Se l'inventrice della parola milleurista (dall'originale: mileurista) avesse riscosso i diritti d'autore, a quest'ora nuoterebbe nell'oro. Ma la cosa più probabile è che Carolina Alguacil continui a essere povera come quel giorno d'Agosto del 2005 durante il quale parlò dell'esistenza di un gruppo sociale i cui componenti hanno: un'età comune (intorno ai 30 anni), gli studi (universitari), le lingue (due o tre, a volte di più), master (molti), il gusto di vivere in città, così come l'impossibilità di risparmiare, di avere figli e di rendersi indipendenti (molti vivono con i genitori o condividono un appartamento).
Lo ha fatto tramite una lettera diretta al direttore di El País nella quale si riferiva a quelle persone che guadagnano intorno ai mille euro con il nome di milleuristi, parola che dalla pubblicazione della sua lettera si è ripetuta così tanto che già forma parte del nostro bagaglio culturale, (un linguista direbbe che sta quasi per lessicalizzarsi). Ci sono avvenimenti che attraversano la realtà senza passare per il linguaggio e altri che attraversano il linguaggio senza passare per la realtà. La Spagna, per riportare un esempio, si è rotta mille volte tramite la lingua durante gli ultimi tre anni, ma nessuna in realtà. Invece, questa generazione di milleuristi esisteva nella realtà, ma non nel linguaggio fino a quando Carolina Alguacil gli ha dato un nome, come Dio agli animali, e sono arrivati su di lei gli studiosi del comportamento, che, catalogando il campione, hanno scoperto il suo habitat, i suoi costumi sociali e venerei, la sua formazione, il suo grado di ansia, il suo modo di comunicare con il mondo...
In questo modo abbiamo saputo che mangiano in ristoranti asiatici con menù di sette euro, che svolgono lavori inferiori alla loro preparazione accademica, che condividono appartamento e frigorifero con altri milleuristi, con i quali a volte si accoppiano senza effetti riproduttivi, e che sebbene al principio la situazione pare gradevole (quasi tutti conoscono la serie Friends), a poco a poco che passa il tempo l'angoscia li divora dentro e fuori, come fosse una termite. “Non so cosa mi accadrà ”, diceva Carolina a un redattore de El País che andò a farle una intervista.
La Spagna non si rompe, alla fine, ma si sbriciola in questi giovani che a partire dai 35 anni sono scagliati al secchio dell'immondizia con i resti del festino capitalista al quale sono serviti come dessert. Il postmilleurista non serve neanche come cibo per cani, il cui stomaco è inabile alla digestione di lingue, master, erasmus e altri titoli e borse di studio che formano parte della sua anatomia. Se li porta il vento senza che abbiano creato un sindacato, fatto una rivoluzione o, più semplicemente, lavorato in proprio. I banconi dei bar alla moda sono pieni di pubblicisti, medici, avvocati, ingegneri e psicologi capaci di maledire in tutte le lingue comunitarie. Vita da cani.
Sicuro che lei ha un milleurista a tiro: suo figlio, suo fratello, sua cognata, il suo vicino (suo padre no, già abbiamo detto che i milleuristi non si riproducono). A volte li si vede in gruppo, per la strada, manifestando per il prezzo della casa, con cartelli che dicono “un rene per una stanza”, “stop alla speculazione”, o “non avrai una casa nella tua fottuta vita”. Sono gente pacifica, beh con la loro dimensione e un poco di organizzazione potrebbero ribaltare ogni cosa. NON SI PUO' ESSER BUONI.
Questo articolo è stato estratto dal quotidiano El País del giorno 7 Maggio 2007. L'articolo è del famoso scrittore Juan José Millás e tradotto da me appositamente per il nostro caro Quiquiri. Ciò che c'è scritto è ovviamente riferito alla Spagna, paese da cui proviene tanto l'autore come il quotidiano, ma io penso che il suo significato si possa estendere a tutte le nazioni dei nostri giorni o per lo meno a quelle dell'Europa... che io conosco. Perché è proprio vero a questo mondo NO SE PUEDE SER BUENO.
Mr. Flick
Lo ha fatto tramite una lettera diretta al direttore di El País nella quale si riferiva a quelle persone che guadagnano intorno ai mille euro con il nome di milleuristi, parola che dalla pubblicazione della sua lettera si è ripetuta così tanto che già forma parte del nostro bagaglio culturale, (un linguista direbbe che sta quasi per lessicalizzarsi). Ci sono avvenimenti che attraversano la realtà senza passare per il linguaggio e altri che attraversano il linguaggio senza passare per la realtà. La Spagna, per riportare un esempio, si è rotta mille volte tramite la lingua durante gli ultimi tre anni, ma nessuna in realtà. Invece, questa generazione di milleuristi esisteva nella realtà, ma non nel linguaggio fino a quando Carolina Alguacil gli ha dato un nome, come Dio agli animali, e sono arrivati su di lei gli studiosi del comportamento, che, catalogando il campione, hanno scoperto il suo habitat, i suoi costumi sociali e venerei, la sua formazione, il suo grado di ansia, il suo modo di comunicare con il mondo...
