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sabato 10 aprile 2010

Uomini, ominicchi e quaquaraquà

“Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà… Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, chè mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi…E ancora più giù: i piglianculo, che vanno diventando un esercito… E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, chè la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre…”
L’analisi di Leonardo Sciascia (Il giorno della civetta,1961), attualissima come non mai, descrive in maniera sublime l’umanità in genere e in particolare quella che compone la classe politica italiana a tutti i livelli.

La politica carinolese non fa eccezione: è piena di ominicchi, piglianculo e quaquaraquà. Le altre due categorie menzionate da Sciascia sono talmente piccole che quasi non si vedono; bisogna cercarle col lanternino, come faceva Diogene. La classe politica carinolese da tempo è diventata una casta a sé stante, che niente ha a che vedere con le necessità e le problematiche dei cittadini e del territorio, ma difende solo interessi personali e di partito come prima e peggio di prima. Più personali che di partito.

Noi elettori abbiamo votato, due anni fa, una coalizione mista che andava sotto il nome di Insieme per cambiare. Il nome diceva tutto:  uniti tutti insieme, al di là delle ideologie politiche di ciascuno, per  apportare dei cambiamenti positivi in un territorio sfruttato e bistrattato dalla politica clientelare debiasiana portata avanti per troppi anni. Durante i comizi, sono state fatte ai carinolesi delle promesse, sono state date delle speranze e alimentate delle aspettative. Al cospetto di cittadini che applaudivano speranzosi sono stati presi degli impegni, non solo materiali come la ripulita di Selleccola, la differenziata e la risoluzione del contratto della gestione cimiteri con la SACOM, ma degli impegni morali: portare avanti uniti un quinquennio amministrativo che potesse dare a Carinola stabilità e fiducia nell’istituzione Comune.

Parole.Tante parole. Parole di quaquaraquà…. Siamo stati subito traditi.

Immediatamente sparita la coalizione Insieme per cambiare sostituita dal più pratico ognuno per sé.  La lotta alle poltrone è diventata senza quartiere. Il sindaco, che forse avrà le sue colpe ma che pur è stato scelto dalla maggioranza politica e dalla maggioranza degli elettori,  non sa da che parte parare i colpi che gli arrivano: pretese, tradimenti, inciuci, complotti, traslochi di partito, ritorni, vendette, piccolezze e, dopo il tonfo delle provinciali, risentimenti, rancori, teste che si vorrebbe cadessero, giunta che si vuole azzerare, eventuali dimissioni del primo cittadino. Uno squallore. Peggio della politica nazionale.  Noi cittadini, che abbiamo votato a suo tempo una coalizione che ci sembrava affidabile,  assistiamo per l'ennesima volta alle solite farse burlesche da quattro soldi e ci ritroviamo senza nessuno che ci rappresenti e si interessi veramente di noi.

E le promesse di buona amministrazione fatta agli elettori? E le speranze di cambiamento alimentate nei cittadini? E la risposta alla fiducia che è stata accordata ad ogni singolo candidato?... Nulle. 

Come possiamo definire amministratori cosi?...  niente altro che ominicchi e quaquaraquà. Gente da quattro soldi che sa dall’inizio che prenderà per i fondelli gli elettori perché il suo scopo non è quello di amministrare per il popolo, ma ottenere un proprio scopo, utile solo a se stesso.
Se fossero stati uomini,  si sarebbero tutti assunti la propria parte di responsabilità, nel bene e nel male, e insieme, come da promesse, avrebbero tenuto in vita fino alla fine del quinquennio, una coalizione nata per amministrare Carinola, come si conviene a gente di parola. Per onestà verso gli elettori e per propria dignità di uomini avrebbero messo da parte qualsiasi ideologia, qualsiasi tornaconto politico per non deludere le aspettative che loro stessi avevano alimentato. E invece niente di tutto questo si è verificato perchè  di uomini, nella politica di questo Comune, non ce ne sono. Solo il solito, squallido teatrino che fa venire la nausea alle persone che lavorano  sodo per campare e che ormai non si aspettano più niente da nessuno. Meno che mai dai politici.

I piglianculo, sebbene non nello stretto senso sciasciano, siamo noi elettori, che non impariamo mai la lezione e lo prendiamo a quel posto da chiunque si mette a fare il politicante. Continuiamo a prestarci al loro gioco e far finta di credere a tutte le stronzate che ci vengono dette, rassegnati come siamo ad essere usati e sfruttati, senza riuscire a credere nella nostra forza di elettori. E non sappiamo liberarci definitivamente di tutti questi quaquaraquà che starnazzano a vuoto.

