrare il nostro comune. Bisogna, dunque, prima che ciò avvenga operare una sorta di bilancio amministrativo che vada nella direzione di contenuti sentiti e dunque veritieri. Prima di continuare è giusto che anche l’opposizione abbia un giudizio negativo o positivo che sia, in quanto anch’essa ha un enorme lavoro da svolgere ed è quello di fare in modo che vengano rappresentati tutti i cittadini che hanno preferito affidarsi agli avversari dell’attuale maggioranza. Per non essere portati ad esprimere un giudizio generale che forse non può tenere conto dei vari settori, cominceremo a darlo nei vari spicchi di potere, che poi alla fine sono i vari assessorati delegati per l’ambiente al vicesindaco Gennaro Mannillo (ds); cultura dott. Elisa Mazzucchi (margherita); lavori pubblici il sindaco Pasquale Di Biasio; politiche agricole Argene Merola (sdi); istruzione Vincenzo Ceraldi udeur; assessore al personale(ovvero controllo dei dipendenti comunali) Mario Nicolò Margherita; politiche sociali Antimo Marrese. Questa è la giunta comunale che delibera su tutte le questioni inerenti alla vita amministrativa. Ora sulla scorta delle divisioni operate sopra e se credete opportuno dare un giudizio, se volete anonimo, potremmo aprire un dibattito on-line che potrà aprirci nuovi dubbi, chiarirci degli altri e che sarà certamente produttivo per quello che sarà il nostro giudizio per i prossimi volti che si presenteranno alla nostra porta per chiederci il voto. Fino ad ora penso di non essere stato legato a nessun vincolo verso politici di turno, e godendo di una materiale indipendenza politica posso quindi, come ho già avuto modo di ribadire in altre sedi (anche ufficiali), esprimere il mio giudizio quasi interamente negativo delle ultime due consiliature targate Pasquale Di Biasio: per un importante motivo ed è quello che vede il comune di Carinola lontano da uno sviluppo economico e socio culturale, indipendentemente da fattori esterni, tanto promesso dai balconi nelle passate campagne elettorali. Se volete potrei andare molto più a fondo, ma tempo ce n’è, e per ora mi fermo qui. Per quanto riguarda l’opposizione anche qui le cose sono bollenti, in quanto su non poche questioni , quelle più sotterranee, la minoranza non si capisce perché non batte il ferro finchè è caldo, diversamente da quanto è accaduto per esempio sull’incompatibilità, poi risolta, di Di Biasio per la doppia carica di sindaco e presidente del consorzio idrico. Io penso che anche per la minoranza il mio giudizio è quasi interamente negativo. Ai posteri il giudizio.



Micco de’ Carani

lunedì 20 agosto 2007

"Io Saviano, condannato a morte"

Articolo apparso sull'ultimo numero de "L'Espresso"
Qualcosa di piu' di un'intervista interessante... non so voi ma io mi sono identificato nelle parole di Saviano ....


La sentenza dei Casalesi: aspetteremo il momento giusto. La vita blindata senza più libertà. Le paure per i familiari. E il coraggio di scrivere e accusare. Per dare una speranza ai giovani. Colloquio con Roberto Saviano



