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martedì 3 febbraio 2009
lunedì 2 febbraio 2009
Il grande esodo non è mai finito
Perché quello che è stato possibile fare per altri paesi o per il nord Italia non è stato possibile farlo per il meridione? Le risposte le conosciamo benissimo. Se ne parla da decenni. Se ne riempiono pagine e pagine di giornali, se ne fanno retoriche conferenze che non hanno mai cambiato la situazione….
Siamo sfaticati noi del Sud? Non credo. Quando ci troviamo altrove lavoriamo duro, mettiamo fuori capacità e uno spirito imprenditoriale che non sapevamo neanche di avere.
La risposta è molto più semplice: perché non c’è stata e non c’è la volontà politica di cambiare il meridione. A parole sì, ma non nei fatti!
Da quei disastrosi anni della grande emigrazione poco è cambiato. L’asse si è solo spostato. Prima ci si dirigeva verso i paesi d’oltre oceano; negli anni sessanta è stata la volta dei paesi europei, soprattutto Germania, Svizzera, Francia e Belgio; ora ci si dirige verso il Nord Italia. La gente continua ad emigrare, a lasciare le proprie famiglie, le proprie comunità, l’assolato Sud per trovare uno straccio di lavoro nel nebbioso Nord.
E’ uno stillicidio continuo di giovani che ci lasciano, di forze e di energie che ci abbandonano, di idee che si sradicano sempre più, condannandoci per sempre alla stagnazione economica e sociale.
Quello che è più grave in tutto questo, è che vanno a contribuire all’incremento dell’economia del Nord. E ora che il federalismo sembra una realtà molto vicina, l’abbiamo proprio meritata una cosa simile, nostro malgrado. Perché? Perché non siamo stati capaci di ribellarci alle piccole e grandi ingiustizie che hanno sempre dilagato a Sud. Le abbiamo subite, lamentandoci sì, ma abbiamo lasciato che venissero perpetrate continuamente, senza protestare come popolo. Non è la protesta del singolo quella che conta, è la protesta del popolo che fa la differenza. E noi non abbiamo saputo credere nella nostra forza di popolo meridionale e abbiamo lasciato che altri avessero il sopravvento sulle nostre vite, prendendo decisioni che riguardavano solo noi.
Siamo stati complici, nostro malgrado, con la mala politica, andando ad elemosinare posti di lavoro per noi o per i nostri figli dal politucolo di turno, contribuendo ad alimentare un meccanismo vizioso che, infine, si è ritorto contro di noi.
Abbiamo sempre abbassato la testa mentre invece dovevamo pretendere che lo Stato assente si occupasse del Sud in maniera più energica, inchiodandolo davanti alle proprie responsabilità. E forse la camorra non avrebbe trovato terreno fertile per crescere e prosperare. E ora cosa ci ritroviamo? Un’altra grande fregatura storica!
Che ironia! La ricchezza del grande Nord è fatta dalla forza lavoro del profondo Sud! E noi la prendiamo a quel servizio! Ancora una volta, come subito dopo l’Unità d’Italia, è il Sud che sfama il Nord, anche se può sembrare il contrario.
Noi meridionali non abbiamo mai capito una cosa: siamo noi ad avere il coltello dalla parte del manico, siamo noi che possiamo fare la differenza, ma è importante smetterla con quell’atteggiamento di sudditanza nei confronti di qualsiasi politico che ci propina la caramella per addolcirci la bocca e ci riempie di fandonie a cui abbocchiamo sempre, sia esso l’ultima ruota del carro o il Presidente del Consiglio. E’ importante sgombrare la mente da tante false convizioni.
E parafrasando i nostri amici di Virgolaz che dicono: Sud, si insisti, tu resisti! Io dico: Sud, si resisti, tu esisti!
Meridionale convinto
venerdì 30 gennaio 2009
il mondo alla rovescia
Pensiamo ora per un momento solo a quei rapporti grotteschi che il popolo del medioevo mistificava continuazione, re-inventava nei riti civili, le beffe alle istituzioni, ai re, ai conti e poi ai vari podestà. Certo, appartengono a qualcosa di così lontano e che ora noi potremo forse solo immaginare sfogliando storie letterarie, nelle leggende della civiltà occidentale, trovare i segni di questo tempo mitico.