Elettore incazzato

giovedì 8 aprile 2010

Lettera di un carbonaro ai politici

A tutti i signori politicanti che volano, come api sul miele, da qualche decennio sulla provincia di caserta:
Ma quanto pensate di campare? 100 anni? 1000? e cosa ne sarà dei vostri figli? che mondo lascerete loro? non vi preoccupa il fatto che grazie alla vostra politica inefficace, antiquata, ignorante, avete creato l'inferno?
E' grazie a voi se migliaia di ragazzi lasciano la nostra terra per cercare una vita migliore altrove.
E' grazie a voi se oramai i nostri terreni sono inquinati, pur non avendo noi nè fabbriche nè industrie.
E' grazie a voi se i camorristi sguazzano nel lusso più sfrenato.
E' grazie a voi se la nostra terra non ha voce nel parlamento italiano.
E' grazie a voi se i trasporti pubblici non funzionano.
E' merito vostro se gli ospedali sono oramai merce di scambio.
Ci sarebbe da fare una lunga lista ma, causa vomito, mi fermo quì.
Quante belle cose che avete fatto!!! complimenti sinceri.
In tutta onestà:
Vi manderei a spaccare le pietre dalla mattina alla sera, così da farvi sudare ogni centesimo guadagnato.
Vi farei lavorare in fabbrica per 12 ore al giorno senza tappi nelle orecchie.
Vi toglierei tutti i soldi che fino ad oggi avete guadagnato ingiustamente.
Vi farei pagare tutto quello che ingiustamente non avete pagato.
Ne avrei di cose da farvi fare. Altro che correre da un paesello all'altro per tessere strategie politiche, come le chiamate voi!!!
E siccome la speranza non mi abbandona mai, non è detto che un giorno tutto questo non possa succedere.
SI ASPETTA SOLO CHE LA GOCCIA FACCIA TRABOCCARE IL VASO (CHE E’ QUASI PIENO).
Hasta la Victoria siempre.
Viva la Rivoluzione del Sud

Un carbonaro

lunedì 5 aprile 2010

Biasox alla riscossa

 Il suffragio generale del regno di Maradonia si era concluso in modo più che lusinghiero per il conte Biasox anche se il suo amatissimo re Antonio Afraulanum de Mondezzis non sedeva più sul trono.  Il vassallo Fabozzius, a cui aveva giurato fedeltà, era stato molto votato nella contea di Calenum e con sua grande consolazione era riuscito pure a non far eleggere Antonio il Russo come consigliere presso la corte del vicerè. Adesso doveva approntare i  preparativi per riprendersi la contea di Calenum governata dal  duca Giano Trifronte che se ne era impossessato con un subdolo stratagemma. 
Subito convocò il nobile don Luis de Santa Cruz che da tempo si era pentito di aver tradito il conte e segretamente gli aveva giurato di nuovo fedeltà. Si incontrarono di nascosto in una fazenda di don Luis ed alla riunione partecipò anche don Juan de Bufalarinis. Insieme concertarono il piano per esautorare Giano. 

Il giorno dopo, don Juan, recatosi al palazzo ducale, presentò un atto di accusa contro il duca chiamandolo a rispondere davanti al Consiglio della contea. L'accusa era di grave malversazione di fondi per favorire amici del duca e del suo primo cavaliere, Mattia il Gerarca di sinistra. I fondi di cui si parlava erano stati spesi per delle pregiatissime piante orientali rivelatisi poi per dei comuni ulivi e per una fornitura di petrolio per la pubblica illuminazione rivelatasi comune acqua di pozzo. Nel contempo don Luis organizzò una riunione nella sua fazenda con i più influenti consiglieri della contea. In quella riunione si decise di chiedere al duca l'esilio del suo primo cavaliere, Mattia il Gerarca di sinistra, altrimenti  avrebbero messo lui sotto accusa costringendolo all'abdicazione. 

Oltre alle accuse di malversazione, don Luis riuscì, seguendo le indicazioni di Biasox, a convincere tutti che la mancata elezione di Antonio il Russo era stata causata dal tradimento di Mattia il Gerarca. Inoltre convinse anche Maximus Grimaldellus, che pure era presente alla riunione, che Il Gerarca avesse tramato anche contro di lui, pur senza esserci   riuscito. Per convincerlo, gli  rivelarono che aveva fatto partecipare al complotto, blandendolo con delle astruse promesse, il nobile Ughetto dei Farmaci, grande amico di Maximus. 
Il giorno successivo, intorno al palazzo della contea ci fu molto fermento in attesa delle decisioni che il Gran Consiglio avrebbe preso sull'atto di accusa di don Juan. Vari villici e  servitori della gleba si accalcavano intorno al palazzo, alcuni per curiosità ed alcuni per paura di perdere l'elemosina che il duca distribuiva ad alcuni di loro.

All' ora prestabilita per l'assemblea, gli araldi annunciarono l' entrata nel salone del duca Giano accolto dall'ovazione del pubblico presente. La loro attesa fu però delusa dall'assenza dei consiglieri che Giano Trifronte aveva convinto a non presentarsi in modo da impedire a don Juan di leggere il suo atto di accusa. Dopo alcuni minuti di attesa, preso atto delle assenze dei consiglieri che nel frattempo passeggiavano nel cortile sotto stretta sorveglianza delle guardie del duca, l'assemblea fu sciolta. 

A quel punto entrò in scena don Luis, che consegnò al duca una pergamena dove erano scritte le richieste  alle quali doveva sottostare se voleva continuare a governare. La richiesta era chiara, doveva esiliare il suo primo cavaliere. Anche le intenzioni erano chiare: lasciato senza il suo cavaliere più valido e fedele, sarebbe finito anche il suo potere assoluto. 

