Carinola. Auditorium, una ditta vicina al clan dei casalesi tenta, per due volte, di mettere le mani sui lavori. Il calcestruzzo del clan casertano prova ad infilarsi nel Comune. Ma la cosa strana è che fu la stessa Stazione unica appaltante ad aggiudicare i lavori nel 2009 dopo l’arrivo di un finanziamento regionale per il completamento dei lavori di adeguamento statico e funzionale di un edificio comunale per attività culturali. Parliamo dell’Auditorum in via Platani, costretto a restare all’ombra della decadenza per tutto quanto avviene negli uffici amministrativi e nei tribunali. Siamo nel 2009, amministrazione Mannillo, quando giunge dalla Regione un finanziamento di un milione e seicento mila euro destinato al rifacimento funzionale dell’ex carcere mandamentale. La gara sarà aggiudicata in Provincia, presso la Stazione unica appaltante, dopo l’adesione al nuovo ufficio della legalità. Raffaele Pezzella arriva primo. Passano un paio di anni e la Prefettura dopo alcuni accertamenti, si accorge che la ditta Pezzella ha qualcosa che non va sul suo curriculum penale.
Così scatta l’interdittiva antimafia, giunge il decreto all’Ufficio Tecnico. La patata bollente passò allora in mano ai commissari straordinari, precisamente finì sulla scrivania dell’allora responsabile Utc, Antonio Lombardo, il quale però senza indugi revocò la gara con un procedimento di annullamento. Tuttavia la ditta Pezzella non si arrende - dopo l’emissione di un’ interdittiva antimafia della Prefettura e la conseguente revoca dei lavori - decide di trascinare il ricorso davanti al Tar della Campania. Ma anche qui gli va male. Infatti, il nove dicembre scorso, è stata emessa la sentenza, nella quale si legge come “La società ricorrente (dunque la ditta Pezzella ndr) denuncia innanzitutto carenza di motivazione del decreto di revoca e della presupposta misura interdittiva. Il motivo è infondato”, assicurano i giudici del Tar. Infatti, “Vale premettere – si legge ancora nella sentenza -che il Pezzella è stato già destinatario di informative prefettizie (n. prot. n. 531/12b.16/ant/area 1^ del 20 marzo 2008 e prot. n. 531/12b.16/ant/area 1^ del 20 marzo 2008), nelle quali il giudizio di sussistenza di pericolo di condizionamento da parte della criminalità organizzata viene basato dal Prefetto di Caserta sul coinvolgimento dello stesso in un procedimento penale diretto contro esponenti del clan Farina”.
E ancora più avanti si legge come “L’attuale giudizio di pericolosità mafiosa, oltre a riprendere gli elementi già scrutinati in sede giurisdizionali, prende le mosse dalla nota dei Carabinieri di Caserta del 25 settembre 2010 che evidenzia un ulteriore episodio (oggetto di procedimento penale sfociato in un’ordinanza di custodia carceraria) in cui il Pezzella è accusato di aver pagato un’ulteriore tangente agli esponenti del medesimo clan, nell’ambito dell’esecuzione di lavori in sub-appalto nel Comune di Santa Maria a Vico. Tale episodio è stato ripreso nella relazione stilata in data 16 febbraio 2011 dal Nucleo Investigativo Interforze della Provincia di Caserta, istituito presso la locale Stazione Unica Appaltante, unitamente alla circostanza che il Pezzella è stato incriminato e sottoposto alla misura custodiale (ordinanza n. 53 del 21.1.2011 del G.i.p. presso il Tribunale di Napoli) per una serie di false fatturazioni in favore della società Beton Campania s.r.l., produttrice di calcestruzzo”.
MicSor