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domenica 25 settembre 2011

In nome del popolo sovrano?

Negli ultimi tempi, una frase risuona sulla bocca dei leghisti e dei pidiellini, sempre più stonata, devo dire: “lo vuole il popolo”. Cosa vuole il popolo? La secessione? La separazione? Berlusconi? Quale popolo vuole tutto questo? mi chiedo. E cos’è il popolo per queste persone?

Sulla bocca dei politici questa parola è diventata astratta, inconsistente e serve solo a giustificare il loro tenace attaccamento alle poltrone per meri fini economici o le loro mascalzonate in nome di un popolo immateriale, incorporeo.

E invece il popolo esiste; e la maggior parte di esso non ha niente a che fare con quelli che si riempiono la bocca di questa parola. E’ quello che in realtà tira il carretto dell’economia italiana, quello che paga per le decisioni che altri prendono sulla sua pelle, quello che si fa un culo così per permettere a chi sta al governo di ingrassare a sue spese.

Mentre parte di popolo si dispera perché perde il lavoro e magari anche la casa, i signori della politica italiana non rinunciano ai loro scandalosi stipendi mensili né a nessuno dei loro immorali privilegi. Mentre i comuni lavoratori sono costretti a lavorare quarant’anni per avere uno straccio di pensione, ai signori della politica italiana basta una sola legislatura di cinque anni, una sola, per maturare una pensione da favola. Mentre un povero disgraziato che ha sbagliato viene messo per anni in galera, un delinquente politicante trova sempre il modo per aggirare la giustizia e uscirne come la povera vittima di un sistema troppo politicizzato.

Ma il popolo è anche quell’organismo fluido e molliccio che si lascia scomporre e ricomporre a piacimento dai troppo furbi; quell’organismo muto e svogliato che tutto sopporta, tutto digerisce, tutto metabolizza.

Fino a quando?... Sempre troppo a lungo.

Finché il popolo sarà così passivo e indolente verso tutto ciò che lo riguarda, ci sarà sempre un Berlusconi che cercherà di metterglielo in quel posto.

N. R.

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