Il duca rimase colpito dalla richiesta inaspettata, ma per non farsene avvedere sfoggiò per l'occasione una quarta faccia che teneva per riserva da usare nelle occasioni eccezionali e questa era una di quelle. Con fare deciso dichiarò ad alta voce, in modo che tutti sentissero e riferissero in tutta la contea, che mai e poi mai avrebbe acconsentito a quelle ignobili richieste. Per rendersi ancora più credibile dichiarò che avrebbe sacrificato la sua carica e la sua vita per non far torcere un capello al suo fido cavaliere.

Tutti i servitori della gleba presenti lo applaudirono e  acclamarono a gran voce, mentre i valvassini e lo stesso Mattia il Gerarca restarono muti in disparte cercando di capire cosa avesse in mente, sapendo che il pensiero del duca raramente corrispondeva alle sue parole. 

Una veloce staffetta portò al conte Biasox le notizie dei fatti accaduti nel palazzo della contea e quegli, con un ghigno di soddisfazione, si fregò le mani. Il suo piano procedeva speditamente e secondo quanto previsto, anche se egli stesso aveva molte perplessità sulle vere intenzioni di Giano Trifronte che, apparentemente, così facilmente era caduto nel suo tranello......

Il Conte del Grillo

domenica 4 aprile 2010

Buona Pasqua ecologica

Domani, pasquetta, torme di persone si riverseranno nelle nostre campagne e sulle nostre montagne per consumare in allegria i tanti avanzi dell’abbondantissimo pranzo pasquale. Molto bello. Anche questi sono momenti di svago e di aggregazione che non possono mancare in ogni comunità. Mi sono sempre divertita alle scampagnate post-pasquali tra tanti amici e compaesani, anche quando, molto giovane, non avevo ancora sviluppato una coscienza ecologica. Forse perché allora non ce n’era bisogno.
Pensando a domani, mi spaventa un po’ l’idea di tante persone che aggrediscono le campagne e le montagne lasciando sul posto i loro rifiuti che aumenteranno l’inquinamento del suolo in luoghi già abbastanza inquinati e mai risanati.
Molti non si pongono il problema e lasciano là dove si trovano ogni sorta di rifiuti; carta stagnola, scatolette di tonno, forchettine, piatti e bicchieri di plastica e chi più ne ha più ne metta.
E’ bene dirlo, purtroppo l’inciviltà dilaga. Se si fa una passeggiata in montagna il martedì dopo la pasquetta, ci si rende conto che non siamo affatto una comunità civile.
Mi rivolgo a tutti, soprattutto ai più giovani: rispettate l’ambiente. Portatevi dietro delle buste in cui depositare i rifiuti che riporterete  con voi in paese a sera e potranno andare nella differenziata.
Ai più coscienziosi e responsabili chiedo di più: ripulite, per quel che è possibile, la zona da precedenti soste e scampagnate di persone poco interessate al problema ambiente.
Volendo e mettendoci buona volontà, possiamo fare di questa giornata di pasquetta non solo un motivo di svago e divertimento, ma anche un’occasione ecologica, ripulendo intorno a noi tutto ciò che deturpa il suolo.
Se ognuno ripulisse da precedenti rifiuti l’area in cui si ferma a scampagnare, domani avremmo una montagna quasi pulita. Il nostro grado di civiltà si vede anche da questo.
Le nostre montagne sono bellissime e vanno vissute da tutti, ma in armonia con la natura e nel pieno rispetto ambientale.
Perciò, wagliù, armatevi di buona volontà, portatevi dietro tante buste di plastica da riempire  e…
buona pasquetta! E speriamo che non piova!

Gala

venerdì 2 aprile 2010

Il partito dello struzzo

I commenti ai risultati della campagna elettorale appena conclusa tengono ancora banco su tutti i giornali da parte di politici e commentatori politici. Seguendo le discussioni, si è notato che non sono state per niente accese, in parte perchè i risultati sono stati abbastanza chiari ed in parte per quel desiderio di accordarsi a tutti i costi che vige tra i partiti italiani. Tra le dichiarazioni che più hanno colpito l'opinione pubblica ci sono quelle del segretario del Partito Democratico, ribattezzato Partito dello Struzzo. Come fa quell'animale quando si trova in difficoltà, di mettere la testa sotto la sabbia, così si comportano i dirigenti di questo partito. Il segretario ha esordito affermando di aver vinto perchè ha perso solo in sei regioni invece che in quasi tutte come si aspettava. In questo modo è convinto di aver risolto il problema, senza comprendere che ormai le scempiaggini le bevono in pochi anche se devono subirle. Continua col suo proporsi come difensore delle classi deboli, dei lavoratori e dei disoccupati, facendo finta di non capire che è lui il problema, insieme a tutta la classe politica italiana, a causa della spesa enorme che assorbono. 
Continua a chiamare razzisti quelli della Lega non vedendo che l'enorme numero di immigrati irregolari e clandestini sono un problema per gli italiani e anche per loro stessi. 
Continua con l'invocare la punizione fiscale sulle categorie produttive del paese che permettono a questo paese di annoverarsi tra i primi del mondo. Lui e tutta la corte di funzionari dell'ex PCI che campavano e campano di politica continuano con queste che hanno fatto diventare delle facezie. Nascondendosi dietro a sbiadite ideologie che sono sempre attuali, ma che non vogliono comprendere che sono travolte dai popoli quando sono in difficoltà. Loro continuano a galleggiare, cosa che forse in fondo è il loro vero obiettivo principale. Non li preoccupa il rischio di affondare sotto l'urto di un'ondata più forte delle altre che potrebbe venire dai movimenti spontanei costituiti al di fuori dei partiti.   

