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lunedì 5 luglio 2010

Foro Popilio un anno dopo

E' passato un anno dall' inizio della prima campagna di scavi a Foro Popilio ed il silenzio che avvolge adesso il luogo sembra doversi rompere da un momento all'altro. Si ha la sensazione che il sito sia vittima di un incantesimo che lo ha paralizzato, ma che un tocco magico potrebbe farlo tornare in vita all’istante. Basta chiudere gli occhi…
Allora, in un attimo, vedo spuntare da tutti i lati i ragazzi, archeologi e volontari, tutti animati dal desiderio della scoperta del passato. Vedo zi’ Peppe a torso nudo, mentre maneggia il piccone come fosse una penna per uno scrittore e, accanto a lui, Michele  che ripulisce il terreno con ritmo frenetico.
Nell' altro lato del campo, la “capa” Raffaella da indicazioni ai volontari col suo sorriso perenne e con le lunghe dita dalle unghie smaltate costantemente piantate nella terra.
Si vede arrivare Antonio con le sue attrezzature e lo si vede poi prendere appunti,come sempre, insieme a Francesco, con i suoi occhi innamorati.
Ecco l’altro Antonio, Pietro, Sara, Simona, Samantha, Annalisa, Fabio e tutti gli altri.  E Raffaella che trasporta una carriola più grande di lei soccorsa da Oxana, più o meno stessa taglia, ma entrambe con un grande sorriso soddisfatto. Tutto il campo è perfettamente in funzione, come un alveare e come se tutti avessero fatto quel lavoro da anni; qualcuno, come Clelio, effettivamente quel lavoro lo fa da una vita. 
Il lavoro viene controllato dalla super “capa” Eliana che scava, scrive,  prende appunti, pulisce, cataloga e soprattutto tiene i rapporti privilegiati col capo in testa…. 

Eccolo là il guru dello scavo, il professor Rescigno che, mimetizzato tra attrezzi e ragazzi, controlla e spiega ogni particolare pietruzza che viene alla luce. Se poi invece di una pietruzza si rinviene un fonte battesimale paleocristiano, allora diventa un fiume di entusiastiche parole. Come un disco incantato, continua a ripetere la sua spiegazione a chiunque gli arrivi a tiro di voce. Col suo accento francese e i suoi modi gentili, riesce ad affascinare tutti i suoi interlocutori e a trasmettere il suo grande sapere.
Riapro gli occhi ma non vedo nulla di tutto questo. L'incantesimo non è stato rotto,   non è stato mosso nemmeno un grammo di terra e tutto è immobile, fermo.
La cattiveria della politica ha fermato tutto e solo un miracolo potrà rimettere in movimento la grande avventura. Ripenso alla faccia triste del professore Rescigno, mentre sorvegliava i lavori di copertura degli scavi, sicuro che quello fosse il metodo migliore per difendere quei tesori, pur sapendo di esporsi alle critiche degli ignoranti che non sanno che quella è la tecnica più antica di conservazione. 
Purtroppo ci vorrà tempo per far  tornare in vita Foro Popilio, ma con l'aiuto di tutte le persone di buona volontà, principalmente giovani, ci si potrà riuscire. E poi chissà, potrebbe anche accadere  un miracolo: che i commissari, nelle pieghe del bilancio, recuperino una somma che permetta di portare alla luce la cattedrale di Foro Popilio per la gioia di molti e la rabbia di quei pochi che hanno sempre avversato questi lavori.

Lucrezio

giovedì 1 luglio 2010

Sogno di una notte di una pazza estate

Fa fresco stasera e tutto tace, ma sono sicuro che c’è qualcuno che non dorme, né di giorno né di notte. Qualcuno che pianifica, programma, studia, progetta, immagina, inventa, contatta…. Perché le prossime elezioni sono sì lontane, ma non tanto. Arriveranno. Come una cambiale a scadenza, arriveranno puntuali. E allora non bisogna farsi trovare impreparati; bisogna aver fatto tutto, aver preparato la squadra di combattimento, con l’avanguardia e la retroguardia fatta di dottori, avvocati, professionisti, gente comune purché capaci di difendere il nucleo centrale, quello tosto. Bisogna aver predisposto le cose da dire, da gettare in pasto alla gente che se ne potrà sfamare e potrà metabolizzarle, fino a quando gli entreranno nel sangue e nel cervello e andranno poi a finire in una mano, quella stessa mano che servirà a fare una croce o scrivere un nome.

E’ un copione già scritto e recitato troppe volte. Stessi attori, stesse comparse. Stesso identico finale. 
Un finale diverso si potrebbe anche avere se i protagonisti fossero diversi, ma sono protagonisti che non amano il palcoscenico politico, e soprattutto, non amano gli inciuci. E li capisco perfettamente.
Così mentre altri la notte vegliano e sorvegliano, io posso dormire e sognare persino un sindaco rassicurante e tranquillo,  guida carismatica di un’amministrazione ad hoc.

Il mio sindaco ideale vive a Casale, ma non è un Migliozzi né un Marrese, né tanto meno un Trabucco. E’ un professore che stimo per la sua umanità,  la sua cultura e la sua apertura mentale, per la capacità di saper stare vicino alla gente, per l’amore che ha per il territorio e le tradizioni locali, il rispetto per ogni frazione del Comune, il disprezzo per posizioni di potere e prestigio acquisite indebitamente.

Eh si, il mio sindaco ideale si chiama Michele Lepore (non me ne volere Michele). Qualcuno potrebbe fare gli occhiacci, ma io sono convinto che, investito di una tale responsabilità al di fuori  dei soliti schieramenti politici che ormai hanno abbondantemente rotto, Michele saprebbe circondarsi di persone efficienti ed energiche, giovani e meno giovani da ogni frazione del Comune, che veramente darebbero una svolta al territorio. Saprebbe trasfondere la sua grande umanità e cultura nella gestione del Comune. Darebbe gli assessorati alle persone giuste, secondo le loro competenze e capacità e saprebbe scegliere un ottimo Assessore alla Cultura nella persona del prof. Giovanni Battista  Abate che, a sua volta, coinvolgerebbe anche le pietre col suo carisma intellettuale e la sua professionalità.

Michele è uno che non guarda  ad altro se non all’interesse del Comune e, grazie alla sua apertura mentale, Carinola potrebbe avere un gruppo di amministratori dinamici, propositivi, moderni, competenti, capaci di affrontare anche le pressioni più robuste dell’amministrare.
Un bel sogno. Svanito con la prima luce dell’alba, prima che si trasformasse in incubo, perché torme di cani feroci erano in agguato per strappare l’osso. Ne vedevo le sagome in lontananza.  
Poi anche loro sono spariti…. ma ritorneranno. Sono sicuro che ritorneranno.

