Sono una persona molto scomoda perché molto critica. Una di quelle persone a cui nessuno osa chiedere il voto perché non si sa da che parte sta o come la pensa. Non sono perciò facilmente abbordabile politicamente e, tutto sommato, va benissimo così.
Mi piace guardarmi intorno, capire, analizzare e poi tirare le somme. Ma, parafrasando la proprietà commutativa dell’addizione, comunque cambi l’ordine degli addendi, la somma non cambia.
Sommando sommando, siamo di nuovo nel pieno di una campagna elettorale. Veniamo continuamente bombardati da centinaia di volti sorridenti che vorrebbero dare e chiedere fiducia. Da frasi ad effetto che vorrebbero far breccia dentro di noi per strapparci un voto. Da promesse, promesse e promesse.
Sono più di cinquant’anni che si ripete sempre lo stesso copione e il risultato di questa ciclica farsa elettorale è sotto gli occhi di tutti: Carinola sta lentamente morendo e continua a morire man mano che il tempo passa. Nessun politico, che io ricordi, è mai riuscito a tirarlo fuori dalla sua agonia, anzi qualcuno ha contribuito a scavargli una fossa più profonda.
Si è andato avanti con una politica clientelare vergognosa. Il Comune lo hanno mangiato o fatto mangiare a piccoli pezzettini. Lo hanno distrutto e fatto distruggere in quanto di bello, di naturale e di storico c’era e ora, quello che ci ritroviamo, è un territorio tradito, avvilito che suscita un triste senso di abbandono.
I nostri paesi hanno perso, strada facendo, la loro aura d’antichità e sono diventati un’accozzaglia di fabbricati amorfi, senza infamia e senza lode, perché non sono mai stati urbanisticamente ottimizzati. Tutto ciò che era valorizzabile è stato distrutto a causa di interventi fatti in penosa economia o vergognosa incompetenza, vedi Fontana Vecchia e Grangelsa. Ciò che di bello e artistico ancora c’è, giace nella trascuratezza più nera, vedi Palazzo Marzano.
L’ambiente naturale è senz’altro quello più negletto. Le montagne sono state sventrate, selvaggiamente aggredite e disboscate; i canali sono diventati discariche abusive piene di ogni sorta di immondizia; i ruscelli essiccati e ridotti a fogne; ogni luogo suggestivo dimenticato. L’agricoltura non ha subìto nessun impulso verso una crescita moderna e competitiva che potesse lanciare sul mercato i nostri prodotti; le nostre campagne languiscono in una posizione di stallo.
Le problematiche sociali che la vita di oggi trascina con sé non hanno mai, e dico mai, trovato attenzione. I nostri giovani continuano a morire perché nessuno si occupa di loro, continuano a lasciare questa terra perché non sono state mai create opportunità di lavoro in alcun settore. La forza lavorativa, l’entusiasmo giovanile, la competenza professionale, il ricambio generazionale viene esportato altrove.
Siamo un Comune che offre ben poco ai residenti e un richiamo turistico assente perché di caratteristico non c’è più nulla. Di che cosa si dovrebbe innamorare un turista in questo luogo?
Facciamo come i gamberi: camminiamo all’indietro. Qualcosa è stato fatto, ma sono più i passi indietro che quelli in avanti.
Ora si ricomincia con le parole. Sono cinquant’anni che i candidati dicono le stesse identiche cose; sono altrettanti anni che anche noi diciamo le stesse identiche cose. Non vi sembra che basti?
Sono in ballo questi cinque carinolesi a cui si aggiungono i due di Falciano. Mi piacerebbe dare fiducia almeno ad uno di loro, ma perché dovrei credere che loro possano essere diversi dagli altri che abbiamo avuto? Perché dovrei credere che nella loro candidatura vi sia l’interesse per i cittadini e il territorio prima che il proprio? Ma dai! Dovrei crederci sulla parola? No, grazie. A dire la verità, sono stufo di essere preso per i fondelli.
Sfiduciato nero