Tra le molte giustificazioni di questa sconfitta, che è stato costretto suo malgrado ad ammettere, ha sbandierato ai quattro venti le liste di Grillo. Non si comprende per quale motivo, ma hanno fatto passare il concetto che i votanti delle liste Grillo siano tutti votanti della sinistra. Se anche lo fossero, sono persone schifate dei loro comportamenti che mai li voterebbero anche se hanno ribrezzo del teatrante che domina attualmente il panorama politico italiano. Da rilevare che appena il segretario del partito dello struzzo ha dato questa versione, tutti l'hanno presa per buona e ripetuta nei giornali e telegiornali. 
Questo movimento spontaneo li terrorizza, il politico di professione quando nota masse di persone con le quali è difficile o addiruttura impossibile patteggiare o scendere a compromessi, tenta di distruggerli o almeno di demonizzarli. Così hanno iniziato di nuovo con la storia dell'antipolitica e del comico, come se loro fossero tutte persone serie quando,  invece, a capo hanno anche loro un capocomico. Ancora una volta invece di recepire le istanze che questo popolo ormai numeroso sostiene, le ignorano girando la faccia dall'altra parte con la segreta speranza che non guardando la realtà cambi. Non vogliono affrontare la realtà dell'esistenza di persone che dalla politica non si aspettano il privilegio personale, ma che pretendono solo che faccia il proprio dovere di programmare e gestire la vita pubblica e non i propri interessi e quelli degli adepti. 
Non comprendono che queste persone, in quanto più intelligenti di loro, se non hanno la forza di sconfiggerli almeno hanno quella di farli vivere nella preoccupazione. La Lega, che inizialmente pure era un movimento di opinione, ha iniziato con dei programmi che allora sembravano assurdi ed indigeribili, ma nel tempo, anche se con qualche modifica, è riuscita a coinvolgere milioni di persone. 
Se si prosegue nel combattere per le proprie idee per cambiare la società, prima  o poi ci si riesce. Se si parla di vero cambiamento, non si deve intendere il cambiamento predicato dai politici in questi giorni, inteso come sostituzione del personaggio seduto sulla poltrona, ma cambiamento delle regole che favoriscano la migliore convivenza possibile. Per realizzare qualunque progetto innovativo bisogna prima abbattere questi struzzi che hanno la testa nella sabbia, molte volte, non per paura ma perchè là sotto trovano il becchime che li ingrassa.

Grillino

giovedì 1 aprile 2010

Legacentro

Caro PD,
ricordo ancora quella mattina. Ci siamo svegliati tra le macerie. Intorno a noi solo sangue e distruzione. Il sogno, il nostro sogno, di un mondo più giusto, senza poveri, dove ognuno potesse avere secondo le sue necessità, ci era crollato addosso. 
Il crollo era stato tanto violento da trascinare con sé il MURO. Quel muro che separava l'effimero occidente dalla concretezza di una povertà che non accennava a sparire e che era diventato il muro della vergogna.
Ti abbiamo cercato, tutti, ma non c'eri. Prima che la paura diventasse disperazione, per fortuna, abbiamo incontrato CULTURA, la nostra amica di sempre. Ci ha rassicurato come bambini: il vostro papà non è morto, è solo ricoverato. Tornerà, magari non uguale a prima, ma tornerà.
Qualcuno non ci stava. Lo voleva esattamente come prima, convinto di poterlo "rifondare", clonare se necessario, e ci ha lasciato.
Nell' attesa, CULTURA ci intratteneva. Fine della storia, dicevano. Non più due mondi contrapposti, finalmente uno solo: democrazia e capitalismo, la coppia vincente. Ma CULTURA si affrettava a dirci che anche in questo contesto avevamo un senso: l'uguaglianza doveva essere la nostra bandiera, la ridistribuzione il suo mezzo. La critica del capitalismo aveva ancora senso, PIL era il nemico da abbattere.
Venne SEN e lo distrusse, non con la fantasia, ma con la scienza. Il suo indice di povertà e la sua teoria dell'eguaglianza e delle libertà ci avevano dato la medicina per guarirti. E così tornasti, molto cambiato.
Ora eri UOLTER.
Il mondo nuovo era possibile, non era utopistico. I delinquenti erano delinquenti e non poveracci figli di una società che li aveva abbandonati. Chi meritava doveva avere di più e non essere appiattito, gli immigrati andavano accolti, ma rispediti a casa se venivano per delinquere. In una parola le cose dovevano essere viste nella loro realtà e, poi, riformate col criterio dell'uguaglianza e della libertà.
Per fare questo ci volevano persone nuove. E le scelse. Anche se accettò un abbraccio mortale che "non c'azzeccava niente" né con la libertà né con l'uguaglianza. Troppo di destra, qualcuno lamentava, ma c'eri.
Il tuo arrivo spazzò via quelli che ti volevano come prima. Eri lì, diverso ma bello. Finalmente!
Purtroppo non tutti erano preparati al tuo arrivo ed il tuo esercito troppo debole e disorganizzato per vincere contro quelli che ti vedevano troppo nuovo. UOLTER si è arreso. Ti hanno tolto la lucente armatura con cui ti sei presentato e ti hanno lasciato in biancheria intima, senza identità.
Non sappiamo più chi sei o chi vuoi essere e cerchiamo altrove.
Guardati intorno, sopra hai la LEGA, sotto la DESTRA. Sei solo al CENTRO, dove qualcuno, in tua attesa si è preoccupato semplicemente di governare bene. Intanto l'abbraccio che "non c'azzecca" ti sta succhiando lentamente la linfa vitale.
Dal passato puoi fuggire o imparare qualcosa. A me sembra che stai fuggendo senza sapere dove vai: "hakuna matata". Da questa ennesima lezione io deduco che dovresti liberarti dall'abbraccio mortale e tornare a lavorare sul territorio, con le vecchie sezioni in cui eri maestro; sentire la gente e non l'apparato. Il territorio in primo piano ed il coniugio uguaglianza-libertà sullo sfondo potranno, forse, risvegliarci da questo incubo che ci riporta in mente quel giorno.
Con una aggravante: stiamo perdendo la speranza!

