Il Lunarte 7, lo
presumiamo, sarà magico come tutte le edizioni tenutesi dal 2007. E’
sicuramente la manifestazione di più elevato interesse culturale che
si svolge a Carinola in estate, l’unica in questo genere capace di
un richiamo fuori porta.
In extremis il Lunarte 7
è stato anche quest’anno finanziato dal Comune di Carinola, con
fondi di spesa corrente. Meno male. Sarebbe stato pericolosissimo
interrompere anche solo per un anno l’appuntamento con il festival
in parola. Gli appuntamenti si rispettano altrimenti diventano poco
credibili, e perdono la loro attrattività. Il Natale in fondo è
bello proprio perché viene ogni anno, succeda quel che succeda. Se
per qualche motivo in un dicembre futuro Gesù Bambino dovesse
marinare la sua obbligatoria rivenuta al mondo, non so quanti lo
aspetterebbero l’Anno Domini successivo. Chi si occupa di
comunicazione questo lo sa molto bene ed il Natale viene appunto
messo su ogni santissimo venticinquedodici, anche in tempo di guerra.
Vale anche per il Lunarte
la regola fondamentale della continuità da non sospendere mai . Il
Lunarte è oggi una certezza di calendario come tuttisanti e fonda
anche su questo il successo del suo brand. O meglio il Lunarte è
come la Pasqua della quale non si sa mai bene come cavolo viene
fissata la data ma della quale comunque tutti sanno che viene di
primavera, anzi tutte le primavere . Un certezza, quella del Lunarte,
che abbiamo rischiato di perdere per insostenibilità economica -
così ci paventavano gli apostoli del Circuito Culturale Caleno -
anche se poi in cuor nostro non abbiamo mai dubitato che anche
quest’anno avremmo goduto dell’atteso avvento. Quest’estate la
ricorrenza cadrà - l’Olandese ha avuto l’onore di una privata ed
esclusiva annunciazione direttamente proveniente dalla Francia – il
23 Agosto all’imbrunire, forse perché trattasi del venerdì
successivo al terzo plenilunio dopo il solstizio d’estate (il
meccanismo di calcolo della data Lunarte è il più complesso di
tutti). Il rischio di interruzione astrale causa avversa congiuntura
terrena è stato comunque scongiurato grazie alla disponibilità
sopraggiunta di Gigi il sindaco nella sua versione fumettistica
(quella di gingerino seduto al bar-village, diciamocelo, è la
variante che più ci piace di questo straordinario personaggio), e
quindi viva il Lunarte per sempre. Ci mancherebbe.
Però ci sono cose che
sono altrettanto evidenti. Il Lunarte di quest’anno rappresenta il
crepuscolo della Cultura a Carinola. Un crepuscolo con lunazione
declinante. E questo perché tutte le dinamiche amministrative con
cui si è giunti al suo finanziamento pubblico portano in superficie,
e comunque a vista nuda, tutta l’approssimazione con cui le
istituzioni governative di questo nostra decadente città d’arte
pensano agli investimenti nel settore.
Si pratichi l’esercizio
dell’osservazione. Si cominci ad esempio da uno dei topic che le
critiche apparse sul Quiquiri hanno alimentato, ossia quello sulla
opportunità di concedere un consistente stanziamento comunale per
permettere la tenuta del Lunarte 2013, quando alcune congiunture
sociali avrebbero consigliato l’impiego di quel danaro pubblico in
altre finalità e urgenze. Ad essere interessante non è la gamma di
risposte che possono essere date – attività che però espone al
collaterale e sgradevole effetto di trovarsi automaticamente
schierati a favore o contro il festival - a chi ha introdotto e forse
insinuato l’anzidetto dubbio. Su tale questione di argomentazioni
divise tra tesi ed antitesi se ne disporrebbe a sazietà, e tutte
ferocemente contrastanti ma allo stesso tempo sostenibili: progetto
valido e quindi da finanziare senza indugio o al contrario
manifestazione sopravvalutata e perciò spreco di risorse, procedure
di rendicontazione impeccabili e trasparenti o al contrario contenuti
economici nebulosi ed inspiegabilmente onerosi ecc. ecc. Non ce ne
usciremmo mai.
A fungere da
moltiplicatore di tristi riflessioni è piuttosto una delle
delucidazioni che quasi istintivamente tutti abbiamo fornito
(compreso il sottoscritto parlando con alcuni amici o anche gli
estensori del quesito infernale) come fosse la naturale fuoriuscita
dall’empasse, nell’uno o nell’atro senso: vi sono, e su questo
siamo stati tutti indifferentemente d’accordo, dei fondi previsti
nel bilancio comunale per eventi e manifestazioni e questi possono
essere impiegati solamente per tale scopo e non per altri. Essendo
poi il Lunarte l’unica manifestazione culturale degna di attenzione
(o addirittura l’unica i cui curatori al fondo comunale di bilancio
di previsione hanno fatto richiesta di accesso, così abbiamo saputo)
l’aritmetica della ragion deduttiva porta a conclusioni obbligate e
ad automatismi indiscutibili.
