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domenica 18 aprile 2010

Fine di un amore

Mi sono sempre chiesto come abbia potuto un uomo come Gianfranco Fini legarsi a doppio filo a uno come Berlusconi. La politica chiaramente è quella che è, contano i numeri e Fini, a suo tempo,  ha fatto la scelta  che gli sembrava più giusta pur di governare. Fini non è un pivellino; sapeva bene chi è Silvio Berlusconi, conosceva bene quali erano le sue intenzioni politiche e quali i suoi obiettivi. E ha accettato di diventare suo complice. Forse conosceva un po’ meno l’arroganza del personaggio e fino a che punto si sarebbe spinto pur di arrivare dove voleva.
La domanda che però mi facevo è questa: fin dove arriverà Fini a sopportare le strafottenze del Premier nei confronti di tutto e tutti pur di rimanere al suo posto?... Ecco, ha resistito due anni; poi non ce l’ha fatta più.

Era assolutamente impossibile che una persona come Gianfranco Fini, politico di vecchio stampo, equilibrato e attento alle problematiche nazionali e internazionali, oltre che rispettoso della Costituzione e delle Istituzioni,  potesse accettare a lungo le continue violazioni istituzionali del Premier che ha fatto dell’illegalità e della legge del più forte la linea guida del paese, che considera la Costituzione inutile, che ha nullificato la funzione delle due Camere e fa di tutto spettacolo, anche dei funerali.

Fini ha una concezione ben diversa di politica, a cominciare da quella sull’immigrazione la cui filosofia e pensiero ispiratore li ritroviamo nella sua creatura FareFuturo, la sua fondazione. Secondo il pensiero progressista e democratico finiano,  l’Italia è terra dalle mille culture, è terra di incroci e contaminazioni tra l’Europa e i paesi del Mediterraneo; l’appartenenza alla nazione non è legato necessariamente a un’etnia o alla religione, ma è un atto di amore verso il Paese in cui si è nati o si è scelto come patria (http://www.farefuturofondazione.it/ff/default.asp). Concezione molto, molto diversa da quella leghista con cui Fini è costretto a convivere. Idee cosi diverse non  riescono a coabitare a lungo nella stessa casa, né si riesce ad accettare un legame molto poco democratico, basato sulla supremazia di uno solo.

Il problema vero di questa auspicabile scissione sta però nei numeri che forse non sono sufficienti a formare gruppi autonomi forti che possano fare la differenza all’interno del Pdl,  e nell’uso che Berlusconi farà dei media per massacrare il suo dissidente.
Il “partito dell’amore” ha cominciato a colpire subito duro e ha dato prova del suo smisurato “amore” durante la trasmissione Ultima Parola, quando Bocchino ha chiesto più democrazia nel partito. Lupi e la Santanchè hanno letteralmente aggredito Bocchino e Ursi chiedendo loro di uscire dal partito. Questa è la filosofia del Pdl: chi ha delle pretese democratiche non può rimanere nel partito perché chi comanda è sempre e solo Berlusconi. Tutti gli altri devono solo accodarsi.

Per una volta tanto sono d’accordo con D’Alema: per contrastare il Premier bisogna che il Pd dialoghi con Fini  e osservi con attenzione dove egli vuole dirigere la sua forza riformatrice, invece di considerarlo un nemico. Ma un’altra domanda, più nostrana, mi sorge: in caso di rottura tra Fini e il Pdl, il nostro amico Mattia chi appoggerà? E gli elettori carinolesi di destra, notoriamente ex alleanzini, lo seguiranno a ruota o no? Vuoi vedere che anche per la destra politica carinolese si prepara una svolta?
Magari!

Speranzoso

giovedì 15 aprile 2010

Io sto con Emergency

Sono passati ormai giorni dalla cattura di nostri connazionali in Afghanistan ed il risultato è ancora come le prime ore dalla notizia. Credo che tutti ormai sono a corrente di quello che è successo pochi giorni fa in quella terra maledetta chiamata Afghanistan. Tre nostri medici di guerra sono accusati di terrorismo per la detenzione di armi e giubbotti esplosivi all’interno di un ospedale di Emergency nella provincia di Kabul.  E’ una vergogna per il nostro paese. Non ci sono ancora notizie certe su i tre medici italiani e questa è una cosa gravissima e preoccupante. La totale indifferenza da parte delle nostre autorità è sconfortante.