Anonimo

mercoledì 31 marzo 2010

Dalla padella alla brace

La Campania è stata voltata a destra. Badate bene: è stata. D’altra parte era più che prevedibile, anche se qualcuno sperava   in un miracolo di De Luca. 
Napoli era ieri piena di poliziotti che sorvegliavano per evitare il voto di scambio. Sorveglianza inutile e beffarda: il voto di scambio era già avvenuto in altre sedi e da tempo. Non bisognava certo aspettare il giorno delle elezioni. Cosa rappresenta questa svolta a destra per il popolo campano? Niente altro che un peggioramento di ciò che finora ha rappresentato: la camorra la farà sempre da padrona e continuerà a dettare legge.  
D’altra parte il prefetto Pansa è stato molto esplicito in tv ieri:  i voti in Campania sono gestiti dalla camorra, come in Sicilia dalla mafia e in Calabria dalla ‘ndrangheta. Non a caso queste tre regioni, le più morte di fame, sono ora tutte di destra.
In Campania, più che analizzare il voto, bisognerebbe piuttosto chiedersi perché la camorra ha abbandonato la sinistra e ha appoggiato la destra. Quali interessi ora si celano sotto gli attuali accordi tra camorra e politica.
E’ dunque inutile farsi illusioni: i politici continueranno ad essere manipolati dalle famiglie camorristiche, la politica clientelare prospererà come prima e meglio di prima, i comuni cittadini continueranno ad essere  presi per i fondelli e ad essere tenuti sotto scacco, le bugie continueranno più grosse di prima, la disoccupazione  dilagherà, il precariato non troverà soluzione, il turismo artistico continuerà a  non avere impulsi di crescita per mancanza di fondi e così via.
Ahi! La vedo nera!
La destra farà un regalo in più a questa regione e a noi in particolare: le scorie nucleari nella centrale del Garigliano. Evviva! Cosa vogliamo di più?!
Tuttavia il vero problema è più a monte, alle regioni.
Esaminando a caldo, nel nostro piccolo, il voto italiano di queste elezioni provinciali e regionali vediamo che esso è stato caratterizzato da due eventi in particolare: il forte astensionismo e la crescita di partiti come l’IdV, il movimento grillino e quello della Lega nelle regioni del nord. Questo ci dice diverse cose: che politica non è più considerata la panacea dei veri problemi dei cittadini e che gli italiani stanno vivendo, politicamente parlando, una fase di imbalsamazione delle coscienze, anche perché i partiti istituzionali hanno dimostrato di non sapere o non volere affrontare i veri problemi degli italiani; che gli italiani preferiscono un’opposizione vera, alla Di Pietro, e che vogliono partiti puliti come quelli proposti da Grillo; che la Lega, forte della sua forza,  ci farà un culo così.