Sono tardarielli ma non scurdarielli. "I Casalesi arrivano tardi, ma non dimenticano mai". Lo spiegò ai magistrati l'unico vero pentito della camorra casertana, ricostruendo come i boss avessero atteso 11 anni prima di eseguire la sentenza contro un loro nemico. Hanno fatto calmare le acque, ridotto al minimo l'attenzione sulla vittima e solo a quel punto sono partiti i killer. Clemenza o perdono non gli appartengono: i signori della nuova mafia hanno dimostrato con il piombo e con il sangue che la loro parola è peggio di una fatwa. Perché loro sanno ricordare. Oggi le dichiarazioni raccolte nelle carceri e l'attività informativa nel triangolo dei boss, tra Casapesenna, Casal di Principe e San Cipriano d'Aversa, il feudo dei Casalesi, sono concordi: anche contro Roberto Saviano è stato emesso il verdetto. I padrini hanno lasciato in bianco solo la data dell'esecuzione: "Basta aspettare, verrà il momento giusto. E allora si chiuderanno i conti". L'autore di 'Gomorra' non si sente un condannato a morte. Quando gli poni la domanda, il volto si illumina con un sorriso ingenuo che tradisce i suoi 28 anni. Perché non accetta nemmeno l'idea di essere costretto all'esilio: "Napoli mi manca tantissimo. Come per tutte le cose che si perdono aumenta il carico di nostalgia. La mia esperienza viene da lì". Oggi può tornare a Napoli quando vuole, circondato però da carabinieri e auto corazzate. E ogni movimento deve essere concordato con la scorta. Il che lo spinge a stare chiuso in casa, a leggere e scrivere. Ma senza radici, senza succhiare linfa alla vita reale, tutto diventa un isolamento sterile. Un incubo che fa passare in secondo piano ogni altra preoccupazione. "Paura non ne ho. Fin quando c'è la parola, la possibilità di trasmettere le proprie idee, quella è la vera difesa. Certo, con il mio lavoro ho esposto anche i miei familiari. L'unico motivo per cui ho maledetto il mio libro è per le pressioni che hanno subito i miei cari e di cui non mi perdonerò".
Attorno a lui spesso c'è il vuoto. Il condominio del centro di Roma dove viveva in una stanza da studente ha protestato per la quiete disturbata dalla scorta. E i vicini della madre hanno addirittura scritto al Comune chiedendo che alla donna venisse 'assegnata una residenza più sicura': un modo burocratico per chiederne il trasloco. Alla 'Süddeutsche Zeitung' ha parlato di una quotidianità randagia, senza fissa dimora, senza più punti cardinali. Tranne quello che considera più importante: la scrittura. "Scoprire quanto potesse essere potente la scrittura è stato uno choc. Non solo per lo sconvolgimento totale della mia esistenza. In genere, un libro non riesce a influire sulla vita dell'autore. Invece intorno a 'Gomorra' si è creato subito un passaparola, una catena di persone che attraverso il libro si sentivano a me vicine e io ho sentito questo contatto con loro. Non avrei mai immaginato tanto. Due siti Web di solidarietà, la vicinanza di amici nuovissimi che hanno protetto le mie parole. E quella di alcuni colleghi".Ci tiene anche a ricordare le persone che si sono occupate della sua sicurezza, gli stessi investigatori che portano avanti le indagini sui Casalesi: il coordinatore della Procura antimafia di Napoli, Franco Roberti; i pm Antonello Ardituro e Raffaele Marino, il colonnello Gaetano Maruccia. A Raffaele Cantone, il pubblico ministero che conduce i processi più importanti contro la camorra casertana, lo unisce anche la pressione continua dei clan. E c'è poi Tano Grasso che lo ha consolato con l'esperienza di chi ha vissuto sotto scorta per un intero decennio. Molte cose l'hanno sorpreso negativamente. "Soprattutto l'accusa di aver infangato la mia terra. Di aver speculato sul suo dolore. C'è stata prima diffidenza e poi ostilità per il modo con cui ho raccontato la criminalità. Da molta intellighenzia napoletana e dal mondo puritano delle lettere che si è sentito invaso da nuovi codici, nuove visioni e soprattutto nuovi lettori".Poi c'è stata una gelosia verso il successo, come se fosse frutto di chissà quale operazione di marketing editoriale. "Invece 'Gomorra' sancisce l'ascesa del lettore e dimostra la grande possibilità della scrittura. Rivoluzionaria. Perché non è la scrittura che apre la testa, non è lo scrittore che rende liberi i lettori. No: è il lettore che rende libero lo scrittore, che cancella la censura. Pamuk, Politkovskaja, Rushdie - che hanno dovuto affrontare situazioni ben più gravi della mia come testimonia il sacrificio della giornalista russa - hanno imposto le loro idee grazie alla spinta dei lettori. È un meccanismo che trasforma il mercato, legando consumo e libertà di scrittura".

Innegabile che le prime minacce dei padrini campani abbiano fatto da volano al successo del volume. "Sono rimasti spiazzati pure loro. Finora in quel territorio persino l'omicidio di un sindacalista non aveva fatto notizia, persino il piano per assassinare un magistrato con il tritolo già pronto non era arrivato sui media nazionali. Non si preoccupavano di intimidire un ragazzotto che aveva scritto un libro di cui si parlava troppo: perché avrebbe dovuto mai attirare attenzione?". La lezione di 'Gomorra' non è passata inosservata anche dentro le altre mafie: le pagine stampate hanno cominciato a dare fastidio. Saviano cita la vicenda di Lirio Abate, costretto a lasciare Palermo dopo il saggio sui complici illustri di Provenzano. Il segno di un'insofferenza crescente contro chi smaschera il vero volto della nuova mafia.