Emergency è un’associazione non governativa fondata nel 1994 da Gino Strada, essa opera in territori di guerra e si è sempre dichiarata neutrale in qualsiasi conflitto perchè la sua posizione è solo quella di curare feriti di guerra, senza distinzioni o schieramenti politici. Un ruolo un po’ scomodo in Afghanistan per chi cura talebani e non…

La vittoria è stata ottenuta. Dopo il ritrovamento delle armi nell’ospedale, Emergency è stata costretta a lasciare Lashkar Gha. Una domanda sorge spontanea! Ma gli ammalati di quell’ospedale che fine faranno? E’ giusto chiarire che il 60% dei ricoverati sono bambini e che quest’assurdità politica li porterà ad una morte sicura.

Voglio concludere questo pensiero gettando un grido di allarme per questi tre nostri connazionali, in balia di un governo ancora da decifrare e senza alcuna regola, colpevoli solo di aver svolto il proprio lavoro con amore e serietà, lasciando alle spalle le declinazioni e gli ideali politici, perché quando in un ospedale di Emergency arriva un fertito non gli si chiede se è talebano, ma si conforta e gli si da speranza, quella speranza che è nella nostra coscienza per questi tre fratelli italiani.

Vaga84

mercoledì 14 aprile 2010

AVVISO

La Redazione del Quiquiri invita tutti i lettori del blog, e non solo, all'incontro organizzativo del CHERNOBYL DAY che si terrà questa sera, 14 Aprile 2010, alle ore 19,00 a Sessa Aurunca nella sede di Legambiente, in Piazza XX Settembre (Piazza Mercato).
Non mancate. Ne va del nostro futuro!

martedì 13 aprile 2010

Carinola SPA in crisi

Da qualche settimana il comune di Carinola è bloccato da una tremenda crisi politica. Giorno dopo giorno l'attrito fra i padroni del vapore è andato sempre più aumentando, sfociando a volte in offese personali, anche se le più gravi sono state recapitate per vie traverse. Si è iniziato in sordina con le considerazioni sul voto amministrativo, come sempre negativo per qualcuno, positivo per altri. Si è continuato con una disanima in negativo sull'attività amministrativa portata avanti in due anni circa dalla giunta in carica. Queste le motivazioni ufficiali che hanno portato alla richiesta di azzeramento della giunta  e la proposta di una nuova giunta, che serva per il rilancio della sua attività e non per punire qualcuno. Queste le parole d'ordine  usate in tali circostanze da qualsiasi politico di ogni schieramento e questa è stata la versione data al grande pubblico.

Ad avvalorare la tesi esposta,  hanno aggiunto alle motivazioni elettorali l'appartenenza a schieramenti ideologicamente diversi. Queste le motivazioni apparenti sbandierate ai quattro venti, ma quelle vere sono note ormai a tutti, la principale è la richiesta di bilanciamento del potere alla luce delle ultime risultanze elettorali.
L'assessore Russo è stato uno dei più votati nell'esercito di candidati al seggio provinciale in palio nel collegio. Il grande risultato elettorale non gli ha però permesso di conseguire l'obiettivo prefissato, a causa del gran numero di contendenti. Comunque la grande raccolta di consensi, nonostante l'aspra lotta contro avversari ed alleati, lo ha convinto di essere più forte e lo ha spinto a chiedere qualche soddisfazione personale ed un peso politico maggiore.
L'altro candidato di rilievo, indubbio trionfatore della tornata elettorale, anche se non presente fisicamente, vuole consolidare la sua figura di prima donna nella politica carinolese proprio in virtù degli ultimi risultati.

Se per Russo è alquanto facile essere soddisfatto, almeno in parte, nelle proprie richieste, per Grimaldi è molto più difficile. Non essendo presente in consiglio comunale dove è rappresentato da due "nessuno", gli è molto difficile realizzare i propri desideri di supremazia. L' abitudine italiana di scegliere poveri diavoli per essere rappresentati non sempre rende. Se queste operazioni fanno vivere sonni tranquilli di non essere scalzati da leader, hanno però l'inconveniente che questi individui non riescano a portare a termine il compito assegnato.
Anche se viviamo nell'era dei telefonini, molte volte è necessaria una risposta immediata che tali individui  non sono in grado di dare. Per queste considerazioni, la tentazione di far saltare il tavolo è forte in Grimaldi,  e rifare un nuovo consiglio che risponda interamente a lui. Il problema è la riuscita dell'operazione senza addossarsene la responsabilità; molto meglio sarebbe addossarla al sindaco che si rifiuta di rivitalizzare la giunta. 

