Ero presente mercoledì scorso alla preghiera della gioia che si tiene ogni settimana dalle suore di Carinola, quando, alla fine di una sobria celebrazione in cui si era venerata la Croce, don Paolo Marotta ha comunicato a tutti i presenti la sua decisione di non celebrare più la preghiera.
E’ inutile dire che le persone presenti sono rimaste senza parole, poi hanno cominciato a protestare, qualcuno a piangere. Don Paolo ha dovuto calmare l’assemblea chiedendo silenzio e riflessione a tutti, a cominciare da se stesso.
Proprio per acconsentire alla volontà di don Paolo di usare questo periodo come momento di riflessione, rifletto. E mi faccio anche delle domande, a cui cerco di trovare una risposta.
La preghiera della gioia non è nata dalla volontà di don Paolo; è nata dal desiderio di alcuni giovani di riunirsi insieme per pregare e cantare; per vivere la loro fede nel modo a loro più congeniale. Solo più tardi, quando già si riunivano da qualche tempo, il sacerdote si è offerto di guidarli, sicuramente per due motivi specifici: primo, per accoglierli e farli sentire parte di un tutto che si chiama Chiesa; secondo perché anche a lui piace cantare, giovane con i giovani.
Ho partecipato spesso alla preghiera della gioia ed ho sempre visto una cappella piena di gente, ma soprattutto piena di tantissimi giovani e tanti uomini. Molte conversioni ha operato lo Spirito tramite questa preghiera; e questo è un dato di fatto. Don Paolo è stato sempre una guida straordinaria, che sapeva incitare al canto, ma anche al raccoglimento e al silenzio. E silenzio e raccoglimento si facevano.
Ora questo sacerdote viene accusato di allontanare le persone dalle loro parrocchie…. e lui, molto umilmente, si fa da parte per non creare malumori tra i suoi confratelli.
Quest’accusa così puerile mi fa venire da ridere. Beh, se le persone si allontanano dalle loro parrocchie, non è certo per causa di don Paolo o di quell’incontro settimanale, che può essere benissimo considerato un approfondimento della vita parrocchiale. Per conto mio, le ragioni vanno ricercate altrove: nell’incapacità di molti sacerdoti di mettersi sulla stessa lunghezza d’onda dei loro fedeli e soprattutto dei giovani; nella loro incapacità di accettare il carisma di un altro sacerdote.
E’ inutile negarlo, l’invidia e la gelosia hanno sempre trovato la porta ben aperta nella santa romana chiesa, che da madre si trasforma spesso in matrigna. Se poi aggiungiamo anche un pizzico di superbia da parte di chi non vuole sentirsi secondo a nessuno, ecco allora che la luciferite afferra e schiavizza il malcapitato. Mettiamoci ancora l’indolenza di un Pastore che, dopo aver partecipato lui stesso alla preghiera ed averla molto apprezzata, non riesce a valorizzare quest’ iniziativa di primo annuncio ai lontani, beh allora la pentola è bella e pronta!
Tutti nel calderone per essere cotti a fuoco lento? No!...
Quegli stessi giovani che avevano iniziato la preghiera tre anni fa e a cui si aggiungono ora molti altri, hanno deciso che non rinunceranno a quell’incontro settimanale così importante per loro.
L’incontro ci sarà lo stesso, anche senza don Paolo, perché don Paolo non era il fine della preghiera, era solo lo strumento, la guida che aiutava a pregare meglio. Quei sacerdoti che hanno protestato contro un’ iniziativa così positiva, possono gioire perché la loro malvagità ha ottenuto il risultato che volevano: quella di togliere un valido aiuto a chi aveva comunque voglia di incontrarsi per pregare insieme e a coloro che, grazie alla preghiera della gioia, hanno riscoperto il valore della spiritualità.
Credo che questi ragazzi saranno comunque aiutati perché, come dice Gesù, “dove sono riuniti due in mio nome, là sono io”.
Anima critica
E’ inutile dire che le persone presenti sono rimaste senza parole, poi hanno cominciato a protestare, qualcuno a piangere. Don Paolo ha dovuto calmare l’assemblea chiedendo silenzio e riflessione a tutti, a cominciare da se stesso.
Proprio per acconsentire alla volontà di don Paolo di usare questo periodo come momento di riflessione, rifletto. E mi faccio anche delle domande, a cui cerco di trovare una risposta.
La preghiera della gioia non è nata dalla volontà di don Paolo; è nata dal desiderio di alcuni giovani di riunirsi insieme per pregare e cantare; per vivere la loro fede nel modo a loro più congeniale. Solo più tardi, quando già si riunivano da qualche tempo, il sacerdote si è offerto di guidarli, sicuramente per due motivi specifici: primo, per accoglierli e farli sentire parte di un tutto che si chiama Chiesa; secondo perché anche a lui piace cantare, giovane con i giovani.
Ho partecipato spesso alla preghiera della gioia ed ho sempre visto una cappella piena di gente, ma soprattutto piena di tantissimi giovani e tanti uomini. Molte conversioni ha operato lo Spirito tramite questa preghiera; e questo è un dato di fatto. Don Paolo è stato sempre una guida straordinaria, che sapeva incitare al canto, ma anche al raccoglimento e al silenzio. E silenzio e raccoglimento si facevano.
Ora questo sacerdote viene accusato di allontanare le persone dalle loro parrocchie…. e lui, molto umilmente, si fa da parte per non creare malumori tra i suoi confratelli.
Quest’accusa così puerile mi fa venire da ridere. Beh, se le persone si allontanano dalle loro parrocchie, non è certo per causa di don Paolo o di quell’incontro settimanale, che può essere benissimo considerato un approfondimento della vita parrocchiale. Per conto mio, le ragioni vanno ricercate altrove: nell’incapacità di molti sacerdoti di mettersi sulla stessa lunghezza d’onda dei loro fedeli e soprattutto dei giovani; nella loro incapacità di accettare il carisma di un altro sacerdote.
E’ inutile negarlo, l’invidia e la gelosia hanno sempre trovato la porta ben aperta nella santa romana chiesa, che da madre si trasforma spesso in matrigna. Se poi aggiungiamo anche un pizzico di superbia da parte di chi non vuole sentirsi secondo a nessuno, ecco allora che la luciferite afferra e schiavizza il malcapitato. Mettiamoci ancora l’indolenza di un Pastore che, dopo aver partecipato lui stesso alla preghiera ed averla molto apprezzata, non riesce a valorizzare quest’ iniziativa di primo annuncio ai lontani, beh allora la pentola è bella e pronta!
Tutti nel calderone per essere cotti a fuoco lento? No!...
Quegli stessi giovani che avevano iniziato la preghiera tre anni fa e a cui si aggiungono ora molti altri, hanno deciso che non rinunceranno a quell’incontro settimanale così importante per loro.
L’incontro ci sarà lo stesso, anche senza don Paolo, perché don Paolo non era il fine della preghiera, era solo lo strumento, la guida che aiutava a pregare meglio. Quei sacerdoti che hanno protestato contro un’ iniziativa così positiva, possono gioire perché la loro malvagità ha ottenuto il risultato che volevano: quella di togliere un valido aiuto a chi aveva comunque voglia di incontrarsi per pregare insieme e a coloro che, grazie alla preghiera della gioia, hanno riscoperto il valore della spiritualità.
Credo che questi ragazzi saranno comunque aiutati perché, come dice Gesù, “dove sono riuniti due in mio nome, là sono io”.
Anima critica