Per i Casalesi quella dello scrittore è diventata una sfida continua. Il discorso sulla piazza di Casal di Principe, chiamando per nome i padrini latitanti e invitando la gente a ribellarsi, non è stata perdonato. Poi la presenza in tribunale nel giorno della requisitoria, di fronte ai killer detenuti. "Da anni la criminalità organizzata non si trova più davanti persone che vogliano svelare il meccanismo delle loro attività, il sistema del loro potere. Hanno preso comeuna sfida il mio guardargli in faccia. Loro accettano i professionisti: accettano di venire descritti negli atti dei magistrati, degli avvocati, degli investigatori e in qualche misura anche dei giornalisti. Non accettano invece la mia volontà di usare strumenti 'sporchi' che non possono gestire. Personaggi come Raffaele Cutolo sanno condizionare l'immagine: hanno cercato la pubblicità, le interviste. Ne hanno fatto come uno strumento. Cutolo o altri boss come Augusto La Torre invece hanno reagito perché 'Gomorra' ha spezzato lo schema. Si sono sentiti gestiti da qualcun altro: gli piace essere raccontati, ma alle loro condizioni. La piazza di Casale? Ho chiesto ai cittadini di cacciare i boss, gli ho spiegato che la camorra non portava ricchezza, ma la distruggeva. Nessuno pronuncia mai quei nomi in pubblico a Casale e quel giorno in piazza c'erano tanti ragazzi: bisognava farlo".Nel pensiero di Saviano c'è un chiodo fisso: la questione meridionale. Un concetto su cui si è discusso fino al punto da renderlo logoro, svuotandolo di ogni proposta e soprattutto di qualunque progetto. Ma che oggi si incarna nella realtà di una generazione senza futuro. "Una speranza può nascere solo dai giovani meridionali. La mia è l'unica generazione che emigra in massa, l'unica dagli anni Cinquanta. Si sta imponendo un modello culturale secondo il quale chi resta è un incapace, un fallito, un traffichino. È una cosa pericolosa, contro la quale bisogna reagire. Perché si lasciano andare via i talenti migliori e si spengono le speranze di chi resta, destinandolo a un futuro di mediocrità". E accusa: "La politica ha perso la sua carica riformista, che era stata una caratteristica continua del dopoguerra". Elenca come modelli Gaetano Salvemini, Giustino Fortunato, Ernesto Rossi. "Se i politici di oggi si fossero formati su questi libri, invece di avere sul comodino gli scritti di Ho Chi Min o di altri mostri sacri del '68, adesso riuscirebbero a inquadrare i problemi. Il Sud ha prodotto pensatori che avevano capito tutto. Bisogna ripartire da lì: non dimenticare che esiste una questione meridionale".Ma il Sud cambierà? Saprà reagire alla grande slavina che lentamente sommerge la vita civile, l'imprenditoria, la cultura, la politica. Saviano schiera un'ironia amara e inverte il canone di Giacomo Leopardi: "Io ho l'ottimismo della ragione e il pessimismo della volontà". Cambiare richiederà tempo, almeno un'intera generazione: "Nemmeno io riuscirò a vederlo. Ma se non si comincia, non accadrà mai. Io credo che ci siano realtà che non hanno l'ossessione del turismo, l'idea di un Meridione ridotto a bacheca. Ci sono imprenditori agricoli che recuperano l'eccellenza, maestranze tra le migliori in Europa nel cemento, una leva dinamica di piccoli imprenditori che sono la forza dell'economia campana". Già, ma sono anche i settori più esposti all'assalto della mafia. "Certo, la criminalità organizzata investe dove c'è eccellenza e potenzia queste aziende. Non è vero che la camorra non genera crescita. No. Ma genera una crescita distorta, che non migliora la qualità della vita delle persone; che fa arricchire solo pochi e trasferisce i capitali lontano. È una crescita che impoverisce il Sud". L'altra faccia della medaglia è una classe politica e intellettuale che considera lesa maestà denunciare il dramma della regione. "Sono un'intellighenzia che parla solo di presunta bellezza e ignora i problemi reali. Spendono ore per Caravaggio e non si guardano intorno. È ora di finirla con questo sistema. Chi osserva non ignora la bellezza di Napoli ma proprio da essa parte per denunciare: da Caravaggio bisogna apprendere la forza del guardare in faccia la vita. Loro invece si cullano in una visione consolatoria del Sud, una visione che piuttosto che essere innovativa è terribilmente oscurantista".I leader di partito lo hanno quasi corteggiato, stupiti dalla sua capacità di parlare ai giovani. Da Fassino a Fini, da Visco a Berlusconi, tanti gli hanno trasmesso interesse e manifestato solidarietà. "A parole, ci sarebbero nell'intero arco costituzionale le condizioni per rilanciare la lotta alla camorra". La prova di concretezza verrà anche dalle risposte all'appello del procuratore Robertiche ha invocato le migliori forze per rispondere alle nuove minacce dei Casalesi. Perché in Campania la grande politica fa come i boss: latita. "Fausto Bertinotti è stato l'unico esponente nazionale ad andare a Casal di Principe, non era mai accaduto prima". Saviano è rimasto colpito dalla scoperta che anche nella base della destra, inascoltata spesso dalle dirigenze, è ancora viva quella mobilitazione antimafia, punto di forza del Msi legalitario di Almirante. Un risveglio che diventa provocazione verso il torpore della sinistra. "È stato bello vedere che c'è una forma di destra sociale che sul territorio sta riscoprendo l'orgoglio di un'identità che non scende a patti con la camorra. La sinistra continua a vivere in un equivoco. Gli slogan sono quelli che vengono da un passato di militanza concreta, ora non hanno più niente dietro. Ma la consapevolezza degli elettori è superiore a quella dei politici. O la politica lo capisce o è finita".

Gianluca di Feo ("L'Espresso" 16 agosto 2007)
Nota: ho aggiunto il libro Gomorra alla sezione Downloads, per chi voglia dargli uno sguardo... consiglio tuttavia di comprare il libro, di leggerlo e farlo leggere. Oskarmat