 La tentazione di distruggere e rifare tutto secondo le proprie aspirazioni è presente in parecchi, sicuri di riuscire nei propri intenti, perchè sanno che questo Comune è una società per azioni di cui pochi posseggono un pacchetto azionario. Per loro le elezioni sono facili e scontate, basta mettere insieme alcuni azionisti, o comprarli come faceva qualcun altro, ed il gioco è fatto. Basta metter insieme Grimaldi, Russo, Marrese, Mannillo; a  questi si accoderanno altri azionisti più piccoli con l'immancabile De Risi che sarà arruolato con la ormai avariata promessa di sindacatura. Questi i soci di maggioranza che sentono il proprio potere sminuito, pensando di meritare tanto di più  in relazione al forte numero di nuovi consensi acquisiti rispetto ai precedenti. Se il sindaco vorrà risolvere la crisi, dovrà sottostare in gran parte al dictat della nuova forza dei soci o dimettersi.

Per adesso le voci di neo candidati a sindaco, o meglio, candidata sempre pronta per tutte le stagioni e per tutti gli schieramenti, restano voci che servono solo a fare pressione sulle volontà del sindaco. Ora il sindaco deve decidere se insistere nel  difendere lo status quo o cedere alle richieste dei forti soci nocelletesi. Il suo errore più grande sarebbe fare affidamento sui dissidenti del PD, che adesso lo circuiscono assicurandogli il loro appoggio, ma che sicuramente lo abbandonerebbero nel momento del bisogno, lasciandolo solo.

La soluzione deve essere trovata, se possibile, all'interno della maggioranza, acconsentendo alle richieste, se ragionevoli; altre strade conducono alla fine. I cittadini comuni aspettano che si decidano; intanto sembra, che a causa dei giochetti in atto, siano stati persi importanti finanziamenti e certamente ai vigilini non sarà rinnovato il contratto. Sarebbe ora che in questo Comune ci si sforzasse di far entrare qualche altro socio nella società comunale  che sapesse portare scompiglio tra le file di quelli attuali. Una forza nuova che agirebbe al di fuori degli attuali schemi, logori ed alquanto sporchi, e che sapesse portare una spiacevole sorpresa agli attuali soci della spa Carinola, ma bellissima per la comunità: quella di una ventata di freschezza e pulizia.  
Una chimera? Non bisogna privarsi anche dei sogni.

 Occhi di gatto

sabato 10 aprile 2010

Uomini, ominicchi e quaquaraquà

“Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà… Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, chè mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi…E ancora più giù: i piglianculo, che vanno diventando un esercito… E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, chè la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre…”
L’analisi di Leonardo Sciascia (Il giorno della civetta,1961), attualissima come non mai, descrive in maniera sublime l’umanità in genere e in particolare quella che compone la classe politica italiana a tutti i livelli.

La politica carinolese non fa eccezione: è piena di ominicchi, piglianculo e quaquaraquà. Le altre due categorie menzionate da Sciascia sono talmente piccole che quasi non si vedono; bisogna cercarle col lanternino, come faceva Diogene. La classe politica carinolese da tempo è diventata una casta a sé stante, che niente ha a che vedere con le necessità e le problematiche dei cittadini e del territorio, ma difende solo interessi personali e di partito come prima e peggio di prima. Più personali che di partito.

Noi elettori abbiamo votato, due anni fa, una coalizione mista che andava sotto il nome di Insieme per cambiare. Il nome diceva tutto:  uniti tutti insieme, al di là delle ideologie politiche di ciascuno, per  apportare dei cambiamenti positivi in un territorio sfruttato e bistrattato dalla politica clientelare debiasiana portata avanti per troppi anni. Durante i comizi, sono state fatte ai carinolesi delle promesse, sono state date delle speranze e alimentate delle aspettative. Al cospetto di cittadini che applaudivano speranzosi sono stati presi degli impegni, non solo materiali come la ripulita di Selleccola, la differenziata e la risoluzione del contratto della gestione cimiteri con la SACOM, ma degli impegni morali: portare avanti uniti un quinquennio amministrativo che potesse dare a Carinola stabilità e fiducia nell’istituzione Comune.

Parole.Tante parole. Parole di quaquaraquà…. Siamo stati subito traditi.

Immediatamente sparita la coalizione Insieme per cambiare sostituita dal più pratico ognuno per sé.  La lotta alle poltrone è diventata senza quartiere. Il sindaco, che forse avrà le sue colpe ma che pur è stato scelto dalla maggioranza politica e dalla maggioranza degli elettori,  non sa da che parte parare i colpi che gli arrivano: pretese, tradimenti, inciuci, complotti, traslochi di partito, ritorni, vendette, piccolezze e, dopo il tonfo delle provinciali, risentimenti, rancori, teste che si vorrebbe cadessero, giunta che si vuole azzerare, eventuali dimissioni del primo cittadino. Uno squallore. Peggio della politica nazionale.  Noi cittadini, che abbiamo votato a suo tempo una coalizione che ci sembrava affidabile,  assistiamo per l'ennesima volta alle solite farse burlesche da quattro soldi e ci ritroviamo senza nessuno che ci rappresenti e si interessi veramente di noi.