Liberanosdomine

martedì 30 marzo 2010

Risultati elezioni Provinciali - Sezioni di Carinola

7

8

Risultati Regionali - Carinola

                                                               Voti               %


CALDORO STEFANO  (Centrodestra)          2.751           59,41



DE LUCA VINCENZO   (Centrosinistra)        1.829           39,50


FICO ROBERTO             (mov. 5 stelle)          25               0,53

FERRERO PAOLO          (Sinistra e libertà)     25                0,53






Dettagli:

        Centro-destra                                                          Voti         %

1


Centro-Sinistra                                                              Voti        %

2



Preferenze MPA- Nuovo PSI
grimaldi preferenze


Preferenze Popolo della Libertà
pdl preferenze





Preferenze Partito Democratico
fabozzi preferenze



Preferenze Sinistra Ecologia e Libertà
olivieropreferenze



Preferenze Alleanza per L'Italia
didonato preferenze


a seguire i risultati delle provinciali

Fonte: Ministero dell'Interno

domenica 28 marzo 2010

L'impero dei furbi

Stiamo proprio facendo una brutta fine, in pieno impero dei furbi.  Questi fanno di tutto e di più e poi hanno anche la faccia tosta di fare le battute. Qua c'è gente che muore sul lavoro, c'è gente che si ammazza perchè lo ha perso e questi ridono e fanno le vittime.  Ma le vittime di che? Chi prende le tangenti, chi affitta le escort, chi fa gli affari sui terremoti, sulle disgrazie, sulla sanità, chi corrompe, chi ruba al pubblico e ai privati... e la smetto se no l'elenco diventa inarrestabile.  Ma la cosa più grave, che mi fa incazzare profondamente e che mi stimola a non uscire più di casa, è che, ammettiamolo, qui c'è una marea di gente che li approva, che non si incazza per niente, che non si scandalizza più di niente. Ma cazzo, è tutto così normale? 
Preti che invece delle anime cercano i corpi; carabinieri che invece di perseguire i criminali fanno i criminali, onorevoli che si vendono alla mafia e agli affaristi per soldi e per donne di dubbio gusto, e  nessuno dice niente. Qua si suda per racimolare l'euro, per pagare le bollette e questi spandono e spendono cifre che noi non abbiamo mai visto in faccia, tutto alla faccia nostra, che siamo anche quei lestofanti di "comunisti", che una volta mangiavano i bambini e invece adesso si travestono da magistrati o da giornalisti e impediscono la democrazia. 
Ma che democrazia? E' questa la democrazia?  E nessuno s'incazza? E li votano pure? Ma che è ,masochismo allo stato puro?  Più ci maltrattano e ci pendono per il c. e più ci va bene? Abbiamo fatto proprio una bella fine!
Scusate lo sfogo

Cavallo Pazzo

giovedì 25 marzo 2010

Biasox all’ultima battaglia

battaglia2

In quell’anno la primavera era molto in ritardo, le giornate fredde ed uggiose dell’inverno non volevano abbandonare il regno di Maradonia, quasi un segno premonitore di sventure che dovevano calare sul regno. Ed infatti così fu: l’amatissimo re don Antonio Afraulanum de Mondezzis, offeso perché messo sotto accusa dalla grande Inquisizione, si ritirò a vita privata. Dal suo ritiro si scatenò una furiosa guerra di successione tra i suoi baroni per subentrargli. I baroni ovviamente cercarono di arruolare quanti più vassalli possibile per occupare il trono rimasto vuoto.


Il conte Biasox fu informato da queste notizie mentre rileggeva la bozza di contratto della vendita delle acque che alcuni nemici invidiosi non gli avevano permesso di concludere. Già era abbastanza depresso per i mancati introiti di quella operazione, quando gli furono riferite queste ultime notizie che aggravarono le sue preoccupazioni. Le dimissioni del suo amato re lo costrinsero a scegliere tra i vari contendenti e lui cercò di mettersi al servizio del più forte, non per aiutarlo ovviamente, ma per averne ricompense. Per siglare l'alleanza, tuttavia, aveva bisogno di valvassini e servi della gleba in gran numero da offrire come sostenitori del nuovo re. Purtroppo la sua lontananza dalla contea di Calenum aveva indebolito il suo ascendente su gran parte dei suoi fidati sudditi, prima di tutti sul suo reggente Giano Trifronte. Questi si era defilato dalla lotta, alleandosi con un barone della vicina Suessola al quale aveva giurato solenne fedeltà e sottomissione. Approfittando che questi era un illetterato però, aveva scritto tra le righe del giuramento la parola “temporaneo”, senza che quegli se ne accorgesse. Il Duca Giano, forte di questa alleanza, si era ormai liberato del sodalizio col conte Biasox e stava cercando di imporre la propria dinastia sulla contea anche per gli anni futuri. Per rafforzare questo suo intento aveva intimato agli architetti della contea che tutte le costruzioni pubbliche dovevano essere costruite nello stile trifronte. La prima opera che fu realizzata in pochissimo tempo fu il campanile dell’orologio del contado di Kasanovia, dove risiedeva il duca. L’orologio fu realizzato trifronte, cioè con tre quadranti a ricordo imperituro del duca Giano Trifronte che lo aveva finanziato.
battaglia1Queste notizie negative, provenienti sia dalla sua contea che dal regno in generale, turbavano il conte Biasox, che dopo alcuni giorni di meditazione passò all’azione. Incominciò col radunare tutti i valvassini rimastigli fedeli per farli combattere al suo fianco, ma grande fu la sua delusione quando molti di questi si ammutinarono negandogli il loro appoggio. La delusione del conte fu ancora più grande quando fu informato che a guidare la rivolta contro di lui era stato Antimus Mutus, il valvassore che riteneva quello a lui più fedele. La notizia pù sconvolgente fu che come conseguenza di quella defezione c’era stato un accordo con Antonio Il Russo, ferocissimo suo nemico, per inviarlo come rappresentante della contea presso il vicerè. Sentito questo, il conte ruppe gli indugi e si preparò ad una grossa battaglia con le truppe rimastigli fedeli. Nottetempo si recò nel suo contado di nascita, Nocellum, e in una riunione tormentata insieme a don Juan de Bufalirinis illustrò i suoi piani di guerra. Innanzitutto l'arruolamento di nuove truppe per rimpiazzare le defezioni degli ultimi giorni: così nominò console generale della contea una dama di Nocellum . Da tempo questa dama ambiva a quella nomina, che il conte aveva tuttavia sempre procrastinato sapendola di molte ambizioni ma di poco seguito. Fatto questo, fece scendere in campo anche il suo giovane figlio nominandolo capo dei cavalieri della contea, insieme ad un altro manipolo di giovani che lo affiancavano. La cerimonia di investitura avvenne in forma solenne per renderla nota a tutti, ma purtroppo non riuscì a trovare un locale adatto e dovette accontentarsi della bottega di un barbiere. Biasox, nonostante le fila dei suoi fedelissimi si assottigliassero sempre di più, comunque preparò nei minimi particolari quella che poteva essere l'ultima sua battaglia. Il suffragio per l'elezione del nuovo re di Maradonia doveva portare la sua impronta come sempre, assolutamente doveva determinare i delegati nel gran consiglio del regno e impedire a tutti i costi la nomina di Antonio il Russo nel consiglio del vicerè.

