Qualcosa di piu' di un'intervista interessante... non so voi ma io mi sono identificato nelle parole di Saviano ....
La sentenza dei Casalesi: aspetteremo il momento giusto. La vita blindata senza più libertà. Le paure per i familiari. E il coraggio di scrivere e accusare. Per dare una speranza ai giovani. Colloquio con Roberto Saviano
Sono tardarielli ma non scurdarielli. "I Casalesi arrivano tardi, ma non dimenticano mai". Lo spiegò ai magistrati l'unico vero pentito della camorra casertana, ricostruendo come i boss avessero atteso 11 anni prima di eseguire la sentenza contro un loro nemico. Hanno fatto calmare le acque, ridotto al minimo l'attenzione sulla vittima e solo a quel punto sono partiti i killer. Clemenza o perdono non gli appartengono: i signori della nuova mafia hanno dimostrato con il piombo e con il sangue che la loro parola è peggio di una fatwa. Perché loro sanno ricordare. Oggi le dichiarazioni raccolte nelle carceri e l'attività informativa nel triangolo dei boss, tra Casapesenna, Casal di Principe e San Cipriano d'Aversa, il feudo dei Casalesi, sono concordi: anche contro Roberto Saviano è stato emesso il verdetto. I padrini hanno lasciato in bianco solo la data dell'esecuzione: "Basta aspettare, verrà il momento giusto. E allora si chiuderanno i conti". L'autore di 'Gomorra' non si sente un condannato a morte. Quando gli poni la domanda, il volto si illumina con un sorriso ingenuo che tradisce i suoi 28 anni. Perché non accetta nemmeno l'idea di essere costretto all'esilio: "Napoli mi manca tantissimo. Come per tutte le cose che si perdono aumenta il carico di nostalgia. La mia esperienza viene da lì". Oggi può tornare a Napoli quando vuole, circondato però da carabinieri e auto corazzate. E ogni movimento deve essere concordato con la scorta. Il che lo spinge a stare chiuso in casa, a leggere e scrivere. Ma senza radici, senza succhiare linfa alla vita reale, tutto diventa un isolamento sterile. Un incubo che fa passare in secondo piano ogni altra preoccupazione. "Paura non ne ho. Fin quando c'è la parola, la possibilità di trasmettere le proprie idee, quella è la vera difesa. Certo, con il mio lavoro ho esposto anche i miei familiari. L'unico motivo per cui ho maledetto il mio libro è per le pressioni che hanno subito i miei cari e di cui non mi perdonerò".
Attorno a lui spesso c'è il vuoto. Il condominio del centro di Roma dove viveva in una stanza da studente ha protestato per la quiete disturbata dalla scorta. E i vicini della madre hanno addirittura scritto al Comune chiedendo che alla donna venisse 'assegnata una residenza più sicura': un modo burocratico per chiederne il trasloco. Alla 'Süddeutsche Zeitung' ha parlato di una quotidianità randagia, senza fissa dimora, senza più punti cardinali. Tranne quello che considera più importante: la scrittura. "Scoprire quanto potesse essere potente la scrittura è stato uno choc. Non solo per lo sconvolgimento totale della mia esistenza. In genere, un libro non riesce a influire sulla vita dell'autore. Invece intorno a 'Gomorra' si è creato subito un passaparola, una catena di persone che attraverso il libro si sentivano a me vicine e io ho sentito questo contatto con loro. Non avrei mai immaginato tanto. Due siti Web di solidarietà, la vicinanza di amici nuovissimi che hanno protetto le mie parole. E quella di alcuni colleghi".Ci tiene anche a ricordare le persone che si sono occupate della sua sicurezza, gli stessi investigatori che portano avanti le indagini sui Casalesi: il coordinatore della Procura antimafia di Napoli, Franco Roberti; i pm Antonello Ardituro e Raffaele Marino, il colonnello Gaetano Maruccia. A Raffaele Cantone, il pubblico ministero che conduce i processi più importanti contro la camorra casertana, lo unisce anche la pressione continua dei clan. E c'è poi Tano Grasso che lo ha consolato con l'esperienza di chi ha vissuto sotto scorta per un intero decennio. Molte cose l'hanno sorpreso negativamente. "Soprattutto l'accusa di aver infangato la mia terra. Di aver speculato sul suo dolore. C'è stata prima diffidenza e poi ostilità per il modo con cui ho raccontato la criminalità. Da molta intellighenzia napoletana e dal mondo puritano delle lettere che si è sentito invaso da nuovi codici, nuove visioni e soprattutto nuovi lettori".Poi c'è stata una gelosia verso il successo, come se fosse frutto di chissà quale operazione di marketing editoriale. "Invece 'Gomorra' sancisce l'ascesa del lettore e dimostra la grande possibilità della scrittura. Rivoluzionaria. Perché non è la scrittura che apre la testa, non è lo scrittore che rende liberi i lettori. No: è il lettore che rende libero lo scrittore, che cancella la censura. Pamuk, Politkovskaja, Rushdie - che hanno dovuto affrontare situazioni ben più gravi della mia come testimonia il sacrificio della giornalista russa - hanno imposto le loro idee grazie alla spinta dei lettori. È un meccanismo che trasforma il mercato, legando consumo e libertà di scrittura".