Sognatore notturno

lunedì 28 giugno 2010

Siamo tutti presidenti

Forse in nessuna nazione al mondo ci sono tanti presidenti come in Italia. Iniziando dalle presidenze più prestigiose, non sempre ricoperte da personaggi prestigiosi, fino alla presidenza dell'ultimo comitato cittadino. Abbiamo il presidente della repubblica, del senato, della camera, della regione, della provincia, del consiglio regionale, del consiglio provinciale, del consiglio comunale, delle circoscrizioni, delle vittime delle varie disgazie nazionali, della confindustria, del consorzio idrico, del consorzio di bonifica, delle varie federazioni di sport, del comitato festeggiamenti, dei vari circoli culturali, ambientali, ricreativi, di pensionati, dello sport e chi ne ha più ne metta, ognuno è presidente di qualcosa. Il bello dell'Italia (per loro) è che se si è ricoperta una presidenza importante i benefici restano a vita, sia economici che di status. Economici perchè si gode di un sostanzioso appannaggio e di rappresentanza in quanto a vita si ha diritto alla scorta, auto di servizio e segreteria, tutto a spese dei cassintegrati ovviamente. Altro lato positivo (sempre per loro) del sistema italiano è che le presidenze più sono prestigiose e meno titoli devi avere per accedervi. Per essere eletto presidente della repubblica basta saper firmare, così per le altre presidenze più alte, unici meriti da valutare: quelli politici. Questo è il merito che viene preso in considerazione in Italia, solo quello politico, altre capacità non contano. Tra gli altri privilegi delle presidenze italiane c'è quello che la permaneza nella carica non dipende dai risultati conseguiti ma esclusivamente dalla volontà politica.

Per avvalorare quanto affermato basta leggere la notizia di questi giorni che al presidente della Figc Giancarlo Ebete, nonostante la figura barbina della nazionale italiana di calcio, non vengano chieste le dimissioni. Se fosse successa la stessa cosa alla squadra del più piccolo paesino il presidente sarebbe stato cacciato in malo modo. Quella è una carica politica e perciò non è soggetta al giudizio di merito ma esclusivamente alla valutazione politica.

Stessa regola è stata sempre applicata anche a Carinola nelle assegnazioni di competenza comunale. Ogni incarico discrezionale dell'amministrazione è stato sempre assegnato guardando solo all'opportunismo politico e mai alle capacità delle persone. A questa consuetudine non è stata mai sottratta la nomina del presidente del consiglio comunale che a Carinola è stata sempre considerata una carica secondaria da assegnare a politici di secondo piano. Questa presidenza importantissima in questo comune è stata svilita proprio per essere stata assegnata a personaggi sbiaditi che mai hanno cercato di migliorarsi. Con questi presupposti abbiamo avuto da decenni presidenti del consiglio comunale quasi barzelletta in quanto impreparati e incapaci di districarsi tra le varie leggi e regolamenti della vita del consiglio e di conseguenza quella del comune. In verità quasi mai sono stati rieletti e succederà lo stesso anche per l'ultimo presidente. Questo sembra che sia particolarmente sfortunato in quanto trovatosi al centro di una crisi politica ed essendo privo di una minima preparazione ad affrontarla è finito come capro espiatorio della stessa. E' di questi giorni la notizia che l'ex sindaco di Carinola ha presentato ricorso al TAR nei confronti del presidente uscente per rilevanti illegittimità nell'espletamento delle sue funzioni. Gli viene contestata la sua aperta faziosità in contrasto con la legge, che espressamente impone al presidente del consiglio di essere al di sopra delle parti . Il suo operato dovrebbe essere sempre ispirato allo scopo di dirimere le controversie che inevitabilmente si creano all'interno di qualunque amministrazione comunale. Il presidente in questione non solo non è stato indipendente ma non si è preoccupato nemmeno di apparire tale, capeggiando addirittura i dissidenti e invogliandoli a dimettersi. Ha raccolto le firme dei dimissionari e personalmente le ha consegnate al protocollo del comune. Comportamento assurdo per un presidente, dimostrando di vivere nella totale ignoranza dei suoi doveri. Il presidente del consiglio della passata amministrazione ignorava le lettere del prefetto, questo capeggiava l'opposizione, il prossimo chissà cosa combinerà. Non si sa quale sarà il verdetto del giudice sulla vicenda ma ci si deve augurare che questo pseudopresidente venga almeno interdettio a vita dai pubblici uffici se non anche a pagare le spese del commissariamento. Un verdetto simile sarebbe utile non solo per punire chi è convinto che la politica dia dirtto all'impunità ma sarebbe di monito per tutti gli sprovveduti, e sono molti, che aspirano a sostituirlo. Si spera sempre che le istituzioni vengano legittimate da un intervento superiore ed anche se non succedesse bisogna continuare a sperare, in caso contrario veramente la democrazia sarebbe finita.

Saul

sabato 26 giugno 2010

Una casa famiglia molto manesca

Tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo il mare. E’ un detto che non si smentisce mai, neanche per le intenzioni più nobili… come  le case famiglie.
Il decreto ministeriale per la Solidarietà Sociale del 2001, con l’istituzione delle  case famiglie   per l’accoglienza dei minori, degli anziani, dei disabili e delle persone con problemi psico-sociali, sicuramente intese offrire un clima positivamente familiare a chi proveniva da una situazione di grande svantaggio sociale. Una casa famiglia è quindi un’alternativa a orfanotrofi e altri tipi di istituti, quali i carceri minorili,  e richiede delle figure parentali che possano sostituire il padre e  la madre, oltre ad altro personale altamente professionale.
Non sempre è così. L’apertura di case famiglie sono oggi diventate l’occasione per crearsi un lavoro e non sempre le problematiche portate dagli ospiti che le abitano trovano la risposta giusta in fatto di competenza e professionalità. Succede così  che i requisiti organizzativi richiesti, adatti alle necessità educative degli ospiti, siano invece inadeguati e le figure che dovrebbero essere punto di riferimento non sono in grado di gestire una situazione che può sfuggire facilmente di mano.
E’ quello che purtroppo è successo più volte con gli ospiti della casa famiglia per minori, l’Anthea, che si trova a Casanova.  
Questi ragazzi vivono sul nostro territorio da qualche anno, ma da quel che mi risulta, hanno sempre creato dei grossi problemi, sia a scuola che fuori. L’ultimo spiacevole episodio risale a due giorni fa, quando tre di loro si sono avventati su un giovane casanovese e l’hanno letteralmente riempito di botte, facendolo abbondantemente sanguinare. Ne è nata una rissa tra giovani residenti e gli ospiti dell’Anthea che ha richiesto l’intervento dei carabinieri e l’arrivo dell’ambulanza. Quello che più preoccupa è che un giovane della casa famiglia ha tirato fuori un coltello e se ne faceva scudo contro i residenti.
Non so quali siano stati esattamente i motivi che hanno provocato l’episodio, ma non è questo il vero problema. Il vero problema è che i ragazzi dell’Anthea  non sembrano fare grandi passi verso comportamenti più civili. Non riescono a superare la loro aggressività che li tiene ben lontani dall’integrarsi con gli altri, anzi, qualora si trovano con gli altri adolescenti per esigenze  educative, il gruppo scuola ad esempio, non esitano ad esibire il loro comportamento deviante come fosse qualcosa di cui andare molto fieri. C’è sempre un coltello alla loro portata che stabilisce le distanze tra loro e i normali adolescenti.
Viene automatico chiedersi: qual’è l’utilità delle case famiglie se non riescono ad assolvere alla funzione per cui sono state istituite? E per quale motivo non ci riescono? Qual’è l’utilità di questa specifica casa famiglia  di Casanova?
La dura realtà di questa spiacevole situazione che si è venuta a creare è che i giovani casanovesi non vogliono più in paese i loro coetanei difficili;  non gradiscono più la loro presenza perché non si riconoscono in loro e non riescono ad accettare comportamenti ed atteggiamenti così diversi ed aggressivi.
Possiamo biasimarli?