Il risultato positivo del gran suffragio era determinante per il suo futuro, sia per il suo incarico come responsabile delle acque e per il suo ritorno come conte di Calenum. Così fece presentare due sue delegati in contrapposizione al Russo, Franciscus de Giallibus e Grigorio il Rosso della contea dei Ciuchis, con due obiettivi: il primo di conquistare tanti suffragi a suo favore e e il secondo, per toglierne il più possibile all'odiato nemico Antonio il Russo e per impedirne l'elezione.

Nello stesso tempo mise in movimento le dame e i servitori della gleba rimastigli fedeli per sostenere il suo rappresentante presso il gran consiglio del regno, tale Fabozzius, proveniente dalle Terre dei Fuochi dove svolgeva gran parte dei suoi lucrosi affari. Il conte Biasox, dopo aver impartito le ultime disposizioni ai suoi fedeli sudditi, fece finta di addormentarsi profondamente come segno di fiducia nel risultato della sua battaglia, che in quanto decisiva poteva essere anche l'ultima.

Continua….forse

Il Conte del Grillo

martedì 23 marzo 2010

Perché dovrei farmi prendere per i fondelli?

Sono una persona molto scomoda perché molto critica. Una di quelle persone a cui nessuno osa chiedere il voto perché non si sa da che parte sta o come la pensa. Non sono perciò facilmente abbordabile politicamente e, tutto sommato, va benissimo così.
Mi piace guardarmi intorno, capire, analizzare e poi tirare le somme. Ma, parafrasando la proprietà commutativa dell’addizione, comunque cambi l’ordine degli addendi, la somma non cambia.
Massimo_GrimaldiSommando sommando, siamo di nuovo nel pieno di una campagna elettorale. Veniamo continuamente bombardati da centinaia di volti sorridenti che vorrebbero dare e chiedere fiducia. Da frasi ad effetto che vorrebbero far breccia dentro di noi per strapparci un voto. Da promesse, promesse e promesse.
Sono più di cinquant’anni che si ripete sempre lo stesso copione e il risultato di questa ciclica farsa elettorale è sotto gli occhi di tutti: Carinola sta lentamente morendo e continua a morire man mano che il tempo passa. Nessun politico, che io ricordi, è mai riuscito a tirarlo fuori dalla sua agonia, anzi qualcuno ha contribuito a scavargli una fossa più profonda.
Si è andato avanti con una politica clientelare vergognosa. Il Comune lo hanno mangiato o fatto mangiare a piccoli pezzettini. Lo hanno distrutto e fatto distruggere in quanto di bello, di naturale e di storico c’era e ora, quello che ci ritroviamo, è un territorio tradito, avvilito che suscita un triste senso di abbandono.
I nostri paesi hanno perso, strada facendo, la loro aura d’antichità e sono diventati un’accozzaglia di fabbricati amorfi, senza infamia e senza lode, perché non sono mai stati urbanisticamente ottimizzati. Tutto ciò che era valorizzabile è stato distrutto a causa di interventi fatti in penosa economia o vergognosa incompetenza, vedi Fontana Vecchia e Grangelsa. Ciò che di bello e artistico ancora c’è, giace nella trascuratezza più nera, vedi Palazzo Marzano.
Lorenzo_RazzinoL’ambiente naturale è senz’altro quello più negletto. Le montagne sono state sventrate, selvaggiamente aggredite e disboscate; i canali sono diventati discariche abusive piene di ogni sorta di immondizia; i ruscelli essiccati e ridotti a fogne; ogni luogo suggestivo dimenticato. L’agricoltura non ha subìto nessun impulso verso una crescita moderna e competitiva che potesse lanciare sul mercato i nostri prodotti; le nostre campagne languiscono in una posizione di stallo.
Bonifacio_Di_DonatoLe problematiche sociali che la vita di oggi trascina con sé non hanno mai, e dico mai, trovato attenzione. I nostri giovani continuano a morire perché nessuno si occupa di loro, continuano a lasciare questa terra perché non sono state mai create opportunità di lavoro in alcun settore. La forza lavorativa, l’entusiasmo giovanile, la competenza professionale, il ricambio generazionale viene esportato altrove.
Siamo un Comune che offre ben poco ai residenti e un richiamo turistico assente perché di caratteristico non c’è più nulla. Di che cosa si dovrebbe innamorare un turista in questo luogo?
Facciamo come i gamberi: camminiamo all’indietro. Qualcosa è stato fatto, ma sono più i passi indietro che quelli in avanti.
Ora si ricomincia con le parole. Sono cinquant’anni che i candidati dicono le stesse identiche cose; sono altrettanti anni che anche noi diciamo le stesse identiche cose. Non vi sembra che basti?
Sono in ballo questi cinque carinolesi a cui si aggiungono i due di Falciano. Mi piacerebbe dare fiducia almeno ad uno di loro, ma perché dovrei credere che loro possano essere diversi dagli altri che abbiamo avuto? Perché dovrei credere che nella loro candidatura vi sia l’interesse per i cittadini e il territorio prima che il proprio? Ma dai! Dovrei crederci sulla parola? No, grazie. A dire la verità, sono stufo di essere preso per i fondelli.