In questo modo abbiamo saputo che mangiano in ristoranti asiatici con menù di sette euro, che svolgono lavori inferiori alla loro preparazione accademica, che condividono appartamento e frigorifero con altri milleuristi, con i quali a volte si accoppiano senza effetti riproduttivi, e che sebbene al principio la situazione pare gradevole (quasi tutti conoscono la serie Friends), a poco a poco che passa il tempo l'angoscia li divora dentro e fuori, come fosse una termite. “Non so cosa mi accadrà ”, diceva Carolina a un redattore de El País che andò a farle una intervista.
La Spagna non si rompe, alla fine, ma si sbriciola in questi giovani che a partire dai 35 anni sono scagliati al secchio dell'immondizia con i resti del festino capitalista al quale sono serviti come dessert. Il postmilleurista non serve neanche come cibo per cani, il cui stomaco è inabile alla digestione di lingue, master, erasmus e altri titoli e borse di studio che formano parte della sua anatomia. Se li porta il vento senza che abbiano creato un sindacato, fatto una rivoluzione o, più semplicemente, lavorato in proprio. I banconi dei bar alla moda sono pieni di pubblicisti, medici, avvocati, ingegneri e psicologi capaci di maledire in tutte le lingue comunitarie. Vita da cani.
Sicuro che lei ha un milleurista a tiro: suo figlio, suo fratello, sua cognata, il suo vicino (suo padre no, già abbiamo detto che i milleuristi non si riproducono). A volte li si vede in gruppo, per la strada, manifestando per il prezzo della casa, con cartelli che dicono “un rene per una stanza”, “stop alla speculazione”, o “non avrai una casa nella tua fottuta vita”. Sono gente pacifica, beh con la loro dimensione e un poco di organizzazione potrebbero ribaltare ogni cosa. NON SI PUO' ESSER BUONI.
Questo articolo è stato estratto dal quotidiano El País del giorno 7 Maggio 2007. L'articolo è del famoso scrittore Juan José Millás e tradotto da me appositamente per il nostro caro Quiquiri. Ciò che c'è scritto è ovviamente riferito alla Spagna, paese da cui proviene tanto l'autore come il quotidiano, ma io penso che il suo significato si possa estendere a tutte le nazioni dei nostri giorni o per lo meno a quelle dell'Europa... che io conosco. Perché è proprio vero a questo mondo NO SE PUEDE SER BUENO.
Mr. Flick
Questa drammatica realtà è assolutamente presente anche in Italia e il tema è di quelli che andrebbero posti, come dicono i governanti, nelle priorità delle agende di governo. Chissà perchè se ne fa un gran parlare ma poi non si vada ad affrontare seriamente il problema. Quella cui si sta assistendo è una grande miopia politica che potrebbe portare ad un autentico sconquasso sociale,eppure tutti stanno con le braccia conserte, sindacati compresi!Speriamo davvero che si levi un vero e proprio grido di dignità che penetri nelle orecchie e soprattutto nelle coscienze di qualcuno.
RispondiEliminaRIVOGLIO LA LIRA!!!!!
RispondiEliminaIl problema (drammatico) del costo della vita, non riguarda solo i giovani, ma spesso e volentieri riguarda anche padri di famiglia, questo governo di centro sinistra, mi ha deluso tantissimo, la loro finanziaria non è stata per niente differente dalle vecchie finanziarie stile prima Repubblica, bollo auto e tasse, avevano promesso che avrebbero fatto pagare le tasse ai ricchi, invece il bollo auto in proporzione è aumentato più ad un proprietario di una FIAT TIPO che ad un proprietario di un SUV, parliamo poi delle tasse, chi percepisce uno stipendio da dipendente e paga le addizionali regionali e comunali si sarà sicuramente accorto che l'aumento è stato del 50%, cosa è stato fatto per il precariato? per la casa? NULLA.
RispondiEliminaStanno litigando da una vita per i DICO e si disinteressano dell’ex ceto medio, che diventa sempre più povero. Ha ragione chi dice che SONO TUTTI UGUALI, tutti destra e sinistra tutti una massa di carrieristi e politicanti di mestiere lontani anni luce dalle vere ed autentiche esigenze della povera gente. Mia madre vive con € 600 di pensione, io non so ancora se percepirò mai una pensione.
Michele
parole sante
RispondiEliminaDopo che anche questo governo ci ha delusi, cosa ci resta? a chi dare ancora fiducia? e per cosa?