Bruner

giovedì 24 giugno 2010

Da campioni a coglioni

Mo' ce la possiamo solo sognare
E così ci siamo tolti il pensiero. La nostra bella avventura ai mondiali finisce qui, con un bel 3 a 2 che ci ha regalato l’ultimo posto del girone e il ritorno a casa, oltre a tanta amarezza e vergogna. Eppure la Slovacchia non era una squadra imbattibile; ha  giocato bene per tutto il primo tempo, poi è scesa di tono. La colpa è nostra che non abbiamo saputo cogliere l’occasione, che sembravamo dei morti viventi, senza grinta, senza convinzione. Come si può chiamare una squadra simile ‘nazionale’? Una nazionale di rammolliti ecco cosa siamo con gente così!
Le scelte di Lippi sono sicuramente discutibili: ha portato ai mondiali una squadra di giocatori non in perfetta forma fisica, o almeno che non hanno saputo dare il meglio di se stessi neppure con squadre come la Nuova Zelanda e la Slovacchia, squadre rispettabilissime per carità, ma che potevano benissimo essere battute se la nostra nazionale fosse stata quella di quattro anni fa.
Anche le scelte per ogni singola partita sono discutibili. Se avesse messo Pirlo, Gattuso e Quagliariello dall’inizio, forse le cose sarebbero andate diversamente. E forse se ci fosse stato Cassano, le cose potevano andare ancora meglio. Forse.
Ma è inutile fare il processo alle intenzioni ora che siamo fuori. Diciamo le cose come veramente stanno: abbiamo fatto pena. Non c’è stata intesa in campo; troppi errori, singoli e di squadra, ci hanno regalato tre belle pallette, e dico tre, della Slovacchia che una nazionale d’elite come la nostra non può  permettersi e digerire.
La riflessione che voglio fare è una sola: vale la pena dare milioni di euro a un calciatore e ad allenatore per poi fare simili figure? Credo sia immorale valutare le loro prestazioni sportive in quel modo, quando invece dovrebbero fare un’unica cosa per guadagnarsi da vivere: ANDARE  A ZAPPARE!

Sportivo deluso

Mondo Sommerso

La preistoria
'L'acqua è il simbolo della saggezza, offre l'immagine della quiete, della buona accoglienza, del disinteresse. 
Indifferente, cedevole, che non si logora, accetta ogni forma, ogni posto. Essa va verso il basso che tutti disprezzano, è la grande confluenza di tutte le cose, il che non le impedisce di offrirsi come massa limpida, poichè ogni impurità non fa che attraversarla'.

Circa trecento milioni di anni fa un teleosteo fece capolino per un intervallo stranamente più lungo fra una boccata d'acqua e l'altra e sbirciò tra le immense foreste palustri del Carbonifero. Lo spettacolo che gli si presentò dovette apparirgli a dir poco squallido e soprattutto mortale, come sarebbe apparso Marte ad un improbabile astronauta senza scafandro  protettivo.
Se questo nostro irriconoscibile antenato avesse potuto prevedere che il cammino evolutivo lo avrebbe portato a dimorare permanentemente in quell'ambiente ostile, precludendogli per sempre il ritorno alla ineguagliabile dimistichezza con la matrice marina, in preda ai più evidenti sintomi della paura, avrebbe  voltato le reni aglomerulari al proprio futuro e sarebbe corso  a rifugiarsi rabbrividendo nel più profondo abisso (per lui tutt'altro che spaventoso)  del tiepido mare preistorico.
E la terraferma sarebbe rimasta dominio incontrastato della vita vegetale.

La storia - Baia, città sommersa
O forse no, forse, quando i primi pionieri del mondo animale approdarono alla terraferma, in loro c'era il senso del destino che doveva compiersi e in qualche modo essi 'sapevano' che da quel momento in poi avrebbero conosciuto una nostalgia (dolore del ritorno) che non li avrebbe abbandonati mai più.
Come il Wurdhalak transilvano (il vampiro delle leggende) che, malgrado tutto, ispira una certa tenerezza con il suo bisogno di portarsi appresso la bara con la terra madre su cui riposare, così anche  gli Amnioti  hanno dovuto fare in modo da portare con sè (per tre quarti) un pezzo di quel mare che permettesse loro di continuare a vivere l'illusione del tempo perduto in cui la vita e  morte erano meno differenziate che nel mondo nuovo  e in cui il fuori da sè aveva un significato meno spaventoso.
Ma nessuno di noi è, definitivamente uscito dall'acqua.
Fuori fa freddo e vento e sole succhiano agli organi la loro linfa vitale, dentro invece è ancora caldo e umido e quieto.
Staccarsi dal mare ha significato rinunciare a questa estensione di sè al di fuori dei confini del proprio sangue, a questa vita diffusa al di là dei confini del proprio corpo.

L'attualità
Il costo che ne abbiamo pagato è la solitudine; la ricchezza è il lutto. L'amore, che l'abitante dell'acqua ha per l'ambiente che lo nutre e lo scalda, il terrestre lo rivolge verso se stesso, simbolo di un mondo scomparso, tabernacolo dei suoi ricordi più antichi.
Come è successo ai primordi anche oggi la vita sorge dall'acqua, madre ancestrale che dal buio e dal caos permette alla prima pietra di affiorare. Nessuno, dunque, può 'fare a meno dell'acqua'.
E' certo  che  privatizzarla   assume, per noi Amniotici, un significato distruttivo, vorrebbe dire uguale a morire. Se essa diverrà merce di guadagno, il nostro ambiente si impoverirà  e niente di più facile allora che si irrigidisca anche  la nostra fluidità umana tanto da renderci infine sterili e pietrificati.

