Alcune parole sembra che non facciano parte del vocabolario carinolese. Tra queste, quella più sconosciuta sembra essere: “collaborazione”.
Il Garzanti dice che collaborare significa “contribuire con altri alla realizzazione di un progetto, di un’opera; partecipare a un’attività comune anche di tipo intellettuale”.
Perché da noi non esiste questa parola o esiste solo saltuariamente?... Forse perché non crediamo tutti nelle stesse cose.
Se diamo uno sguardo al passato, possiamo prendere lezioni dalla Storia, come sempre: l’ Impero Romano è stato grande e potente finché tutti hanno creduto nelle stesse cose e collaboravano per la grandezza di Roma. Quando poi è arrivato il Cristianesimo a ‘rompere le uova nel paniere’, l’ Impero è imploso su se stesso perché non si credeva più nelle stesse cose.
Non è cambiato molto.
Le iniziative si arenano per gli stessi due motivi: perché mancano le collaborazioni o perché chi le cerca in realtà le respinge, consapevolmente o inconsapevolmente, chiudendosi in un uovo difensivo che, col tempo, invece di aprirsi alla vita, si annacqua e poi implode. Questa chiusura è o potrebbe essere scambiata per arroganza e quindi ha un effetto respingente.
Oggi come oggi, le collaborazioni sono necessarie perché una realtà così complessa e articolata come la nostra, anche se ristretta, è difficile da gestire. Ci si stanca, si corre il rischio di ripetersi e di afflosciarsi…. Si avrebbe bisogno di una pausa, di passare il testimone a qualcun altro, ma non c’è nel nostro territorio, la cultura del collaborare.
E forse non ci sarà mai, perché più passa il tempo e peggio è.
Ci si trincera dietro i “poi”, i “vedremo”, i “devo pensarci”, ma quello che effettivamente va avanti sono i “chi me lo fa fare!” e i “chi se ne frega!”
La pigrizia ha raggiunto più che mai, nel nostro Comune, livelli patologici.
Le uniche realtà che riescono a resistere a lungo sono quelle impiantate sul sacrificio dei pochi o dell’unica persona che si accolla le fatiche di molti.
Sappiamo benissimo come vengono considerate queste persone dagli altri e anche da se stesse, ma se non ci fossero loro a portare la croce, tante cose non si farebbero e rimarremmo impantanati in una dimensione così piccola da risultare poi soffocante.
Eppure le collaborazioni stentano ad arrivare…
Persino le associazioni che nascono con tanto entusiasmo, sugli stessi interessi di tutti i soci, finiscono col vivacchiare fino a quando non esalano l’ultimo respiro e di loro non rimane che il nome.
Se non cambiamo atteggiamento, le varie Nessun Dorma corrono il rischio di trasformarsi in Tutti Dormono. Sonoramente.
Lady Oscar
E' sempre l'attegiamento del "chissà cosa c'è dietro", il sospetto che uccide ogni iniziativa che non sia di canto o di ballo.Siamo destinati ad un futuro di veline e di calciatori cara lady Oscar.
RispondiEliminaQuando ci si ferma per un attimo a guardare gli spettacoli regalati dalle nuvole ci si chiede veramente cosa o chi abbia ancora la benevolezza di donare all'uomo simili emozioni. avete mai provato a guardare le nuvole che sembrano altissimi castelli di panna montata con le forme morbide e voluttuose che pigramente cambiano forma solo per un alito di vento, oppure quelle basse stagliate contro il cielo nero di temporale che corrono come imbarcazioni a vele spiegate spinte da raffiche di vento, o ancora quelle di alta montagna che sembra quasi vero poterle sfiorare tanto sono vicine. Ti rendi conto che sei incantato dalla loro bellezza quanto di prende quel senso di vertigine tipico di chi sta troppo col naso all'insù ad osservare il cielo...La leggenda vuole che a tutti una volta nella vita sia concesso scostare quella tendina fatta di immense e candide nuvolette...peccato che non si riesca a raccontare la magnificenza.
RispondiEliminaAmmiro l'animo poeticamente sensibile dell'amico/a delle 10,29, ma come lui stesso dice, stare troppo con la testa tra le nuvole può dare un senso di vertigine. Non dimentichiamo mai che camminiamo comunque con i piedi per terra e le ali non sono una prerogativa dell'uomo, purtroppo, se non quelle della fantasia. Con questo voglio dire che se non ci si impegna nel concreto corriamo il rischio di perdere anche quel poco che abbiamo.
RispondiEliminaAll'amico delle 18,57 dico che quell'atteggiamento del chissà cosa c'è dietro, può essere solo una scusa per nascondere la nostra pigrizia e il nostro menefreghismo. Troppo comodo pensarla così. Questi ostacoli possono essere superati semplicemente ignorandoli
Uagliu', c'amma ra' na mossa e cominciare a collaborare.
Giusto! chi sape scrive, scrivesse. Chi sape legge, leggesse. Chi sape parlà, parlasse. Chi sape faticà, faticasse.
RispondiEliminaChi nun sape fa niente e tuttu chestu, se stesse zittu!
E' certo!ci stapeventa così tanto tentare un dialogo che mira ad una collaborazione fra gruppi, associazioni, con gli amministratori stessi?di cosa veramente abbiamo paura?che qualcuno ci rubi la scena?Che dietro cisai qualcosa? ma cosa?E allora se davvero fosse così abbiamo paura per prima di noi stessi..
RispondiEliminae chi sa chiavà chiavasse
RispondiEliminaFigurate si mancava ru solitu scemu!
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