domenica 19 agosto 2007

La guerra dei cassonetti


Nella lontana tribù di Kasanovia una delle più cruenti battaglie mai viste macchiò la sua millenaria storia. La guerra dei “cassonetti della munnezza”. I fatti si svolsero nel caldo mese d’agosto dell’anno 2007. Tutto ebbe inizio quando la munnezza stava per seppellire l’unico luogo d’incontro dei giovani Kasonoviani ovvero il tempio della villa. La situazione era disperata, allora il duca Gennaro Libero Asdrubale dei Mannilli sprezzante del pericolo si fece carico del tragico avvenimento e all’alba partì. Ancor prima del sole, il valoroso duca, fece sellare il destriero più veloce, indossò l’armatura più lucente, impugnò la spada più affilata e senza perdere tempo galoppò verso la sua missione di liberazione. Il duca della casata dei Mannilli, favorito dall’oscurità aspettò le carrozza addette alla raccolta della munnezza e con un guizzo improvviso bloccò la carovana diretta verso le vicine tribù di Noccelletum e di Casalae. Il ruggito della sua voce, la spada sguainata, non poté non obbligare le carrozze della munnezza di correre verso Kasanovia. La munnezza fu sconfitta e i cassonetti allontanati in modo da poter permettere ai giovani di continuare a discorrere di filosofia senza problema nell’agorà della villa. Il valoroso duca, stanco ma soddisfatto dell’ennesima battaglia vinta sfoggiava tutta la sua fierezza, anche se era solo l’inizio della vera battaglia. La situazione sembrava risolta, ma la principessa Mazzucchi degli Ulivi all’indomani del suo risveglio, ignara dell’azione del duca Gennaro, vedendo i cassonetti sotto le mura del suo castello, mal digerì un così spregiudicato affronto partorito dal duca dei Mannelli. La principessa Mazzucchi degli Ulivi (con lo stemma a dieci palle), subito si precipitò al cospetto del potente feudatario Di Biasox che controllava tutte le tribù di Maradonia dove appunto anche Kasanovia apparteneva. Di Bioasox a questo punto, non sapendo come fare, ritenne opportuno ricorrere alla solita strategia per non sfaldare gli equilibri. La strategie è sempre la stessa, ovvero: “mai una verità, dire sempre di si, far finta di accontentare tutti tanto alla fine comando io”. I cassonetti magicamente scomparvero dalle mura del castello ombrando il duca che con tanta solerzia aveva riportato la normalità. Il duca Gennaro Libero Asdrubale dei Mannilli, non mosse un ciglio convinto della sua forza, fomentando il popolo che i cassonetti sarebbero ritornati sotto le mura del castello della principessa Mazzucchi degli Ulivi proprio per dimostrare la sua potenza. La battaglia dei cassonetti della munnezza non finirà mai. chi vincerà? Lo scopriremo tra cento anni. I nomi dei personaggi del racconto sono puramente non di fantasia.



DePopa

venerdì 17 agosto 2007

ATTENZIONE: lL nuovo indirizzo web del quiquirì è www.ilquiquiri.com

Discussioni post-LunArte e pre-Festa dell'Olio

...Hmmm... sembra che la tre giorni di canti e balli e manifestazioni teatrali "Lunarte" abbia rivegliato una bella polemica... si è per questo deciso di aprire questo post appositamente per i vostri commenti....

...ricordo che è stata attivata la moderazione dei commenti, per cui si invita a non usare frasi estremamente scurrili (anche se su questo possiamo anche sorvolare) :-)

... commentate gente, commentate!

Il QuIquIrI'

giovedì 16 agosto 2007

Linea ferrata Sparanise-Gaeta

"Sarà ripristinata l’ex linea ferroviaria Sparanise-Gaeta che collega le
stazioni turistiche di Sessa Aurinca e Baia Domizia con la cittadina in
provincia di Latina. Lo ha deciso l’amministrazione provinciale di Caserta che
ha deliberato anche il finanziamento degli studi di fattibilità per la
realizzazione del collegamento ferroviario tra Capua e l’aeroporto di
Grazzanise.
Lo schema di protocollo d’intesa per gli studi è stato proposto dall’assessore
alla Mobilità e Grandi infrastrutture Antonio Reccia.
Successivamente sarà trasmesso alla Regione Campania per integrarlo al piano
della metropolitana regionale. “Le opere — dichiara l’assessore Reccia — già
inserite come proposta di pianificazione provinciale nel Piano di Bacino di
traffico provinciale e nelle Linee guida per la mobilità e il trasporto,
rappresentano entrambe elementi di grande novità per uno sviluppo armonico e
sostenibile di Terra di Lavoro e sono state individuate sia per eliminare
oggettive difficoltà sul fronte dei trasporti nell’area aurunca e domizia sia
per prevedere il collegamento diretto tra la Metropolitana della Conurbazione
casertana con l’aeroporto di Grazzanise, collegamento ora ipotizzato, per
Caserta e gran parte della provincia, attraverso il percorso ferroviario per
Aversa e Villa Literno”.
Per il recupero dell’ex ferrovia Sparanise-Gaeta si prevede di operare
attraverso il riutilizzo del tracciato e delle infrastrutture preesistenti,
mentre per il collegamento ferroviario aeroporto di Grazzanise-Capua sarà
fondamentale potenziare il ruolo di Capua come nodo di collegamento tra la
Metropolitana Capua-Caserta-Maddaloni, in via di realizzazione, e l’aeroporto
di Grazzanise, con l’innesto nel collegamento ferroviario già previsto dalla
Regione Campania tra l’aeroporto e Villa Literno. I protocolli d’intesa
verranno sottoposti a breve agli enti territoriali interessati (per il recupero
della ex Sparanise-Gaeta i Comuni di Sparanise, Francolise, Teano, Carinola,
Sessa Aurunca, Cellole, mentre per la Capua-aeroporto di Grazzanise i Comuni
interessati sono quelli di Capua, Santa Maria La Fossa e Grazzanise), oltre che
alla Rete ferroviaria italiana e all’Ente Autonomo Volturno, ente regionale
preposto alla realizzazione delle infrastrutture per la mobilità ferroviaria.
“Come Provincia — conclude Reccia — continuiamo a lavorare rispettando il
programma d’azione per rendere più competitivo il nostro territorio. Le nuove
scelte arrivano dopo un altro accordo fondamentale per il settore della
mobilità, ovvero il protocollo d’intesa per la realizzazione dei nodi
scambiatori per il trasporto intermodale a sostegno dell’innovazione
strutturale nel campo del trasporto pubblico locale. Proprio nei giorni scorsi
l’intesa è stata sottoscritta anche dai Comuni di Capua e Falciano del Massico,
a dimostrazione di un’ampia convergenza del territorio per la risoluzione degli
attuali problemi del trasporto pubblico su strada”."