E le promesse di buona amministrazione fatta agli elettori? E le speranze di cambiamento alimentate nei cittadini? E la risposta alla fiducia che è stata accordata ad ogni singolo candidato?... Nulle. 

Come possiamo definire amministratori cosi?...  niente altro che ominicchi e quaquaraquà. Gente da quattro soldi che sa dall’inizio che prenderà per i fondelli gli elettori perché il suo scopo non è quello di amministrare per il popolo, ma ottenere un proprio scopo, utile solo a se stesso.
Se fossero stati uomini,  si sarebbero tutti assunti la propria parte di responsabilità, nel bene e nel male, e insieme, come da promesse, avrebbero tenuto in vita fino alla fine del quinquennio, una coalizione nata per amministrare Carinola, come si conviene a gente di parola. Per onestà verso gli elettori e per propria dignità di uomini avrebbero messo da parte qualsiasi ideologia, qualsiasi tornaconto politico per non deludere le aspettative che loro stessi avevano alimentato. E invece niente di tutto questo si è verificato perchè  di uomini, nella politica di questo Comune, non ce ne sono. Solo il solito, squallido teatrino che fa venire la nausea alle persone che lavorano  sodo per campare e che ormai non si aspettano più niente da nessuno. Meno che mai dai politici.

I piglianculo, sebbene non nello stretto senso sciasciano, siamo noi elettori, che non impariamo mai la lezione e lo prendiamo a quel posto da chiunque si mette a fare il politicante. Continuiamo a prestarci al loro gioco e far finta di credere a tutte le stronzate che ci vengono dette, rassegnati come siamo ad essere usati e sfruttati, senza riuscire a credere nella nostra forza di elettori. E non sappiamo liberarci definitivamente di tutti questi quaquaraquà che starnazzano a vuoto.

Elettore incazzato

giovedì 8 aprile 2010

Lettera di un carbonaro ai politici

A tutti i signori politicanti che volano, come api sul miele, da qualche decennio sulla provincia di caserta:
Ma quanto pensate di campare? 100 anni? 1000? e cosa ne sarà dei vostri figli? che mondo lascerete loro? non vi preoccupa il fatto che grazie alla vostra politica inefficace, antiquata, ignorante, avete creato l'inferno?
E' grazie a voi se migliaia di ragazzi lasciano la nostra terra per cercare una vita migliore altrove.
E' grazie a voi se oramai i nostri terreni sono inquinati, pur non avendo noi nè fabbriche nè industrie.
E' grazie a voi se i camorristi sguazzano nel lusso più sfrenato.
E' grazie a voi se la nostra terra non ha voce nel parlamento italiano.
E' grazie a voi se i trasporti pubblici non funzionano.
E' merito vostro se gli ospedali sono oramai merce di scambio.
Ci sarebbe da fare una lunga lista ma, causa vomito, mi fermo quì.
Quante belle cose che avete fatto!!! complimenti sinceri.
In tutta onestà:
Vi manderei a spaccare le pietre dalla mattina alla sera, così da farvi sudare ogni centesimo guadagnato.
Vi farei lavorare in fabbrica per 12 ore al giorno senza tappi nelle orecchie.
Vi toglierei tutti i soldi che fino ad oggi avete guadagnato ingiustamente.
Vi farei pagare tutto quello che ingiustamente non avete pagato.
Ne avrei di cose da farvi fare. Altro che correre da un paesello all'altro per tessere strategie politiche, come le chiamate voi!!!
E siccome la speranza non mi abbandona mai, non è detto che un giorno tutto questo non possa succedere.
SI ASPETTA SOLO CHE LA GOCCIA FACCIA TRABOCCARE IL VASO (CHE E’ QUASI PIENO).
Hasta la Victoria siempre.
Viva la Rivoluzione del Sud

Un carbonaro

lunedì 5 aprile 2010

Biasox alla riscossa

 Il suffragio generale del regno di Maradonia si era concluso in modo più che lusinghiero per il conte Biasox anche se il suo amatissimo re Antonio Afraulanum de Mondezzis non sedeva più sul trono.  Il vassallo Fabozzius, a cui aveva giurato fedeltà, era stato molto votato nella contea di Calenum e con sua grande consolazione era riuscito pure a non far eleggere Antonio il Russo come consigliere presso la corte del vicerè. Adesso doveva approntare i  preparativi per riprendersi la contea di Calenum governata dal  duca Giano Trifronte che se ne era impossessato con un subdolo stratagemma. 
Subito convocò il nobile don Luis de Santa Cruz che da tempo si era pentito di aver tradito il conte e segretamente gli aveva giurato di nuovo fedeltà. Si incontrarono di nascosto in una fazenda di don Luis ed alla riunione partecipò anche don Juan de Bufalarinis. Insieme concertarono il piano per esautorare Giano. 