Anonimo

lunedì 21 giugno 2010

nuove balle in arrivo


E’ molto possibile che accada questo: l’idrofoba guerra fra bande che stanno inscenando in questi giorni, Massimo Grimaldi da una parte e Gennaro Mannillo - Mattia di Lorenzo dall’altra, prenderà corpo, muterà in sole due liste, si esalteranno dai balconi e una di loro andrà in maggioranza. A novembre o ad aprile non importa, il fatto è che saremo di nuovo di fronte, più o meno, agli stessi nomi, molti dei quali vecchie conoscenze, poche competenze, tanta voglia di non far. Ah, dimenticavo, tutte e due si doteranno di un bel, bel programma, zeppo di punti e di pagine, splendide foto del comune, carico di storie e fabulae che troveremo sotto i nomi di “formidabile progetto per lo sviluppo totale di tutta la comunità, delle risorse unite, dei bla, dei ble e quindi dei blu..”. E così via per tutte le deleghe degli assessori. Un’altra utopica illusione di “cambiamento” (e quante volte la risentiremo ancora sta parola) che negli ultimi vent’anni, più o meno gli stessi trafficanti della politica, (che come camaleonti guadano dalla minoranza alla maggioranza in tempi diversi), vendono e rivendono, come se il momento del voto fosse un mercato malinconico, programmi di coriandoli e stelle filanti. Per carità, qualcuno ci ha creduto veramente in questi programmi, ad altri non interessa credere, ma andare sul comune, altri sono addirittura peggio. Eppure pigliano decine e decine di voti, alcuni più di trecento. Ebbene il quadro è surrealista, sicuramente da cinema, ma quale potrebbe essere una via d’uscita? Beh, l’utopia, mi viene detto. Forse diventa sempre più strano desiderare una terza lista, una quarta o una quinta, di facce nuove, con qualche giovane, consapevoli dei ruoli, con conoscenze e competenze e soprattutto con voglia di fare. Scusate ma se i loro programmi, messi a punto da superstiti politici (come Marrese, di Lorenzo..) da liberi professionisti (medici, geometri, commercialisti e avvocati) e che negli ultimi anni non hanno prodotto nella realtà dei fatti un miglioramento prospettato sulla carta (per carità non penserete mica al caso di Marinaleda!), non sono forse anch’essi utopici tanto quanto lo può essere un nuovo programma? Certo non è semplice conquistare la fiducia, anche perché alle spalle dell’utopica lista che stiamo immaginando, bisogna che vi siano gruppi di lavoro, formazione sui diritti-doveri del consigliere comunale, competenze nel presentare un progetto (Regione, UE..), conoscenza del territorio e del mondo... 

(In)sana utopia? Allora che altro si può fare? Certo che questi Magi persiani non svaniranno con qualche incantesimo, occorre la forza dei sogni.

Caccia da Nova

Servi di corte

Egregio Avv. mi consentirà di ragionare un pò intorno al filosofico e fascinoso concetto di "forma e sostanza". Lo faccio con lei e, se vorrà, potrà inserirsi con viva mia gioia anche Antonio Nardelli, dal quale vi è sempre qualcosa da imparare… Prendo ovviamente a tema la vicenda legata al Coordinamento del PDL e allo scontro che essa ha determinato all' interno di quello che una volta era il Centro-destra unitario carinolese. Lei, egregio avvocato, nemmeno tanto celatamente tifa, parteggia e sottilmente, per non meglio chiarite ragioni, gongola per il Nardelli, cercando, furbescamente, di mettere in ridicolo il Di Lorenzo che, a suo a dire, stando  a quanto le hanno riferito fonti più o meno attendibili, non riuscirebbe a spuntarla sul ragazzotto nocelletese. Dico ragazzotto nocelletese, alias Nardelli, e non De Gasperi! Risultato ( da Lei auspicato): grave onta per Di Lorenzo, per la componente ex alleanzina, per il gruppo che sostiene e milita nella corrente riconducibile a Landolfi e che a Carinola, pubblicamente, senza mezze misure, dichiara di non vedere nessuna altra candidatura possibile se non quella del proditoriamente defenestrato Mannillo.
E questa è la forma, ammesso che quello che lei dice o che le fonti le riportano sia vero, comprovato e documentato. Arguto com'è, lo dico per completezza cronacale, lei sa bene, egregio avvocato,  che dietro questa manovra di "attacco e disturbo" (un pò esilarante invero) in danno di Mattia Di Lorenzo e del suo gruppo vi è l' onorevolissimo Grimaldi, più baldanzoso e potente che mai nonché tronfio e  ringalluzzito da una straboccante  vittoria che lo ha visto primeggiare addirittura in molte realtà dell' Agro aversano (quando si dice che il candidato...tira!).
La sostanza. Come lei sa è un' altra cosa, diciamo è ciò che conta e si può contare. E' l' essenza delle cose, ciò che importa per davvero. Da uomo di studi classici ne converrà, anzi me lo può insegnare ( si fa per dire). Non mi dilungo, ma innesto il parallelismo con il caso in questione e lo faccio rivolgendo a questo punto non più a lei, ma all'onorevolissimo Grimaldi, qualche domanda chiedendole però, egregio Avvocato, per il tramite del sito, di fare come Hermes, l' ambasciatore degli dei e di trarne poi, come Salomone, in una sorta di arbitrato politico-filosofico-giornalistico, le debite conclusioni.

1) On. Grimaldi, Lei pensa per davvero che a Carinola non si sappia che Nardelli è un suo stretto collaboratore, molto spesso rinvenibile alla guida della sua auto e sempre in azione, anche alle ultime elezioni, a rappresentare il PSI?
 2) On. Grimaldi, crede davvero che La sua azione, che ho definito di "attacco e disturbo" rappresenti una prova di forza di cui potrà mietere, in prospettiva, i frutti, magari nella prossima tornata amministrativa?;
3) On. Grimaldi, non ritiene che il Suo comportamento, tutto teso a mandare allo sbaraglio il malcapitato Nardelli, non venga percepito come lampante esempio di "malcostume" politico del quale prima o poi qualcuno le chiederà conto?
4) On. Grimaldi, Lei pensa che pur mantenendo (e sa bene che già non è cosi, dico sa bene!) Nardelli alla guida del PDL (che è  un pò come se affidassimo la Divina Commedia al commento di Di Pietro) i vari Carmine e Mattia Di Lorenzo, Vincenzo D' Ausilio, Francesco Giacca, Sergio La Vecchia, Carmine Gatta, Roberto Palmieri, Ugo De Crescenzo e tanti altri, cioè quelli che per davvero hanno votato il PDL, possano stare poi con lei? E se cosi non sarà, come non sarà, (dico non sarà) a cosa serve il suo inconcepibile incaponimento a confondere le idee giocando su una vicenda che la consegnerà alla storia come il più ridicolo Consigliere regionale che la Campania abbia mai avuto?
5) On. Grimaldi, crede che i carinolesi, le "menti pensanti", cioè quelli che  fanno opinione non si siano fatta un' idea di questa grottesca questione e che magari imputano e contestano a lei un atteggiamento non propriamente consono al ruolo che esercita e alla carica che ricopre?
6) Ultima considerazione: Lei, onorevole, vuole archiviare la pratica "Di Lorenzo" (chissà poi perché) e invece di farlo direttamente dà mandato al Nardelli di lanciare il sasso, di compiere l’ attentato, fingendo di essere immerso nelle scabrose sorti dell' amministrazione regionale. Dal canto suo Di Lorenzo, va detto, ha già annunciato, scritto, ribadito e sottoscritto che ama i confronti diretti, diciamo gli scontri "corpo a corpo" e che non si tirerà indietro se lei avrà il buonsenso di farsi trovare da qualche parte, sperando che stacchi un po’ con l’ Agro aversano…., tanto più che prima o poi arriverà la campagna elettorale e a quel punto Nardelli le servirà a poco e dovrà per forza maggiore brandire l' arma e accettare il guanto della sfida e lì......le risate.....e le facce rosse, anzi la faccia rossa, dico la sua! (Sperando addirittura che voglia candidarsi). Insomma, non potranno più esserle utili le azioni di teppismo pseudo-politico. E non pensa, onorevole, che il suo atteggiamento circa il coordinamento possa essere usato dal Di Lorenzo, che lei ama come gli occhi amano il fumo, proprio contro di Lei come un micidiale boomerang? E non crede che forse quel gran parac....di Mattia lo stia già facendo e lei abbia abboccato all' amo come un pesciolino sprovveduto in mezzo all' Oceano?