Citazione tratta da "Il Denaro" da O' Milanes, che vorrebbe sapere cosa ne pensiamo.

mercoledì 15 agosto 2007

La base Nato esiste - versione integrale


Non erano errate le informazioni di un possibile attacco alla base Nato di Mondragone. La base Nato esiste, e doveva essere, secondo le rivelazioni del libro Milano Bagdad di Stefano Dambruoso, oggetto di un attacco terroristico tra il 1997 e il 2001. Questo, però, lo abbiamo saputo solo nel 2003. La base militare è dismessa, o almeno così sembra essere. Sulle montagne che si estendono tra i comuni di Sessa Aurunca e Carinola, ci sono due entrate scavate nella roccia, ormai murate con il cemento. La peculiarità della base militare è di essere stata costruita all'interno di una montagna. Il sito della Nato di Mondragone è stato al centro dell'attenzione generale nel 1989 quando i Verdi tappezzarono la città di Mondragone con un manifesto dal titolo: “I segreti del monte Petrino”. I Verdi riportarono nel manifesto alcuni passi estratti dalla guida dettagliata alla presenza militare in Italia “Bella Italia Armate Sponde” , curata da Stefano Semenzato e Padre Eugenio Melandri , 1989, Edizioni Irene: “ Il più alto comando integrato della NATO basato in Italia è il CINCSOUTH . La sede del CINCSOUTH è a Bagnoli, mentre il suo comando protetto si trova in una caverna all'interno di Monte Petrino nei pressi di Mondragone in Provincia di Caserta ”: inizia così la ricostruzione di Semenzato e di Melandri della presenza della NATO in Italia al 1989. Nel volume si legge: “ Le principali strutture di comando di guerra (Static War Headquarters nella terminologia NATO) che fanno riferimento a comandi NATO sul territorio italiano sono: a Mondragone (Caserta) dove esiste la sede protetta di CINCSOUTH (Commander-in-chief Allied Forces Southern Europe) e dei comandi dipendenti che si trovano nell'area di Napoli… ” Più avanti nel volume si specificano le attività di tale sito. “ Le funzioni rispettive di questi posti comando sono naturalmente quelli propri dei comandi ai quali appartengono e cioè: da Mondragone si coordina l'attività di tutte le forze terrestri, navali o aeree dei paesi della NATO operanti nella zona di competenza di CINCSOUTH, che va più o meno da Gibilterra fino ai confini della Turchia con l'Unione Sovietica. Un'area vastissima dove si concentrano centinaia di migliaia di uomini, migliaia di aerei, centinaia di navi militari… ” e si sottolinea che, a differenza degli altri, esso ancora non è del tutto automatizzato. A proposito delle comunicazioni della Nato si legge che: “ i terminali NICS in Italia coincidono con i centri nevralgici della rete di comando e controllo della NATO e precisamente:...Napoli (e Mondragone sigla IPEZ dal Monte Petrino all'interno del quale si trova lo Static War Headquarters di AFSOUTH) anch'esso con una centrale TARE e una IVSN…” La Guida di Stefano Semenzato e Eugenio Melandri si basa su numerose e complesse fonti: dai manuali alle riviste specializzate italiane ed estere, dalle fonti giornalistiche alle informazioni dirette. In particolare l'autore si è avvalso della ricerca dell'IRDISP (Istituto di ricerca per il disarmo, lo sviluppo e la pace) dell'82 e dell'83 che per prima ha aperto una breccia nella conoscenza della struttura militare.