E pensare che le azioni carnevalesche e i relativi riti avevano un ruolo così fondamentale per l’uomo del medioevo. Il riso e la beffa dominava riti civili e religiosi. Un profondo ed assurdo cerimoniale di motivi con impulsi primitivi, finiva per travolgere il popolo in festa, a cui nessuno poteva pensare di sfuggire. Al carnevale non si assiste, si vive, scrive Bachtin. Una tempesta onirica, in cui il mito viveva, in cui i folli erano tutti. Noi viviamo ora , ma di Tv e di notizie, di soap e talk. Lavoro-preparare la cena-lavarsi denti. Fare il letto.Scopare. Morire. Tutto qui?Dov’è il riso?Dov’è finita l’utopia, la libertà, l’eguaglianza di tutti?
Insomma dov’è il mondo alla rovescia? Veniamo brevemente al riso. Abbiamo smesso di ridere per svariate ragioni, ma la conseguenza peggiore è che il riso, frutto di una sottile espressività lucida e burlesca, ha una funzione molto importante nella vita sociale che noi abbiamo sottovalutato. Forse dimenticato. Facciamo un esempio. All’epoca alcuni pezzi firmati pseudonimi riconoscibili di questo Blog, facevano ridere, erano, diciamo satirici, ma sottendevano una verità lucida, smascheravano semplicemente comportamenti falsi e ipocriti della classe politica.Ora sono diventati rarissimi. Era semplicemente una visione critica.
Ebbene non vi è dubbio che la crisi del riso ha finito per contaminare anche il quiquiri. Fra tutti quelli che ne trovano maggiore giovamento è l’attuale maggioranza. Mannillo è più vispo che mai. Mattia è un grande appaltatore di feste e festarelle. De Risi c’è e non c’è, e Massimo s’incazza con questi. Bene nulla di nuovo, solita routine. Lo sapevamo dall’inizio e il bello forse deve ancora venire.Un tempo nel giorno di carnevale il popolo eleggeva re e regine per burle. Ebbene, sembra proprio che questi qui l’abbiamo eletti sul serio, ma provano gusto a farsi burle tra loro e quindi anche a noi. Nessuno osa nemmeno più ridere? Il mondo si è rovesciato di nuovo.
Lo sceicco Bianco.
impegni elettorali
Cari amici del quiquiri,
Carinola è cambiata. Tutti conoscono la storia della discarica di SELLECCOLA - sarebbe stato certamente meglio se non ci fossimo mai trovati a parlare di questa vicenda dal retrogusto amaro ma, all'interno di quella che è sicuramente una brutta storia, è importante prendere atto della positiva notizia di oggi. FINALMENTE SONO ARRIVATI I CAMION che porteranno via quell'ammasso di rifiuti che stagnavano li da ormai 3 anni. Bisogna dare atto a quest'amministrazione targata Mannillo che ancora una volta ha mantenuto il Suo impegno elettorale. Ora rimane da sistemare l'annosa vicenda cimiteri, colpo di coda di DI BIASIO che aveva già da tempo il sentore che per la sua " casata" la politica a carinola era finita! Bravo assessore all'ecologia.....
RDC
mercoledì 28 gennaio 2009
Quale cambiamento
Tutti i partiti politici parlano di un cambiamento, tutti i candidati a qualcosa promettono un cambiamento. Anche il popolo e il popolino lo vorrebbero, ma nella loro realistica visione delle cose, sanno perfettamente che per loro non cambierà mai niente.
Che significato vorremmo dare a questa parola?
Quando la sento, francamente mi preoccupo. Comincio a pensare a palazzoni che crescono come funghi, a ruspe che spianano zone di montagna, a una crescita abnorme della zona abitativa, a zone verdi che scompaiono, a un traffico insostenibile e a tante cose che sono come incubi nella mia mente. Non sono uno di quelli che anelano ad una radicale trasformazione della tranquilla vita di ogni giorno del nostro Comune. Opterei piuttosto per un miglioramento.