Avvocato Ceraldi, aldilà delle sue simpatie, legittime beninteso, per Grimadli e Nardelli, ci dica da  ex  (onestissimo!) politico, avvocato, giornalista  nonché uomo di studi classici come la pensa. Insomma, lei con chi sta con la sostanza o con la forma? Stessa domanda per Nardelli (anche se, sono certo, … messa così non risponderà con solerzia...). Un saluto.

P.S. Onorevole Grimaldi, ammettiamo che Nardelli sia il Coordinatore del PDL, così come Lei vorrebbe… siccome è anche, come non sfugge a nessuno, ma proprio  a nessuno, il suo personale autista, Lei , in pratica che ruolo esercita? Forse quello dell’ accompagnatore dell’autista-coordinatore, (peraltro di un partito diverso dal suo)? Però, che bel ruolo! E che fortuna per Nardelli avere un accompagnatore Onorevole! Pensa un po’ se, 25-30 anni addietro, Montecuoollo a Cellole, Ianniello a Sessa o Loffredo a Carinola  si esibivano in simili stupidaggini, mah…..Onorevole, mi ascolti, cambi mestiere. La politica non è il gioco delle…… tre carte, di cui Lei pur s’ intende!

Vincenzo (Filippo) Di Donato

sabato 19 giugno 2010

Dichiarazione di Gennaro Mannillo


“Stendo un velo pietoso sulla dichiarazione che ieri il sig. Grimaldi si è fatto dettare per metterla in bocca al Sig. Nardelli. Purtroppo il malcapitato Nardelli non sa neppure quel che dice e quello che gli scrivono,-dichiara l’ ex Sindaco Mannillo che poi aggiunge- Lo comprendo più di quanto possa pensare, perché so bene quanto sia importante e cosa si sia disposti a fare pur di mantenere un posto di lavoro. Tuttavia inviterei Nardelli, piuttosto che a esprimere giudizi sul mio operato, a valutare bene la figura del suo datore di lavoro che lo induce a dichiarare cose infamanti e che travalicano di gran lunga il limite della legalità e al cui retroterra io guarderei con profonda preoccupazione. Il Consigliere regionale Grimaldi sa bene-chiarisce Mannillo- che non è stato cacciato nessuno e non può usare l’ ingenuità dell’ ignaro Nardelli per mettere in giro aberranti sciocchezze. 
La verità-prosegue Mannillo- è che sette Consiglieri di maggioranza,sotto suo preciso indirizzo, per sei mesi, hanno giocato a nascondino usando come rifugio l’ accogliente villa del Dott. De Risi..Grimaldi -continua l’ ex fascia tricolore- doveva ed ha pagato il prezzo dell’ accordo elettorale con i Casalesi ed ha dovuto ,anteponendo la su sfrenata e guasconica ambizione personale,calpestare il consenso popolare dei carino lesi che avevano scelto me come Sindaco e che oggi pagano il salatissimo prezzo di un gioco così perverso. Quanto agli accordi elettorali- va giù duro il leader di “Insieme per Cambiare”,pur compenetrandomi nel sempre crescente panico che sta colpendo il sig. Grimaldi circa le prossime elezioni amministrative, il cui esito appare, fin d’ora, scontato e certamente non favorevole alla sua “Armata Brancaleone”,chiarisco che il progetto di “Insieme per Cambiare” proseguirà e vi potranno aderire,quanti,indipendentemente dal loro credo politico, hanno a cuore le sorti della comunità e per essa immaginano una fattiva amministrazione,nessuno escluso. L’ unica pregiudiziale è stata posta -aggiunge Mannillo- sui dieci traditori della volontà popolare al servizio del Sig. Grimaldi. 
Infine, conclude l’ ex Sindaco - per ciò che attiene l’ infamante accusa di “imbroglione” che ingenerosamente Nardelli mi rivolge,spero vivamente per lui che trovi il tempo per fornire una plausibile spiegazione o di rettificare,altrimenti,avendolo già querelato,dovrà risponderne innanzi all’ autorità giudiziaria dove potrebbe anche essere accusato anche di omissione di atti d’ ufficio essendo stato,il Nardelli, Consigliere comunale e,in quanto tale,deputato al controllo.” 


Nota della redazione: abbiamo ricevuto tale dichiarazione da "Filippo" e l'abbiamo pubblicata così come ricevuta. Preghiamo Mannillo di farci sapere nel caso in cui non si tratti di una sua dichiarazione. 

L’acqua non è commercializzabile!


Il sistema capitalistico occidentale, basato sul consumismo sfrenato di ogni cosa, si sta orientando verso la commercializzazione del bene pubblico per eccellenza: l’acqua.
Perché?... Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nei paesi del terzo mondo la disponibilità di acqua potabile, le reti fognarie,  idriche e i servizi igienici sono ancora lontani da uno standard accettabile, mentre nei paesi occidentali come gli Stati Uniti si utilizzano circa 1700 metri cubi di acqua pro capite all’anno. Sempre secondo l’OMS, l’ Italia è prima in Europa per il consumo d’acqua e terza nel mondo con circa 1200 metri cubi pro capite all’anno. Davanti a noi ci sono solo gli USA e il Canada.
L’allarme spreco arriva da tutte le parti e il WWF annuncia che, in Italia, il consumo pro capite sta scendendo da 2700 metri cubi a 2000.