Queste dunque le specifiche della base militare ed anche le uniche informazioni certe e reperibili. Tutto il resto sono voci, supposizioni che si rincorrono. L'attentato terroristico di Al Qaeda doveva avere luogo tra il 1997 e il 2001, che per la base è il momento della sua chiusura. La sua identificazione è sempre stata con il comune di Mondragone, anche se le uniche due entrate visibili si trovano in diverso territorio comunale, ad una distanza di almeno 30 km . Immaginate un piccola catena montuosa che si affaccia sul mare, qui si trova Mondragone; Sessa Aurunca e Carinola sono posizionate, invece, verso l'interno. Se la definizione non è di comodo (Base Nato di Mondragone), si deve immaginare che gli americani abbiano scavato molto, e molto in profondità. Le entrate sono ormai totalmente in rovina. Quella principale è nel territorio di Carinola. Una strada asfaltata, che si dipana sulla collina e giunge ad un grande spiazzo, che ospitava anche una base di atterraggio per gli elicotteri. Ora è piena solo di immondizia, per le varie emergenze rifiuti che si rincorrono in Campania. L'entrata, delimitata da alcune mura con cancello in ferro, mostra soltanto un vecchio sistema di tubi per la corrente elettrica, sul lato destro l'ingresso vero e proprio nella roccia. L'entrata secondaria, situata nel territorio di Sessa Aurunca, è ben nascosta nella montagna. I posti di guardia ormai sono ricoperti da sterpaglie, le torrette di guardia sono diverse e sparse su un vasto territorio della montagna stessa. Da queste si può anche definire sommariamente le dimensioni, notevoli, del complesso militare. Pochi elementi esterni sono ancora visibili anche qui: i soliti tubi arrugginiti, torrette che cadono a pezzi e centraline elettriche. Nessun simbolo identificativo è rimasto, o chissà se mai c'è stato. Le entrate vere e proprie della base scavate nel cuore della montagna sono alte oltre due metri e di forma circolare. Nella colata di cemento che ne ha decretato la fine dell'utilizzo, sono stati lasciati piccoli fori per far passare aria fredda e tesa anche nelle più calde giornate estive.


E' interessante soffermarsi sull'arrivo degli americani in zona. Vincitori della guerra, sequestrano un'intera montagna, la scavano, e la usano per oltre trenta anni senza darne conto assolutamente a nessuno. Un'altra versione della storia, vuole che la proprietà e la costruzione sia invece da addebitarsi alla Marina Militare Italiana. Ma avere conferme non è possibile. La popolazione intorno non può che stare a guardare e fare congetture. “Quando hanno finito la costruzione” puntualizza Mallozzi “sono state comprati per un pezzo di pane i caterpillar usati per scavare nella montagna, chi li aveva mai visti prima di allora? Hanno fatto un fortuna quelli che avevano le cave tutto intorno”. Durante la guerra fredda sicuramente la base Nato era un obiettivo militare strategico dei sovietici. La mia memoria mi rimanda ai turbolenti anni ottanta di Reagan, e al “dobbiamo fare attenzione qui a Mondragone, perché se succede qualcosa, qui ci sparano con l'atomica”. Forse esagerato, forse no. Ma poi dopo il 1989, cessa la paura del nemico rosso e ne comincia un'altra, la paura dell'arabo. Comunque vada, in entrambi i casi, la popolazione è sempre stata a rischio attentati, mentre gli americani se ne stavano chiusi nella nostra montagna. Non è anti americanismo di facile consumo. Provate a pensare alla vostra zona di residenza, immaginate che parte di essa non è più terra vostra, ma ha scopi militari. Non potete andarci, non potete fare domande, non siete al sicuro, ma non siete in grado di farci assolutamente niente. Tutto questo ha rappresentato e rappresenta ancora una delle basi Nato più segrete in Italia. Ed è amaro pensare che mentre dal ventre di una montagna c'è chi riusciva ad ascoltare da una parte all'altra del Mediterraneo, intorno si moriva e si muore di camorra, senza sapere mai chi è il mandante. Si potrà obiettare che sono discorsi diversi: sicuramente per le risorse messe in campo che servivano a combattere nemici lontanissimi, ma non quelli vicinissimi. Il giornalismo in Terra di Lavoro, non può mai prescindere dal confronto continuo con una realtà quale la camorra.
Rimane la presenza di una montagna violata nelle sue profondità. Inquietante e silenziosa. Una base immensa che non ha ancora una definizione precisa. Hanno coperto il tutto con il cemento. Forse per loro è ancora accessibile, attraverso un'entrata nascosta. E in tempi di lotta al terrorismo, in cui le regole vengono meno, è plausibile fantasticare che una base di queste fattezze possa essere usata anche come un carcere, protetta da occhi indiscreti, per i nemici dell'occidente? E' lecito domandarsi se i pericoli corsi in oltre trenta anni da parte della popolazione siano realmente cessati, o invece permangono?



di Sergio Nazzaro e Dario Alberto Caprio


martedì 3 luglio 2007

Santoni o "Untori"?