Il giorno dopo, don Juan, recatosi al palazzo ducale, presentò un atto di accusa contro il duca chiamandolo a rispondere davanti al Consiglio della contea. L'accusa era di grave malversazione di fondi per favorire amici del duca e del suo primo cavaliere, Mattia il Gerarca di sinistra. I fondi di cui si parlava erano stati spesi per delle pregiatissime piante orientali rivelatisi poi per dei comuni ulivi e per una fornitura di petrolio per la pubblica illuminazione rivelatasi comune acqua di pozzo. Nel contempo don Luis organizzò una riunione nella sua fazenda con i più influenti consiglieri della contea. In quella riunione si decise di chiedere al duca l'esilio del suo primo cavaliere, Mattia il Gerarca di sinistra, altrimenti  avrebbero messo lui sotto accusa costringendolo all'abdicazione. 

Oltre alle accuse di malversazione, don Luis riuscì, seguendo le indicazioni di Biasox, a convincere tutti che la mancata elezione di Antonio il Russo era stata causata dal tradimento di Mattia il Gerarca. Inoltre convinse anche Maximus Grimaldellus, che pure era presente alla riunione, che Il Gerarca avesse tramato anche contro di lui, pur senza esserci   riuscito. Per convincerlo, gli  rivelarono che aveva fatto partecipare al complotto, blandendolo con delle astruse promesse, il nobile Ughetto dei Farmaci, grande amico di Maximus. 
Il giorno successivo, intorno al palazzo della contea ci fu molto fermento in attesa delle decisioni che il Gran Consiglio avrebbe preso sull'atto di accusa di don Juan. Vari villici e  servitori della gleba si accalcavano intorno al palazzo, alcuni per curiosità ed alcuni per paura di perdere l'elemosina che il duca distribuiva ad alcuni di loro.

All' ora prestabilita per l'assemblea, gli araldi annunciarono l' entrata nel salone del duca Giano accolto dall'ovazione del pubblico presente. La loro attesa fu però delusa dall'assenza dei consiglieri che Giano Trifronte aveva convinto a non presentarsi in modo da impedire a don Juan di leggere il suo atto di accusa. Dopo alcuni minuti di attesa, preso atto delle assenze dei consiglieri che nel frattempo passeggiavano nel cortile sotto stretta sorveglianza delle guardie del duca, l'assemblea fu sciolta. 

A quel punto entrò in scena don Luis, che consegnò al duca una pergamena dove erano scritte le richieste  alle quali doveva sottostare se voleva continuare a governare. La richiesta era chiara, doveva esiliare il suo primo cavaliere. Anche le intenzioni erano chiare: lasciato senza il suo cavaliere più valido e fedele, sarebbe finito anche il suo potere assoluto. 

Il duca rimase colpito dalla richiesta inaspettata, ma per non farsene avvedere sfoggiò per l'occasione una quarta faccia che teneva per riserva da usare nelle occasioni eccezionali e questa era una di quelle. Con fare deciso dichiarò ad alta voce, in modo che tutti sentissero e riferissero in tutta la contea, che mai e poi mai avrebbe acconsentito a quelle ignobili richieste. Per rendersi ancora più credibile dichiarò che avrebbe sacrificato la sua carica e la sua vita per non far torcere un capello al suo fido cavaliere.

Tutti i servitori della gleba presenti lo applaudirono e  acclamarono a gran voce, mentre i valvassini e lo stesso Mattia il Gerarca restarono muti in disparte cercando di capire cosa avesse in mente, sapendo che il pensiero del duca raramente corrispondeva alle sue parole. 

Una veloce staffetta portò al conte Biasox le notizie dei fatti accaduti nel palazzo della contea e quegli, con un ghigno di soddisfazione, si fregò le mani. Il suo piano procedeva speditamente e secondo quanto previsto, anche se egli stesso aveva molte perplessità sulle vere intenzioni di Giano Trifronte che, apparentemente, così facilmente era caduto nel suo tranello......