Con queste premesse, diventa chiaro che l’acqua, principale fonte di vita, si sta trasformando in  una risorsa strategica importantissima: la sua rarità e il suo valore crescente, nonché la fornitura dei servizi ad essa connessi, porteranno sempre più a politiche e conflitti  internazionali concernenti la qualità e la quantità degli approvvigionamenti  pari a quelle del petrolio.

C’è già la corsa, da parte di multinazionali, alla gestione delle sorgenti: la Danone ha comprato tre sorgenti: una in Cina, l’altra in Indonesia e la terza negli USA. La Nestlè ha invece cominciato a commercializzare in Pakistan “l’acqua purificata” ossia acqua di rubinetto con l’aggiunta di sali minerali.

Mancano delle regole mondiali sulla gestione e la tutela dell’acqua come bene comune e prevale l’approccio a considerarla un bene da lasciare alla libera regolamentazione del mercato. Questo significa PRIVATIZZAZIONE,  ossia  AUMENTO SMISURATO dei prezzi di tutti i servizi per  l’acqua.
Poiché la comunità internazionale  ritiene che l’acqua sia  il fondamentale bene pubblico ed ognuno ha il diritto di avere libero accesso al suo rifornimento, moltissime iniziative sono sorte per difendere e tutelare questo elemento primario della vita umana.

Carinola aderisce alla campagna referendaria di H2Ora che raccoglie firme per tutelare il diritto di pubblico accesso all’acqua. Circa 900,000 firme sono state già raccolte: ci si propone di raggiungere quota 1000,000.
E’ inutile sottolineare l’importanza di questa iniziativa che riguarda TUTTI noi, perciò:
FIRMA ANCHE TU!
Lo puoi fare recandoti al Municipio di Carinola dal 21 al 25 giugno  dalle 10,30 alle 12,30 e il martedì e giovedì anche dalle 15,30 alle 17,30.

Medita: la tua coscienza civile ti impone di firmare!

Ninfa Fluviale

giovedì 17 giugno 2010

Nardelli coordinatore?…. ahahahah!

Il sig. Grimaldi ce la sta mettendo tutta per strappare la palma di coordinatore comunale del pdl dalle mani di Mattia Di Lorenzo, che l’ha detenuta a lungo. E a chi  vuole consegnarla? Niente  di meno che al sig. Antonio Nardelli, di Nocelleto. Non conosco Nardelli se non tramite le notizie che leggo sui blog carinolesi, ma mi sembra un po’ illogico che uno che fa l’autista ad un consigliere regionale del nuovo psi, e che per il psi si sia impegnato nella campagna tesseramento, sia destinato ad essere il coordinatore comunale del pdl!  Gli scherzi della politica a volte sono davvero assurdi, ma il pdl non mi sembra un partito di tonti che mette un coordinamento comunale nelle mani sbagliate. E’ un partito di volpi e di lupi, ma non di tonti.
Perciò non prendiamoci per i fondelli, non siamo tutti così ottusi; diciamoci le cose come realmente stanno: Massimo Grimaldi sta cercando di diventare coordinatore del pdl per interposta persona!
Da buon reuccio del Comune di Carinola, vuole tutto nelle sue mani e per farlo bisogna togliere di mezzo gli ostacoli, anche quelli più robusti.
Mattia è quello che si dice un ostacolo tosto,  perché ha un elettorato non indifferente, non solo a Casanova, ma in tutto il Comune. La mossa vincente per Grimaldi sarebbe quella di togliere a Mattia il coordinamento, screditarlo agli occhi degli elettori e fargli perdere quanti più voti possibili che potrebbero essere gestiti da lui e andrebbero a finire a…. Nocelleto. Secondo lui.
Ma gli elettori conoscono  Mattia e conoscono Massimo.  Troppi non cadranno tanto facilmente nel tranello. Allora la battaglia si gioca ai piani più alti, tra il sen. Gennaro Coronella e  il coordinatore provinciale Pasquale Giuliano.
Chi vincerà?...
Staremo a vedere. Certamente il bel Massimo ci tiene a dimostrare ai carinolesi  la sua forza politica e la sua presunzione arriverà a smuovere persino il Presidente del Consiglio (sigh!) per togliersi dai piedi il suo antico nemico. Chissà, forse ci riuscirà perché la politica è quella che è: riesce ad averla vinta chi sa giocare più sporco. E sappiamo tutti che Massimo è un abile giocatore…. Ma tutto dipende anche da chi sta dall’altra parte del tavolo.

 Robinson 

martedì 15 giugno 2010

Da parte di casaledicarinola.net

 
CASALEDICARINOLA.NET pur tenendo fede al suo compito primigenio di conservare ogni aspetto delle antiche tradizioni locali (dal dialetto ai proverbi e modi di dire, alle ricette, ecc.), compito cui tiene sempre in modo primario, ha comunque l’obiettivo puntato sulla realtà Carinolese e siccome essere portatori di opinioni - le più diverse sia ben chiaro! - è un modo come un altro di impegnarsi nel sociale, desidera sempre di più trasformarsi in un’agorà, la piazza centrale della pòlis greca in cui tutti, ma proprio tutti, avevano la possibilità di salire su un pulpito e dire la propria su qualsiasi argomento. Ecco casaledicarinola.net vuole fare proprio questo: mettere a disposizione di chiunque un “pulpito virtuale” dal quale far sentire la propria voce. Senza urlare possibilmente, ma facendo propri quei modi urbani e pacati che definiscono ogni persona garbata e gentile, e facendosi forti soprattutto delle proprie idee.

Non possiamo fare a meno di notare che qualcosa nella “politica” carinolese sta cambiando: speriamo che sia più di una sensazione, ma in realtà ci sono anche dei fatti concreti che ce lo fanno credere. L’avanzarsi di giovani è un qualcosa da salutare con piacere, ma comunque va da sé che “essere giovani” non deve significare avere solo meno anni d’età anagraficamente parlando: determinante è la M-E-N-T-A-L-I-T-À! Già all’indomani delle ultime amministrative si avvertiva l’esigenza di creare gruppi giovanili di veri e propri “controllori” che un domani sarebbero venuti allo scoperto per creare una propria lista, senza sventolare bandiere di destra o di sinistra: l'unico elemento unificatore avrebbe dovuto essere l'interesse del Comune di Carinola. Ecco, quel “domani” è già presente: abbiamo tutti visto che la vittoria di quella lista che pomposamente si chiamava “Carinola per cambiare” in realtà ha cambiato poco, ma comunque non dobbiamo illuderci che un ritorno al “vecchio” possa far migliorare le cose; non illudiamoci che il miglioramento diventi così automatico trapiantando, sic et simpliciter, “nuove idee” e “nuovi modi di fare” in vecchi protagonisti.