Attorno a lui spesso c'è il vuoto. Il condominio del centro di Roma dove viveva in una stanza da studente ha protestato per la quiete disturbata dalla scorta. E i vicini della madre hanno addirittura scritto al Comune chiedendo che alla donna venisse 'assegnata una residenza più sicura': un modo burocratico per chiederne il trasloco. Alla 'Süddeutsche Zeitung' ha parlato di una quotidianità randagia, senza fissa dimora, senza più punti cardinali. Tranne quello che considera più importante: la scrittura. "Scoprire quanto potesse essere potente la scrittura è stato uno choc. Non solo per lo sconvolgimento totale della mia esistenza. In genere, un libro non riesce a influire sulla vita dell'autore. Invece intorno a 'Gomorra' si è creato subito un passaparola, una catena di persone che attraverso il libro si sentivano a me vicine e io ho sentito questo contatto con loro. Non avrei mai immaginato tanto. Due siti Web di solidarietà, la vicinanza di amici nuovissimi che hanno protetto le mie parole. E quella di alcuni colleghi".Ci tiene anche a ricordare le persone che si sono occupate della sua sicurezza, gli stessi investigatori che portano avanti le indagini sui Casalesi: il coordinatore della Procura antimafia di Napoli, Franco Roberti; i pm Antonello Ardituro e Raffaele Marino, il colonnello Gaetano Maruccia. A Raffaele Cantone, il pubblico ministero che conduce i processi più importanti contro la camorra casertana, lo unisce anche la pressione continua dei clan. E c'è poi Tano Grasso che lo ha consolato con l'esperienza di chi ha vissuto sotto scorta per un intero decennio. Molte cose l'hanno sorpreso negativamente. "Soprattutto l'accusa di aver infangato la mia terra. Di aver speculato sul suo dolore. C'è stata prima diffidenza e poi ostilità per il modo con cui ho raccontato la criminalità. Da molta intellighenzia napoletana e dal mondo puritano delle lettere che si è sentito invaso da nuovi codici, nuove visioni e soprattutto nuovi lettori".Poi c'è stata una gelosia verso il successo, come se fosse frutto di chissà quale operazione di marketing editoriale. "Invece 'Gomorra' sancisce l'ascesa del lettore e dimostra la grande possibilità della scrittura. Rivoluzionaria. Perché non è la scrittura che apre la testa, non è lo scrittore che rende liberi i lettori. No: è il lettore che rende libero lo scrittore, che cancella la censura. Pamuk, Politkovskaja, Rushdie - che hanno dovuto affrontare situazioni ben più gravi della mia come testimonia il sacrificio della giornalista russa - hanno imposto le loro idee grazie alla spinta dei lettori. È un meccanismo che trasforma il mercato, legando consumo e libertà di scrittura".