Molti di noi si accontenterebbero veramente di poco: che i servizi pubblici fossero più efficienti; che le scuole fossero più accoglienti e sicure per i nostri ragazzi; che il look dei nostri paesini venisse curato e abbellito col dovuto rispetto storico; che i fossi lungo le strade comunali venissero ripuliti prima della stagione delle piogge; che le strade fossero quindi praticabili anche in caso di pioggia intensa e non trasformati improvvisamente in fiumane capaci di travolgerti; che il servizio trasporti Angelino non ti lasciasse a piedi quando hai bisogno di andare alla stazione ferroviaria; che illustri sconosciuti non stessero sempre a sversare monnezza e ingombranti davanti alle carreggiate di terreni privati o negli anfratti più nascosti delle strade vicinali; che la Fontana Vecchia diventasse un luogo ameno e ridente, con un bel lavatoio chiacchierino; che la strada del Convento di San Francesco, e non solo quella, venisse rifatta, visto lo stato pietoso in cui è ridotta (mi scusino i concittadini carinolesi se nomino solo luoghi di Casanova: sono quelli che conosco meglio, ma tutti i luoghi del territorio mi sono cari).
Tuttavia, il cambiamento che veramente vorrei vedere nella vita del Comune è una concreta presenza giovanile capace di farsi rispettare e considerare, respingendo qualsiasi tentativo di strumentalizzazione da parte dei furboni della politica. Vorrei che fossero loro a prendere in mano le sorti del nostro Comune, ringiovanendolo nelle metodologie e nelle aspettative, ma purtroppo, sono anche quelli che meno si lasciano coinvolgere. Preferiscono andare via. Che altro potrebbero fare?!
Da quello che noto osservando la vita della Nazione, sono proprio i giovani i primi a scendere in piazza e a protestare contro le ingiustizie della casta politica, responsabilmente preoccupati del loro futuro e del benessere del paese, ma sono anche quelli più disgustati dalle realtà politiche locali da cui cercano di stare lontani.
Credo invece che, nella gestione della cosa pubblica, sia importante la presenza di giovani determinati, con idee fresche ed entusiasmo vivace, capaci di ravvivare la vita sonnolenta del nostro Comune dando gli impulsi giusti per una crescita sempre migliore.
Ecco, il cambiamento che vorrei è proprio questo: un Comune giovane, attivo, vivo, responsabile, attento alle problematiche dei cittadini di qualsiasi fascia d’età, capace di sfruttare le risorse del territorio e creare qualche posto di lavoro, di sfruttare le intelligenze e le abilità dei singoli e delle associazioni, capace di prestare la massima attenzione al rispetto dell’ambiente e alla cura del patrimonio artistico, capace di creare in tutti i cittadini il piacere di vivere in questo posto invece di costringerli a fuggire. Ma perché questo avvenga, penso che ognuno di noi dovrebbe fare la propria parte.
Mister No
domenica 25 gennaio 2009
27 Gennaio: giorno della memoria (e della dimenticanza)
Il ricordo di quelle efferatezze è utile e necessario per far riflettere tutti su quegli orrori. Serve mostrare le immagini di quella tragedia e discuterne, non solo per condannarle ma anche per suscitare l’impegno di tutti ad evitare che si ripetano simili atrocità. Indubbiamente, istituire una giornata della memoria ès tata una iniziativa lodevole perchè fa in modo che alle nuove generazioni resti impresso quello che non dovrebbe mai avvenire.
In questi giorni, mentre si ricorda la terribile tragedia degli Ebrei , si dimenticano tutti gli altri terribili genocidi facendola diventare anche la Giornata della Dimenticanza. Bisogna dimenticare tutti i genocidi che hanno macchiato di tanto sangue la storia recente e meno recente. Si deve dimenticare il genocidio armeno del 1915-16 che portò alla quasi distruzione di quel nobile popolo. Si deve dimenticare il genocidio degli assiri dello stesso periodo storico di quello armeno. Si deve dimenticare il genocidio Greco durato ininterrottamente dal 1908 al 1923. Si deve dimenticar il genocidio degli italiani dell’Istria nel 1945 che furono sepolti vivi nelle foibe a migliaia. Si deve dimenticare il genocidio dei musulmani di Sebrenica in Bosnia considerati un fastidioso intralcio al nuovo ordine balcanico. Dobbiamo dimenticare il genocidio di milioni di cambogiani avvenuto pochi anni fa. Dobbiamo dimenticare i genocidi attuali nel Darfur e non bisogna nemmeno accennare alla tragedia palestinese che vede quello che resta di un popolo costretto a vivere in campi profughi e bombardato a tempi alterni.