Veniamo dunque al succo della proposta di casaledicarinola.net: quando dicevamo «tutti» intendevamo proprio “chiunque”: l’esponente politico, di Destra, Sinistra o Centro, che vorrà illustrare le proprie posizioni e confrontarsi con il parere altrui; il simpatizzante di questa o quella idea, non necessariamente politica, che vuole verificare se sia o meno l’unico a pensarla in un determinato modo. Insomma chiunque (e sottolineiamo C-H-I-U-N-Q-U-E!): anzi sarà proprio dai lettori che trarremo linfa necessaria per tenere in vita questa fucina di opinioni, del resto quando ci presentammo scrivemmo che «il sito si alimenterà della passione di altre persone anche della tua che leggi […] potrai a tua volta proporre la pubblicazione di notizie, curiosità, informazioni […] se vuoi collabora alla sua crescita, poiché … quello che possono vedere i tuoi occhi non è quello che hanno visto i nostri…». Insomma è nostra intenzione creare un Blog “in cui esprimere concetti, presentare pareri e consigli, critiche si spera costruttive, che siano di stimolo ai presenti e futuri rappresentanti politici della comunità carinolese”. In effetti ci rendiamo conto che esistono altri luoghi virtuali che ospitano le convinzioni dei cittadini, ma sappiamo anche che da qualche parte i commenti dei lettori vengono filtrati, forse manipolati, spesso addirittura nascosti; e questo non solo per i commenti, ma anche, a giudicare dalle proteste degli autori, per gli interventi. Non sappiamo in base a quale principio succeda ciò, certo un “corretto” filtro per i commenti a carattere troppo personale, o più esagitati e volgari è più che giusto, è anzi doveroso, ma ci auguriamo che non sia una sorta di malcelata partigianeria a muovere tutto ciò: IN OGNI CASO QUESTI EVENTUALI MODI DI AGIRE NON APPARTENGONO A CASALEDICARINOLA.NET. Qui non verrà filtrato mai un intervento o un commento: a costo di riportare anche i normali errori di battitura verrà evitata ogni modifica o alterazione!

Periodicamente in home page nella finestra [Editoriale] ci sarà un intervento che sarà tema di discussione, proposto dalla Redazione o da qualunque lettore che vorrà rendere partecipi tutti di eventi di interesse comune riguardanti o meno l’aspetto amministrativo, oppure le dichiarazioni di qualche politico nostrano che vorrà usare un canale alternativo ai soliti, ma anche soltanto una frase, un pensiero, una riflessione, che possa dar inizio ad una discussione: per  farlo basterà scrivere al nostro indirizzo e-mail redazione@casaledicarinola.net, mentre per postare un commento non ci sarà bisogno nemmeno dell’iscrizione (sempre benvenuta, ma non certo obbligatoria). Ripetiamo: NON CI SARANNO FILTRI! LE UNICHE LIMITAZIONI SARANNO DETTATE DAL BUONSENSO, DALLA BUONA EDUCAZIONE E DALLA CONSAPEVOLEZZA CHE LA LIBERTÀ DI OGNUNO FINISCE LÀ DOVE INIZIA QUELLA DELL’ALTRO.

Cominciamo a FARE EFFETTIVAMENTE qualcosa, non abbandoniamoci soltanto alle proteste contro ogni tipo di soluzione.

La redazione di www.casaledicarinola.net

lunedì 14 giugno 2010

Marinaleda - dove un mondo diverso e migliore è possibile

Il sindaco Juan Manuel Sanchez Gordillo 
di Douglas Hamilton - Counterpunch

A circa 100 Km a est da Siviglia si trova una cittadina di 2.700 persone chiamata Marinaleda. È una delle numerose città e paesi agricoli nella provincia di Siviglia, circondata da miglia e miglia di distese pianeggianti e agricole. Ciò che contraddistingue Marinaleda da qualunque altro posto in Spagna e, se possibile, anche in Europa è che per gli ultimi trent’anni è stata il centro di continue lotte per il lavoro e un luogo dove è emersa un’attuale forma operante e in evoluzione di socialismo reale. Ho avuto la fortuna di visitare la città la scorsa settimana e, in un momento di profonda crisi economica e di cinismo politico, non sarei potuto rimanere più colpito davanti alle sue irripetibili imprese socialiste.

Negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, nel corso di una lotta per il lavoro e per una forma di agricoltura più giusta, i lavoratori di Marinaleda furono coinvolti in varie occupazioni ed espropriazioni di terre agricole in mano ai proprietari terrieri locali e delle loro vaste tenute, tipiche della regione. Le occupazioni erano guidate da un giovane, carismatico, radical-socialista di nome Juan Manuel Sánchez Gordillo, che guidava il Sindicato de Obreros del Campo (SOT) (Unione dei lavoratori agricoli).

Nel 1979 gli attivisti del SOT istituirono il Colectivo de Unidad de los Trabajadores – Bloque Andaluz de Izquierdas (CUT) (Collettivo per l’Unità dei Lavoratori – Blocco andaluso di Sinistra) per poter partecipare alle elezioni locali del 1979. Muovendo da una piattaforma di radical-socialismo che aspirava a una riforma agraria, i rappresentanti del CUT furono subito eletti, e Sánchez Gordillo divenne alcalde (sindaco). Da quel giorno il partito ha avuto la maggioranza nel Comune locale per più di trent’anni. Nel 1986 il CUT divenne parte dell’Izquierda Unida (IU) (Sinistra Unita), il principale raggruppamento politico dei partiti socialisti/comunisti/verdi in Spagna. Il Consiglio comunale di Marinaleda ad oggi ha sette consiglieri della IU e quattro del riformista Partido Socialista Obrero Español (PSOE) (Partito spagnolo dei lavoratori socialisti). Juan Manuel Sánchez Gordillo, che di solito indossa una keffiyeh (sciarpa) palestinese donatagli nel suo viaggio in Palestina, è un insegnante di storia nella città e, oltre a essere alcalde, è un membro della IU nel Parlamento andaluso, il portavoce nazionale del CUT e ministro dell’Edilizia Abitativa presso il comitato esecutivo federale della IU.  

Marinaleda fece notizia quando i suoi lavoratori espropriarono con successo una tenuta di 3.000 acri al Duca di Infantado nel 1991. El Humoso, nome con cui la tenuta è nota, fu affidata alla gente del posto e ora include otto cooperative agricole all’interno della quali lavora la maggior parte della popolazione locale. Le cooperative sono dedite alla coltivazione intensiva di carciofi, peperoni, fagioli e anche grano e uliveti. Ogni lavoratore riceve lo stesso compenso: 47 euro per un giorno lavorativo di sei ore e mezzo. Tutto ciò in controtendenza con gran parte dell’agricoltura di quella zona che è basata sulla massiccia produzione intensiva di girasoli e grano. Secondo le statistiche ufficiali ci sono 130 disoccupati registrati nella città, numero che, in un periodo di profonda crisi economica e di disoccupazione in Spagna, è con ogni probabilità il più basso del paese e testimonia, in effetti, una situazione di piena occupazione. Marinaleda è un meraviglioso esempio di come proprietà sociale e creazione d’impiego possano andare di pari passo.