Innegabile che le prime minacce dei padrini campani abbiano fatto da volano al successo del volume. "Sono rimasti spiazzati pure loro. Finora in quel territorio persino l'omicidio di un sindacalista non aveva fatto notizia, persino il piano per assassinare un magistrato con il tritolo già pronto non era arrivato sui media nazionali. Non si preoccupavano di intimidire un ragazzotto che aveva scritto un libro di cui si parlava troppo: perché avrebbe dovuto mai attirare attenzione?". La lezione di 'Gomorra' non è passata inosservata anche dentro le altre mafie: le pagine stampate hanno cominciato a dare fastidio. Saviano cita la vicenda di Lirio Abate, costretto a lasciare Palermo dopo il saggio sui complici illustri di Provenzano. Il segno di un'insofferenza crescente contro chi smaschera il vero volto della nuova mafia.
Per i Casalesi quella dello scrittore è diventata una sfida continua. Il discorso sulla piazza di Casal di Principe, chiamando per nome i padrini latitanti e invitando la gente a ribellarsi, non è stata perdonato. Poi la presenza in tribunale nel giorno della requisitoria, di fronte ai killer detenuti. "Da anni la criminalità organizzata non si trova più davanti persone che vogliano svelare il meccanismo delle loro attività, il sistema del loro potere. Hanno preso comeuna sfida il mio guardargli in faccia. Loro accettano i professionisti: accettano di venire descritti negli atti dei magistrati, degli avvocati, degli investigatori e in qualche misura anche dei giornalisti. Non accettano invece la mia volontà di usare strumenti 'sporchi' che non possono gestire. Personaggi come Raffaele Cutolo sanno condizionare l'immagine: hanno cercato la pubblicità, le interviste. Ne hanno fatto come uno strumento. Cutolo o altri boss come Augusto La Torre invece hanno reagito perché 'Gomorra' ha spezzato lo schema. Si sono sentiti gestiti da qualcun altro: gli piace essere raccontati, ma alle loro condizioni. La piazza di Casale? Ho chiesto ai cittadini di cacciare i boss, gli ho spiegato che la camorra non portava ricchezza, ma la distruggeva. Nessuno pronuncia mai quei nomi in pubblico a Casale e quel giorno in piazza c'erano tanti ragazzi: bisognava farlo".Nel pensiero di Saviano c'è un chiodo fisso: la questione meridionale. Un concetto su cui si è discusso fino al punto da renderlo logoro, svuotandolo di ogni proposta e soprattutto di qualunque progetto. Ma che oggi si incarna nella realtà di una generazione senza futuro. "Una speranza può nascere solo dai giovani meridionali. La mia è l'unica generazione che emigra in massa, l'unica dagli anni Cinquanta. Si sta imponendo un modello culturale secondo il quale chi resta è un incapace, un fallito, un traffichino. È una cosa pericolosa, contro la quale bisogna reagire. Perché si lasciano andare via i talenti migliori e si spengono le speranze di chi resta, destinandolo a un futuro di mediocrità". E accusa: "La politica ha perso la sua carica riformista, che era stata una caratteristica continua del dopoguerra". Elenca come modelli Gaetano Salvemini, Giustino Fortunato, Ernesto Rossi. "Se i politici di oggi si fossero formati su questi libri, invece di avere sul comodino gli scritti di Ho Chi Min o di altri mostri sacri del '68, adesso riuscirebbero a inquadrare i problemi. Il Sud ha prodotto pensatori che avevano capito tutto. Bisogna ripartire da lì: non dimenticare che esiste una questione meridionale".Ma il Sud cambierà? Saprà reagire alla grande slavina che lentamente sommerge la vita civile, l'imprenditoria, la cultura, la politica. Saviano schiera un'ironia amara e inverte il canone di Giacomo Leopardi: "Io ho l'ottimismo della ragione e il pessimismo della volontà". Cambiare richiederà tempo, almeno un'intera generazione: "Nemmeno io riuscirò a vederlo. Ma se non si comincia, non accadrà mai. Io credo che ci siano realtà che non hanno l'ossessione del turismo, l'idea di un Meridione ridotto a bacheca. Ci sono imprenditori agricoli che