A meno di un anno, cominceranno ad entrare nelle nostre case dei signori, col vestito, che da qualche tempo non incontravamo mai, se non quando c’è bisogno di “avere un piacere”. Che ne so, una carta sul comune (magari fosse solo questo).. oppure, di questi tempi, questioni relative all’emergenza rifiuti. Molti cittadini, infatti, credono che la cosa stia in mano ai politici, (in parte si, in parte dipende dal target che un comune concorda con il consorzio, nel nostro caso con il Ce4, commissariato dopo l’arresto di Peppe Valente..). Dicevamo che i politici, per molti cittadini, possono far spostare i cassonetti puzzolenti dove vogliono, per allontanare la puzza da alcune famiglie e portarla vicino ad altre, in un ciclo rotatorio che mi sembra il girotondo dei voti. Comunque da giorni almeno le strade principali di Casanova e Carinola sono abbastanza pulite. Vi sono novità proprio con il rinnovo del contratto col il Ce4. Si dovrebbe svolgere, tra oggi e domani, una giunta per approvare una delibera che affidi per altri e due mesi il servizio per la differenziata (obbligatorio) al Ce4 insieme a quello dei Rsu non differenziati. Per quanto riguarda, i rifiuti non differenziati per i comuni al di sotto dei 15.000 abitanti non possono essere affidati ad altre società, così che tutto il servizio sarà di nuovo affidato al consorzio Ce4. Ultimamente i politici che ci governano sono fiduciosi, nella fattispecie, il sindaco Di Biasio, affermò che vi saranno miglioramenti per i servizi, e una spinta maggiore per la raccolta differenziata. Noi ci crediamo, poco. Non per motivi persecutori, ma poiché la situazione rifiuti in Campania abbisogna di un ben definito intervento che, forse, in questi giorni è al varo alla Camera, al fine di creare le condizioni per una normalizzazione della raccolta, e poi realizzare le basi per la differenziata. Detto ciò, credo che la prima cosa per cambiare un pochino le cose non sia quella di correre subito, a lamentarsi, dal politico di turno su tutte le questioni, poiché non si fa altro che screditare i più elementari diritti di cittadino, regalando invece al politico potere che non dovrebbe avere per una speculazione nell’emergenza. Dare un voto ad un politico non significa che nel bisogno si può correre da lui per i “piaceri”, in parte si, è vero, ma non per ogni cosa e soprattutto quando la situazione dipende da circuiti più grandi. Non dimentichiamo, infine che pochi sono quelli che stanno lottando per anticipare le mosse della camorra per il controllo dei finanziamenti e quindi delle discariche che potrebbero arrivare con la nuova legge sull’ emergenza rifiuti in Campania. Quando verranno a bussare alla vostra porta, non credete che sta entrando un re, un mago, un santone, bensi’ un uomo che dovrebbe rispettare ogni famiglia, e impegnarsi per la crescita ed il benessere di tutti.

Micco

martedì 26 giugno 2007

dialoghi....

Dopo che il vicesindaco Mannillo, ha attaccato il comandante Tuozzi e i vigili urbani di essere “controllori e controllati” in merito alla raccolta dei rifiuti nelle frazioni calene, alludendo alla cattiva gestione che i vigili hanno in questo settore, vi sono stati parecchi brusii. L’attacco ha creato di fatto una contraddizione, o almeno ha messo in luce quanto i rapporti fra loro siano quanto meno falsi. Intanto il sindaco ha richiamato il suo vice a gran voce...Ed ecco inutili discorsi in piazza, il giorno dopo il cazziatone, e la figuraccia di Mannillo (avendo tentato di negare, inutilmente, a Tuozzi le dichiarazioni apparse sul giornale)... che furbo quel Mannillo.

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T- Davvero hai sentito tutto?Sei terribile..

S-Si, ma devi promettermi che non lo dirai a nessuno.

T-Scherzi?Guarda che dicendo cosi’ mi offendi...

S-Quello che posso dirti è che il sindaco gli ha fatto una tirata di orecchi..comunque le cose non stanno tanto bene.. hanno da dire continuamente contro gli altri , per accaparrarsi simpatie, consensi ultimamente quasi sempre per colpa di Mannillo, vorrebbe comandare tutto, ma poi Pasquale lo richiama, lo cazzea, e se ne torna a cuccia.

T-Eh si vorrebbe fare il sindaco l’anno prossimo ma...dove va?

S- Dopo quello che ha fatto a Tuozzi, l’ha attaccato e poi ha abbassato le orecchie come un asino che porta un padrone pesante. Cosi’ perde ancora più punti. Nel suo partito, poi, le cose vanno meglio per Mancini, anche se Mancini pare che debba fare tutto quello che gli dice di fare Pasquale...Eh si Pasquale ce sap’ fa.. Comunque Mannillo ha preso un altra batosta..

T-Evidentemente se la merita..

S-Eh chi non se lo merita. Questi politici ci hanno stancati...sempre le stesse bugie. Non penseranno mica che stiamo diventando tutti sordi? anche dall’altra parte non c’è di chi fidarsi. Marcantonio e Mattia cospirano come api laboriose...Mattia apre circoli, fonda giornali ma alla fine è tutto inutile, vinceranno di nuovo loro...sono più compatti.. e poi il centro-destra ha perso pezzi, ora non è mica come cinque anni fa...anche se loro potrebbero avere la spalla di Massimo Grimaldi. Comunque anche loro si stanno bisticciando per il sindaco: Mattia dice una cosa, Marcantonio un’altra e Massimo un’atra ancora..

T-Che casino...ma come si può pensare solamente ad una cosa?(non parlo di quella cosa..magari.. avremmo sicuro più malattie virali, ma saremmo beati, sereni come non mai) Cioè, dico io, fino a che punto interessa amministrare la cosa pubblica a questi signori, per il benessere comune? Non è che un politico debba pensare solamente al benessere comune, non credo che esistano di questi esseri, ma nemmeno farsi solo i cazzi suoi..

