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martedì 29 maggio 2012

A Casanova attori veri



Grande spettacolo teatrale domenica  sera nella piazza di  Casanova. La Compagnia Teatrale casanovese "A Scarpasciota" ha  ripresentato la commedia di Eduardo De Filippo "Non ti pago", completando infine una "Festa di Maggio" molto infelice a causa dell'inclemenza del tempo. 
Davanti ad un pubblico numerosissimo, che ha riempito tutta la pur  capiente piazza di Casanova, la Compagnia ha dato il meglio di sè. Tutti gli astanti all'unanimità hanno dovuto riconoscere la bravura di questi ragazzi e non. Tutti magnifici, tutti pronti nelle battute che nella commedia si susseguono a ritmo frenetico. 
La loro impeccabile esibizione è riuscita  a strappare tantissimi e prolungati applausi alla platea. Da precisare che gli spettatori erano tutti di Casanova e avere applausi dai casanovesi non è cosa facile. Forse abituati alle pietose recitazioni  a cui assistono nelle fiction della Rai e di Mediaset hanno compreso meglio il grande valore di questi loro attori. 
La padronanza del palcoscenico e la scioltezza di linguaggio da loro esibito nella più grande naturalezza e semplicità sono riuscite a coinvolgere tutti. Si ha avuto l'impressione di stare in piazza ad assistere ad un dialogo tra amici o in casa ad ascoltare normalissimi e divertenti battibecchi tra marito e moglie; insomma, alla vita quotidiana  di una famiglia che scorreva, con tutte le sue sfumature, sulla scena. 
Bravi oltre ogni immaginazione, hanno dato dimostrazione delle virtù nascoste di un paese trasformato, grazie a loro, per una sera in grande città. Al contrario del nome che si è dato,  la Compagnia ha dato il senso dell'ordine e di una preparazione meticolosa, indispensabile per ottenere grandi risultati. La cura dei costumi, della scenografia e dei particolari è davvero encomiabile, degna di professionisti. E da professionisti hanno recitato. Per una sera si è avuto la sensazione che Eduardo, Peppino e Titina De Filippo fossero ricomparsi per incanto sul palco. 
I tre protagonisti pricipali, insieme a tutti gli altri, hanno regalato una serata di sano divertimento. Il tempo inclemente in questi giorni già minacciava la serata con dei grandi nuvoloni neri che, per incanto, alle prime battute si sono fermati, rimandando la pioggia alla mattina successiva  per non rovinare uno spettacolo così bello.


Anonimo

domenica 20 maggio 2012

Trent’anni e li dimostra tutti!

Un disegno dell'Infiorata 2012
Si è appena conclusa la fatica della squadra dell’Infiorata che quest’anno festeggia il 30mo anno dall’inizio di questa tradizione legata alla festa  della Madonna Grande ed Eccelsa. Sono proprio trent’anni che va avanti la fatica di preparare un tappeto di fiori su cui la Madonna può camminare per essere portata alla chiesetta che ha voluto  in montagna, nel luogo dove apparve secoli fa ad un pastore.  Nuova tradizione, se vogliamo, ma che si inserisce egregiamente in quella secolare di portare la statua della Madonna nel luogo originario del ritrovamento della sua immagine. 
Questa tradizione, iniziata in sordina, è andata sempre più arricchendosi  e perfezionandosi  di disegni stupendi, fatti con fiori e con tutto ciò che la natura offre. 
 
Schiere di giovani la notte del sabato sera si presentano a dare il loro aiuto per portare avanti questa tradizione. Ma l’entusiasmo di una solo notte non basta. L’infiorata richiede una preparazione metodica che inizia una decina di giorni prima con la raccolta del mirto e di tutto ciò che occorre per srotolare questo stupendo tappeto. E’ soprattutto in questo periodo che occorrerebbe  il valido aiuto  dei giovani che potrebbero partecipare con le loro forze ed il loro entusiasmo. Così come occorrerebbe che più giovani si facessero carico  di realizzare qualche disegno in più. Pur nella sua bellezza, quest’anno i disegni realizzati erano solo quattro. Questo denota una mancanza di forza lavoro  sconcertante. 
 
