E' passato un anno dall' inizio della prima campagna di scavi a Foro Popilio ed il silenzio che avvolge adesso il luogo sembra doversi rompere da un momento all'altro. Si ha la sensazione che il sito sia vittima di un incantesimo che lo ha paralizzato, ma che un tocco magico potrebbe farlo tornare in vita all’istante. Basta chiudere gli occhi…
Allora, in un attimo, vedo spuntare da tutti i lati i ragazzi, archeologi e volontari, tutti animati dal desiderio della scoperta del passato. Vedo zi’ Peppe a torso nudo, mentre maneggia il piccone come fosse una penna per uno scrittore e, accanto a lui, Michele che ripulisce il terreno con ritmo frenetico.
Nell' altro lato del campo, la “capa” Raffaella da indicazioni ai volontari col suo sorriso perenne e con le lunghe dita dalle unghie smaltate costantemente piantate nella terra.
Si vede arrivare Antonio con le sue attrezzature e lo si vede poi prendere appunti,come sempre, insieme a Francesco, con i suoi occhi innamorati.
Ecco l’altro Antonio, Pietro, Sara, Simona, Samantha, Annalisa, Fabio e tutti gli altri. E Raffaella che trasporta una carriola più grande di lei soccorsa da Oxana, più o meno stessa taglia, ma entrambe con un grande sorriso soddisfatto. Tutto il campo è perfettamente in funzione, come un alveare e come se tutti avessero fatto quel lavoro da anni; qualcuno, come Clelio, effettivamente quel lavoro lo fa da una vita.
Allora, in un attimo, vedo spuntare da tutti i lati i ragazzi, archeologi e volontari, tutti animati dal desiderio della scoperta del passato. Vedo zi’ Peppe a torso nudo, mentre maneggia il piccone come fosse una penna per uno scrittore e, accanto a lui, Michele che ripulisce il terreno con ritmo frenetico.
Nell' altro lato del campo, la “capa” Raffaella da indicazioni ai volontari col suo sorriso perenne e con le lunghe dita dalle unghie smaltate costantemente piantate nella terra.
Si vede arrivare Antonio con le sue attrezzature e lo si vede poi prendere appunti,come sempre, insieme a Francesco, con i suoi occhi innamorati.
Ecco l’altro Antonio, Pietro, Sara, Simona, Samantha, Annalisa, Fabio e tutti gli altri. E Raffaella che trasporta una carriola più grande di lei soccorsa da Oxana, più o meno stessa taglia, ma entrambe con un grande sorriso soddisfatto. Tutto il campo è perfettamente in funzione, come un alveare e come se tutti avessero fatto quel lavoro da anni; qualcuno, come Clelio, effettivamente quel lavoro lo fa da una vita.
Il lavoro viene controllato dalla super “capa” Eliana che scava, scrive, prende appunti, pulisce, cataloga e soprattutto tiene i rapporti privilegiati col capo in testa….
Eccolo là il guru dello scavo, il professor Rescigno che, mimetizzato tra attrezzi e ragazzi, controlla e spiega ogni particolare pietruzza che viene alla luce. Se poi invece di una pietruzza si rinviene un fonte battesimale paleocristiano, allora diventa un fiume di entusiastiche parole. Come un disco incantato, continua a ripetere la sua spiegazione a chiunque gli arrivi a tiro di voce. Col suo accento francese e i suoi modi gentili, riesce ad affascinare tutti i suoi interlocutori e a trasmettere il suo grande sapere.
Riapro gli occhi ma non vedo nulla di tutto questo. L'incantesimo non è stato rotto, non è stato mosso nemmeno un grammo di terra e tutto è immobile, fermo.
La cattiveria della politica ha fermato tutto e solo un miracolo potrà rimettere in movimento la grande avventura. Ripenso alla faccia triste del professore Rescigno, mentre sorvegliava i lavori di copertura degli scavi, sicuro che quello fosse il metodo migliore per difendere quei tesori, pur sapendo di esporsi alle critiche degli ignoranti che non sanno che quella è la tecnica più antica di conservazione.
Riapro gli occhi ma non vedo nulla di tutto questo. L'incantesimo non è stato rotto, non è stato mosso nemmeno un grammo di terra e tutto è immobile, fermo.
La cattiveria della politica ha fermato tutto e solo un miracolo potrà rimettere in movimento la grande avventura. Ripenso alla faccia triste del professore Rescigno, mentre sorvegliava i lavori di copertura degli scavi, sicuro che quello fosse il metodo migliore per difendere quei tesori, pur sapendo di esporsi alle critiche degli ignoranti che non sanno che quella è la tecnica più antica di conservazione.
Purtroppo ci vorrà tempo per far tornare in vita Foro Popilio, ma con l'aiuto di tutte le persone di buona volontà, principalmente giovani, ci si potrà riuscire. E poi chissà, potrebbe anche accadere un miracolo: che i commissari, nelle pieghe del bilancio, recuperino una somma che permetta di portare alla luce la cattedrale di Foro Popilio per la gioia di molti e la rabbia di quei pochi che hanno sempre avversato questi lavori.
Lucrezio