Il Conte del Grillo

domenica 4 aprile 2010

Buona Pasqua ecologica

Domani, pasquetta, torme di persone si riverseranno nelle nostre campagne e sulle nostre montagne per consumare in allegria i tanti avanzi dell’abbondantissimo pranzo pasquale. Molto bello. Anche questi sono momenti di svago e di aggregazione che non possono mancare in ogni comunità. Mi sono sempre divertita alle scampagnate post-pasquali tra tanti amici e compaesani, anche quando, molto giovane, non avevo ancora sviluppato una coscienza ecologica. Forse perché allora non ce n’era bisogno.
Pensando a domani, mi spaventa un po’ l’idea di tante persone che aggrediscono le campagne e le montagne lasciando sul posto i loro rifiuti che aumenteranno l’inquinamento del suolo in luoghi già abbastanza inquinati e mai risanati.
Molti non si pongono il problema e lasciano là dove si trovano ogni sorta di rifiuti; carta stagnola, scatolette di tonno, forchettine, piatti e bicchieri di plastica e chi più ne ha più ne metta.
E’ bene dirlo, purtroppo l’inciviltà dilaga. Se si fa una passeggiata in montagna il martedì dopo la pasquetta, ci si rende conto che non siamo affatto una comunità civile.
Mi rivolgo a tutti, soprattutto ai più giovani: rispettate l’ambiente. Portatevi dietro delle buste in cui depositare i rifiuti che riporterete  con voi in paese a sera e potranno andare nella differenziata.
Ai più coscienziosi e responsabili chiedo di più: ripulite, per quel che è possibile, la zona da precedenti soste e scampagnate di persone poco interessate al problema ambiente.
Volendo e mettendoci buona volontà, possiamo fare di questa giornata di pasquetta non solo un motivo di svago e divertimento, ma anche un’occasione ecologica, ripulendo intorno a noi tutto ciò che deturpa il suolo.
Se ognuno ripulisse da precedenti rifiuti l’area in cui si ferma a scampagnare, domani avremmo una montagna quasi pulita. Il nostro grado di civiltà si vede anche da questo.
Le nostre montagne sono bellissime e vanno vissute da tutti, ma in armonia con la natura e nel pieno rispetto ambientale.
Perciò, wagliù, armatevi di buona volontà, portatevi dietro tante buste di plastica da riempire  e…
buona pasquetta! E speriamo che non piova!

Gala

venerdì 2 aprile 2010

Il partito dello struzzo

I commenti ai risultati della campagna elettorale appena conclusa tengono ancora banco su tutti i giornali da parte di politici e commentatori politici. Seguendo le discussioni, si è notato che non sono state per niente accese, in parte perchè i risultati sono stati abbastanza chiari ed in parte per quel desiderio di accordarsi a tutti i costi che vige tra i partiti italiani. Tra le dichiarazioni che più hanno colpito l'opinione pubblica ci sono quelle del segretario del Partito Democratico, ribattezzato Partito dello Struzzo. Come fa quell'animale quando si trova in difficoltà, di mettere la testa sotto la sabbia, così si comportano i dirigenti di questo partito. Il segretario ha esordito affermando di aver vinto perchè ha perso solo in sei regioni invece che in quasi tutte come si aspettava. In questo modo è convinto di aver risolto il problema, senza comprendere che ormai le scempiaggini le bevono in pochi anche se devono subirle. Continua col suo proporsi come difensore delle classi deboli, dei lavoratori e dei disoccupati, facendo finta di non capire che è lui il problema, insieme a tutta la classe politica italiana, a causa della spesa enorme che assorbono. 
Continua a chiamare razzisti quelli della Lega non vedendo che l'enorme numero di immigrati irregolari e clandestini sono un problema per gli italiani e anche per loro stessi. 
Continua con l'invocare la punizione fiscale sulle categorie produttive del paese che permettono a questo paese di annoverarsi tra i primi del mondo. Lui e tutta la corte di funzionari dell'ex PCI che campavano e campano di politica continuano con queste che hanno fatto diventare delle facezie. Nascondendosi dietro a sbiadite ideologie che sono sempre attuali, ma che non vogliono comprendere che sono travolte dai popoli quando sono in difficoltà. Loro continuano a galleggiare, cosa che forse in fondo è il loro vero obiettivo principale. Non li preoccupa il rischio di affondare sotto l'urto di un'ondata più forte delle altre che potrebbe venire dai movimenti spontanei costituiti al di fuori dei partiti.   