D’accordo, ma c’è un
però e anche più di uno. Qualche esperto contabile potrebbe in
primo luogo replicare che non è proprio così e che nella gestione
finanziaria di un ente locale è assolutamente possibile spostare una
somma da un capitolo di spesa ad un altro attraverso una semplice
variazione di bilancio (se ne applicano a iosa ogni anno, tanto che
il Testo Unico per l’Ordinamento degli Enti Locali prevede
l’obbligatorietà dell’adozione, almeno una volta nell’arco dei
dodici mesi dell’anno contabile, delle delibere di riequilibrio e
di assestamento di bilancio). Semmai non sono trasmigrabili le voci
di bilancio che sono collegate a trasferimenti di scopo da parte di
organismi sovracomunali o di altri enti, ad esempio quelle voci di
spesa in capitoli totalmente o parzialmente coperte da finanziamenti
o sovvenzioni regionali (se la regione ci manda qualcosa per un piano
o funzione, è effettivamente vietato l’utilizzo di quelle somme
per altri obiettivi) e allora bisognerebbe vedere se il capitolo
Cultura a Carinola appartenga in effetti in tale casistica.
Ma questa è roba per
esperti. E d’altro canto Io invece mi sto chiedendo da qualche
giorno una cosa: ma di quale bilancio si sta parlando? A quale
capitolo contabile ci riferiamo quando diciamo sbrigativamente che il
finanziamento del Lunarte ha attinto fondi appostati in previsione e
addirittura vincolati nella destinazione? Ci riferiamo al Bilancio di
Previsione per l’anno 2013 forse? Beh, se ci siamo riferiti a
quello abbiamo preso una svista collettiva e unanime, perché il
Bilancio di Previsione 2013 il Consiglio Comunale non lo ha ancora
approvato e quindi di quale cavolo di capitolo si sta parlando è
difficile dire. Forse ci siamo fatti prendere un po’ la mano dalla
voglia di vivere in un posto normale, dove un bilancio di previsione
è un bilancio di previsione e non viene approvato a fine anno. Un
bilancio di previsione che dovrebbe essere, nel posto dove tutti per
un momento avevamo creduto di vivere, lo strumento deputato alla
programmazione, dove un governo locale pianifica gli interventi e gli
investimenti, dove ad esempio chi amministra un territorio peculiare
e ad altissima vocazione come Carinola predispone ed esplicita le
azioni di valorizzazione e di promozione della cultura. Immaginavamo
che l’Amministrazione De Risi avesse provveduto al minimo
sindacale, ossia avesse previsto e approvato dei fondi di bilancio su
una voce contabile distinta e che vi avesse provveduto
tempestivamente prima dell’estate, la stagione degli eventi e della
creatività. Quasi quasi ci spingevamo a fare i complimenti
all’Assessorato di competenza per aver resistito in tempo di
austerity e per aver considerato nella predisposizione dei capitoli
di bilancio che la Cultura è investimento primario e vitale. Ma
abbiamo dato per scontato quello che scontato non era.
L’Amministrazione Comunale di Carinola, in effetti, non ha ad oggi
costituito alcun capitolo di bilancio destinato alla cultura o agli
eventi per l’anno 2013.
Abbiamo tutti preso un
abbaglio quindi. E l’oramai notissima foto del tavolino del caffè
con un Sindaco accerchiato che, per aderire ad una richiesta di
finanziamento difficilmente ricusabile, ricorre alla promessa
informale di un debito fuori bilancio (perché impegno di spesa nelle
sedi deputate non era possibile disporlo proprio per via della
mancata adozione dello strumento finanziario e del relativo
capitolo), è l’immagine amabile di una decadenza fatta di
incapacità di programmare. Dicesi tecnicamente “debito fuori
bilancio” (che un’apposita delibera di “riconoscimento” ex
post perfezionerà) quello che un amministratore comunale dotato di
autorità precettiva dispone con procedure non convenzionali per
spese impreviste.
Il Lunarte era insomma
una spesa imprevista e non programmata, la Cultura a Carinola
continua ad essere una spesa imprevista e non programmata. Non
avevano programmato proprio nulla i nostri amministratori per quella
Carinola Capitale della Cultura che, se fosse per loro,
precipiterebbe in una lunga notte di novilunio al lume fioco e
volenteroso, perchè privo di fondi, del Cineforum degli Amici della
Biblioteca. A rischiarare la notte con luce abbagliante di fuoco ed
in qualche maniera a salvare la faccia dell’Amministrazione,
all’ultimo secondo, ci hanno dovuto pensare quelli del Lunarte
Festival. Non si dica, adesso, che la Giunta in carica non ha speso
un euro per la promozione degli eventi culturali. Come no, hanno
finanziato il Lunarte. E quindi “sai che ber discorso ce faranno”
, per dirla alla Trilussa, sulla volontà amministrativa di
promozionare questa grande ricchezza potenziale che è a Carinola la
Cultura, cui Sindaco ed assessori competenti dedicano da tempo gran
parte delle attenzioni di pianificazione economica, come dimostra
proprio il Lunarte. Addirittura vi è stato dedicato un capitolo
apposito ed inamovibile del Bilancio di Previsione. Che tristezza che
fa questa cosa. Solo la spassosa sagoma di Gingerino può in qualche
maniera ingentilire l’avvilimento che tutta questa superficialità
provoca.
Spero, chiudendo questa
prima parte, che leggendo quanto scritto non si annoveri l’Olandese
tra coloro che non hanno a cuore le sorti del Lunarte e la necessità
di finanziarlo. Piuttosto il sottoscritto ritiene che pochi, troppo
pochi, siano i fondi assegnati, o meglio siano troppo pochi per non
risultare a molti un poco troppi, e spiegherò cosa voglio dire.
(CONTINUA)
L’Olandese