Per la seconda volta nella mia vita ho avuto casualmente tra le mani la rivista trimestrale Minima et Moralia fondata dal prof. Mario Zannone di Falciano del Massico e a cui collaborano, di volta in volta, diverse persone. Anni fa, quando la lessi per la prima volta, pur trovando alcuni argomenti interessanti, la definii una vera palla letteraria, sia nei contenuti che nel modo di esporli.
Be’, dopo circa otto anni, il mio giudizio non cambia: è una delle riviste più pallose che io abbia mai letto.Pur apprezzando il tentativo del professor Zannone di impegnarsi in ricerche di approfondimento e diffondere cultura, non riesco ad apprezzarne il tipo e modo in cui essa viene diffusa. Mi domando a quale pubblico sia rivolta una rivista così. A chi possa interessare la fenomenologia del Volto di Levinas. Forse ad esimi studiosi che il nostro territorio non ha? O ne ha, ma in maniera molto limitata.
Gli argomenti trattati rasentano la scolasticità da cui si vuole fuggire; la lingua in essi usata è di un’artificiosità e pesantezza senza limiti e dopo i primi righi di lettura, ti si piazza sullo stomaco come un pasto mal digerito. Si ha l’impressione, che più che diffondere conoscenza, si voglia esibire conoscenza attraverso l’uso di una lingua morta e sepolta, molto lontana da quella realmente usata dai cittadini. Non dico popolo, dico cittadini. Il popolo non potrebbe mai avvicinarsi ad una rivista come questa. La userebbe per accendere il fuoco.
Dopo aver cercato di leggere per intero un articolo della rivista, apprezzo ancora di più uno come Indro Montanelli che della chiarezza e della semplicità ne fece lo scopo del suo scrivere e che gli ha fatto produrre opere impareggiabili come quella stupenda Storia d’Italia che si legge tutta d’un fiato. Anche se duramente accusato dagli storici di professione, Montanelli ha avuto il grande merito di avvicinare alla storia fasce diversissime di lettori e che magari la storia l’avevano sempre avuta in uggia; Montanelli diceva che scriveva per farsi capire anche dal suo lattaio, perché nessuno deve essere escluso dalla cultura.
Invece questa rivista perpetra il circolo chiuso, la casta intellettuale che esclude tutti quelli che non possono capire e di cui, forse, non ci frega un bel niente e allontana dalla cultura anche quelli che possono capire.
Chiaramente, ognuno è libero di fare quello che vuole, anche di creare una rivista come Minima et Moralia letta solo da chi la scrive, ma mi permetto di dire la mia: non è questo il tipo di cultura che serve al territorio e non è così che si diffonde. Non è assolutamente così.
Anima critica
Gli argomenti trattati rasentano la scolasticità da cui si vuole fuggire; la lingua in essi usata è di un’artificiosità e pesantezza senza limiti e dopo i primi righi di lettura, ti si piazza sullo stomaco come un pasto mal digerito. Si ha l’impressione, che più che diffondere conoscenza, si voglia esibire conoscenza attraverso l’uso di una lingua morta e sepolta, molto lontana da quella realmente usata dai cittadini. Non dico popolo, dico cittadini. Il popolo non potrebbe mai avvicinarsi ad una rivista come questa. La userebbe per accendere il fuoco.
Dopo aver cercato di leggere per intero un articolo della rivista, apprezzo ancora di più uno come Indro Montanelli che della chiarezza e della semplicità ne fece lo scopo del suo scrivere e che gli ha fatto produrre opere impareggiabili come quella stupenda Storia d’Italia che si legge tutta d’un fiato. Anche se duramente accusato dagli storici di professione, Montanelli ha avuto il grande merito di avvicinare alla storia fasce diversissime di lettori e che magari la storia l’avevano sempre avuta in uggia; Montanelli diceva che scriveva per farsi capire anche dal suo lattaio, perché nessuno deve essere escluso dalla cultura.
Invece questa rivista perpetra il circolo chiuso, la casta intellettuale che esclude tutti quelli che non possono capire e di cui, forse, non ci frega un bel niente e allontana dalla cultura anche quelli che possono capire.
Chiaramente, ognuno è libero di fare quello che vuole, anche di creare una rivista come Minima et Moralia letta solo da chi la scrive, ma mi permetto di dire la mia: non è questo il tipo di cultura che serve al territorio e non è così che si diffonde. Non è assolutamente così.
Anima critica