Dalle pagine di questo blog voglio ringraziare pubblicamente tutte le persone che lavorano all' Infiorata da anni, ma  in particolare  due fratelli rumeni: Mariano e Giovanni, che da anni partecipano a tutte le fasi di preparazione dell’Infiorata. Mariano è veramente da ammirare perché, pur non essendo di Casanova e non avendo assimilato fin da piccolo l’amore per questa festa, è quello che più aiuta per questa manifestazione e lo fa dopo le sue giornate di lavoro niente affatto leggere. 
Tanti giovani casanovesi non fanno quello che fa Mariano; si limitano a dare una mano solo la notte del sabato, a disturbare con chitarra e canti  chi ha lavorato tutto il santo giorno e vorrebbe riposare (anche questo!) o a fotografare il tappeto la mattina, prima che esca la processione.  Questo non è edificante per i giovani casanovesi che rischiano di far finire una manifestazione  stupenda per la loro mala volontà. 
 
Tra i tanti devo salvare Ilaria, che ogni anno ci regala un bellissimo disegno, fatto con minuzia di particolari e con maestria, preoccupandosi di raccogliere personalmente tutto ciò che le occorre.  
 
Il mio è si un rimprovero alle nuove generazioni che non riescono a capire l’importanza del ricambio in certe cose, ma è anche uno stimolo a rendersi disponibili negli anni futuri, altrimenti questa tradizione finirà per stanchezza e per vecchiezza.  In tal caso, sarebbe inutile stare a rimproverare qualcosa o qualcuno, ma semplicemente noi stessi che non sappiamo offrire alla comunità un piccolo sacrificio.



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mercoledì 9 maggio 2012

Fuori un altro




Oggi un altro giovane ha abbandonato Carinola in cerca di lavoro. Anche lui dopo tanti abbandona questo comune forse per non tornarvi che per sporadiche ferie. Ormai è nella normalità delle cose andare a trovare un lavoro lontano da casa. Il problema che questi cometantissimi altri è uno che ha studiato ed ha conseguito un titolo universitario.Quello che doveva essere un traguardo che gli avrebbe aperto le porte del futuro, a Carinola si rivela un passaporto per l'esilio. A Carinola infatti ci sono pochissime prospettive lavorative per gli operai ma per chi studia assolutamente nessuna. Questo era l'ultimo dei giovani rimasti che si interessava della vita culturale del comune e del suo ambiente bistrattato. Tante le iniziative ascritte a questo gruppo di giovani che uno alla volta sono stati costretti a partire. Nessuno si dispiace per questo anzi si ha l'impressione che ad ogni partenza qualcuno tiri un sospiro di sollievo.Per i potenti gli uomini di cultura sono sempre stato un ostacolo da abbattere perchè  considerati di intralcio alla loro egemonìa ed un pericolo per il loro futuro. Come  moderni Erode gioiscono della morte dei giovanetti favorendola invece di tentare di evitarla.Non sanno però che queste partenze rafforzano il loro potere nella stessa misura che impoveriscono il territorio. Ormai queste terre sono destinate ad essere abitate solo da persone ignoranti e maleducate, per adesso in gran numero, in futuro dalla quasi totalità. Tra gli effetti ci sarà il declino totale del territorio e chi ha favorito questo un giorno dovrà fare i conti con questi errori. Quando il degrado avrà raggiunto il massimo livello, anche per loro la vita in questi luoghi sarà molto difficile, ed allora ,forse, qualche rimorso lo avranno, ma sarà troppo tardi.


venerdì 4 maggio 2012

Chiacchierata con un tombarolo



Uno scavo fatto dai tombaroli

 