Non si comprende il motivo di questa voluta dimenticanza: quasi un razzismo strisciante che fa distinzioni tra le razze dei morti. Ricordare le vittime di una razza o nazionalità, dimenticare quelle di altre ritenute forse inferiori e da non tenere nella stessa considerazione. Forse la spiegazione di questo oblio è molto più semplice: sono poveri, e la povertà è una colpa che si paga con la dimenticanza e la cancellazione dai capitoli della storia. Come nella vita di tutti i giorni, chi ha più possibilità prevarica il diritto di chi ha poco o niente e anche come vittime di una tragedia si conserva lo status di superiore.
Mi auguro un cambiamento che faccia si che ci si convinca che i morti sono tutti uguali e quelli morti per la stessa causa sono ancora più uguali. Ci si deve augurare che il giorno del ricordo e della dimenticanza sia sostituito con la giornata della memoria e della condanna di tutti i genocidi mettendo in atto protocolli internazionali atti ad evitare il ripetersi di simili tragedie. Se non sarà possibile la realizzazione di quanto sopra auspicato si spera almeno che in quel giorno le persone di buona volontà si ricordino per un attimo, oltre che degli Ebrei, anche di tutte le altre vittime innocenti della follia umana.
venerdì 23 gennaio 2009
Carinola radiosamente cambiata
Dalla parte dell’uomo
mercoledì 21 gennaio 2009
Per Roberto
Caro Roberto,
ho letto il tuo articolo “Costumi e società” e il tuo pensiero mi ha dato numerosi spunti di riflessione. Tuttavia, visto che in onore delle nuove tecnologie il tuo sito non mi dà la possibilità di commentare, lo faccio da questo.
E’ vero, è davvero impressionante lo sviluppo dell’informazione locale su internet, specialmente nelle nostre zone, dove i giornali locali non parlano d’altro che di morti ammazzati e di serrande di negozi divelte dalle bombe: tutte cose dalle quali noi fortunatamente ci sentiamo lontani anni luce pur essendo fatti veri che succedono a pochi chilometri da noi. Ed è vero che è abbastanza scoraggiante dover spendere un euro e passa solo per leggere del tale politico che dichiara tale cosa e il giorno dopo l’altro politico che gli risponde, creando la consueta, sterile, trita e ritrita polemica politicantesca tipica del modo di condurre i fatti amministrativi dalle nostre parti. Da qui l’aumento dei “clic” sui siti che, in modi e forme diverse, si occupano delle questioni locali.
Non riesco però ad essere soddisfatto dalla presente situazione come tu dici di essere, usando un “noi” che non capisco se si tratti di un pluralia maiestatis o se sia riferito ad un non ben precisato gruppo di pionieri carinolesi della rete.
Il problema di fondo è che l’accesso alle nuove tecnologie non ci ha cambiato di una virgola: la nostra mentalità è rimasta uguale ed identica. Poter mandare affanculo questo o quel politico su un blog, o darsi l’aria da intellettuale su un sito, prendersi meriti, dare colpe e segnalare problematiche non ha cambiato il nostro modo di pensare e soprattutto non ha cambiato la nostra visione egoista e a breve termine. Una visione che abbiamo forse ereditato dai Borboni, qualcuno dirà.... non lo so, ma so che la possibilità, che è già di per sè remota, di vedere lo sviluppo del nostro paese e di smettere di salutare gente che parte e non torna più, scompare sempre di più, ogni giorno, nonostante siti e blog.
Il terzo millennio parte da noi e dalle prospettive che ci vogliamo dare come collettività. Se manca un progetto, se quando ci sono le elezioni chi si mette in mezzo sa già che deve contribuire a far funzionare un “sistema” già ben avviato e collaudato, e chi lo vota sa già quello che deve avere in ritorno, se ognuno pensa solo esclusivamente ai cazzi propri, noi andiamo verso il Medioevo, altro che terzo millennio.
E’, la nostra, la tipica mentalità del “furbo” che alla fine si trova ad affogare nella sua stessa melma.
Ma ora smetto di assilarti con queste “chiacchiere” e ti lascio con l’ augurio che il sito del quale fai parte possa crescere e prosperare proprio come quelle radio locali di cui racconti (quali sono?) e che possa essere anch’esso assorbito da un Network nazionale. Credo non si tratti di una vana speranza in quanto la formula che adotta è proprio quella di un grande giornale come il Corriere della Sera: 80% di elogio dei potenti di turno, speziando qua e là con l’intervento critico, ma sempre “moderato”, di qualcuno che sembri antagonista e alternativo (quel ruolo lo fai tu), e soprattutto senza dimenticare la pancia... con tante feste, sagre, allegria e strizzando l’occhio alla “cultura” (sempre con sbafata finale, però).
