Dopo qualsiasi disastro ecologico, piangiamo la distruzione di paesi interi e i morti che inevitabilmente non mancano. Sfortunati che pagano le conseguenze del dissennato abuso dell’ambiente naturale che si sono protratti per anni. Tante sono state le tragedie dovute alla negligenza dell’uomo e alla poca attenzione verso l’ambiente, a cominciare da quelle del Polesine a quella di Firenze nel 1966, ma se prima avevamo la scusa di non poter capire e non poter prevedere, ora questa scusa non l’abbiamo più.
Dopo il disastro di Atrani, il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza fa notare che sono i torrenti e i corsi d'acqua minori il tallone d'Achille italiano: "Interventi errati di messa in sicurezza che hanno aumentato il rischio invece di mitigarlo, rettificazioni, intubazioni, abusivismo e mancata manutenzione sono le conseguenze di una gestione del territorio sciagurata, dove la prevenzione rimane troppo spesso un proclama disatteso e l'allarme resta inascoltato fino a quando il rischio si trasforma in tragedia. Il governo continua a parlare di 'grandi opere' inutili mentre, con la finanziaria 2010, ha drasticamente tagliato sulla tutela del territorio e la difesa del suolo, azioni che dovrebbero essere prioritarie e che possono coniugare la sicurezza dei cittadini con il rispetto dell'ambiente. Questa è la vera sfida per rendere davvero moderno il nostro Paese".
Sarno 1998: durante la notte del 5 maggio 1998, a causa delle abbondanti piogge, una valanga di fango si stacca dalla montagna di Pizzo di Alvano e precipita a valle sui comuni di Sarno, Siano, Bracigliano e Quindici alla velocità di 300 m al minuto. Le vittime sono 160, tra cui 137 sono di Sarno. Centinaia gli sfollati e i senza tetto. Tutti i giornali parlano di tragedia annunciata e gli studiosi sanno perfettamente che alla tragedia hanno concorso due elementi: l’incuria dell’uomo e un territorio geologicamente fragile. I comuni interessati a questa tragedia si trovano, infatti, in una stretta piana attraversata dal fiume Sarno, alle pendici del monte Pizzo di Alvano. Il monte è composto da un basamento calcareo ricoperto da uno strato di detriti piroclastici derivati dalla deposizione, nel corso dei secoli, delle polveri delle eruzioni del Vesuvio. I suoli vulcanici non consolidati innescano delle colate di fango che si rivelano essenzialmente distruttive.
I 140 mm di pioggia continua che in 48 ore cadde sul luogo, non avrebbe causato un simile disastro se non fossero state coinvolte delle variabili idrogeologiche ed umane. Le più importanti, citate dal sito meteoscienze sono chiaramente: la presenza di un subtrato permeabile e facilmente erodibile sul monte Pizzo; la costruzione di case e strade alla base di una formazione geologica instabile; la quasi mancanza di alberi sul monte; l’occlusione di tutti i canali naturale di scolo che avrebbero dovuto drenare le acque in discesa dal monte Pizzo.
Ischia 10 novembre 2009: dopo giorni di pioggia insistente, una frana di fango e pietre si stacca dal monte Epomeo e precipita sul porticciuolo di Casamicciola, trascinando a mare decine di auto. Muore una ragazza che era in auto con la mamma. Anche qui non sono stati fatti interventi per la messa in sicurezza di un territorio fragile perché i primi fondi che vengono tagliati da una finanziaria, sono quelli destinati alla difesa del territorio, come lamenta il sindaco.
Atrani 10 settembre 2010: anche qui, dopo una pioggia insistente, un fiume di fango e detriti vari si riversa nel paese a causa del letto di un torrente su cui è costruita una strada. L’angusto alveo sotterraneo del torrente non riesce a contenere la fiumana di fango piena di detriti e tronchi d’albero staccatisi dalla montagna e la strada “scoppia” letteralmente sotto la forza distruttrice della natura. Muore una ragazza il cui corpo non è stato ancora ritrovato.
Casanova di Carinola: ??????..... E’ solo questione di tempo.
Cassandra
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