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venerdì 16 agosto 2013

La Luna Calante dell’Arte - parte I


Il Lunarte 7, lo presumiamo, sarà magico come tutte le edizioni tenutesi dal 2007. E’ sicuramente la manifestazione di più elevato interesse culturale che si svolge a Carinola in estate, l’unica in questo genere capace di un richiamo fuori porta.

In extremis il Lunarte 7 è stato anche quest’anno finanziato dal Comune di Carinola, con fondi di spesa corrente. Meno male. Sarebbe stato pericolosissimo interrompere anche solo per un anno l’appuntamento con il festival in parola. Gli appuntamenti si rispettano altrimenti diventano poco credibili, e perdono la loro attrattività. Il Natale in fondo è bello proprio perché viene ogni anno, succeda quel che succeda. Se per qualche motivo in un dicembre futuro Gesù Bambino dovesse marinare la sua obbligatoria rivenuta al mondo, non so quanti lo aspetterebbero l’Anno Domini successivo. Chi si occupa di comunicazione questo lo sa molto bene ed il Natale viene appunto messo su ogni santissimo venticinquedodici, anche in tempo di guerra.

Vale anche per il Lunarte la regola fondamentale della continuità da non sospendere mai . Il Lunarte è oggi una certezza di calendario come tuttisanti e fonda anche su questo il successo del suo brand. O meglio il Lunarte è come la Pasqua della quale non si sa mai bene come cavolo viene fissata la data ma della quale comunque tutti sanno che viene di primavera, anzi tutte le primavere . Un certezza, quella del Lunarte, che abbiamo rischiato di perdere per insostenibilità economica - così ci paventavano gli apostoli del Circuito Culturale Caleno - anche se poi in cuor nostro non abbiamo mai dubitato che anche quest’anno avremmo goduto dell’atteso avvento. Quest’estate la ricorrenza cadrà - l’Olandese ha avuto l’onore di una privata ed esclusiva annunciazione direttamente proveniente dalla Francia – il 23 Agosto all’imbrunire, forse perché trattasi del venerdì successivo al terzo plenilunio dopo il solstizio d’estate (il meccanismo di calcolo della data Lunarte è il più complesso di tutti). Il rischio di interruzione astrale causa avversa congiuntura terrena è stato comunque scongiurato grazie alla disponibilità sopraggiunta di Gigi il sindaco nella sua versione fumettistica (quella di gingerino seduto al bar-village, diciamocelo, è la variante che più ci piace di questo straordinario personaggio), e quindi viva il Lunarte per sempre. Ci mancherebbe.

Però ci sono cose che sono altrettanto evidenti. Il Lunarte di quest’anno rappresenta il crepuscolo della Cultura a Carinola. Un crepuscolo con lunazione declinante. E questo perché tutte le dinamiche amministrative con cui si è giunti al suo finanziamento pubblico portano in superficie, e comunque a vista nuda, tutta l’approssimazione con cui le istituzioni governative di questo nostra decadente città d’arte pensano agli investimenti nel settore.

Si pratichi l’esercizio dell’osservazione. Si cominci ad esempio da uno dei topic che le critiche apparse sul Quiquiri hanno alimentato, ossia quello sulla opportunità di concedere un consistente stanziamento comunale per permettere la tenuta del Lunarte 2013, quando alcune congiunture sociali avrebbero consigliato l’impiego di quel danaro pubblico in altre finalità e urgenze. Ad essere interessante non è la gamma di risposte che possono essere date – attività che però espone al collaterale e sgradevole effetto di trovarsi automaticamente schierati a favore o contro il festival - a chi ha introdotto e forse insinuato l’anzidetto dubbio. Su tale questione di argomentazioni divise tra tesi ed antitesi se ne disporrebbe a sazietà, e tutte ferocemente contrastanti ma allo stesso tempo sostenibili: progetto valido e quindi da finanziare senza indugio o al contrario manifestazione sopravvalutata e perciò spreco di risorse, procedure di rendicontazione impeccabili e trasparenti o al contrario contenuti economici nebulosi ed inspiegabilmente onerosi ecc. ecc. Non ce ne usciremmo mai.

A fungere da moltiplicatore di tristi riflessioni è piuttosto una delle delucidazioni che quasi istintivamente tutti abbiamo fornito (compreso il sottoscritto parlando con alcuni amici o anche gli estensori del quesito infernale) come fosse la naturale fuoriuscita dall’empasse, nell’uno o nell’atro senso: vi sono, e su questo siamo stati tutti indifferentemente d’accordo, dei fondi previsti nel bilancio comunale per eventi e manifestazioni e questi possono essere impiegati solamente per tale scopo e non per altri. Essendo poi il Lunarte l’unica manifestazione culturale degna di attenzione (o addirittura l’unica i cui curatori al fondo comunale di bilancio di previsione hanno fatto richiesta di accesso, così abbiamo saputo) l’aritmetica della ragion deduttiva porta a conclusioni obbligate e ad automatismi indiscutibili.