recuperano l'eccellenza, maestranze tra le migliori in Europa nel cemento, una leva dinamica di piccoli imprenditori che sono la forza dell'economia campana". Già, ma sono anche i settori più esposti all'assalto della mafia. "Certo, la criminalità organizzata investe dove c'è eccellenza e potenzia queste aziende. Non è vero che la camorra non genera crescita. No. Ma genera una crescita distorta, che non migliora la qualità della vita delle persone; che fa arricchire solo pochi e trasferisce i capitali lontano. È una crescita che impoverisce il Sud". L'altra faccia della medaglia è una classe politica e intellettuale che considera lesa maestà denunciare il dramma della regione. "Sono un'intellighenzia che parla solo di presunta bellezza e ignora i problemi reali. Spendono ore per Caravaggio e non si guardano intorno. È ora di finirla con questo sistema. Chi osserva non ignora la bellezza di Napoli ma proprio da essa parte per denunciare: da Caravaggio bisogna apprendere la forza del guardare in faccia la vita. Loro invece si cullano in una visione consolatoria del Sud, una visione che piuttosto che essere innovativa è terribilmente oscurantista".I leader di partito lo hanno quasi corteggiato, stupiti dalla sua capacità di parlare ai giovani. Da Fassino a Fini, da Visco a Berlusconi, tanti gli hanno trasmesso interesse e manifestato solidarietà. "A parole, ci sarebbero nell'intero arco costituzionale le condizioni per rilanciare la lotta alla camorra". La prova di concretezza verrà anche dalle risposte all'appello del procuratore Robertiche ha invocato le migliori forze per rispondere alle nuove minacce dei Casalesi. Perché in Campania la grande politica fa come i boss: latita. "Fausto Bertinotti è stato l'unico esponente nazionale ad andare a Casal di Principe, non era mai accaduto prima". Saviano è rimasto colpito dalla scoperta che anche nella base della destra, inascoltata spesso dalle dirigenze, è ancora viva quella mobilitazione antimafia, punto di forza del Msi legalitario di Almirante. Un risveglio che diventa provocazione verso il torpore della sinistra. "È stato bello vedere che c'è una forma di destra sociale che sul territorio sta riscoprendo l'orgoglio di un'identità che non scende a patti con la camorra. La sinistra continua a vivere in un equivoco. Gli slogan sono quelli che vengono da un passato di militanza concreta, ora non hanno più niente dietro. Ma la consapevolezza degli elettori è superiore a quella dei politici. O la politica lo capisce o è finita".
Gianluca di Feo ("L'Espresso" 16 agosto 2007)
Nota: ho aggiunto il libro Gomorra alla sezione Downloads, per chi voglia dargli uno sguardo... consiglio tuttavia di comprare il libro, di leggerlo e farlo leggere. Oskarmat
sviano viene a carinola che di libri ne scrivi un bel pò co sti mariuoli avoja a materiale
RispondiEliminaSaviano ha portato alla luce un reato contro l'ambiente di dimensioni bibliche un vero attacco frontale allo stato!Io penso che con tutta probabilità quello di cui parla l'autore potrebbe essere solo la punta di un iceberg che si estende sotto tutto il nostro territorio nazionale!...che Dio ci perdoni perchè i posteri certo non lo faranno!
RispondiEliminaforse ci vorrebbe l'esercito ma quello di CheGuevara perchè qui c'è qualcosa che continua ad andare male...
RispondiElimina...molto presto MichaelMoore sarà in italia per un tour(per sottolineare le bravate del passato gov.di cen.des.Berlusconi) con SabrinaGuzzanti(..."ho trovato una sorella in italia"..testuali parole)magari anche in Saviano trovano un fratello...e in noi un esercito!...mi volevo collegare anche alla questione della ex base nato che pensandoci bene potrebbe essere stata utilizzata per stoccare rifiuti di ogni genere e senza alcuna precauzione per la salute e per l'ambiente (come Gomorra insegna..)...mi piace pensare che questo potrebbe essere di grande interesse per l'amico e fratello M.Moore chissà che non ci possa veramente aiutare...