S- Infatti, dovrebbero crescere di autorevolezza, ma permettere sopratutto il progresso alla comunità che gli ha dato fiducia..

T- Va bè stiamo sparando cazzate, perché non credo che queste cose sfiorino nemmeno lontanamente i nostri vecchi volponi..

S-A loro interessa....va bè scusa hai ragione.. lasciamo perdere, è inutile..però sai mi ha fatto ridere il fatto che Mannillo ha preso quella cazziata..

T-Almeno questo, ci fanno ancora ridere...


Fidia

domenica 24 giugno 2007

Fuga nel mondo delle favole

Altro che biennale di Venezia o Moma di New York, per i veri appassionati d’arte una tappa obbligatoria è Palazzo Novelli. Proprio così: le stanze di Palazzo Novelli per tutta l’estate accoglieranno alcune istallazioni a cura della cooperativa Lilladis, la quale ha partorito un prodotto artistico che farebbe invidia ad artisti del calibro di Picasso, De Chirico, Modigliani eccetera, i quali di fronte ad una tale mostra butterebbero pennelli, tele e tavolozze. La mostra in questione è una retrospettiva sul mondo delle favole. Proprio così: la cooperativa Lilladis, con una cura certosina, di tre giorni circa, ha posto all’attenzione dei carinolesi il profondissimo tema delle favole. Cenerentola, Cappuccetto Rosso, Biancaneve, che in maniera struggente portano lo spettatore in una dimensione mista a commozione e gioia. Sfido tutti, soltanto per pura curiosità, a farvi un giro e vedere sta cosa. All’inizio si viene veramente investiti da cascate di interrogativi, poiché la cosa è presentata come seria e di profondo spessore artistico culturale, e poi ad un tratto lo spettatore è portato a pensare: “ Ma ke è sta strunzata”. Manichini vestiti da principi azzurri, da lupi e matrigne: è questa l’opera della cooperative Lilladis, che sicuramente ha usufruito di un cospicuo contributo da parte del comune. Infatti, la parola cooperativa in un certo senso non può non farci immaginare che la Lilladis non abbia ricevuto soldi per l’allestimento dell’opera. E pensare che fino a che la scuola chiudesse, accorrevano classi di bambini da Carinola e dai paesi limitrofi. E che cosa c’è da far vedere alle scolaresche? Non credo che dei manichini possano offrire qualcosa di educativo. Presupposto diverso dell’amministrazione, che dando il via libera a tale iniziativa, non solo ha precluso la possibilità ad artisti e artigiani locali di proporre le proprie opere che più delle favole della Lilladis, avrebbero offerto il vero lato culturale del Comune, senza nemmeno un soldino. Invece, Palazzo Novelli è attualmente casa di manichini che, provare per credere, fanno veramente ridere. Anche se da ridere non vi è molto, in quanto anche questo dato evidenzia come a Carinola in tutti i campi ciò che regna sono i clientelismi e l’ignoranza.

Picazzo

(per gli appassionati di arte: a breve saranno pubblicate le foto del "fantastico" allestimento, anche se vi avvertiamo che per provare il brivido bisogna vederlo di persona!)


giovedì 21 giugno 2007

La "mezza" sanpietrinata


Caro vice sindaco Mannillo non ti pare che manchi qualcosa a via Grancelsa? Non ti pare che sia veramente bruttissima la strada, attualmente ? E meno male che i lavori erano finalizzati alla valorizzazione del sito, a me sembra proprio una valorizzazione non molto riuscita. Non è che si sono finiti i soldini? Così come qualcuno dice in giro? Decisamente troppe domande, è vero, allora facciamo delle esclamazioni. Far credere che i lavori sono stai interrotti per il corretto svolgimento della festa di maggio non è carino! Ma che siamo fessi! E poi se anche fosse così la festa è finita da molto! Ma non ti accorgi che attualmente è proprio orribile via Grangelsa! O meglio, finché ci si limita a stare a piazza De Rosa sembra davvero una bella cosa, ma appena superi casa Mannillo si ritorna nel grigio asfalto, che vedendo il risultato dei lavori forse forse era meglio rimanerlo, il brutto catrame il quale non valorizzava la storicità del luogo, neanche fosse Pietralcina. Per non parlare che ci sono i residenti davvero incazzati, ci sono alcune signore, e non dico bugie, che hanno invocato la forca, in quanto non solo la strada non è stata completata, ma diversi tasselli si stanno già staccando dal suolo. Un lavoro fatto male, troppo velocemente e soprattutto non finito, caro vice sindaco. L’idea non era male, peccato che come al solito non ha rispettato le aspettative di tutti e forse neanche le tue. Adesso mica dobbiamo aspettare i caldi giorni della campagna elettorale per vedere la strada ultimata? Spero proprio di no e che figura facciamo con l’arrivo dei turisti che da tutta Italia arrivano per osservare il borgo storico riportato a nuovo splendore? Vediamo di fare qualcosa.

Un Casanovese