D’accordo, ma c’è un però e anche più di uno. Qualche esperto contabile potrebbe in primo luogo replicare che non è proprio così e che nella gestione finanziaria di un ente locale è assolutamente possibile spostare una somma da un capitolo di spesa ad un altro attraverso una semplice variazione di bilancio (se ne applicano a iosa ogni anno, tanto che il Testo Unico per l’Ordinamento degli Enti Locali prevede l’obbligatorietà dell’adozione, almeno una volta nell’arco dei dodici mesi dell’anno contabile, delle delibere di riequilibrio e di assestamento di bilancio). Semmai non sono trasmigrabili le voci di bilancio che sono collegate a trasferimenti di scopo da parte di organismi sovracomunali o di altri enti, ad esempio quelle voci di spesa in capitoli totalmente o parzialmente coperte da finanziamenti o sovvenzioni regionali (se la regione ci manda qualcosa per un piano o funzione, è effettivamente vietato l’utilizzo di quelle somme per altri obiettivi) e allora bisognerebbe vedere se il capitolo Cultura a Carinola appartenga in effetti in tale casistica.

Ma questa è roba per esperti. E d’altro canto Io invece mi sto chiedendo da qualche giorno una cosa: ma di quale bilancio si sta parlando? A quale capitolo contabile ci riferiamo quando diciamo sbrigativamente che il finanziamento del Lunarte ha attinto fondi appostati in previsione e addirittura vincolati nella destinazione? Ci riferiamo al Bilancio di Previsione per l’anno 2013 forse? Beh, se ci siamo riferiti a quello abbiamo preso una svista collettiva e unanime, perché il Bilancio di Previsione 2013 il Consiglio Comunale non lo ha ancora approvato e quindi di quale cavolo di capitolo si sta parlando è difficile dire. Forse ci siamo fatti prendere un po’ la mano dalla voglia di vivere in un posto normale, dove un bilancio di previsione è un bilancio di previsione e non viene approvato a fine anno. Un bilancio di previsione che dovrebbe essere, nel posto dove tutti per un momento avevamo creduto di vivere, lo strumento deputato alla programmazione, dove un governo locale pianifica gli interventi e gli investimenti, dove ad esempio chi amministra un territorio peculiare e ad altissima vocazione come Carinola predispone ed esplicita le azioni di valorizzazione e di promozione della cultura. Immaginavamo che l’Amministrazione De Risi avesse provveduto al minimo sindacale, ossia avesse previsto e approvato dei fondi di bilancio su una voce contabile distinta e che vi avesse provveduto tempestivamente prima dell’estate, la stagione degli eventi e della creatività. Quasi quasi ci spingevamo a fare i complimenti all’Assessorato di competenza per aver resistito in tempo di austerity e per aver considerato nella predisposizione dei capitoli di bilancio che la Cultura è investimento primario e vitale. Ma abbiamo dato per scontato quello che scontato non era. L’Amministrazione Comunale di Carinola, in effetti, non ha ad oggi costituito alcun capitolo di bilancio destinato alla cultura o agli eventi per l’anno 2013.

Abbiamo tutti preso un abbaglio quindi. E l’oramai notissima foto del tavolino del caffè con un Sindaco accerchiato che, per aderire ad una richiesta di finanziamento difficilmente ricusabile, ricorre alla promessa informale di un debito fuori bilancio (perché impegno di spesa nelle sedi deputate non era possibile disporlo proprio per via della mancata adozione dello strumento finanziario e del relativo capitolo), è l’immagine amabile di una decadenza fatta di incapacità di programmare. Dicesi tecnicamente “debito fuori bilancio” (che un’apposita delibera di “riconoscimento” ex post perfezionerà) quello che un amministratore comunale dotato di autorità precettiva dispone con procedure non convenzionali per spese impreviste.

Il Lunarte era insomma una spesa imprevista e non programmata, la Cultura a Carinola continua ad essere una spesa imprevista e non programmata. Non avevano programmato proprio nulla i nostri amministratori per quella Carinola Capitale della Cultura che, se fosse per loro, precipiterebbe in una lunga notte di novilunio al lume fioco e volenteroso, perchè privo di fondi, del Cineforum degli Amici della Biblioteca. A rischiarare la notte con luce abbagliante di fuoco ed in qualche maniera a salvare la faccia dell’Amministrazione, all’ultimo secondo, ci hanno dovuto pensare quelli del Lunarte Festival. Non si dica, adesso, che la Giunta in carica non ha speso un euro per la promozione degli eventi culturali. Come no, hanno finanziato il Lunarte. E quindi “sai che ber discorso ce faranno” , per dirla alla Trilussa, sulla volontà amministrativa di promozionare questa grande ricchezza potenziale che è a Carinola la Cultura, cui Sindaco ed assessori competenti dedicano da tempo gran parte delle attenzioni di pianificazione economica, come dimostra proprio il Lunarte. Addirittura vi è stato dedicato un capitolo apposito ed inamovibile del Bilancio di Previsione. Che tristezza che fa questa cosa. Solo la spassosa sagoma di Gingerino può in qualche maniera ingentilire l’avvilimento che tutta questa superficialità provoca.

Spero, chiudendo questa prima parte, che leggendo quanto scritto non si annoveri l’Olandese tra coloro che non hanno a cuore le sorti del Lunarte e la necessità di finanziarlo. Piuttosto il sottoscritto ritiene che pochi, troppo pochi, siano i fondi assegnati, o meglio siano troppo pochi per non risultare a molti un poco troppi, e spiegherò cosa voglio dire. (CONTINUA)


L’Olandese