Oltre alla radicale riforma agraria, Marinaleda ha anche sviluppato una forma del tutto unica di distribuzione davvero socialista delle abitazioni. In contrasto con la dilagante speculazione e follia finanziaria che caratterizzano e hanno rovinato il mercato edilizio spagnolo, gran parte dell’edilizia d’alta qualità di Marinaleda è stata costruita dalle stesse persone del luogo che sono diventate di conseguenza proprietarie delle case a costi minimi. Le case sono costruite sul terreno comunale, con materiali forniti dal governo locale e regionale. Le persone del luogo pagano 15 euro al mese oltre a contribuire con un numero convenuto di ore lavorative al mese alla costruzione delle case. C’è un chiaro accordo che vieta loro di vendere le case in qualunque momento, in futuro. Il sistema fa sì che i proprietari delle case non siano vincolati da ipoteche e che non ci sia nessuna possibilità di speculazione finanziaria. Il lavoro di costruzione compiuto dalla gente è convertito in compensi che vengono sottratti dal costo di costruzione della casa. Il Consiglio promuove una serie di laboratori rivolti all’insegnamento delle tecniche di muratura, di impiantistica elettrica, idraulica, di carpenteria, di agricoltura ecologica, di tutto ciò che può essere usato a beneficio del programma sociale sull’edilizia.

A emblema dell’ideologia socialista di Marinaleda e della credenza che il potere debba essere messo nelle mani della gente del luogo, il Consiglio comunale ha creato delle Assemblee Generali dove si incontrano dalle 400 alle 600 persone del luogo 25 o 30 volte all’anno per dar voce alle loro preoccupazioni e votare sulle questioni all’ordine del giorno. Le Assemblee Locali hanno inoltre luogo, all’interno della città, proprio nelle strade o nei posti dove i problemi in questione si sono sollevati. In più, ci sono Gruppi d’Azione che si occupano di problemi specifici come la cultura, i festival, la pianificazione urbanistica, lo sport, l’ecologia e la pace. Un ulteriore esempio della particolare forma di democrazia locale del Consiglio è l’uso del “bilancio partecipativo” attraverso il quale ogni anno gli investimenti e le spese proposte dal Consiglio sono presentati negli spazi della comunità per essere discussi. Nelle “Red Sundays” [“Domeniche rosse”, ndt] la gente del posto presta servizio volontario per migliorare le strade, i giardini, le case, e fa altri lavori utili, migliorando così lo spazio pubblico ma costruendo anche la coscienza collettiva di chi abita quello spazio.

Un altro esempio delle politiche radical-socialiste della città è il fatto che alcuni anni fa il Consiglio decise di non avere una corpo di polizia locale, proponendosi così di risparmiare quantità significative del denaro delle risorse finanziarie (intorno ai 260.000 euro all’anno) che possono essere utilizzate per altre forme più benefiche di fondi sociali. Questa è con tutta probabilità una posizione politica unica in Spagna, se non nel resto d’Europa, e una posizione che sembra aver avuto successo.

Nel corso della mia breve e approssimativa visita a Marinaleda, i fondi sociali e quelli per l’istruzione della città mi hanno impressionato. Ci sono scuole moderne, un comprensorio sanitario attrezzato di modo che la gente non debba spostarsi per usufruire di trattamenti standard, un attivo ayuntamiento (Edificio Comunale), un centro sportivo moderno e ben equipaggiato, servizi a domicilio per gli anziani, un centro per i pensionati, un ampio centro culturale, una piscina, un campo sportivo da calcio, e un parco con giardini nel pieno rispetto della natura. Forse la cosa che desta più impressione in città è l’asilo, che è aperto dalle 7 alle 16 e costa appena 12 euro per bambino al mese, prezzo che include colazione e pranzo per i bambini: un supporto enorme per i genitori che lavorano. L’ampiezza dei fondi sociali è di gran lunga al di sopra di quel che ci si aspetterebbe in una città di appena 2.700 abitanti.

La città ha anche un proprio servizio di radio e televisione, dal momento che avverte l’esigenza di opporsi ai media mainstream e tradizionali. Oltre a offrire una vasta gamma di musica, dibattiti, notizie e programmi culturali, Radio/TV Marinaleda promuove un’ideologia alternativa basata sulla solidarietà, sulla generosità e sullo spirito collettivo. Radio e televisione sono aspetti importanti della politica del Consiglio per la diffusione di filosofie politiche alternative basate sul pensiero radical-socialista e su una serie di attività solidali, in particolare a supporto delle lotte in Palestina, nel Sahara occidentale e nelle zone dell’America Latina. Mentre girovagavo per la città ho visto strade che portano il nome di Che Guevara e Salvador Allende, e altre chiamate Solidarietà, Fraternità e Speranza. Insieme a molti murales e graffiti a sfondo politico, tutto questo gioca la sua parte nella crescita di una coscienza politica e nell’apporto di valori alternativi a quelli promossi dal capitalismo.
Sullo scudo araldico ufficiale della città si legge: “Marinaleda – Una Utopia Hacia La Paz” (Un’Utopia verso la Pace). Enfatizzando la natura repubblicana della città, lo stemma non ha corona ed è colorato di verde, rosso e bianco. Il verde a rappresentare l’utopia collettiva, il bianco la pace e il rosso la lotta sociale attiva e continua. Lo scudo araldico presenta anche una colomba, un disegno della città che sottolinea la sua natura collettiva, e il sole e i campi le sue priorità ambientali. 

Un aspetto affascinante della città che mi ha colpito molto è stato che non ci sono quasi cartelli pubblicitari lungo le strade. I negozietti locali non avevano insegne all’esterno o alle vetrine e perfino i bar non avevano le pubblicità della birra fuori. Non so se è una politica intenzionale, ma posso solo supporre che ciò è dovuto al predominio della pubblicità che sfigura il resto della Spagna. Se così fosse, è davvero confortante vedere una città priva di oppressivo mercantilismo.

In un’era di neo-liberalismo globale dilagante e di crisi economica, Marinaleda e il suo percorso di radicalismo politico sono un esempio meraviglioso di ciò che può essere fatto quando la gente si unisce nella lotta per l’attuazione di politiche radical-socialiste. Per qualcuno come me che ancora crede nella speranza di una società basata sull’uguaglianza socialista, sulla giustizia e sullo sviluppo, gli abitanti di Marinaleda meritano la più grande approvazione e supporto per quello che hanno realizzato nel corso degli ultimi trent’anni. Possiamo solo sperare che continuino su questa strada anche in futuro. In un periodo in cui il cinismo è così endemico in politica, Marinaleda offre un esempio meraviglioso e confortante di ciò che si può ancora fare. Un mondo diverso e migliore è ancora possibile.

Titolo originale: "A Town Called Marinaleda"

Fonte: http://www.counterpunch.org
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30.04.2010

dal sito: www.comedonchisciotte.org