RispondiEliminaBeppe Grillo sul suo sito scrive parole di conforto per il fratello subcomandante Roberto Saviano,lui ha fatto qualcosa per noi... noi cosa potremmo fare per lui?...anche solo per idea mi piacerebbe dargli un esercito a disposizione come dovrebbe accadere per i comandanti...grazie Roberto hasta siempre comandante
RispondiEliminamatrix-mentana-canale 5 invitati Rita e Nando DallaChiesa raccontano il post-assassinio del padre...lo Stato completamente assente..il quadretto più eloquente:la mamma di CarloAlbertoDallaChiesa che incontra i due nipoti(Rita e Nando figli del generale dei carabinieri allora prefetto di Palermo)alla stazione ferroviaria e consegna loro tutto quel che lo Stato riteneva fosse rimasto di quell'uomo:...la sciabola dell'alta uniforme e il cappello...nient'altro.
RispondiEliminaL'allora presidente del consiglio era DeMita e con lui la nomenclatura politica corrotta fino al midollo...sottobraccio con la mafia tutti quanti io mammet'e tu .. ma oggi?Siamo ancora ridotti alla demagogia?Ai clientelismi?pazzesco,vergognoso,ridicolo!!!
Come la mettiamo con gli interessi del governo,dei partiti politici...il mega-business delle immondizie più o meno tossiche,l'industria tessile,il riciclaggio che ormai riguarda capitali astronomici,senza parlare delle connections con gli altri paesi del terzo mondo
Questi sono i capi d'accusa contro il "comandante" Roberto Saviano...e lo Stato?
Nooo,è l'intero SUD da mettere in assedio sotto stretto controllo dell'esercito, si può ottenere nuova ricchezza per il paese(oltre ad annettere definitivamente all'italia il SUD) e tutto quello che ne consegue socialmente e culturalmente,quello che stà accadendo in questi giorni in Sicilia(dove gli industriali e gli imprenditori hanno chiesto l'intervento dell'esercito per bloccare definitivamente il fenomeno delle estorsioni e "bravate" simili)deve essere l'esperimento PILOTA da applicare a tutto il sud dato che sul resto del territorio italiano si riesce ad attuare il controllo necessario a garanzia di un normale sviluppo della società civile e di una felice convivenza tra i cittadini..
lanciamo una raccolta di firme in tutto il paese per risolvere la "questione meridionale"...incredibile quanto sia datato questo argomento...
...a proposito delle dichiarazioni dei figli del "carabiniere" CarloAlbertoDallaChiesa in occasione del suo funerale l'on.G.Andreotti ha risposto:"preferisco i battesimi" Pensare che gente come questa guida ancora le sorti del nostro paese... Queste sono le premesse circa l'incolumità dei cittadini italiani che denunciano i fenomeni di totale degrado sociale-ecomomico e politico???Vergogna..ad Hamamet c'è posto per tutti...come in p.le Loreto a Milano...
RispondiEliminaBeppe Grillo sottolinea la manovra siciliana a favore della mafia...non più confindustria ma confimafia...con risata plateale da parte dei mafiosi che pensano alla barzelletta dell'espulsione(dal sistema...)per quanti pagheranno il pizzo...spero nella sovranità popolare!
...sta mattina mi son svegliato o bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao,ciao...sta mattina mi son svegliato e ho trovato l'invasor...o partigiano portami via o bella ciao,bella ciao,bella ciao,ciao,ciao...o partigiano portami via che mi sento di morir...e se io muoio o partigiano o bella ciao, bella ciao,bella ciao,ciao,ciao e se io muoio o partigiano tu mi devi seppellir...tu mi devi seppellire o bella ciao,bella ciao,bella ciao,ciao,ciao tu mi devi seppellire sotto l'ombra di un bel fior...
RispondiEliminaSaviano è una figura decisamente unica nel panorama letterario Italiano. Il suo romanzo reportage, ha radici nella tradizione del reportage di inchiesta americano. Gomorra ha una sua scrittura viva ed intesa, capace di sopprendere ed indignare. Saviano non è un semplice osservatore dei fatti, nelle sue storie ci affonda le mani, senza paura di sporcarsele. Peccato che ha dimenticato Carinola.
RispondiEliminasalve a tti nn so di quanto sia vecchio questo sito , mi servirebbe xò un aiuto , sto all'ultimo anno di liceo e sto facendo la tesina proprio su qsto argomento , xò nn so come collegare Salvemini la questione meridionale e Saviano nn so proprio come fare .... se a qualcuno venisse una qualche idea
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