Con il potere possiamo essere spesso complici inconsapevoli, e questo mio intervento lungi dal voler essere un attacco personale, vuole metterti in guardia da questo.
Infine, visto che parli di libri, sarei molto lieto che me ne consigliassi qualcuno e colgo l’ occasione per raccomandarti vivamente la lettura di La democrazia e la legge ferrea dell'oligarchia : saggio sociologico, di Robert Michels.
Saluti
FuoriTempo
lunedì 19 gennaio 2009
In arrivo il Vitello d’Oro
sabato 17 gennaio 2009
Grazie Michele
Nell’ultima trasmissione Santoro ha mostrato il volto eroico della coerenza, sfidando il novanta per cento dei capobastone d’Italia, chiaramente indifferenti al dramma del Medioriente o addirittura complici di stragi di innocenti. La trasmissione ha voluto dimostrare la realtà di una operazione sconsiderata e criminale perché condotta contro civili inermi, affamati e infreddoliti. Nello stesso studio ho visto l’eroina del giorno, una stronza per sua ammissione, recatasi lì per farsi bella agli occhi di chi conta, e sono rimasto arcicontento che Santoro glielo abbia detto davanti a milioni di spettatori. Pochi sanno che quella scrive sul giornale La Stampa, notoriamente a capitale ebraico, e inoltre aspira ad incarichi in Rai di competenza dei presidenti della Camera e del Senato, incarichi che sono in scadenza.
Sono ormai ventuno giorni che l’esercito più attrezzato del mondo, anche se non il migliore (i “terroristi” libanesi qualche hanno fa ne misero a nudo la fragilità), bombarda senza tregua quel campo di concentramento. Sì ho detto bene, campo di concentramento, come quelli nazisti. L'intera zona della Striscia di Gaza è infatti recintata e circondata dagli Israeliani su tre lati e dai loro amici egiziani dal restante lato. Nessuno dice questo, altrimenti dovrebbero spiegare come è possibile ricevere armi in queste condizioni, e lasciarsi sfuggire che sicuramente uno dei due stati lo permette. Spiegando questo, si farebbe comprendere anche che sono obbligati ad essere scudi umani, non potendo allontanarsi dalla zona dei combattimenti come hanno fatto in Libano o in qualunque altra zona di guerra dove si ha la possibilità di farlo. Riguardo ai famosi missili di Hamas, posso garantire che una qualunque ditta di fuochi artificiali ne possiede di più potenti: la dimostrazione sono i risultati distruttivi che l’inviato RAI si affanna a mostrare, piccoli buchi e qualche persona intronata. Lo stesso inviato parla quotidianamente di guerra, di diritto di Israele a difendersi, di armi che possono distruggere Israele. Alcuni fanno notare notare che questo Pagliara è lì da anni perché gradito agli israeliani, dei quali legge volenterosamente i servizi che gli scrivono (in questi giorni l’esercito), e si pensa che addirittura sia sul libro paga dei servizi segreti israeliani. Il suo predecessore, Paolo Longo , che non si prestava a queste schifezze, lo hanno spedito in Cina, il posto più lontano da quei luoghi. La coerenza non paga.
In questi giorni di “guerra” ho assistito, oltre che a alla vergogna del corrispondente che non si è mai avvicinato ai luoghi dei massacri parlando però come se li vedesse, a tavole rotonde di giornalisti ricattati o in vendita come la suddetta stronza, esperti militari e tuttologi vari, tutti schierati sulla stessa linea: giustificare qualunque azione dell’esercito israeliano. Resto inorridito nel sentirli, parlano di distruzioni di edifici e di massacri di bambini con la stessa sensibilità con cui si parla della distruzione delle arance in sovrapproduzione. A questi soldati dell’informazione deviata si sono uniti i generali, cioè i politici capeggiati da Fini e Gasparri e tutti gli altri colonnelli. E’ mancato Ferrara, assente forse perché non poteva fare la primadonna.
Per me è uno scandalo: come si fa a solidarizzare con chi sta perpetrando dei massacri di donne e bambini? E' come incitarli ad eliminarne il più possibile e diventarne complici. Se comprendo Fini, detesto Veltroni, Fassino e quelli di sinistra che si sono accodati a lui. Fini lo comprendo perché lui è un fascista, quindi razzista, specialmente con quelli di pelle scura, quindi si possono ammazzare. Ma Veltroni che porta la sua pensione ai bambini africani, è deprecabile che giustifichi il massacro dei bimbi palestinesi. Grazie Michele che glielo hai detto, non ti preoccupare, ti ha capito, anche se fa finta di no.
