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giovedì 1 aprile 2010

Legacentro

Caro PD,
ricordo ancora quella mattina. Ci siamo svegliati tra le macerie. Intorno a noi solo sangue e distruzione. Il sogno, il nostro sogno, di un mondo più giusto, senza poveri, dove ognuno potesse avere secondo le sue necessità, ci era crollato addosso. 
Il crollo era stato tanto violento da trascinare con sé il MURO. Quel muro che separava l'effimero occidente dalla concretezza di una povertà che non accennava a sparire e che era diventato il muro della vergogna.
Ti abbiamo cercato, tutti, ma non c'eri. Prima che la paura diventasse disperazione, per fortuna, abbiamo incontrato CULTURA, la nostra amica di sempre. Ci ha rassicurato come bambini: il vostro papà non è morto, è solo ricoverato. Tornerà, magari non uguale a prima, ma tornerà.
Qualcuno non ci stava. Lo voleva esattamente come prima, convinto di poterlo "rifondare", clonare se necessario, e ci ha lasciato.
Nell' attesa, CULTURA ci intratteneva. Fine della storia, dicevano. Non più due mondi contrapposti, finalmente uno solo: democrazia e capitalismo, la coppia vincente. Ma CULTURA si affrettava a dirci che anche in questo contesto avevamo un senso: l'uguaglianza doveva essere la nostra bandiera, la ridistribuzione il suo mezzo. La critica del capitalismo aveva ancora senso, PIL era il nemico da abbattere.
Venne SEN e lo distrusse, non con la fantasia, ma con la scienza. Il suo indice di povertà e la sua teoria dell'eguaglianza e delle libertà ci avevano dato la medicina per guarirti. E così tornasti, molto cambiato.
Ora eri UOLTER.
Il mondo nuovo era possibile, non era utopistico. I delinquenti erano delinquenti e non poveracci figli di una società che li aveva abbandonati. Chi meritava doveva avere di più e non essere appiattito, gli immigrati andavano accolti, ma rispediti a casa se venivano per delinquere. In una parola le cose dovevano essere viste nella loro realtà e, poi, riformate col criterio dell'uguaglianza e della libertà.
Per fare questo ci volevano persone nuove. E le scelse. Anche se accettò un abbraccio mortale che "non c'azzeccava niente" né con la libertà né con l'uguaglianza. Troppo di destra, qualcuno lamentava, ma c'eri.
Il tuo arrivo spazzò via quelli che ti volevano come prima. Eri lì, diverso ma bello. Finalmente!
Purtroppo non tutti erano preparati al tuo arrivo ed il tuo esercito troppo debole e disorganizzato per vincere contro quelli che ti vedevano troppo nuovo. UOLTER si è arreso. Ti hanno tolto la lucente armatura con cui ti sei presentato e ti hanno lasciato in biancheria intima, senza identità.
Non sappiamo più chi sei o chi vuoi essere e cerchiamo altrove.
Guardati intorno, sopra hai la LEGA, sotto la DESTRA. Sei solo al CENTRO, dove qualcuno, in tua attesa si è preoccupato semplicemente di governare bene. Intanto l'abbraccio che "non c'azzecca" ti sta succhiando lentamente la linfa vitale.
Dal passato puoi fuggire o imparare qualcosa. A me sembra che stai fuggendo senza sapere dove vai: "hakuna matata". Da questa ennesima lezione io deduco che dovresti liberarti dall'abbraccio mortale e tornare a lavorare sul territorio, con le vecchie sezioni in cui eri maestro; sentire la gente e non l'apparato. Il territorio in primo piano ed il coniugio uguaglianza-libertà sullo sfondo potranno, forse, risvegliarci da questo incubo che ci riporta in mente quel giorno.
Con una aggravante: stiamo perdendo la speranza!

Anonimo

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