Domenica 17 p.v. si voterà per il cosiddetto referendum sulle trivelle. Non bisogna leggere il testo su cui si vota altrimenti si rischia di non capire il problema che invece è semplicissimo. Se si vota sì, le società che hanno avuto una concessione per l’estrazione degli idrocarburi devono smontare gli impianti alla data della scadenza della concessione. Se si vota no si concede alle società di usufruire della concessione fino ad esaurimento del giacimento. Viene spontaneo pensar male e quindi che facilmente il giacimento non si esaurirà mai, ma solo per non dover affrontare gli enormi costi dello smontaggio degli impianti. In tutto il mondo rispettare i termini di un contratto è qualcosa di ovvio, in Italia invece ci vuole un referendum. Quindi votare sì dovrebbe obbligare le società petrolifere a rispettare le scadenze e questo è il primo effetto. Il secondo non meno importante è che votando "SI" si ha l’occasione per tirare una sberla al nostro governo amico dei petrolieri. Non bastavano le intercettazioni che hanno svelato qualche intrallazzo dei nostri governati, ma addirittura invitano i cittadini a non recarsi a votare. Visto che danno questa possibilità, non bisogna lasciarsela scappare e tutti i cittadini normali cioè non invischiati con la politica dovrebbero votare. Sarebbe una bellissima giornata se lunedì mattina ci svegliassimo con un referendum che ha raggiunto il quorum e con la vittoria del sì. Avremmo il piacere per qualche giorno di sentire meno sproloqui da parte del nostro premier cazzone e fargli capire che gli italiani non sono tutti imbecilli come li considera lui. Forse si costringerebbe al silenzio anche il presidente emerito comunista che con i suoi nove anni di mandato ha ridotto l’Italia in recessione. Si manderebbe a questa classe dirigente, servi dei poteri forti, un messaggio che sarebbe un'anticipazione dello sfratto che avranno, non appena daranno la possibilità di votare anche per il parlamento.
Sarà così? Votiamo ed aspettiamo.