Con quanto ho scritto non voglio essere tacciato di essere filo palestinese da qualche "nero" che mi legge: io sono italiano, e l' Italia è una nazione che tradizionalmente e costituzionalmente ripudia la guerra come mezzo per dirimere le questioni tra i popoli e non ne considera nessuno come nemico. Per fare questo, la prima condizione deve essere la corretta informazione dei fatti, e chi sbaglia deve essere biasimato e se necessario condannato. Per una corretta informazione si deve mostrare il bombardamento delle sedi della croce rossa, ospedali compresi, i bombardamenti delle sedi ONU sotto gli occhi del suo segretario generale, il massacro per settimane di donne e bambini, oltre alla costrizione di milioni di persone in campi di concentramento. Non vogliono che vediamo queste cose per non suscitare il nostro sdegno contro gli esecutori materiali e contro chi li spalleggia divenendone complici.
Perciò grazie Michele per averci provato a dare una informazione più corretta. Nascondere i crimini non serve, la storia insegna che prima o poi si pagano. Grazie anche a nome degli italiani che lavorano in quei posti e che rischiano la vita sotto le bombe israeliane e grazie a questi nostri politici irresponsabili anche per mano di qualche palestinese.
TeleVisionista
venerdì 16 gennaio 2009
Pugnali nei fumi lunari
Nella triste storia che si avvia alla conclusione, forse abbiamo dimenticato di dire la cosa più importante. Come avviene per ogni grossa metropoli dai ritmi febbrili, violenti e allucinati, dagli immensi viali, anche in questa, vivevano due persone che si stavano cercando da diverso tempo.
L’unica cosa che desideravano davvero era di amare nella più totale esplosione dei sensi, in modo assoluto. Ed è importante questo perché in una epoca sconfitta come la nostra, dove Amore è spesso ubriaco di languore in qualche isola sperduta nel Mediterraneo, è sempre più raro trovare due giovani che dopo il primo e unico sguardo incrociatosi per puro caso e per un solo attimo abbiano poi compreso che dovevano cercasi irrimediabilmente. Anche nei sogni. Ma dove si sono incontrati? Sono belli forse?Questo non c’interessa, quello che ora è importante è che Daniel dopo esser sfuggito a quel agguato demoniaco, perchè ormai di demoni pensava si trattasse, triste e combattuto come non mai, decise di telefonare a l’unica persona che in questo momento avrebbe potuto capirlo. Sua madre.
Entrò allora in un bar dove i network stavano parlando della pioggia, della situazione di emergenza proclamata dal sindaco e di quale scenario i metereologi andavano profilando nella città per le prossime ore. Subito dopo parlavano dei morti di Gaza. Naturalmente non vi portò la minima attenzione a nessuna delle cose che quel pagliaccio urlò per tutta la diretta. Anche il barista era col naso all’insù quando Daniel gli chiese di poter usare il telefono per una chiamata extraurbana, e una sambuca. La mamma non ebbe alcun dubbio: suo figlio aveva incrociato un dannato d’Amore, molto pericoloso e che sapeva trovarlo. E quindi, che cosa poteva fare? La risposta di quella megera mezza-turca fu esattamente questa: doveva seguire il fumo lunare. E riagganciò augurando al figlio di avere fortuna. Daniel sapeva benissimo che quelle parole che non significavano niente, dovevano avere un seguito, per forza. Si, doveva seguire qualcosa, ma cosa? Che cazzo è ora il fumo lunare, se la luna non c’è neanche in cielo!
Eppure..Uscì, dimenticò di pagare come sempre, salì sulla metro in direzione di Gare de Lyon, voleva vedere il fiume e poi chissà magari anche lei ripassava ogni tanto in quella strada..Ma doveva muoversi, si stava facendo tardi. Passò davanti Notre-Dame e nel cielo le nuvole erano sempre viola. Poi in una strada sul retro della piazza il suo cuore si fermò. Un pugnale di rose. Sotto un balcone di un vecchio palazzo si stava riparando la ragazza dagli occhi neri. Decise di andargli vicino, le avrebbe detto qualcosa, ma di tutto quello che poi si dissero non ne sapemmo più nulla. Sappiamo solo che si persero tra i matti e tra i borghesi di Parigi, tra scultori e bancari e politici radicalmente corrotti.Tra puttane e mariti fedeli. Tra cagne e fogne. Sfumarono nella notte e poi d’improvviso la luna nel cielo piegò le nuvole e le nascose dietro al mare per molti giorni ancora…Poco dopo un bambino che aspettava la metro con suo padre vide un uomo sui cinquant’anni elegantemente vestito di nero che camminava di spalle, perdendosi nel buio dei binari della metropolitana.