RispondiEliminaIo non so come la pensiate voi, ma non penso andrò a votare la prossima volta. Il potere fa gola a tutti, il caro Fausto ne è l'esempio più esplicativo. Che desolazione...e chi avrà voglia di fare figli con un'Italia così?!?!
stamm 'nguaiati
RispondiEliminaanke scegliere il male minore
RispondiEliminaci ha feritò le tasche
forse non vi siete resi conto che l'articolo è riferito alla Spagna... e ciò vuol dire che non stiamo parlando di questo o quell'altro nostro governo, ma dell'andazzo generale del mondo odierno, chi ha detto che stiamo inguaiati ha proprio ragione, non sono solo i nostri politicanti nazionali, ma una specie di organizzazione segreta economica mondiale, che vuole che le cose, sempre di più, vadano in questa direzione.
RispondiElimina"io penso che il suo significato si possa estendere a tutte le nazioni dei nostri giorni o per lo meno a quelle dell'Europa... che io conosco"...perdonami caro mr.flick, ma con un appunto del genere è OVVIO che il tuo articolo lo si interpreti in riferimento all'unica realtà che molti di noi, poverti provincialotti, conosciamo, ossia quella italiana. e se parli del malessere delle società odierne, parli implicitamente anche di ciò che i governi fanno, o meglio, non fanno per il popolo! quindi perchè ti sorprendi che il tutto sia stato letto esclusivamente pensando al nostro Paese? indi per cui non comprendo più di tanto il tuo intervento.
RispondiEliminaConcordo con Indipercui
RispondiEliminaErrata corrige: "poveri provincialotti",ovviamente, e non "poverTi"
RispondiEliminamamma mia e come state acidi!!! dai!!! non si fa così e non mi fate così superbo..
RispondiEliminaMA NO!!!NON LA PRENDERE COSI!!E MICA ERA UN'OFFESA!!!ERA UNA PRECISAZIONE!!! ;-) dai mr.flick, nun t'a piglià!!!
RispondiEliminaA proposito di milleuristi, guardate che ne pensa Aldo Nove, autore di un libro molto interessante sul tema:
RispondiEliminaMi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese
«Quando scrissi Superwoobinda, alcuni anni fa, volevo delineare una generazione priva di futuro. Il futuro, purtroppo, è arrivato».
Aldo Nove
Questa non è fiction. È realtà. La realtà del lavoro oggi. La parte non protetta, debole, insicura. Una faccenda che riguarda tutti. Un libro composto di interviste affilate come lame a giovani e non piú giovani, cui si affianca ogni volta il commento e racconto di Aldo Nove sul sogno perduto di una generazione di adulti costretti a forza a rimanere bambini.
Persone vere, mai raccontate però. Chi lavora in agenzie web, chi fa il pastore precario, chi vive flessibilità di ogni genere, chi rimane stagista a vita, chi a vent'anni fa un lavoro «di relazioni e di successo», chi lavora in uno studio da avvocato ma si mantiene facendo il cameriere, chi fa il part-time in un museo. Lavoratori per Internet, lavoratori interinali... E «quarantenni narcotizzati da una quotidianità sovrastante», per i quali è sempre piú difficile permettersi di fare figli. Aldo Nove usa qui la scrittura per mettere a nudo la realtà, nel modo piú semplice e senza fronzoli. Affiancando ogni volta alle «cose viste» il suo racconto-commento, sommesso e radicale. Un'inchiesta coraggiosa e fuori dal coro, una lettura che davvero toglie il fiato.
Un docudrama italiano, un reportage aspro delicato e struggente. I conti definitivi con i sogni, le autoillusioni, le idee, le sconfitte e l'orgoglio della generazione di cui, con questo libro, Aldo Nove diventa l'autentico portavoce.
Roberta: quando insegnare diventa un lusso.
Alessandra: il mestiere di grafico pubblicitario dopo gli anni Ottanta.
Domenico: si può essere pastori con partita Iva?
Riccardo: i lavoratori della televisione, oggi: «manovalanza intellettuale riciclabile come plastica».
Angelo e Armando: «classe operaia» e "globalizzazione": funziona?
Leonardo: Dotcom e «feudalesimo di ritorno»: cronaca di un disastro annunciato.
Cilia: un primo scontro frontale con le agenzie interinali.
Marco: un secondo scontro frontale con le agenzie interinali.
Maria: la figlia orfana della «grande bolla».
Storia di Fabio: un «antagonista» del XXI secolo.
Maria Giovanna: il corpo come merce, storia molto antica ma sempre attuale.
Edoardo: scuola contro Pepsi-Cola.
Luigi: Marco Biagi, chi era costui?
Carlo: «Mi chiamo Carlo, sono di Caltagirone, mi rompo il culo a lavorare diciotto ore al giorno, ma c'è gente che anche volendo non può farlo, perché lavoro non ce n'è»...
di tanto in tanto c'è bisogno di gardare un pò più in là del nostro naso.....
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