Ho conosciuto G.T. quasi per caso, tramite amici comuni. Chiacchierando davanti  ad un caffè,  non so come siamo finiti a parlare di Foro Popilio. Non ho potuto non notare il lampo di compiacimento che gli attraversò gli occhi e il sorriso un po’ sornione che gli apparve sul viso, anche se cercava di essere molto naturale ed equilibrato. Ho cominciato a sospettare di lui quando mi ha mostrato delle monete ritrovate a Foro Popilio in ottimo stato, come se fossero appena uscite dalla zecca: una del’imperatore Adriano e l’altra di Antonio Pio. Mi disse che era un cultore delle monete romane e che ne aveva una bella collezione. Gli chiesi dove le prendesse e mi rispose semplicemente che le “comprava”. A questo punto cominciai a ridere di gusto, ma non dissi una parola. L’incontro finì li e  il mio sospetto rimase sospetto. Fu qualche tempo dopo che cominciò ad aprirsi e a parlare, quando in un successivo incontro io gli chiesi se avesse “comprato” altre monete. Calcai molto la parola e allora lui cominciò a sorridere. Fu così che iniziò a parlare senza più remore.

Aveva cominciato a fare il tombarolo verso i trent’anni, coinvolto da un suo amico che già era nel giro. Ogni notte, caricati in macchina il metal detector, le pale i picconi e qualche cassetta, andavano direttamente a Foro Popilio.  Quando il metal detector iniziava a suonare, allora iniziavano a scavare. A volte le monete saltavano fuori subito perché erano molto in superficie,  altre volte  bisognava scavare più in profondità. Ma non erano solo monete quelle che saltavano fuori; anche statuette e altri oggetti in metallo. La sua casa cominciò ad essere frequentata da “strani personaggi”: professori universitari, archeologi e  cultori d’arte che venivano, per lo più da Napoli,  a comprare i reperti. Era ancora un dilettante, ma il fatto che pagassero senza discutere troppo, lo rese sospettoso. Lo fregavano sul prezzo e lui non ne era consapevole. Stava svendendo a poco prezzo tesori d’arte che valevano molto di più! Allora si rese conto che doveva studiare il mestiere, capire quanto potessero valere certi reperti prima di piazzarli sul mercato. E così fece, per mesi. Quando infine ebbe una conoscenza maggiore del mestiere, si rese conto di quanti milioni si era fatto fregare. Ma si sarebbe rifatto!

Foro Popilio era lì che aspettava e sicuramente avrebbe regalato ancora tesori, come faceva tutte le volte.
Il colpaccio lo fecero una notte di primavera. E come sempre, quando il metal detector iniziò a suonare, loro iniziarono a scavare. Il terreno era umido perché aveva piovuto fino a due giorni prima e la terra si lasciava prendere con facilità. Ma successe che, mentre scavavano, il terreno franò e si formò una grande buca. Alla luce della torcia videro che, sotto di loro, c'era una stanza abbastanza ampia. La buca non  era molto profonda e uno di loro saltò giù. L’urlo di stupore che diede fece saltare giù anche l’altro: la stanza era completamente affrescata e per terra giacevano una diecina di reperti tra statuine e altre cose. Il sogno di un tombarolo era diventato realtà! Con quei reperti guadagnò 50 milioni di lire  con cui si comprò la casa e non smise più di visitare Foro Popilio.

Qualcuno potrebbe domandarmi: se lo conosci, perché non lo denunci?... Non posso denunciare una persona per cose che ha fatto trent’anni fa, né senza averne prove tangibili. Il problema vero è che di tombaroli  che visitano Foro Popilio ce ne sono ancora tanti, anche se i metal detector non suonano più da un bel po'. Credo che tutto quello che c’era da trafugare sia stato trafugato. E il Comune di Carinola rimarrà per sempre a bocca asciutta!

Cosa è rimasto a Foro Popilio? Forse niente, forse ben poco. Ma  lasciare che questo luogo sia stato saccheggiato e continui ad essere saccheggiato in questo modo, senza prendere seri provvedimenti,  è una delle più grandi mancanze  delle amministrazioni di  Carinola, che lascia che il popolo venga per sempre depredato delle proprie ricchezze e della propria storia.

O si reperiscono i fondi necessari per avviare una seria campagna di scavi o si mette almeno un custode a protezione del sito. Se gli amministratori non riescono ad essere i custodi delle ricchezze  e della storia del loro territorio, mi dispiace dirlo, ma non hanno il diritto di stare al posto che occupano.