Lo Sceicco Bianco
giovedì 15 gennaio 2009
...il giorno dopo
Dalla parte sinistra della parete del salotto l’umido stava partorendo qualcosa di velenoso che avrebbe certamente ammazzato un elefante se lo avesse inalato, pensò in quel momento Daniel, steso sul divano mentre aspettava di potersi fare una doccia calda. La pioggia continuava a cadere minacciando di strisciare in casa sua. Di tutta quella notte finita solo all’alba gli vennero in mente gli occhi stanchi e quasi assenti di Suzanne, la cameriera del caffè Torrente, dove aveva passato quasi tutta la serata, per poi finire a letto con Lucilla, ora sotto la doccia. Insieme a due pittori conosciuti nella metropolitana aveva cenato con appetito in una tranquilla trattoria appena fuori il Quartiere Latino, scolato un paio di bottiglie di vino rosso e quindi si erano recati, per ripararsi dalla pioggia, al caffè, dove in attesa che il locale si riempisse avevano preso le carte da scala e naturalmente si erano messi d’accordo, in segreto, di giocare d’azzardo. Grappe carte e sigarette, tutto questo era durato senza che i tre se ne accorgessero per quasi due ore fino a quando al tavolo si avvicinarono, quasi per caso due giovani morette, ballando sulle note della fisarmonica che da qualche minuto aveva preso a suonare ballate gitane, in fondo al caffè.
Possiamo? Fece, dolcemente, la più alta, sedendosi a fianco di Marcello- ormai- disse-fin quando non smetterà di piovere dovremmo imparare a morire nei locali..
Perché morire?domandò Daniel alle due arrivate.
Ma non ribatterono e di tutta risposta decisero di ordinare da bere. Voi che prendete? chiese l’altra ragazza, che intanto si era tolta il cappello, mostrando dei foltissimi capelli neri. Una bottiglia di vino..E così avevano stregato la notte tra i fumi dell’alcool per finire poi sotto un ponte a fumare oppio. Erano in quattro ora, l’altro l’avevano perso nel caffè. Marcello accompagnava la moretta ad un motel, mentre Daniel e Lucilla avevano deciso di aspettare l’alba.
Ho finito sono pronta-fece Lucilla in quel momento- ma devo scappare comincia il turno fra dieci minuti, ti lascio il numero, che svolazzando si fermò sul mobiletto accanto al divano dove Daniel contava i soldi vinti a carte. Decise allora di chiamare qualcuno per farsi pulire casa. Dall’altra parte della cornetta gli avevano assicurato che entro dieci minuti avrebbero mandato un ragazzo filippino. Quando questi bussò Daniel ebbe un sussulto, si ricordò dell’incubo, poi degli occhi, di quella risata tuonante venuta dal fondo dei pozzi infernali, e infine di quella fanciulla che aveva intravisto nell’incubo e che doveva assolutamente trovare. Andò ad aprire e di fronte si trovò un ragazzo filippino che prese subito a lavorare. Dopo dieci minuti bussarono di nuovo. Il ragazzo andò ad aprire e di fronte si trovò, indovinate un po’, quello strano tipo, che si diresse verso la camera da letto, dicendo, seraficamente, buonasera signor Daniel, disturbo forse? …. Solo che ora nessuno di noi sta sognando. Dammi i tuoi occhi, mi occorrono: lei deve trovare me…Daniel sbarrò gli occhi e indietreggiò di qualche passo. Quel sinistro personaggio gli si fiondò addosso con le mani, pronto a strangolarlo. Il filippino scappò. Ma Daniel si liberò con una ginocchiata nello stomaco, e uscì di casa prendendo il cappotto. Dove vado?Non posso certo andare alla polizia mi crederebbero pazzo… Mi serve un’arma, una pistola devo trovarla a tutti i costi…..
continua......
Lo sceicco Bianco