Tra le molte giustificazioni di questa sconfitta, che è stato costretto suo malgrado ad ammettere, ha sbandierato ai quattro venti le liste di Grillo. Non si comprende per quale motivo, ma hanno fatto passare il concetto che i votanti delle liste Grillo siano tutti votanti della sinistra. Se anche lo fossero, sono persone schifate dei loro comportamenti che mai li voterebbero anche se hanno ribrezzo del teatrante che domina attualmente il panorama politico italiano. Da rilevare che appena il segretario del partito dello struzzo ha dato questa versione, tutti l'hanno presa per buona e ripetuta nei giornali e telegiornali. 
Questo movimento spontaneo li terrorizza, il politico di professione quando nota masse di persone con le quali è difficile o addiruttura impossibile patteggiare o scendere a compromessi, tenta di distruggerli o almeno di demonizzarli. Così hanno iniziato di nuovo con la storia dell'antipolitica e del comico, come se loro fossero tutte persone serie quando,  invece, a capo hanno anche loro un capocomico. Ancora una volta invece di recepire le istanze che questo popolo ormai numeroso sostiene, le ignorano girando la faccia dall'altra parte con la segreta speranza che non guardando la realtà cambi. Non vogliono affrontare la realtà dell'esistenza di persone che dalla politica non si aspettano il privilegio personale, ma che pretendono solo che faccia il proprio dovere di programmare e gestire la vita pubblica e non i propri interessi e quelli degli adepti. 
Non comprendono che queste persone, in quanto più intelligenti di loro, se non hanno la forza di sconfiggerli almeno hanno quella di farli vivere nella preoccupazione. La Lega, che inizialmente pure era un movimento di opinione, ha iniziato con dei programmi che allora sembravano assurdi ed indigeribili, ma nel tempo, anche se con qualche modifica, è riuscita a coinvolgere milioni di persone. 
Se si prosegue nel combattere per le proprie idee per cambiare la società, prima  o poi ci si riesce. Se si parla di vero cambiamento, non si deve intendere il cambiamento predicato dai politici in questi giorni, inteso come sostituzione del personaggio seduto sulla poltrona, ma cambiamento delle regole che favoriscano la migliore convivenza possibile. Per realizzare qualunque progetto innovativo bisogna prima abbattere questi struzzi che hanno la testa nella sabbia, molte volte, non per paura ma perchè là sotto trovano il becchime che li ingrassa.

Grillino

giovedì 1 aprile 2010

Legacentro

Caro PD,
ricordo ancora quella mattina. Ci siamo svegliati tra le macerie. Intorno a noi solo sangue e distruzione. Il sogno, il nostro sogno, di un mondo più giusto, senza poveri, dove ognuno potesse avere secondo le sue necessità, ci era crollato addosso. 
Il crollo era stato tanto violento da trascinare con sé il MURO. Quel muro che separava l'effimero occidente dalla concretezza di una povertà che non accennava a sparire e che era diventato il muro della vergogna.
Ti abbiamo cercato, tutti, ma non c'eri. Prima che la paura diventasse disperazione, per fortuna, abbiamo incontrato CULTURA, la nostra amica di sempre. Ci ha rassicurato come bambini: il vostro papà non è morto, è solo ricoverato. Tornerà, magari non uguale a prima, ma tornerà.
Qualcuno non ci stava. Lo voleva esattamente come prima, convinto di poterlo "rifondare", clonare se necessario, e ci ha lasciato.
Nell' attesa, CULTURA ci intratteneva. Fine della storia, dicevano. Non più due mondi contrapposti, finalmente uno solo: democrazia e capitalismo, la coppia vincente. Ma CULTURA si affrettava a dirci che anche in questo contesto avevamo un senso: l'uguaglianza doveva essere la nostra bandiera, la ridistribuzione il suo mezzo. La critica del capitalismo aveva ancora senso, PIL era il nemico da abbattere.
Venne SEN e lo distrusse, non con la fantasia, ma con la scienza. Il suo indice di povertà e la sua teoria dell'eguaglianza e delle libertà ci avevano dato la medicina per guarirti. E così tornasti, molto cambiato.
Ora eri UOLTER.
Il mondo nuovo era possibile, non era utopistico. I delinquenti erano delinquenti e non poveracci figli di una società che li aveva abbandonati. Chi meritava doveva avere di più e non essere appiattito, gli immigrati andavano accolti, ma rispediti a casa se venivano per delinquere. In una parola le cose dovevano essere viste nella loro realtà e, poi, riformate col criterio dell'uguaglianza e della libertà.
Per fare questo ci volevano persone nuove. E le scelse. Anche se accettò un abbraccio mortale che "non c'azzeccava niente" né con la libertà né con l'uguaglianza. Troppo di destra, qualcuno lamentava, ma c'eri.
Il tuo arrivo spazzò via quelli che ti volevano come prima. Eri lì, diverso ma bello. Finalmente!
Purtroppo non tutti erano preparati al tuo arrivo ed il tuo esercito troppo debole e disorganizzato per vincere contro quelli che ti vedevano troppo nuovo. UOLTER si è arreso. Ti hanno tolto la lucente armatura con cui ti sei presentato e ti hanno lasciato in biancheria intima, senza identità.
Non sappiamo più chi sei o chi vuoi essere e cerchiamo altrove.
Guardati intorno, sopra hai la LEGA, sotto la DESTRA. Sei solo al CENTRO, dove qualcuno, in tua attesa si è preoccupato semplicemente di governare bene. Intanto l'abbraccio che "non c'azzecca" ti sta succhiando lentamente la linfa vitale.
Dal passato puoi fuggire o imparare qualcosa. A me sembra che stai fuggendo senza sapere dove vai: "hakuna matata". Da questa ennesima lezione io deduco che dovresti liberarti dall'abbraccio mortale e tornare a lavorare sul territorio, con le vecchie sezioni in cui eri maestro; sentire la gente e non l'apparato. Il territorio in primo piano ed il coniugio uguaglianza-libertà sullo sfondo potranno, forse, risvegliarci da questo incubo che ci riporta in mente quel giorno.
Con una aggravante: stiamo perdendo la speranza!