Sfiduciato nero

venerdì 19 marzo 2010

Il penultimo dei Mohicani

Stanotte a Casanova all'improvviso è morto un ragazzo dall'esistenza difficile. Tutti lo conoscevano perchè in paese ci si conosce tutti e anche perchè lo consideravano l'ultimo tossico. Ultimo nel senso che era sopravvissuto ad un numero considerevole di giovani coetanei che avevano intrapreso insieme a lui la strada della droga e lo avevano preceduto nel lasciare questa vita. Aveva quarant’ anni, ma per tutti era un ragazzo mai diventato uomo, rimasto a combattere ogni giorno per procurarsi il suo pane quotidiano che era la droga.
Questa malattia, che alcuni sbagliando definiscono vizio, lo aveva preso in un abbraccio simile a quello di una piovra gigante che non gli ha permesso mai di vivere liberamente e di crescere. Lo aveva diviso in due persone, una disponibile ed educata, l'altra ombrosa, permalosa e orientata al male.
Nei momenti di calma, si poteva discorrere con lui di tutto o gli si poteva affidare qualunque lavoro, sicuri che lo avrebbe portato diligentemente a termine. Nei momenti di astinenza, invece, si aveva di fronte un'altra persona, una tigre in gabbia pronta a scattare ed arraffare qualunque cosa gli potesse servire per placare il fuoco che gli bruciava dentro.
Chi lo emarginava, chi lo aiutava materialmente, familiari per primi. La massa lo evitava; parecchi cercavano di ignorarlo, facendo finta di non vederlo per strada per non dargli un passaggio. La sua malattia era di quelle gravissime ma non incurabili, che per essere debellate hanno bisogno di essere affrontate da medici capaci e persone volenterose che da noi non esistono.
Un’ intera generazione di questo paese è sparita colpita dallo stesso male, nell'indifferenza di tutti, istituzioni comprese. Se dai cittadini comuni c'è stato qualche cenno di solidarietà, dalle istituzioni niente di niente. 
Dopo decine di decessi per la stessa malattia, nemmeno un osservatorio sul fenomeno in un paese dove si creano osservatori su tutto. Se non si parla di un problema sicuramente non si potranno trovare i rimedi per risolverlo! E così questo male ha portato via tanti validi giovani e tutti bravi, non per fare ora un elogio funebre, ma perché veramente bravi.
Lo Stato, parola di cui tanti si riempiono la bocca e… la pancia, non è esistito per questi ragazzi, né esiste per quelli nati dopo di loro, almeno per metterli in guardia da certi abusi. Non si è mai cercato di istituire un centro riabilitativo o almeno qualche figura specializzata in materia che potesse aiutarli, se non curarli.
Abbandonati a sé stessi ed al loro destino inesorabile è la triste sorte di questi giovani. L'unico rimedio è sempre quello antico della famiglia, per chi ce l'ha, che deve vigilare sui propri figli e pregare che non incappino in queste disavventure perché, una volta dentro, difficilmente si riesce ad uscirne, vista l'assenza delle istituzioni. Quando ci si rende conto che si vive in una società in cui certe malattie non sono curate, bisogna far attenzione a non ammalarsi perché inevitabilmente esse portano alla morte.
Auguriamoci che questo ennesimo decesso non sia avvenuto invano, ma che serva di lezione ai giovani e a chi li cura, in modo da evitare che altre generazioni si disperdano nel nulla. Purtroppo si deve ricordare il penultimo dei mohicani e non l' ultimo in quanto, facilmente, qualcun altro lo seguirà, nonostante i nostri cuori sperano ardentemente di no.