Anonimo

mercoledì 31 marzo 2010

Dalla padella alla brace

La Campania è stata voltata a destra. Badate bene: è stata. D’altra parte era più che prevedibile, anche se qualcuno sperava   in un miracolo di De Luca. 
Napoli era ieri piena di poliziotti che sorvegliavano per evitare il voto di scambio. Sorveglianza inutile e beffarda: il voto di scambio era già avvenuto in altre sedi e da tempo. Non bisognava certo aspettare il giorno delle elezioni. Cosa rappresenta questa svolta a destra per il popolo campano? Niente altro che un peggioramento di ciò che finora ha rappresentato: la camorra la farà sempre da padrona e continuerà a dettare legge.  
D’altra parte il prefetto Pansa è stato molto esplicito in tv ieri:  i voti in Campania sono gestiti dalla camorra, come in Sicilia dalla mafia e in Calabria dalla ‘ndrangheta. Non a caso queste tre regioni, le più morte di fame, sono ora tutte di destra.
In Campania, più che analizzare il voto, bisognerebbe piuttosto chiedersi perché la camorra ha abbandonato la sinistra e ha appoggiato la destra. Quali interessi ora si celano sotto gli attuali accordi tra camorra e politica.
E’ dunque inutile farsi illusioni: i politici continueranno ad essere manipolati dalle famiglie camorristiche, la politica clientelare prospererà come prima e meglio di prima, i comuni cittadini continueranno ad essere  presi per i fondelli e ad essere tenuti sotto scacco, le bugie continueranno più grosse di prima, la disoccupazione  dilagherà, il precariato non troverà soluzione, il turismo artistico continuerà a  non avere impulsi di crescita per mancanza di fondi e così via.
Ahi! La vedo nera!
La destra farà un regalo in più a questa regione e a noi in particolare: le scorie nucleari nella centrale del Garigliano. Evviva! Cosa vogliamo di più?!
Tuttavia il vero problema è più a monte, alle regioni.
Esaminando a caldo, nel nostro piccolo, il voto italiano di queste elezioni provinciali e regionali vediamo che esso è stato caratterizzato da due eventi in particolare: il forte astensionismo e la crescita di partiti come l’IdV, il movimento grillino e quello della Lega nelle regioni del nord. Questo ci dice diverse cose: che politica non è più considerata la panacea dei veri problemi dei cittadini e che gli italiani stanno vivendo, politicamente parlando, una fase di imbalsamazione delle coscienze, anche perché i partiti istituzionali hanno dimostrato di non sapere o non volere affrontare i veri problemi degli italiani; che gli italiani preferiscono un’opposizione vera, alla Di Pietro, e che vogliono partiti puliti come quelli proposti da Grillo; che la Lega, forte della sua forza,  ci farà un culo così.

Liberanosdomine

martedì 30 marzo 2010

Risultati elezioni Provinciali - Sezioni di Carinola

7

8

Risultati Regionali - Carinola

                                                               Voti               %


CALDORO STEFANO  (Centrodestra)          2.751           59,41



DE LUCA VINCENZO   (Centrosinistra)        1.829           39,50


FICO ROBERTO             (mov. 5 stelle)          25               0,53

FERRERO PAOLO          (Sinistra e libertà)     25                0,53






Dettagli:

        Centro-destra                                                          Voti         %

1


Centro-Sinistra                                                              Voti        %

2



Preferenze MPA- Nuovo PSI
grimaldi preferenze


Preferenze Popolo della Libertà
pdl preferenze





Preferenze Partito Democratico
fabozzi preferenze



Preferenze Sinistra Ecologia e Libertà
olivieropreferenze



Preferenze Alleanza per L'Italia
didonato preferenze


a seguire i risultati delle provinciali

Fonte: Ministero dell'Interno